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INtervista a Terry Blackwood-Imperials
Di seguito 2 interviste a Terry Blackwood degli Imperials. La prima è del 19 giugno 2002 insieme a Jim Murray, la seconda è del 15 maggio 2007
Intervista a Terry Blackwood & Jim Murray - 19 giugno 2002 Quando gli Imperials iniziarono a lavorare con Elvis, durante la session di “How Great Thou Art”, disse loro che, era un fan della loro musica, da anni. Murray e Blackwood, fino a quel momento, non facevano parte degli Imperials, ma c’erano quando Elvis tornò ad esibirsi live, nel 1969. Gli Imperials continuarono a cantare con Elvis fino al 1971, e si possono vedere nel “That’s The Way It Is”. Registrarono con lui, in studio in Maggio/Giugno 1971, quando Elvis incise l’album “He Touched Me” che vinse il Grammy. Visto l’amore di Elvis per la musica gospel, Murray e Blackwood impararono a conoscerlo meglio e nell’intervista che segue, ci danno alcuni chiarimenti sul loro rapporto con lui. Quest’intervista ha avuto luogo a Odense, Danimarca, il 22 ottobre 2000. D. Quando avete incontrato Elvis, per la prima volta? Terry: A metà degli anni 50, mio padre Doyle Blackwood, quando accompagnai mio padre nelle sue rappresentazioni in Tennessee, in quanto Elvis prestò la sua Cadillac rosa a mio padre, per fare la parata a Memphis. E’ così che l’ho incontrato la prima volta, ma Elvis, sin da quando io ero bambino, è stato un fan della musica gospel, e andava ai concerti gospel. Sono sicuro che, molto probabilmente, l’abbiamo incontrato a qualche nostro concerto, perché ogni qualvolta c’erano concerti a Memphis, lui era presente. E’ venuto anche nel backstage. Alle volte, la sera annunciavano che c’era Elvis Presley e lui si alzava e faceva un inchino. Il Colonnello Parker non lo lasciava cantare, visti i suoi contratti, ma lui si alzava e faceva un inchino…….. Jim: inoltre verso il ’66 o giù di lì, abbiamo lavorato in studio con lui. Ci aveva chiesto di far parte di un album gospel. In quel periodo ci aveva sentiti e volle conoscere gli Imperials. Quando decise di tornare a fare concerti, The Jordanaires non erano liberi e così lo chiese a noi. Questo è stato il momento in cui abbiamo realmente iniziato a lavorare insieme: nel ’69, ’70 e ’71. D. Qual’è stata la vostra prima impressione durante le prove del 1969? Terry: Era un alcolista del lavoro (risate). Provavamo dalle 9 del mattino fino alle 6 di sera e facevamo le stesse canzoni dozzine di volte, solo perchè voleva sentirsi dentro la canzone. Perciò, quando iniziammo gli shows, conoscevamo le canzoni davanti e dietro. Jim: Voleva che lavorassimo tanto quanto lui e lui lavorava davvero tanto D. C’erano due gruppi vocali _ The Imperials e The Sweet Inspirations – e una solista Mille Kirkham. Non era difficile mescolare tutte assieme queste voci? Terry:Gli stili erano differenti tra loro, ma non era sua intenzione fare un mix. Lui voleva più di tutto il suono forte e potente. Aveva un’orchestra di 40 elementi, aveva le Sweet Inspirations che facevano tutte le note alte, mentre noi eravamo le note medie e il soprano Milli Kirkham cantava sopra le Sweets. Così, con un gruppo di tanti, riusciva ad ottenere un suono omogeneo. Quando cantavano tutti, il risultato era un suono strepitoso. Così, noi gli Imperials facevamo il nostro mix, ma…. Jim: ….e le Sweets si mixavano tra loro. Così si creava la combinazione delle voci tutte assieme…….. Non so come spiegarlo, ma diventava una cosa bella! (ride) D. Vi ricordate le canzoni che avete provato? Terry: Ogni cosa che faceva, ogni canzone che cantava Jim: Tutto quello che faceva nello show, lo show di Las Vegas Terry: e anche qualcosa che non facevamo nello show Jim: canzoni extra che non abbiamo mai utilizzato e mai fatto nello show. Terry: ma abbiamo fatto un sacco di canzoni D. Opening Night - 31 luglio 1969… Terry: C’erano tutti,chiunque facesse parte dello showbussiness era all’International Hotel, quella sera. E’ stato elettrizzante “L’evento del decennio”. E lui era pronto. La sua abilità fisica era al massimo. Vocalmente era immenso. Era nervoso, molto nervoso. Elvis aveva molta energia nervosa. Si preoccupava sempre di fare un buon lavoro. Questo è stato qualcosa che non si è