Re: Il primo incontro con Elvis
innanzitutto benvenuto a casa natty!!!
mi haI colpito molto con il tuo racconto, e devo dire che quando leggo in questo forum come questo GRANDE UOMO ci fa emozionare.... ![Surprised](images/smilies/grazielvis_smiles_oge_26.gif) mi vengono i brividi!!MI DICO: ACCIDENTI E' QUALCOSA CHE NON SI PUO SPIEGARE..... COME CI RITROVIAMO SUL SUO CAMMINO UNITI DALLO STESSO CUORE DALLE STESSE EMOZIONI ANCHE SE SPARSI IN QUESTA TERRA!!!!nessun artista al mondo è stato capace di tanto.......
tutto questo sarà ripetitivo, ma ..acciderbolina ![Smile4](images/smilies/grazielvis_smiles_oge_4.gif) è qualcosa di staordinariamente unico .....oserei dire ..anche..come umana esperienza!
Quote:
nattydread
Innanzitutto saluto tutti in quanto novizio in questo sito!
Vorrei condividere con voi il cammino che mi ha portato ad appassionarmi al mondo di Elvis e penso che sarebbe interessante se ognuno condividesse le proprie esperienze.
Mi scuso in anticipo se sarò un po' prolisso e, soprattutto, se il tema è stato già trattato: spero che perdonerete questo eventuale errore d' inesperienza!!!
![Smile4](images/smilies/grazielvis_smiles_oge_4.gif) ![Smile4](images/smilies/grazielvis_smiles_oge_4.gif) ![Smile4](images/smilies/grazielvis_smiles_oge_4.gif)
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Elvis and me
Avevo da poco compiuto 10 anni quel 16 agosto 1977 ed ero in macchina coi miei genitori, in vacanza, quando la radio diede la notizia che Elvis aveva lasciato la scena di questo mondo, per entrare nella leggenda.
Di lui sapevo “solo” che era uno dei mostri sacri della musica, abituato ad associare, per sintagma, il suo nome all’ appellativo di Re del Rock, un po’ così, per sentito dire. Ricordo che i miei ne rimasero dispiaciuti, come se se ne fosse andato un vecchio amico che si conosce da sempre e che ci ha accompagnato fino a quel momento, ma anche con la consapevolezza, più o meno inconscia che prima o poi, ma forse più probabilmente “prima”, sarebbe accaduto l’ inevitabile.
Nei giorni seguenti i giornali erano ovviamente pieni di articoli sul triste e clamoroso evento, ma l’ impressione che ne trassi fin da subito fu quella dell’ ennesimo artista “maudit”, dedito a sesso, droga (nel suo caso anche cibo) e rock and roll alla stregua di Jim Morrison o di Jimi Hendrix. Nulla di più sbagliato, l’ avrei capito più avanti, ma, a tutt’ oggi, non riesco a dimenticare quella condanna di debosciato che strisciava neanche troppo larvatamente fra le righe di quei commenti a metà tra il moralistico e il compassionevole che facevano (non tanto) bella mostra di sé sulla stampa sciacalla.
Poi, come tutte le umane vicende, anche l’ immagine di Elvis svanì dalla ribalta mediatica, per ritornare ad affacciarsi alla mia attenzione diversi anni dopo, guardando in TV un brano di un concerto live in cui un uomo che appariva stanco, oltremodo appesantito ed abbondantemente sudato, cantava, ispirato, le note di “My way”, avvolto in un abito che sarebbe stato improponibile per chiunque altro, ma che indosso a lui stava come un manto regale. E la stessa canzone gli calzava a pennello, quasi come un commiato ed un testamento. Regale anch’ esso, perché questo è l’ aggettivo che mi suggeriva quella scena che ad altri occhi più cinici avrebbe potuto sembrare perfino decadente.
Seguì, a distanza di qualche anno, l’ acquisto di una musicassetta in offerta della serie “I più grandi successi di…”; si trattava di una raccolta relativa agli anni ’60 in edizione economica, così come potevo permettermi coi miei risparmi di “pischello”. In realtà il bello doveva ancora venire. E doveva accadere a distanza di molti anni: siamo in tempi recenti. Mi cadde l’ occhio sulla riedizione del concerto delle Hawaii in CD e da lì in poi è stato un crescendo continuo: From Elvis in Memphis, 50.000.000 Elvis fans..., Elvis Gospel, Moody Blue, il raro “semibootleg” Elvis in Alabama, On Stage, il cofanetto Walk a mile in my shoes, i DVD That’ s the way it is, Elvis comeback 68 e Aloha from Hawaii. E chissà cos’ altro ancora in futuro. Si potrebbe dire: “stregato” o, meglio, “folgorato” da Elvis. E’ sua la musica che mi accompagna ovunque, nelle cuffiette del mio ipod negli spostamenti da e per il luogo di lavoro come nell’ abitacolo dell’ automobile, aiutandomi a non essere stressato per le incombenze quotidiane o per il traffico snervante, ora commuovendomi, ora esaltandomi, spesso spingendomi a cantare. Ci sono, in particolare due brani che in auto sento sempre due volte, una cantandoci sopra, una in religioso silenzio: Hurt e Can’ t help fallin’ in love. Non chiedetemi perché.
Elvis, come se fosse un novello Orfeo, riesce ad ammansire le “belve” dei miei malumori, tristezze e momenti “no”. Quella regalità di cui parlavamo prima riesce ancora a far vibrare le corde dell’ animo con la sua voce, specialmente quella profonda e spesso malinconica del periodo dei “seventies”, quello che preferisco, in quanto lo percepisco più vicino, sia temporalmente che per sensibilità.
Immaginando di poter rispondere alle celeberrime parole di commiato di Elvis (Until we meet again, may God bless you. Adios!) direi: “Adios, Elvis, grazie di tutto e che Dio benedica anche te!”.
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