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Re: Elvis: l’Extra Terrestre
Cavoli Gondar....ti sei fermato proprio sul più bello !!!! Mi tocca aspettare allora...tu continua e noi leggiamo GRAZIE ciao
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Re: Elvis: l’Extra Terrestre
Gondar, grazie, non vediamo l'ora che continui...
Io ormai ho stampato tutto questo topic e lo faccio leggere ai miei amici che rimangono incantati anche loro! |
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Re: Elvis: l’Extra Terrestre
Caro Gondar...mi sa che un bel provino dovresti farlo anche tu!!!...sei incredibilmente forte!!!! Hai la straordinaria capacità di fare incantare le persone quando scrivi!!! Ho letto tutto...e ti giuro è come se avessi visto un film su Elvis...wow...GRAZIE!!!
continua presto!!!! |
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Re: Elvis: l’Extra Terrestre
no gondar!!! nn ci puoi tenere sulle spine così!!!!
nn ci fare aspettare troppo!! |
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Re: Elvis: l’Extra Terrestre
Sicuro, Rosanna, che continuerò. Grazie. Gondar.
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Re: Elvis: l’Extra Terrestre
Quote:
Questa è davvero bella. Fiuuuuuuuu. Stai allargando la sfera dei miei lettori. Chi più felice di me? Gondar. |
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Re: Elvis: l’Extra Terrestre
Quote:
Per la miseria, Deliziosa, io il provino lo faccio quasi tutti i giorni........con tutti voi. E, credimi, mi basta ed avanza. Ti ringrazio per quello che dici e ne farò tesoro. Gondar. |
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Re: Elvis: l’Extra Terrestre
Quote:
Gondar caro, sei un bestseller prima di aver capito com'è successo! |
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Re: Elvis: l’Extra Terrestre
Ti giuro, Perlanera cara, non lo faccio apposta. Potrei anche inviare i miei post più volte al giorno ma verrebbero "disintassati". Preferisco fare come Elvis: con calma ma redatti (forse) bene. Perdo un po' di tempo per limare ciò che vi propino. Ho troppo rispetto per voi tutti. Grazie di . Gondar.
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#120
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Re: Elvis: l’Extra Terrestre
My Happiness
La donna che lo invitava ad entrare era simpatica, bionda, dall’aspetto fresco e gradevole in quel vestito di cotone a fiori, sorridente e disponibile sotto gli occhiali a punta, seduta dietro la scrivania, che, dopo aver recuperato il foglio appena finito di battere e con quegli occhi dolci puntati sul nuovo arrivato, chiese con voce suadente: “Cosa posso fare per te?”. Era una domanda ovvia, ma fece uno strano effetto su Elvis da metterlo in seria difficoltà. Teso com’era, qualunque domanda fatta così a bruciapelo gli avrebbe comunque fatto lo stesso effetto. Era come se gli fosse ad un tratto formato un tappo d’aria in gola che gli impedisse di parlare. Non solo, ma sarebbe bastato un nonnulla per defilarsi alla sua vista a gambe levate, talmente era spaventato. Era come se stesse per chiedere qualcosa di indecente. Non trascorsero che due, massimo tre secondi mentre elaborava tutto questo nella sua mente. Alla fine dei quali, però, riuscì a farfugliare qualcosa di incomprensibile che finì per procurare una fugace espressione interrogativa nella sua interlocutrice che incalzò con un “Posso esserti utile?” replicò con molta comprensione la donna. “Ecco”, rispose Elvis “sono venuto qui…….perchè…… sì, insomma, ho pensato….ehm… di fare cosa gradita ad una persona che….amo……….insomma che ho a cuore regalandole un disco con la mia voce”. “Comprendo” rispose la donna, sicura che si riferisse alla di lui ragazza del cuore, e proseguì con aria meno disinvolta “è necessario prima redigere una scheda con i tuoi dati; a proposito, mi chiamo Keisker, Marion Keisker, ma puoi chiamarmi Marion” e gli tese mano per incontrare quella del giovanotto. Elvis trasferì la chitarra alla mano sinistra e con l’altra le strinse la di lei bisbigliando qualcosa che doveva essere il suo nome. Marion infilò nella macchina un cartoncino prestampato e proseguì chiedendo “come hai detto che ti chiami?”, “Elvis Aron Presley”, riuscì finalmente a dire il ragazzo. “Mai sentito un nome così. E’ originale. Davvero". E, guardandolo dritto negli occhi spauriti proseguì dicendo “Mi fai lo spelling?”. Elvis le scandì le lettere. “Dove e quando sei nato? Il tuo indirizzo?” proseguì chiedendo la donna. Alla richiesta del numero telefonico, Elvis le diede quello di un vicino di casa, dal momento che in casa non avevano telefono. Poi ella riprese “che genere di musica fai?”, “tutti i generi, non ho delle preferenze” rispose Elvis. Non era vero, naturalmente, egli era invece più propenso ai gospels ma pensò di non farlo presente temendo una sua reazione. Poi Marion ripartì dicendo “Imiti qualcuno, voglio dire, ti rifai a qualche cantante in particolare?”; “no, non credo, non ci ho mai pensato……..anzi a nessuno….” Replicò il giovane. Marion si aspettava questo tipo di risposta; sapeva benissimo che tutti dicevano la stessa cosa . Poi incalzò chiedendo “canti per caso anche l’hillbilly?”. Ed Elvis, di rimando le rispose “sì, certo, canto anche l’hillbilly; i due pezzi che…ahem… vorrei incidere sono però delle ballate pop”. “Mi dici quali sono i titoli?” chiese infine. “il primo brano si intitola My happiness e l’altro That’s when your heartaches begin” rispose Elvis. “Il costo delle due incisioni è di 3,98 dollari oltre alle tasse governative” passandogli la ricevuta fiscale nel frattempo compilata. Elvis si alzò dalla sedia, sfilò dalla tasca dei pantaloni una manciata di monete, le contò e le adagiò sulla scrivania mentre Marion si alzò anche lei, dicendo “Bene, io vado un attimo di là a riferire al Signor Phillips. Ah, a proposito, il Signor Phillips sarebbe il responsabile dell'ufficio”, volle precisare Marion scomparendo oltre la porta interna. Elvis si guardò attorno e, facendosi coraggio, emise un lungo sospiro di sollievo. Dopo un po’ Marion tornò e, facendogli cenno di seguirla, lo guidò nella saletta attigua ove c’era un microfono con relativa asta, mentre, in un cabinato della parete di fronte, a mezza altezza, c’era un uomo oltre la vetrata che gli faceva cenno di provare qualche strofa. Elvis si mise a tracolla la chitarra, si avvicinò al microfono, lo sistemò all’altezza dovuta e abbozzò le prime strofe senza perdere di vista l’uomo affaccendato alla consolle. Marion si avvicinò ad Elvis dicendogli di tenere d’occhio la lampadina situata al di sopra della consolle; all’accensione della stessa di color rosso, egli doveva partire con il primo pezzo. A questo punto Elvis era lì, ritto al centro della sala, con le gambe divaricate ed irrequiete, chitarra imbracciata, con lo sguardo fisso quasi allucinato sulla parete di fronte e con il cuore che gli martellava nel petto come un ossesso ed il sudore che gli grondava sul viso e sul collo. La lampadina si accese e fu proprio in quel preciso istante che Elvis intraprese il viaggio verso la storia. Ma lui non poteva ancora saperlo. Gondar. ………(continua) Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 18:36 |