mai…….. spento, non ha mai dato meno del suo massimo. D. L’agosto ’69 fu puro rock ‘n roll, ma negli ingaggi successivi sembra che si sia molto più focalizzato sulle ballate. Pensate che questo sia stato un cambiamento consapevole? Jim:No, lui conosceva solo buone canzoni, amava le canzoni buone. Non si preoccupava di dove andasse a finire. Terry: Io penso che si sia evoluto da Blue Suede Shoes e Hound Dog, verso canzoni con maggiori contenuti (ride) D. Alcuni show dell’Agosto ’70 furono filmati dalla MGM per il That’s The Way It Is. Questo ha portato delle variazioni agli show precedenti? Terry: Per noi era solo un altro concerto. L’unica differenza stava nel fatto che c’erano telecamere ovunque. Abbiamo fatto quello che facevamo sempre. Jim: Io invece penso che l’abbia caricato….. Sapeva ciò che poteva fare sul palco, ed era carico di tutto. Non penso che avesse paura di farlo, ma credo che il fatto che, intorno, ci fossero queste telecamere e, sul palco, tutta quella gente extra ecc…….. Ma non ritengo abbia cambiato niente di quello che ha sempre fatto. Lui era quello che era. Loro dovevano lavorare intorno a lui! (ride) E’ interessante, perchè il primo film That’s The Way It Is include un sacco di interviste ai fans. Hanno appena rifatto un nuovo That’s The Way It Is e inserito parecchie prove in più e pezzi del concerto. Un sacco di quei pezzi non si erano visti prima. Nel nuovo filmato, ci sono anche gli Imperials. L’ho visto è bellissimo. Adoro quella parte durante le prove di Bridge Over Troubled Water, dove sugli Imperials dice: “Questi ragazzi sembrano sperduti, il che è vero, ma non vogliamo enfatizzarlo!” Terry: (ride) Non ricordavo questa cosa! Jim: Sembra quasi fosse una cosa che voleva dire! (ride) D. Essendo voi un quartetto gospel. Siete mai stati criticati perché cantavate a Las Vegas con Elvis Presley? Terry: Probabilmente c’erano alcune persone che ci hanno criticato, ma le critiche a chi cerca di fare qualcosa di diverso sono sempre esistite. Non sto giustificando quello che abbiamo fatto, se non che il background di Elvis era la musica Gospel. Amava i quartetti gospel ed era quello che ascoltava, ma era conosciuto per il suo rock ‘n roll, perciò quando lavori con Elvis Presley, canti le sue canzoni. Non era lui a cantare le tue, tranne durante le prove…… Ciò che intendo dire, è che quando eravamo fuori dal palco e passavamo il tempo assieme, cantavamo musica gospel, perché era quella che lui amava cantare. Così quello che facevamo era….. non mi sento di aver compromesso……. Lui era là perché era un cantante di rock ‘n roll e noi cantavamo con lui e le sue canzoni. Credo che abbiamo avuto un’influenza nella sua vita. Non so a che livello, ma……. Penso che ciò che dovrebbe fare un cristiano è fare in modo di avere un impatto nella vita della gente, però senza giudicare. Fare in modo di tener fede a se stessi, dando una possibilità dove e quando c’è l’occasione di condividere il nostro lavoro per il Signore. D. Come definite l’Elvis essere umano? Terry: Molto generoso, molto gentile, molto educato con chi era più vecchio di lui……. Un gentleman del Sud. Molto rispettosi di…….. Jim: Molto leale. Leale verso la gente che lavorava per lui. Lui si prendeva cura di te e difendeva molto la gente che lavorava per lui. Ti difendeva. D. Avete qualche esempio? Jim: Allora, senza entrare in una lunga storia, uno dei nostri aveva subito un furto in casa sua e la sua casa era stata danneggiata. Elvis fece un balzo dicendo: “chiama lo sceriffo” “chiama la polizia” rivolgendosi a chiunque ritenesse in grado di farlo. Ecco com’era Elvis. Terry: Però, si aspettava lealtà dalla sua gente. Aveva un gruppo di uomini che carinamente era chiamato la Memphis Mafia. Stavano intorno a lui tutto il tempo e lo aiutavano, lo sostenevano, lo incoraggiavano…. Fondamentalmente non era così certo di poter ancora essere chiamato il Re del Rock ‘n Roll, e allora gli si doveva ricordare quanto fosse grande. E’ difficile salire sul palco ogni sera e dimostrare che sei il Re del Rock ‘n Roll, quando non ti senti così in quel momento. D. Durante il tour di settembre 1970, The Imperials furono rimpiazzati da The Hugh Jarret singers. Perché? Terry: Eravamo in conflitto Jim: Eravamo in conflitto con le scadenze dei nostri concerti. Pertanto, alcune volte non eravamo disponibili ad andare con lui. Un sacco di volte ci dicevano. “Tra due settimane dovete fare questo!”