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Vecchio 26-08-2007, 14:09
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Ge748 Re: Elvis In Italy

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Poiché ho verificato che in questo forum è sempre maggiore l'affluenza di giovani adolescenti e non, cosa che fa immenso piacere, spero sia interessante per tutti un flash back al mio primo incontro con Elvis.

ELVIS IN ITALY


La mia prima volta è stata a13 anni. Prendevo a malapena coscienza di un corpo che cambiava e soprattutto di un cervello che cominciava a ragionare per conto suo.
Il corpo aveva la sua evoluzione, ma non si doveva far vedere, non se ne doveva parlare. Si riduceva ad un bisbiglio tra amiche con un pudore ed una vergogna che limitava, al massimo, le espressioni…. Anzi non si conoscevano nemmeno le parole da usare!
Anche il mio cervello stava avendo una sua evoluzione e nella testa iniziavano a rimbalzare pensieri, gusti, reazioni che erano tutto il contrario di quello che mi era stato insegnato, in casa, in chiesa con il forte principio del PECCATO veniale e mortale.
Per me e per tutte le giovani donne emergenti, in questo paesino lontano dal centro più importante, tutto era limitato ad essere ragazze serie, di chiesa, senza idee, senza opinioni, senza ambizioni, tanto il nostro destino sarebbe stato di lavare piatti ed accudire bambini.
Nascere femmina, al primo vagito, affibbiava il ruolo scontato e sequenziale di moglie, mamma e nonna! Se pur nascevi con un tuo carattere, i nostri genitori amavano modellarci secondo i loro principi, senz’altro sani, ma che molto spesso non combaciavano con la nostra vera personalità.
A 13 anni inizio a far valere il mio diritto di ascoltare la radio mentre studio (impostata sul piano del ricatto tipo: se non ho musica di sottofondo non riesco a concentrarmi) e finalmente mi staziono su radio uno. Continuano a trasmettere le canzoni di Claudio Villa, Nilla Pizzi, Quartetto Cetra, Gino Latilla e Carla Boni, e chi più ne ha più ne metta. Una lagna infinita con tutte canzoni da suicidio o al contrario canzoni tipo Casetta in Canadà oppure Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti e tu sei piccolina. Sento dentro di me una ribellione da schizofrenia verso questa musica italiana, completata, poi, da canzoni napoletane con sceneggiata patetica dove tutti muoiono per amore e nessuno è felice (tipo Mario Merola), allietato da Renato Carosone con Tu vo’ fa l’americano, mericano… . Qui e là, in questo minestrone nostrano, però la radio inizia ad infilare Dean Martin, che non è per niente male, Frank Sinatra, Perry Como.
Sono anni in cui l’Italia vive il termine emigrazione (rispetto all’immigrazione di questi tempi), con una tristezza devastante, raccontando ai quattro venti quanto siamo sfortunati noi italiani ad avere tanti emigranti distribuiti in tutto il mondo. E’ chiaro che al di là della bravura dei citati artisti americani, la radio italiana, con la sua unica stazione, dedica spazi a questi FIGLI DI EMIGRANTI, orgogliosa di poter vantare talenti di origine italiana, quasi a simboleggiare che il talento vero è solo nel DNA italiano.
Incominciavano le prime televisioni nelle case e grazie a mio padre anche noi avevamo una, anche qui con un unico canale dove l’unico programma accettabile, a parte Carosello, era di sabato, peraltro unica sera in cui era concesso stare alzati. Ma già era un privilegio avere la televisione e io mi sentivo più fortunata di altre mie coetanee, che non andavano a scuola come me, non avevano il frigorifero e la televisione.
Il varietà del sabato sera, molto casto e vestito, diventa comunque un mezzo per agganciare la televisione alla radio. La mia cara radio che trasmetteva musica gradualmente diversa che fa da sottofondo ai miei studi con i libri sul tavolo in cucina.
Ero concentrata in una versione dall’italiano al latino, maledetto latino, quando improvvisamente sento la voce di un cantante sconosciuto che canta in una lingua sconosciuta un ritmo scanzonato, allegro, vivace adatto alla mia età.
Sul momento non ci faccio troppo caso, dico solo “che carina, peccato che è finita”. E poi nei giorni a seguire questo Jailhouse Rock si ripete nella mia radio e a me piace sempre di più e alzo a tutto volume. Ma sei cretina, ma non sarà mica musica questa, sembra una cornacchia, dove andremo a finire, spegni quella radio!. Dio avrei voluto strozzarli.
Poi arriva il sabato sera, finalmente posso guardare la televisione e cosa vedo uno splendido nuovo ballo: il rock & roll, e la base era Jailhouse Rock. Mamma mia, ho i brividi, mi accorgo che ho sangue nelle vene, mi rendo conto che questo è quello che mi piace. Non oso esprimermi, perché i miei genitori stanno dicendo che vergogna, che volgare, e lo chiamano ballo, dove andremo a finire!!!!
