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Re: 16/08/1977 - Le Reazioni
IL COLONNELLO PARKER Dal Libro “The Colonel” di Alanna Nash (pubb. 2003) Non appena il Dr. Nick lasciò l’ospedale, Joe chiese a Maurice Elliott di avere una linea privata. Elliot lo portò in una sala conferenze, fuori dal pronto soccorso. Lì Esposito chiamò il Colonnello in Maine. Rispose George Parkhill e passò la cornetta al suo capo. “Ho qualcosa di terribile da dirti” iniziò Joe, con una voce tremante “Elvis è morto!” Passarono 30 secondi, forse di più, prima che Parker parlasse. “Okay, Joe” disse, con una voce piatta, priva di emozione. “Saremo lì appena possibile. Tu fai quello che devi fare. Dì a Vernon che stiamo arrivando. Abbiamo molto lavoro da fare!” Esposito ebbe la sensazione che nonostante la calma il Colonnello era scosso. “come me” scrisse Joe in seguito “anche lui doveva fare tutto quello che c’era da fare: cancellare il tour e far sapere a tutti che tutto era finito” Quella sera, tutta la squadra sarebbe andata a cena come programmato, anche se nessuno se la sentiva di mangiare. Parker ordinò “Andremo a portare il nostro rispetto e lo faremo con la miglior faccia possibile” Non appena Parker veniva interpellato da qualcuno, rispondeva “Elvis non è morto. Quello che è morto è il suo corpo . E’ come se fosse partito per il servizio militare……. Questo non cambia niente.” Non essendo autorizzato, il Colonnello non fece alcun tipo di negoziazione, se non dopo essere arrivato a Memphis per il servizio funebre, insieme a celebrità come Ann-Margret e suo marito Roger Smith, James Brown e Caroline Kennedy, quest’ultima venuta per scrivere un articolo per il Daily News di New York. Mentre gli elicotteri giravano sopra Graceland e si sentiva il forte ronzio dello stridio delle cicale nell’umidità di Memphis, Parker portò Vernon nel tinello di Graceland. Privatamente gli spiegò che, in memoria di Elvis, ora si sarebbero presentati ad incassare pirati e sciacalli, e che lui, Vernon, in qualità di esecutore dei beni di Elvis, non sarebbe stato nelle condizioni psicologiche ed emotive per trattare con loro, soprattutto perché in testa aveva altre cose di cui preoccuparsi. La proprietà poteva essere valutata 7.6 milioni di dollari, tasse escluse e, negli ultimi tempi, Elvis aveva l’abitudine di ipotecare Graceland, per poter pagare i dipendenti. Non era opportuno continuare il business come sempre? Il Colonnello avrebbe anticipato un milione di dollari per pagare i debiti e così fare in modo di dimostrare che Elvis aveva dei soldi, nel suo conto Inoltre “Elvis non è morto! E’ morto il suo corpo” disse Parker e questo l’avrebbe ripetuto per giorni, ogni qualvolta veniva avvicinato da qualche giornalista “Non intendo niente di particolare. E’ come quando si è allontanato per assolvere il servizio militare………… Questo non cambia niente”. Il Colonnello continuò con la gestione della memoria di Presley e il 23 agosto, Vernon firmò la lettera ufficiale (si sospetta sia stata redatta dallo stesso Parker) in cui presumibilmente Vernon scrisse “Sono profondamente grato che lei mi abbia offerto la possibilità di continuare alla vecchia maniera, dandomi assistenza in ogni modo possibile, visti i problemi che stiamo affrontando. Con la presente dichiaro che Le saremmo grati se vorrà continuare la sua collaborazione nei termini e alle stesse condizioni stabilite precedentemente nell’accordo contrattuale che aveva con Elvis e datato 22 gennaio 1976. Con la presente autorizzo anche che lei parli e firmi per mio conto, per tutti gli argomenti pertinenti a detto contratto”. LOANNE PARKER – Compagna del Col. Tom Parker Il giorno in cui Elvis morì, il Colonnello e la sua squadra erano a Portland, in attesa dell’arrivo di Elvis. Io ero