. Per noi, diventava troppo tardi per cambiare le nostre scadenza, perché ci eravamo già impegnati e quindi parecchie volte, quando lui ci chiamava dovevamo rifiutare. Queste sono state le ragioni del nostro via vai, non saremmo stati etici con i nostri impegni. Terry: Vedi, quando hai un contratto con qualcuno in qualche posto, significa avergli hai dato la tua parola che ci sarai. Così se Elvis e la sua organizzazione veniva e diceva: “Potete esserci in queste date? E tu ti eri già impegnato, non è giusto cancellare qualcuno con cui ti sei impegnato e gli hai dato la tua parola, per andare con Elvis. Anche se noi amavamo Elvis. Jim: Elvis ci rispettava per questo. Non si arrabbiava con noi. Semplicemente non potevamo fare quelle date. Non è mai stato per soldi e altro. Terry: Elvis era molto generoso D. Avete avuto dei regali da lui? Jim: Sì molti Terry: Orologi, un braccialetto, una collana T.C.B. Quando Elvis ce l’ha dato, avevamo fatto una foto con lui. Jim: Elvis era molto generoso. Ci fu un incidente simpatico. Ci diede un orologio in oro da 22 carati, molto bello. Poi più avanti, ce ne diede un alto, uno piccolo che non era altrettanto bello. Dopo qualche mese, uno dei ragazzi andò da lui e gli disse: “Elvis, il mio orologio sì è rotto” Ed Elvis rispose: “Io li ho solo dati, non li ho fatti!” (ride) D. Di tutti i concerti che avete fatto insieme a lui, in questi tre anni, c’è qualcosa che vi è rimasto impresso? Terry: Ci fu un incidente dove, credo che fosse a Vegas, qualcuno minacciò la sua vita, minacce serie che volevano ucciderlo. E’ probabile che fosse qualche marito geloso di una moglie fanatica di Elvis. Ricordo che era la canzone “You’ve Lost That Lovin’ Feeling” dove si girava la schiena al pubblico e le luci erano puntate sulla sua schiena. Era notevolmente nervoso! Jim: E Ronnie disse: “Spero che non sbaglino la mira”, visto che Ronnie Tutt, stava, proprio dietro a lui (ride) Terry: In quello spettacolo avevano messo ragazzi in mezzo al pubblico, che tenevano d’occhio e si assicuravano che nessuno si sarebbe alzato con una pistola. Era una cosa piuttosto seria. |
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Re: INtervista a Terry Blackwood-Imperials
D. Ho sentito un sacco di racconti per il fatto che, nella sua suite,cantavate Gospel tutta la sera.
Jim: (ride) Era letteralmente tutta la notte! Terry: Lo facevamo dopo il secondo spettacolo, verso le 2.30 e, almeno una volta alla settimana, ci invitata nella sua suite e stavamo alzati tutta la notte. Stavamo alzati e cantavamo fino al sorgere del sole. D. E facevate solo Gospel? Entrambi annuiscono D. Che tipo di canzoni gli piacevano? Terry: Gli piacevano gli spirituals neri, specialmente The Golden Gate Quartet, Jimmy Jones. Amava tutte quelle canzoni vecchie (cantate con la voce da basso) “Father Long……” Ti ricordi……? Dice rivolto a Jim Jim : (canta) Father along (ride) Terry: La suonava in continuazione e anche molta della musica del vecchio quartetto di The Statesmen, The Blackwoods….. amava tutta quella musica. D. Nel 1971, con lui a Nashville, avete inciso un album di canzoni Gospel contemporanee (He Touched Me) e credo che parecchie di quelle canzoni erano già state incise dagli Imperials. Jim: Noi eravamo sempre più avanti del nostro tempo. Noi, come gruppo, gli Imperials, avevamo moltissima gente che non amava proprio tutto ciò che facevamo. Terry: Altri cantanti! (ride) Jim: Altri cantanti, sì.. ma Elvis ascoltò il nostro programma, ci pensò su e, visto che gli piacevano, incise tutte le canzoni che avevamo già inciso noi. Diede loro un tocco di qualità superiore e, queste canzoni, sono diventate sue. D. A quel punto avevate già fatto molti concerti con lui, ma com’era lavorare con lui in studio? Terry: Era divertente, perché se hai notato, di solito, quando siamo in studio, le persone che registrano stanno in piedi davanti al microfono, stretti al microfono e cantano. Elvis teneva il microfono in mano e andava su e giù per lo studio, facendo le mosse come se fosse sul palco! (ride) Credo