Io mi sento piccola, piccola perché essendo l’ultima ruota del carro (come diceva mio padre) devo tacere e non avere opinioni e poi mia madre già mi taccia da cretina che non capisce niente, figurarsi se posso dire la mia. Mi infilo a letto con quelle immagini e cerco di ricordare il nome del cantante citato, ma è difficile. Jailhouse Rock prende sempre più spazio alla radio e immancabilmente io alzo il volume e mia madre spegne la radio. La odio! Per fortuna ho le amiche e siamo tutte concordi nel dire che quella musica è meravigliosa. Quella reazione emotiva del corpo e della mente che noi cercavamo di individuare e non sapevamo come definire, oggi si chiama adrenalina.
Arriva l’estate ed io ho un’amica del cuore, con la quale parlo di queste cose e un giorno, mai dimenticherò quel giorno, la mia amica mi dice vieni a casa mia.
Doveva essere maggio, faceva già caldo, 5 del pomeriggio … entriamo a casa sua, ammiro con un po’ di invidia questo giradischi, incassato nel mobile.
Dianora mette un disco sul piatto, parte la musica e vado in Paradiso. Are you lonesome tonight, do you miss me tonight, are you sorry…cantata in un modo così caldo, così dolce, così avvolgente! E’ LUI! Sul parlato, sento il suo respiro attraversare le mie orecchie, sembra che canti a me, sento il suo fiato sulla mia pelle. Oh Dio, che spettacolo, che cosa stupenda mai provata!!!!!!!!! E guardo la sua foto sulla copertina: Dio che bello, non ho mai visto un ragazzo così bello.
Non oso dirlo nemmeno alla mia amica, ma lei mi anticipa dicendo….. senti, senti sembra che sia qui con noi! Dianora, Dio ti benedica! Dianora, posso tornare, me lo fai sentire ancora, ma non dirlo ai miei che non vogliono. Se sanno, penso io, che vengo qui ad ascoltare la sua musica e a guardarlo, mi dicono che sono una poco di buono. Non si guardano i ragazzi!!!!!!!! Ma come si fa a non guardarlo e contemporaneamente a non ascoltarlo. Però forse hanno ragione i miei genitori, quando ascolto Elvis, sento una strana sensazione dentro di me: mi batte di più il cuore, ho un brivido alla schiena, ma soprattutto ho voglia di essere baciata….. che vergogna!!!! Faccio peccato, devo andare a confessarmi!!!
Però, che rabbia: non capisco quello che dice, perché una voce così può dire solo cose dolci e poi, quando parla è così tenero, ma è anche triste chissà cosa dirà.
E mi avvio verso casa, con nella testa quella voce, e arrivata a casa, nascondo la testa di nuovo nei libri, per non far vedere a mia mamma l’espressione del mio viso estasiato, altrimenti capisce e se dovesse capire, è così severa che non mi lascerebbe più andare da Dianora, già non l’ha in simpatia, figuriamoci se sa che da lei, ascolto quella musica ….sensuale (l’aggettivo al tempo era decisamente sconosciuto).
Sono in prossimità della decisione di che scuola fare per il diploma (benedetto sia mio padre che ha creduto e sperato nelle mie capacità), cerco di capire cosa mi piace ed ecco l’idea: faccio lingue, mi piace l’idea di fare l’hostess e poi facendo inglese capirò cosa dice Elvis.
Giuro è la verità!
Intanto l’estate e l’anno successivo portano nuova musica italiana e anche straniera: arrivano Connie Francis, Paul Anka, Neil Sedaka e lui, lui, il mio Elvis avanza sempre di più e dopo un anno di superiori capisco cosa dice in Are you lonesome tonight e Love me tender e sono felice perché unisco l’utile al dilettevole, facendo esercizio d’inglese con le sue canzoni. Non mi interessa più, non mi tocca più la reazione dei miei genitori, uso l’esercizio d’inglese come scusa per ascoltare Elvis. Intanto, anche nel mio paese diventano sempre più numerosi i ragazzi col ciuffo alla Elvis e mi piacciono tutti, perché hanno il ciuffo come lui.
E mi innamoro di Bobby Solo, perché ha il ciuffo e perché è il Elvis italiano, e ammiro Little Tony e ascolto la versione italiana di Michele: ti senti sola stasera.
Mi faccio regalare un mangianastri rosa, e con le amiche ci si scambia It’s now or never, Surrender e scopro che le canzoni napoletane sono belle, peccato solo che i nostri cantanti napoletani non sapevano cantarle o forse Elvis è talmente grande che fa bene tutto.
Inoltre…. diventa sempre più bello! E poi arrivano Crying in the Chapel, Can’t help Falling in Love e In the Ghetto.
Ma io non ho più 13 anni, non sono più adolescente, sono diventata una ragazza che si fa donna sposandosi nel 1971 e diventando mamma nel 1972. Ma questa è un’altra storia.
UAU!!!...non ho trovato un attimo per respirare...stavo rischiando un embolo...molto bella!!!
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  #42  
Vecchio 26-08-2007, 14:21
jerry lee jerry lee Non in Linea
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Utente Gold
 
Data Registrazione: 06 2007
Locazione: ROMA
Messaggi: 193
Thumbs up Re: Elvis In Italy

EVVAIIII...!!!!!!!

SONO ELVISMAFIOSO PURE IOOOOO!!!!!!!!
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  #43  
Vecchio 26-08-2007, 22:23
Gondar Gondar Non in Linea
Elvis Super Fans
| over 300 |
 
Data Registrazione: 04 2007
Messaggi: 610
Predefinito Re: Elvis In Italy

Cara Hurt, sei ormai imprigionata nei nostri hearts. La tua rassegna di vita è stata al femminile ed è praticamente e maledettamente parallela alla mia. Più in là, quando incomincerò a conoscervi meglio tutti, farò la mia di rassegna. Al maschile. Sei stata indescribably blue. Elvisianamente. Gondar.
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