nella mia stanza e facevo qualche lavoretto. Il Colonnello era nella sua stanza. Normalmente avevamo una suite e usavamo la sala da pranzo come ufficio temporaneo. Dopo aver bussato, il Colonnello entrò nella mia stanza e vidi che era stravolto e disse “Ci sono brutte notizie. Ho ricevuto una telefonata e mi hanno detto che non sono sicuri che Elvis sopravviverà. Ti terrò informata” e poi tornò nel suo ufficio. Naturalmente io ero scioccata, perché, a dire la verità, non avremmo mai pensato che Elvis potesse morire. Per noi, era diventato quasi più grande della vita e lui stesso pensava di essere capace di gestire ogni cosa. Guardandosi indietro, voi potreste anche dire che da parte nostra non era una cosa intelligente da pensare, Ma voi avreste dovuto essere là, avreste dovuto sentire l’impatto emozionale che si sentiva nei tours. Avreste capito che ogni momento era legato a quello di cui Elvis aveva bisogno e a quanto noi dovevamo fare per lui. Io non ero così coinvolta personalmente con le sue attività personali, almeno non quanto tutto lo staff, ma dal punto di vista professionale lui occupava costantemente le nostre menti. Improvvisamente pensare che se n’era andato era inconcepibile, non riuscivi a crederci. Poi il Colonnello tornò e disse “Se n’è andato. Ho parlato con Joe e con Vernon. Ora la più grande preoccupazione è Vernon. Non so se ce la farà, perché si sa che la sua salute non è buona. E’ talmente distrutto. Non so cosa potrebbe capitargli”. E così fu. Una delle cene peggiori che io abbia vissuto fu quella del giorno in cui Elvis morì. Il Colonnello disse allo staff presente “Andremo al ristorante e ceneremo. Mangeremo, senza la faccia triste. Non dovete essere depressi, nessuno dovrà sedersi e piangere. Faremo questo per Elvis. Al ristorante tutti ci guarderanno e lui deve essere orgoglioso di noi. Nessuno dovrà mangiare troppo e dovremo lasciare del cibo sul piatto e comunque dobbiamo mantenere l’ apparenza di una situazione normale”. E così fu, perché tutti guardavano al nostro tavolo. Molti chiesero di poter andarsi a comprare qualche vestito perché avevamo solo i vestiti da usare nel tour, che consistevano in un abbigliamento pratico da indossare. Ma credo fosse Tom Hullet che disse “Colonnello ho bisogno di un abito, perché non ne ho uno qui e non me la sento di andare al funerale con le cose che uso in tour”. Allora il Colonnello rispose “Tom quei vestiti andavano bene per noi per lavorare per Elvis e vanno bene anche per essere indossati al funerale. Lui capirà. Se mi vedesse con un abito elegante non mi riconoscerebbe”. Per questo andammo al funerale con vestiti normali, da lavoro. Io indossavo un paio calzoni, niente di più. Il giorno dopo la morte di Elvis, sul volo diretto a Memphis, con un aereo noleggiato, c’erano anche Jerry Weintraub, Pat Kelaher, Tom Hewlett e suo nipote, George Parkhill ed io. Eravamo tutti distrutti e il Colonnello ci fece un breve discorso (scusate se piango ma è dura ricordare) e disse: “Se n’è andato, ma noi lavoriamo ancora per lui. Ci saranno sempre Elvis e il Colonnello, fino alla mia porte. Lui ci sarà sempre per me!! E poi aggiunse “Facciamo in modo che sia orgoglioso di noi. Quando scenderemo dall’aereo, non voglio scene. Non voglio che nessuno crolli e si faccia prendere dalle emozioni. Per rispetto a lui, voglio che facciamo il nostro lavoro, gli porgiamo il nostro omaggio e lo facciamo sentire fiero di noi”. Spesso mi chiedono se il Colonnello lavorò con Vernon dopo la morte di Elvis e io vi dico che fu Vernon a chiedere al Colonnello di rimanere ed aiutarlo. Penso che la testa del Colonnello era stata concentrata su Elvis per talmente tanto tempo che non poteva rifiutare una cosa simile. Lui pensava ad Elvis in continuazione e così non si è mai fermato e ha continuato a lavorare per lui, a modo suo fino al giorno della sua morte. Il concetto più sbagliato è che il Colonnello abbia truffato Elvis, che gli abbia fatto fare cose che non voleva fare e che lo abbia gestito male. Tutto questo non è vero. Il Colonnello viveva per Elvis. Non si è mai preso una vacanza perché pensava “Non potrei godermela di più di quanto mi godo adesso. Io lavoro per Elvis” |