che entrasse nella canzone. Non aveva l’abitudine di stare in piedi, lì con un microfono davanti alla facci. Doveva tenerlo in mano. Era sempre molto in movimento. D. Tra quelle che avete cantato con lui, qual è la vostra canzone preferita? Jim: E’ come dire “Quale dei tuoi figli preferisci?” Non è una bella domanda! (ride) D. Ho letto che Elvis si infuriò, in studio, durante la session del 1971, perché era arrabbiato con le ragazze che non riuscivano a fare bene la loro parte. Voi eravate presenti? Vi ricordate cosa è successo? Terry: Non lo ricordo per niente Jim: L’ho già sentita questa storia e non ricordo che sia successo. Ma è vero che non c’eravamo sempre…. Alle volte andavamo in un secondo momento e, quando lui non c’era, sovra incidevamo. Ma non ricordo che sia successo…… Non era assolutamente il tipo di persona che si sarebbe arrabbiato ed esploso in studio, Non l’ha mai fatto. Anzi sarebbe rimasto lì fino a che non andava bene. Voleva ogni cosa perfetta e che fosse lui o le cantanti o i musicisti, tutti sarebbero rimasti fino a che non fosse perfetta. No, non che non abbia mai mostrato il suo carattere e non si sia mai arrabbiato, ma non da diventare una furia e scatenarsi contro qualcuno, in studio. D. Che valutazione date alla voce di Elvis Presley? Terry: Probabilmente potrebbe essere considerato un baritono, ma riusciva a raggiungere note che la maggior parte dei baritoni non riescono a raggiungere, così…. Jim: Aveva una scala ampia Terry: Devi dire che la sua grande abilità derivava da un desiderio enorme di fare le canzoni come lui le voleva, Questo significa che poteva raggiungere anche note alte. Sentiva il desiderio, aveva la volontà di eccellere su ciò che era capace di fare. Spesso penso che è proprio quando parte l’adrenalina e la canzone si sta realmente gonfiando, che riesci ad avere quella capacità che normalmente non hai. Grazie al suo desiderio di eccellere e dare il meglio,riusciva ad avere un range tremendo. Ecco perché riusciva fare un sacco di cose che altre persone non riescono a fare. D. Perché la vostra “società” con lui termina alla fine del 1971? Jim: Come ho detto prima, c’erano problemi di impegni. Lui iniziò a lavorare moltissimo e aumentò i suoi impegni, e, di fatto, ci voleva. Ma noi non potevamo farlo. Lavoravamo anche con Jimmy Dean, il cantante country. Non era perché non lo volevamo, era perché non potevamo. Avevamo molti concerti con Jimmy, e altri nostri. Alle volte Elvis diventava un last minute e questo risolveva il problema. Terry: Dovevi essere disponibile in ogni momento. Questo non necessariamente è sbagliato se è quello che tu vuoi fare e noi potevamo anche volerlo, ma c’erano anche altri impegni. Non era giusto cancellarli. D. Poi, siete rimasti in contatto con lui? Terry: Non molto, ma ti dirò, rimasi sconvolto a vederlo alcuni anni dopo. Era un po’ aumentato di peso, rispetto a quando lavoravamo con lui. Ne rimasi sorpreso, ma aveva ancora la sua voglia di fare. Stava invecchiando ed era più dura cantare tutte quelle canzoni….I suoi concerti gli richiedevano molto impegno. Cantare e saltare…. Richiedevano tanto. Diventava sempre più difficile. D. Nel corso degli anni, è stato detto molto circa il suo abuso di droghe. Avete mai riscontrato che lo facesse? Terry: Tutto quello che posso dire è: Non ho mai visto droghe, con i miei occhi. Eravamo con lui alle prove, ai concerti e occasionalmente nell’attico, fino al mattino, a cantare…… e non ho mai visto droghe. Perciò non posso dire se prendeva droghe o no. E non dico che non l’abbia fatto; non lo so, Se l’ha fatto, probabilmente erano pillole per permettergli di fare lo show che, fisicamente, non era in grado di fare senza qualche aiuto. Poi, probabilmente, doveva prendere una pillola per riabassare il tutto e poter andare a dormire. Quello che intendo è che se prendeva pillole, io non lo so. Jim: Prendeva vitamina B quasi sempre. Il Dr. Nick gli dava la B-12. Almeno questo era quello che dicevano. Ma non l’ho mai visto fumare canne, prendere cocaina e cose del genere. D. Guardandovi indietro, come vedete la vostra collaborazione con lui? Jim: Come persona, è sempre stato molto gentile e rispettoso con noi. Parliamo di un ragazzo che era il Re del