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Re: programma su Elvis
Ho visto il programma sul web...Si sono persino aggrappati al fatto che l'incontro tra Elvis e Nixon è avvenuto il giorno del solstizio d'inverno....che non è una data da trascurare... Pensa se avveniva il giorno di Natale...cosa avrebbero detto?!!
Elvis ha firmato la lettera a Nixon con il nome COLONNELLO Jon Burrows....Colonnello??? E da quando??? Pazzesco!! E' sconfortante!! LISA
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#42
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Re: programma su Elvis
Gia'... ora sai perche' ho avvertito l'impellente necessita' di scrivergli...
Ogni tanto mi viene in mente una chicca : hai visto nemmeno il simbolo TCB gli stava bene.. Che schifo, povero il nostro Elvis Marinella |
#43
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Re: programma su Elvis
Questa è la pagina della lettera scritta da Elvis a Nixon, in cui si firma:
E questa è quella in cui lascia i suoi dati a nome Jon Burrows...ma il titolo di Colonnello non compare da nessuna parte! LISA
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Re: programma su Elvis
certo che Elvis aveva una calligrafia pazzesca e disordinata.....che sia lo specchio della sua mente???
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#45
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Re: programma su Elvis
https://forum.grazielvis.it//showthr...ht=calligrafia
Guarda questo link Tania...L'analisi è stata fatta proprio sulla lettera scritta al Presidente Nixon Se ti interessa parlarne, tira su il topic! LISA
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#46
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Re: programma su Elvis
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Ma la lettera era firmata Elvis Presley, come si può vedere dalla foto che ha postato Lisa. Peraltro tra le pagine del diario, c'è anche la traduzione di ciò che ha scritto |
#47
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Re: programma su Elvis
Hurt, partendo dall'homepage del GE, nella sezione "Archivio", c'è un articolo completo dedicato ad Elvis e Nixon, con documenti, foto, descrizione dell'evento, traduzione della lettera scritta da Elvis...
LISA
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#48
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Re: programma su Elvis
ma non è che quei col
col col presente nel foglietto lo prendono come colonnello???? |
#49
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Re: programma su Elvis
Questo proprio non te lo so dire Tania... Quelli sono solamente i numeri di telefono... Il fatto è che qui Elvis da nessuna parte si definisce Colonnello...Se poi ce l'hanno fatto diventare, buon per lui!
LISA
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#50
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Re: programma su Elvis
Quote:
una Colt per il presidente l' incontro con Nixon e un antico sogno: diventare agente FBI. a 15 anni dalla morte ecco le ossessioni di Elvis MITI E MANIE. A QUINDICI ANNI DALLA MORTE ECCO LE OSSESSIONI DI ELVIS TITOLO: Una Colt per il presidente L' incontro con Nixon e un antico sogno: diventare agente Fbi LOS ANGELES . E una Colt 45 cromata. Lo stesso modello usato dall' esercito americano nell' ultima guerra mondiale. E fornito di sette proiettili d' argento. E il regalo che Elvis Presley fece a Richard Nixon durante la sua visita alla Casa Bianca il 2 dicembre del 1970. E oggi in mostra alla Nixon Library, la biblioteca.museo costruita a Yorba Linda, il paese natale dell' ex presidente. La storia di quella pistola e' legata alle fantasie del giovane Elvis, il cui sogno era diventare, da grande, un poliziotto, il massimo sarebbe stato agente della stradale, ma non avrebbe disdegnato la carica di sceriffo o una incombenza anche minore nel servizio segreto. L' Fbi, poi, neanche osava vagheggiarla: gli sarebbe bastato stringere la mano a J. Edgar Hoover. Un bisogno impellente di fare doni lo accompagnera' tutta la vita: passera' con disinvoltura dalle Cadillac, preferibilmente color rosa . che regalera' a man bassa a parenti, amici, conoscenti, fidanzate di una notte . alle armi. Albert Goldman, biografo dissacratore di professione, quello che ha scritto che il re del rock non si lavava e che gli puzzavano i piedi quando era in sala di registrazione, scrive che Elvis, negli ultimi quattro anni di vita, compro' qualcosa come duecentocinquanta pistole. Senza contare mitragliatori . M.16 e Thompson . e fucili. Queste armi, un po' le regalava, come le auto, un po' se le teneva per difesa personale o per giocare, nel cortile di casa, a Graceland. Verso gli anni della fine, poi, non si separava mai . a volte neanche sul palcoscenico . dalla sua 44 Magnum, il cannone che aveva visto usare al cinema da Clint Eastwood, in versione ispettore Callaghan, e dalla minuscola Derringer, due colpi, che teneva infilata in uno stivale. Ad accendere la miccia della paranoia latente fu il massacro di Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski, nella