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Re: 16/08/1977 - Le Reazioni
COS’Ė SUCCESSO VERAMENTE? BILLY SMITH – dal libro “Revelations From Memphis Mafia” di Alanna Nash - (pubb. 1995) Una delle cose che non sono mai riuscito a capire è come i giornalisti del National Enquirer, nella pubblicazione della storia, abbiano battuto nel tempo tutti gli altri giornali, perché, di fatto, l’Enquirer è venuto a conoscenza della morte di Elvis prima che venisse dato l’annuncio alla stampa e arrivarono a Graceland prima di chiunque altro. Quando pubblicarono la foto di Elvis nella bara in prima pagina (il 6 settembre 1977), iniziammo a indagare per capire chi l’aveva scattata e come erano riusciti ad avere tutte quelle informazioni. Dick Grob incominciò a tastare il terreno e, al tempo, a Memphis c’erano ancora una quarantina di persone che cercavano chissà cosa. Così organizzammo un bluff, facendo credere che avremmo dato all’Enquirer le informazioni che volevano, dietro un ipotetico compenso.Ma non funzionò. Circa un mese dopo, Dick conobbe questa ragazza che era amica di uno dei giornalisti e iniziarono a parlare. Lei disse a Dick che la foto di Elvis nella bara, era stata scattata da uno dei cugini, Billy Mann, per qualcosa come $ 50.000. Poi Dick le chiese “Come avevano potuto avere la notizia così presto?” E lei disse “Hanno avuto una soffiata” “Da chi” continuò Grob “Non so dirlo con precisione” Allora Grob le chiese “Allora dimmi una cosa. Chi hanno contattato?” E lei “Uno dei nostri. Un certo Jim Kirk” Così organizzammo un incontro con Jim Kirk. Lo portammo a Graceland e a andammo nel racquetball court. Venne installato un registratore e un microfono. Dick iniziò a fargli domande, ma io riuscii a sentirne solo qualcuna, perché quella dannata acqua che scendeva dalla fontanella, disturbava il microfono. Perciò a questo punto so solo quello che mi ha raccontato Dick Grob. A quanto pare, quando Ginger chiamò al piano di sotto, avesse già capito che Elvis era morto. Pensiamo che lei possa aver prima chiamato sua madre e discusso su cosa fare. Poi verso le 12.30 – un’ora e mezza prima che chiamasse al piano di sotto – Ginger abbia chiamato Jim Kirk, che era uno scrittore freelance, nonché collaboratore dell’Enquirer. Supponiamo anche che lo abbia chiamato due volte e trattato con lui per dare la sua storia per un compenso di $105.000. Sia Ginger che sua madre negano tutto questo, ma so che loro conoscevano questo Jim Kirk. Sull’Enquirer sono già uscite un paio di storie su Ginger ed Elvis, ma quella volta, non sapevamo esattamente cosa sapessero e come sono venuti in possesso delle loro informazioni. Ora invece siamo quasi sicuri del perché, quel 16 agosto 1977, l’Enquirer aveva suoi collaboratori là, che scattavano foto e facevano telefonate 3 ore prima che l’ospedale ufficializzasse che Elvis era morto. Sappiamo per certo che quando Ginger chiamò Al, era perfettamente vestita e truccata. Di sicuro non sembrava come si fosse appena alzata dal letto. Se veramente ha trattato con l’Enquirer, probabilmente ha detto “Vabbè! Cos’ ho da perdere, ormai è morto.” A quanto pare poi lei ha fatto un accordo anche con il Commercial Appeal e così l’Enquirer le ha tolto $ 35.000. Quando Dick portò Jim Kirk a Graceland noi volevamo sapere chi gli aveva telefonato quel giorno), questi gli ha detto la