Rock ‘n Roll e ci ha reso parte di questo. Era una splendida persona. Ho un sacco di bei ricordi. Terry: Bisogna pensare che quest’uomo che ha avuto tanti successi tremendi ed era conosciuto in tutto il mondo, dopo un concerto, ti invitava su da lui, nella sua suite per cantare e riveriva te e i tuoi gusti, perché era quello che amava. Quando non doveva esibirsi, ti mostrava quello che amava veramente e com’era il suo cuore. Questo significava cantare il Gospel, le canzoni con le quali era cresciuto. Ho sempre pensato quanto abbia dimostrato un enorme rispetto per noi, sempre. Il fatto che amasse ciò che noi facevamo e il voler far parte di quello che noi facevamo. Jim:Per il fatto che non salivamo da lui dopo lo show, per lungo tempo ha pensato di averci offeso. Noi tornavamo al nostro hotel e andavamo a letto, mentre di sopra avveniva la festa. Siccome pensava di averci offesi, una sera, venne in camerino e disse “Ragazzi, ho fatto qualcosa che vi ha fatto arrabbiare?” E noi “No!” E lui disse “Allora perché non salite nella suite, dopo. Cantiamo, mangiamo e ci divertiamo, sapete……. Mi farebbe piacere se venite anche voi”. Così iniziammo ad andare da lui dopo lo show. Credeva veramente che ci fossimo offesi, ma noi non sapevamo che avremmo dovuto salire, perché era il suo spazio personale. Eppure ha voluto averci con lui. Questo era quello che gli faceva piacere. **************************************
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Re: INtervista a Terry Blackwood-Imperials
E questa è l’intervista fatta solo a Terry Blackwood, il 15 Maggio 2007
D. Puoi raccontarmi qualcosa di te? TB: Sono cresciuto nella famiglia dei Blackwood Brothers, che era un gruppo gospel, alla periferia di Memphis. Sono nato a Mississippi e poi mi sono trasferito a Sheneandoah. Sono cresciuto a Memphis ed è qui che ho conosciuto Elvis. Prima di diventare famoso, Elvis era un fan del gruppo della mia famiglia. Inoltre frequentavamo la stessa chiesa, anche quando era già adolescente, ma mai avrei pensato che, quando sarei diventato uno degli Imperials, avrei cantato con lui. D. Quando ti sei unito agli Imperials? TB. Nel 1967 e dopo due anni avevamo già creato qualcosa di nostro e fatto un arrangiamento con Jimmy Dean. Abbiamo cantato molto con lui, prima di essere invitati a lavorare con Elvis nel 1969, con cui siamo rimasti per tre anni, facendo l’apertura del 31 luglio 1969, all’International Hotel di Las Vegas. D. Eri fan di Elvis? TB. Ritengo di non esserlo stato fino a che non ho lavorato con lui, poi ne sono diventato fan. Soprattutto se arrivi da Memphis sai tutto di lui. Aveva delle hits e diventava sempre più grande, ma non posso dire di essere stato un amante del rock ‘n roll. Mi piace molto la musica rock dagli anni 50 ai 60 ed Elvis è uno di loro. Penso che incontrarlo sia stato un vero privilegio e lavorare con lui sia un’esperienza sicuramente memorabile. D. Ti ricordi qualche storia divertente di quando lavoravi con Elvis? TB. Non ho niente di particolare, se non che era imprevedibile. Si portava sempre dietro una bottiglia di acqua, per tirare l’acqua ai ragazzi e poi, anche cadere dagli sgabelli; faceva un sacco di cose strane, tipo cantare le canzoni con parole sbagliate e ridere da solo. Era sicuramente uno che amava divertirsi e far divertire. D. Pensi che lo facesse per rompere la monotonia, visto che le faceva ogni giorno. TB. No ritengo che lui fosse così, aveva uno spirito libero ed era un uomo insolito. Non era prevedibile. Penso che ci fosse molto del suo essere, che è rimasto a lungo emarginato. Nella scuola superiore, quando portavi i capelli lunghi e non eri molto in ordine, venivi emarginato dalla massa. Dagli altri studenti non eri considerato all’avanguardia o cool, ma mi rendo conto che quando cantò per il gruppo della scuola, molte delle opinioni su di lui cambiarono, pur se non è mai stato accettato come uno del gruppo. Era un outsider, ma non sembrava che questo lo preoccupasse, avrebbe continuato a vestire con i colori che lui amava, a tenere i capelli lunghi e non fare mai quelle che erano le cose tipiche. La maggior parte dei ragazzi tenevano i capelli corti, mentre lui continuava per la sua strada. Era per conto suo, non