villa di Bel Air, uno dei quartieri piu' inaccessibili di Los Angeles. Era l' agosto del 1969 e la notizia delle gesta della setta capitanata da Charles Manson raggiunse Elvis a Las Vegas che, nel piu' completo stato di agitazione, dette ordine di blindare con sistemi elettronici e meccanici la sua casa di Hillcrest Drive. Il passo successivo fu l' acquisto di dozzine di pistole per armare se stesso, la moglie Priscilla e tutti quelli che gli stavano intorno. In via subordinata per regalarle ai suoi idoli. Uno di questi era Richard Nixon. Il motivo vero di quel dono si riallacciava, comunque, alla sua ossessione poliziesca. Anche se ti chiami Elvis Presley non e' che, automaticamente, ti fanno sceriffo, poliziotto o 007. Cosi' , chi meglio del presidente degli Stati Uniti poteva nominarlo, sul campo, agente federale della sezione narcotici? Era assolutamente secondario il fatto che lo stesso Presley fosse un consumatore di droghe a livello industriale. Lui non voleva minare alle radici il sistema americano come avevano tentato di fare, per tutti gli anni Sessanta, gli odiati Beatles. Tutto era cominciato da un litigio con Priscilla alla vigilia di Natale, anno 1970, per un paio di conti inopportuni appena arrivati . dieci auto e 32 pistole . per un totale di novantamila e passa dollari. Elvis, a cui non piaceva che nessuno sindacasse come spendeva i suoi soldi, se ne usci' sbattendo la porta e saltando sul primo aereo per Washington, il posto piu' lontano da Los Angeles che aveva potuto trovare, cosi' , su due piedi. Sull' aereo maturo' l' idea che, gia' che c' era, gli sarebbe piaciuto andare a fare due chiacchiere con il presidente degli Stati Uniti. Ma come far sapere a Nixon che voleva parlargli? Elvis opto' per la tattica diretta: butto' giu' una lettera in cui puntava il dito sui pericoli che correva la gioventu' del paese influenzata da loschi figuri come i Beatles, appunto, (Nixon, fra l' altro, detestava soprattutto John Lennon) e Jane Fonda e si offriva volontario come baluardo della legge e dell' ordine. Poi si diresse alla Casa Bianca e consegno' personalmente la missiva a un attonito marine di servizio. Non fece in tempo a ritornare in albergo che fu raggiunto dalla notizia piu' elettrizzante della sua vita: la segreteria della Casa Bianca informava che "il presidente avrebbe ricevuto il signor Presley". Quello che Elvis, ovviamente, non sapeva era che la sua lettera era capitata a fagiolo: Nixon stava per lanciare un' offensiva antidroga e l' appoggio di Presley, l' idolo dei giovani d' America, era piu' di quanto lo stesso presidente avesse mai osato sperare. La maggioranza silenziosa aveva finalmente trovato una voce. E che voce. Nixon fece dono a Presley dei rituali gemelli con il sigillo della Casa Bianca, Elvis contraccambio' con la massiccia Colt 45 cromata. Prima dei saluti, poi, si fece coraggio e chiese al presidente se poteva nominarlo agente federale della sezione narcotici. Nixon acconsenti' ordinando. A Elvis non rimaneva che andare all' Fbi, ricevere la benedizione da Hoover in persona . che lui definiva "il piu' grande americano vivente" . e godere del nuovo status di informatore. Li' , pero' , le cose andarono diversamente. Qualche giorno prima della visita, M. A. Jones, capo della divisione archivi criminali, scrisse un promemoria al suo diretto superiore, il vicedirettore Thomas Bishop, in cui dava credito a Elvis di sincerita' e buone intenzioni anche se "non e' certamente il genere di individuo che il signor direttore desidererebbe incontrare. Si fa notare che attualmente porta i capelli lunghi fino alle spalle e indulge in abbigliamenti esotici". A conferma delle sue parole, Jones allegava il ritaglio di un articolo del Washington Post. J. Edgar Hoover non incontro' mai Elvis. Si limito' ad accordargli una visita agli uffici del Bureau, su cui Jones redasse un secondo memo in cui informava i superiori che nel caso l' Fbi avesse mai avuto bisogno di ricorrere ai servizi del signor Presley poteva essere contattato sotto lo pseudonimo di "colonnello Jon Burrows". Il 4 gennaio 1971, Hoover scrisse a Elvis: "Sono spiacente di non averla potuto incontrare durante la sua visita al quartier generale dell' Fbi. Ho molto apprezzato i suoi generosi commenti nei confronti di questo dipartimento e miei personali e desidero assicurarla che terro' presente la sua gradita offerta di collaborazione". Il carteggio, reso pubblico nel 1978, non contiene nessuna indicazione che l' Fbi abbia mai preso contatto con il re del rock' n roll. Hoover mori' nel maggio 1972, Elvis il 16 agosto 1977. Claudio Castellacci (13 agosto 1992) - Corriere della Sera http://archiviostorico.corriere.it/1...81312310.shtml ***************** Ancora una volta ho la percezione che i servizi scoop per la tv, altro non sono che il risultato di una sommaria e superficiale ricerca di quanto pubblicato dai giornali italiani, nel corso degli anni!!! Ci aggiungono qualche filmato ed il gioco è fatto!!!! |
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