verità. Dick glielo chiese e Kirk disse: “Vabbè……..” All’inizio disse di non aver riconosciuto la voce. Allora Dick disse “Dimmi allora…….. era un uomo o una donna?” Alla fine Kirk rispose “Era una donna” Dick continuò “Era Ginger vero?” E Kirk abbassò la testa e disse “Sì” GINGER ALDEN – da www.grazielvis.it Si sono sentiti alcuni orribili racconti secondo cui il National Enquirer venne chiamato prima che l'allarme fosse dato quando Elvis fu trovato nel suo bagno il 16 Agosto 1977. E’ arrivato il momento che la verità faccia luce su quella che è stata una maldicenza. Non vedo come lo scrittore possa vivere in pace con se stesso sapendo le bugie e i pettegolezzi che ha tentato di diffondere. Non c'è stata nessuna telefonata fatta da mia madre o da me che abbia a che fare con la stampa il giorno in cui Elvis morì. Ero stordita e disperata, e sono sbigottita dal fatto che qualcuno possa pensare diversamente. Il giorno seguente la morte di Elvis, la nostra casa era assediata da giornalisti di ogni massmedia e giornali, che tentavano di saperne di più di questa tragedia. Tu puoi immaginare lo scenario dove ci sono più di 500.000 persone in lutto e la stampa che da tutto il mondo convergeva a Memphis. Mia madre mandò via tutti in quel momento per proteggermi, poichè le avevo detto che non volevo rilasciare nessuna intervista. Alla fine decisi di concedere un'intervista al nostro giornale locale. I giornali sono poi tornati alla nostra porta letteralmente urlandoci addosso. Poi, il National Enquirer ci disse che la ex fidanzata di Elvis aveva consegnato loro una storia e loro stavano per mandare in stampa in ogni caso una storia riguardante la morte di Elvis, così accadde la mia intervista con il National Enquirer. Sconvolta com’ero in quel momento e non sapendo cosa il mondo avrebbe detto su Elvis, acconsentii a fare un'intervista con il National Enquirer. Ricordo che Elvis mi diceva, quando iniziammo a frequentarci, che ci sarebbero state un sacco di persone che sarebbero state gelose della nostra relazione. Mi chiese anche se l'avrei sopportato. Io dissi ingenuamente di sì. Non potevo prevedere il degrado sulla sua persona e sulla sua memoria che sarebbe apparso sulla stampa e alla televisione dopo la sua morte. ROSEMARY ALDEN – da www.grazielvis.it Questa è la verità e niente mi piacerebbe chiarire una volta per tutte, se non la verità. Un dipendente di Elvis molto geloso diede il via a questa disgustosa e maliziosa storia dopo che venne licenziato da Vernon Presley, che lo sospettava di aver fatto fotografie, averle vendute ai giornali e anche aver rubato alcuni oggetti di Elvis per venderli. Senza lavoro e senza nessun reddito, lui decise di tentare di fare qualche soldo scrivendo un falso e malizioso mistero che anni più tardi ha dovuto pubblicare da solo poichè nessun editore responsabile aveva il coraggio di toccare. Abbiamo saputo questo tramite qualcuno che ha visto una copia di questo manoscritto al Palazzo di Giustizia, e ha voluto che lo sapessimo. Abbiamo assunto un legale e l'autore di questa disgustosa fandonia sembra si sia spaventato, e se ne tornò in California. Il suo stesso legale non è più riuscito a localizzarlo. Anni più tardi, decise di riprovare e fece uscire questa storia. Siamo rimaste sorprese. Questo individuo perse definitivamente il suo "buono pasto" quando Elvis morì. Era geloso e covava un sentimento così disgustoso nei confronti di Ginger e della nostra famiglia perchè Elvis stava decidendo che lui sarebbe stato il prossimo a doversene andare. Stava per essere rimpiazzato da mio fratello Mike. Elvis non si fidava più di questa persona dopo che aveva avuto comportamenti indecenti nei confronti di Ginger, proprio poco prima di quello che sarebbe stato l'ultimo tour di