si mescolava agli altri, faceva il suo e basta. D. Guarda cosa si fa per lui TB. Io penso che sia il cantante più emulato, di tutti i tempi. Alle volte mi dispiace, perché alcuni non avrebbero assolutamente bisogno di vestirsi come lui e assomigliare a lui. Io ritengo sia una vergogna perdere la propria identità, per cercare di assomigliare ad Elvis, anziché essere sè stessi. Lui è stato uno, e nessuno dovrebbe più copiarlo, perché lui era diverso, lui si distingueva dalla massa. C’è Frank Sinatra, che è stato un grande cantante, ma in giro non vedi nessuno che vuole essere Frank Sinatra. Quello che intendo è che in lui c’era qualcosa di molto molto speciale. D. Facevate qualcosa di particolare prima di uno spettacolo? Qualcuno dice che pregava. TB. Si lo faceva, ma noi stavamo nel nostro camerino ed Elvis nel suo. Parecchie volte, prima dello spettacolo, siamo andati nel suo camerino e cantavamo un po’ assieme, così poteva scaldare la voce e calmarsi un po’. Molte volte prendevamo l’ascensore insieme per andare nella showroom, attraversavamo il back stage e chiacchieravamo un po’ con lui. Facevamo così e lui si tranquilizzava pregando, o parlando della Bibbia. Sua madre era una devota cristiana e lui ha amato molto sua madre, probabilmente più di qualsiasi altra donna della sua vita, perché la rispettava e sapeva che lei lo amava, in modo disinteressato, indipendentemente dal fatto che fosse diventato famoso. Perciò credo che sua madre abbia avuto, su di lui, un fascino particolare, da cui lui non è mai riuscito ad allontanarsi. Quello che intendo dire è che, diventando famoso, non era mai sicuro se la ragazza che stava con lui era perché voleva lui o perché lui era chi era. D. Deve essere stata dura. TB. Sì era una condizione molto difficile per lui. Però non ha mai sognato di diventare ciò che è diventato. E’ andato per fare un disco a sua madre e, improvvisamente, era famoso. Oggigiorno, molti lavorano per diventare famosi e si immaginano famosi. Non so se questo fosse l’obiettivo di Elvis, penso che Elvis amasse cantare e quando la musica gli entrava dentro, non riusciva a stare fermo. Ritengo non abbia mai immaginato che tutto questo sarebbe successo a lui. D. Dopo gli spettacoli, andavate alle feste, nella sua suite? TB. Andavamo ma non c’erano feste. Salivamo, mangiavamo qualcosa e potevi bere quello che volevi. Prevalentemente non eravamo bevitori, ci sedevano intorno al pianoforte, qualcuno suonava e noi cantavamo canzoni gospel. Elvis aveva tutti i dischi incisi dalla mia famiglia, dagli Statesmen Quartet e gruppi del genere. Conosceva i nomi di tutti. Gli piaceva molto anche il gospel nero, come quello degli Harmonizing Four e simili. Molte volte ascoltavamo un disco e poi cantavamo insieme. Amava accodarsi, adorava avere un tenore, un baritono e un basso. Gli piaceva cantare con noi e ritengo che ne fosse molto felice. Sicuramente non raggiungeva note alte e cantava con accordi di rock ‘n roll. Credo che sapesse quanto il rock l’avesse portato dove era arrivato, ma quando cantava con noi, cantava gospel. D. Pensi che avrebbe fatto volentieri un concerto gospel? TB. Non credo che il Colonnello lo avrebbe permesso. Penso che lui , spesso, abbia avuto voglia di farlo, ma non credo che il Colonnello glielo avrebbe permesso. Era un vero negriero. Avevo sentito che Elvis lo voleva fare, ma che il Colonnello gli aveva detto di no. Elvis era un ragazzo molto leale, perché sicuramente pensava che era stato il Colonnello a renderlo famoso, ma per come la vedo io, in realtà è stato Elvis a portare lontano il Colonnello. D. E’ stato il suo talento a renderlo famoso? TB. Ritengo che il Colonnello abbia fatto delle mosse furbe, come limitare le sue apparizioni, attuando cose che hanno sicuramente contribuito ad aumentare la carriera di Elvis, ma Elvis, con il suo talento, sarebbe emerso in ogni caso. Credo che, con Elvis, qualsiasi altro manager astuto, avrebbe ottenuto la stessa cosa. D. Ricordi qualche problema legato alla sicurezza? TB. Sì. Tra il pubblico, c’erano un sacco di fidanzati gelosi perché le loro ragazze amavano Elvis, e così loro lo odiavano. Quindi si portava dietro 5-6 ragazzi che gli facevano da guardie del corpo. Red e Sonny West andavano dove andava Elvis e gestivano le interferenze, quando le ragazze saltavano sul palco: erano tranquillamente sedute, poi saltavano sul tavolo e andavano da Elvis. C’erano delle volte che i ragazzi le afferravano prima di arrivare a lui. Lo dovevano fare, perché non potevi immaginare cosa passasse per la loro testa. Non l’ho mai visto fare da un uomo. Ci fu una volta che uno di questi fidanzati era talmente arrabbiato con lui, che gli garantì di sparargli una volta salito sul palco. C’era una canzone che si chiamava Loving Feeling. Il messaggio che il ragazzo gli inviò diceva che quando avrebbe fatto quella canzone e le luci erano dirette su di lui, gli avrebbe sparato. Così, quella sera, c’era parecchia sicurezza tra il pubblico. Le sue guardie del corpo camminavano tra il pubblico cercando di individuare un uomo con la pistola. D. Sicuramente Elvis era molto turbato a sapere che qualcuno avrebbe cercato di sparargli e che qualcuno lo odiasse così tanto TB. Nel mondo c’è gente pazza, a cui non piace che ci siano ragazze che stravedono per Elvis. Credo la vedano un’offesa alla loro virilità. Elvis era innocente, lui voleva solo salire su un palco e cantare. Non aveva obiettivi su queste donne. Penso che la ritenesse una cosa pazzesca e infatti rideva molto su come si comportavano le donne. Iniziò a giocare con questa cosa, si divertiva di quello che succedeva, ma questo era lui, faceva di tutto per non ferire nessuno, e faceva quello che faceva. D. Mi è stato detto che tutti pagavano il biglietto. Quindi se la tua famiglia andava a vedere uno show di Elvis, doveva pagare il biglietto TB. La mia famiglia non è mai venuta. Però sono certo che se qualcuno fosse venuto era obbligato a pagare. Alla mia famiglia non piaceva il fatto che cantavo a Las Vegas, così non sono mai venuti. L’avessero fatto non sarebbe stato per giocare d’azzardo, perché eravamo gente di chiesa e quindi non avevamo interesse a giocare. Non puoi costruire questi enormi hotels, se sperperi più soldi di quelli che prendi. Penso che la gente che non riesce a controllarsi nel gioco, sia molto triste, perché ne diventa dipendente. Quello che è ancora più triste è quando si giocano i soldi per mangiare o chiedono prestiti, nella speranza di diventare ricchi. Ho imparato molto presto che non c’è un modo per fare soldi, se non lavorando e risparmiando. D. Sei mai stato a casa di Elvis? TB. Sì. Credo fosse il 1970. Abbiamo fatto una capatina per poi uscire a mangiare. D. Cosa pensi di Graceland? TB. Credo che fosse molto appariscente, ma questo era Elvis, Era un ragazzo di campagna del Mississippi che ha fatto i soldi. Molto pellame grezzo. Aveva la Jungle room (ride). Al piano di sotto, aveva 3 televisori, così poteva guardare tutti i canali. Ma questo era Elvis, per lui era impensabile avere un designer che ridisegnasse la sua casa. D. Hai qualcosa da raccontarci sulla Memphis Mafia? Hai passato molto tempo con loro? TB. Non voglio immischiarmi con la Memphis Mafia (riede). Sono sempre stati molto gentili con noi. Sapevano che non avremmo fatto del male a nessuno. Eravamo là per aiutarlo. Con loro abbiamo passato dei bei momenti, non ho trovato nessuno pesante. D. Nemmeno il Colonnello? TB. Posso affermare che, nella mia vita, non ho mai parlato con il Colonnello. Il Colonnello aveva un assistente che si chiamava Tom Diskin. Se avevi qualche domanda da fare, non parlavi con il Colonnello, ma chiedevi di Tom Diskin, che era una persona molto gradevole. Il colonnello aveva un modo di fare, che ti faceva sentire molto piccolo, così facevi di tutto per non parlare con lui. Lui faceva le sue cose e non aveva niente a che fare con te. Penso sia stato un uomo molto solo. Elvis era totalmente l’opposto. Potevi avvicinarlo in qualsiasi momento. Penso che il Colonnello fosse diverso da chiunque, aveva una cerchia di amici molto ristretta. D. Pensi che nessun altro poteva fare da manager ad Elvis e farlo bene? TB Non penso. Avrebbe dovuto essere una persona speciale, una persona che capiva Elvis. Il Colonnello capiva Elvis, ma nessuno avrebbe potuto gestire Elvis. La gestione è tutto ciò che ha fatto il Colonnello. Lui ha fatto molte cose giuste, ma anche molte cose che non erano giuste per Elvis. Io penso