Elvis. Ginger raccontò ad Elvis di questo fatto e lui non ne fu sicuramente felice. Questa persona inoltre mentì riguardo il suo lavoro, il suo titolo e anche riguardo alcuni riconoscimenti militari. Questa persona non aveva assolutamente basi per un qualunque libro. Il giorno in cui Elvis morì, nè Ginger nè mia madre parlarono con qualcuno del National Enquirer o qualsiasi altro giornale, anche se tutti i giornali avevano una grande storia da raccontare. Ma non è successo niente. Anche per chiarire un altro pettegolezzo, Ginger raramente rimaneva struccata quando stava con Elvis, visto che lui amava i suoi occhi neri. Questo è il motivo per cui lei ne aveva ancora un po' la mattina in cui lui morì. Sono assolutamente incredibili le bugie che circolano una volta che diventi un personaggio pubblico. Ginger aveva appena scoperto la persona che amava profondamente, morta sul pavimento del bagno. Il suo shock era profondo e reale e chiunque dica il contrario non è sincero. Se Elvis fosse vivo oggi, sarebbe sicuramente il primo a dirtelo. Vorrei anche aggiungere che dopo che Elvis e Ginger si fidanzarono, notammo un cambiamento radicale in alcuni dei suoi dipendenti. Sapevamo che Elvis stava progettando dei cambiamenti, o dovrei dire che voleva fare qualche pulizia, e lo sapevano anche loro. La gelosia a volte sembra così palpabile da poterla tagliare con il coltello. Era così opprimente a volte, che spesso ci siamo chieste cosa è successo veramente ad Elvis, o cosa avrebbe potuto succedergli? |
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Re: 16/08/1977 - Le Reazioni
HURT ho visto che sei già in piedi anche tu e al lavoro!!!! Ora non ho ancora gli occhi ben aperti ma dopo più tardi leggero' (prima mi preparerò i kleneex!!!)
ciao a più tardi! |
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Re: 16/08/1977 - Le Reazioni
grazie Hurt... sei grande!
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Re: 16/08/1977 - Le Reazioni
Ho appena finito ora di leggere tutto!!! GRAZIE HURT!!!! E contemporaneamente è anche finita la scatola di kleneex ?
Spero che ELVIS abbia trovato un po' di vera pace |
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Re: 16/08/1977 - Le Reazioni
Grazie Hurt per il tuo solito OTTIMO lavoro!!!!!!!!!
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Re: 16/08/1977 - Le Reazioni
Grazie a voi per averlo apprezzato
Segue seconda parte il 18-08-2008 Ultima Modifica di hurt : 18-08-2008 18:31 |
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Re: 16/08/1977 - Le Reazioni
GRAZIE HURT!
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Re: 16/08/1977 - Le Reazioni
Un lavoro superlativo, interessante.
E' incredibile come tutti eccetto il Colonnello qualcun altro, siano riasti sconvolti quasi allo stesso modo, in situazioni diverse. E a distanza di 31 anni, siano ancora tutti sofferenti nel parlarne! A volte neanche per un parente stretto dopo tutti questi anni si provano le stesse emozioni che si sono provate per Elvis. ELVIS PRESLEY ha cambiato la vita di tutti ed è entrato a far parte della vita di tutti coloro che lo hanno conosciuto anche 1 istante della propria vita. Nessu altro al mondo sara' grande come LUI. |
#20
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Re: 16/08/1977 - Le Reazioni
Cosa ne pensate di leggere e rileggere 100,1000 volte l'intervista con l'infermiera Marian J.Coke.
Si sente in queste poche righe l'amore,il rispetto tra due persone assolutamente uguali,due amici. Ritengo questo di gran lunga uno dei pezzi che più mi ha colpito di più in tutto il lavoro che ha fatto Hurt. Devo ringraziare ancora una volta Hurt per lo straordinario lavoro che ha fatto nel tradurre e postare tutto questo. |
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