che avrebbe potuto implementare l’immagine di Elvis, in modo diverso da quella che io consideravo un’atmosfera da circo nell’hotel. Avrebbe dovuto avere più classe, senza essere così di basso costo, con quelle insegne economiche, quei cappelli di plastica. Questa è la mia opinione. D. Sai se Elvis se ne è mai lamentato? TB. No, Elvis non si è mai lamentato di niente. Lui continuava le sue cose. Ha fatto molti più soldi di quello che potesse mai immaginare, ma Elvis voleva fare musica. Lui voleva solo cantare e rendere felice la gente. Ecco quello che faceva lui e quelli che venivano era perché lo amavano. Quella volta non me ne rendevo conto, ma Elvis era talmente carismatico che poteva trainare tutti anche se non fosse stato nessuno. Qualsiasi manager furbo avrebbe creato Elvis. Non sto dicendo che il Colonnello non l’abbia fatto, anzi ha prese molte decisioni giuste e valide. D. Quando gli Imperials hanno smesso di fare shows con Elvis? E perché? TB. Nel 1972. Ci chiamavano 3 settimane prima del concerto ed eravamo costretti a dire che eravamo già impegnati. Ci eravamo affermati nel genere gospel. Nel nostro settore si lavorava con contratti e prendevi accordi di esibirti in un certo posto. Non potevi non mantenere la parola. Così quando il Colonnello ci diceva “abbiamo bisogno di voi qui”, noi avremmo dovuto annullare il contratto con altri. Ci trovammo in una situazione difficile e non riuscivamo a conciliare le scadenze. Alle volte il Colonnello concludeva gli ingaggi all’ultimo minuto e voleva che ci fossimo anche noi. Perciò avremmo dovuto annullare tutto e restare disimpegnati fino a che non ti chiamava il Colonnello. Valutammo che ci sarebbero stati periodi troppo lunghi, senza che non succedesse nulla, così prendemmo la decisione. Inoltre lavoravamo anche con Jimmy Dean e anche lui si esibiva a Las Vegas. Jimmy ci permetteva di cantare un paio delle nostre canzoni e ci stavamo facendo anche un sacco di amici. Avevamo già vinto il premio come gruppo gospel dell’anno e stavamo ricevendo un sacco di chiamate. Troppa carne sul fuoco. Fossimo rimasti con Elvis e lasciato perdere Jimmy Dean, magari avremmo potuto aiutarlo, non si può mai sapere. |
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Re: INtervista a Terry Blackwood-Imperials
D. Non l’hai più visto?
TB. Fino a che è stato bene, veniva a vedere lo spettacolo. Poi siamo entrati nel periodo dal 73 al 77, anno in cui è morto. Ricordo quando hanno mandato in onda il suo ultimo show e l’ho visto. Ero completamente sotto shock, sconvolto per come era cambiato. D. Intorno a lui, si parlava di quanto fosse malato. TB. Non con noi. Sai io non ho mai preso droghe, per cui penso abbia iniziato solo con le pillole per poter dormire e pillole per svegliarsi. Non credo ci fossero i dolori che ci possono essere stati alla fine. D. Che peccato! TB. Io so che il Dr. Nick gli dava tutto quello che voleva. Questo era sbagliato, ma sono sicuro che il Dr. Nick faceva quello che voleva Elvis, per farlo felice. D. Come hai saputo che Elvis era morto? TB. Ero in macchina mentre partivo da Memphis per fare una data da qualche parte. Lo sentii alla radio. D. Come ti sei sentito? Sei rimasto sorpreso? TB. Sconvolto, scioccato. Ero sorpreso perché non si accetta mai che un uomo muoia a 42 anni. Ha sempre detto che non voleva vivere a lungo, diceva che voleva morire alla stessa età di sua madre. D. Davvero lo diceva? TB. Sì. Penso che sapesse di essere malato. Ti accorgi quando il tuo corpo non sta bene. D. Che cosa pensi dell’infinita popolarità di Elvis Presley? TB. E’ una cosa strepitosa. Non credo succederà di nuovo. D. Adesso cosa fai? TB. Canto con gli Imperials. Saremo a Memphis per il 30° anniversario. Poi saremo in Germania. FINE
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#5
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Re: INtervista a Terry Blackwood-Imperials
Bellissima intervista! Mi è piaciuta molto! Ne traspare un Elvis molto professionale nel suo lavoro e, nel contempo, hanno saputo dare informazioni su quello che è l'argomento tra i più controverso nella vita di Elvis Presley.
Grazie Hurt per questa ennesima traduzione!!! LISA
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