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Re: Articoli
ok io ho letto l'articolo
ora aspetto i vostri commenti "come sempre negativi" allora vediamo "il Italia Elvis non lo conosce nessuno" "è considerato solo un ciccione drogato""nessuno lo rispetta come artista" ecc. ecc. a voi l'ardua sentenza |
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Re: Articoli
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....???? allora ke lo scrivi a fare se sai già le risposte di tutti??? |
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Re: Articoli
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Ben Venga!!!!!!!!!!!! |
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Re: Articoli
Un bell'articolo davvero, focalizzato principalmente sulla musica di Elvis e sulla rivoluzione sociale - e ovviamente musicale - che ha portato!!!
Lasciando perdere qualche piccolo errore...del tutto trascurabile...l'articolo di per sè è molto valido. Mi fa davvero piacere!!! LISA
__________________
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Re: Articoli
Scusami Valeria 2 ....... non si giudicano gli articoli in negativo ......solo a prescindere....... ma si leggono.... si capiscono.....e poi i base a quello che é scritto si emette un giudizio ..........sai...... io non parto mai col fucile puntato , forse perchè di natura sono un' ingenua ottimista........o forse perchè mi aspetto sempre il meglio dagli altri ! cerca anche tu di non puntare alla guerra ! OK ciao..... con affetto!
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Re: Articoli
Ha ragione Lisa ci sono alcuni errori, ma a grandi linee l'articolo può andare.
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Re: Articoli
Bhe, a parte degli errori qua e là, ha il pregio di non essere "buttato lì" ma di cercare di descrivere in qualche modo il grande impatto che Elvis ha avuto sul mondo della musica e non solo.
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Re: Articoli
MUSICALmente. Marco Lodola a Pavia
Dal 3 al 7 settembre, al Porticato del Castello Visconteo di Pavia, una serie di sculture luminose, alte circa 4 metri, con soggetti dedicati ai grandi della musica (e della cultura). (m.t.) M. Lodola Love me fender Marco Lodola l'artista nato a Dorno (PV) il 4 Aprile 1955 dopo gli studi all'Accademia delle Belle Arti di Firenze e di Milano, agli inizi degli Anni '80 ha fondato con un gruppo di artisti il movimento Nuovo Futurismo. A Pavia, durante il Festival dei Saperi 2008 espone una serie di opere in perspex e neon e lamiera del 2008 a tema musicale nel porticato del Castello Visconteo. Evidente, in quest'opera, l'omaggio a Elvis Presley (e alla sua canzone Love me tender). Fender è la chitarra elettrica di Elvis. |
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Re: Articoli
Giuliano Palma: 'Tra le cover che vorrei registrare, diversi brani di Elvis'
Giuliano Palma parla di sé e della sua musica in un'intervista rilasciata oggi, mercoledì 2 settembre, al quotidiano La Repubblica: l'ex Casino Royale spiega come all'inizio della sua esperienza con i BlueBeaters avesse deciso di dedicarsi esclusivamente a un repertorio di cover, ma che dopo l'uscita del singolo originale "Se ne dicon di parole" le cose potrebbero prendere un nuovo corso. Palma si è anche definito un grande fan di Elvis Presley, spiegando che i brani dell'artista scomparso "Suspicious minds", "Don't be cruel" e "Always on my mind" potrebbero presto diventare delle cover sue e della sua band. Da rockol ============================ Non conoscendo questo Giuliano Palma, per capire meglio, sono andata a cercare un video. Eccolo......... non sembra male. Vero? Ultima Modifica di hurt : 03-09-2008 19:54 |
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Re: Articoli
Da LA STAMPA
3/9/2008 - LA STORIA - MARIA GIULIA MINETTI Obama-McCain, chi è più rock?Popstar per i democratici, cantanti country per i rivali. Si dividono anche le chitarre. Ma la radice è la stessa VENEZIA In un film delizioso passato qualche giorno fa a Venezia (titolo «Goodbye Solo», regista il giovane americano di origini iraniane Ramin Baharani) c’è una scena che potrebbe essere l’emblema della divisione di campo, anche musicale, fra repubblicani e democratici, tra un’America che rivendica la tradizione e un’America che rivendica il cambiamento. Nella scena in questione un giovanotto nero che fa il taxista accende la radio su una stazione che trasmette rock, e chiede al passeggero, un red neck bianco sui settanta: «Qual è il tuo musicista preferito?», e il vecchio proletario: «Be’, nessuno che tu conosca. Tu il vecchio Hank Williams sono sicuro che non l’hai mai neanche sentito nominare!». Hank Williams, famosissimo negli Anni Cinquanta, è il prototipo della musica country come s’è cristallizzata a Nashville, Tennessee, nel periodo successivo alla Guerra mondiale. È lì che un genere musicale ibrido, intinto nel blues quanto il rock, quanto il rock radicato fra la povera gente, diventa una sorta di bandiera sonora issata nel giardino dei «valori americani», la musica che si suppone ascoltino i ragazzi patriottici dei manifesti di Norman Rockwell, la classe lavoratrice e cristiana della Bible Belt, la piccola borghesia che va in chiesa alla domenica, prepara il barbecue in cortile o parte per una gita con picnic. Come appunto canta Hank nella sua famosissima canzone «Jambalaya» (la jambalaya è una specie di paella della Louisiana). Sentite: «Goodbye Joe, me gotta go, me-oh my-oh / Me gotta go, pole the pirogue down the Bayou / My Yvonne, the sweetest one, me-oh my-oh / Sun of a gun we’ll have big fun on the Bayou / Jambalaya, crawfish pie, filet gumbo... («Ciao Joe, adesso devo andarmene, con la mia piroga giù per il Bayou, dalla mia dolce Yvonne. Vecchio furbacchione, ci divertiremo un sacco giù nel Bayou, jambalaya, pasticcio di pesce, bistecca piccante…»). Roba semplice, come vedete, musica molto cantabile, contenuti che parlano al cuore. E Johnny Cash, un altro campione della musica country, quando fa country sul serio, ah, che storie magnifiche tira fuori, di gente comune, comune e esemplare come Big John, protagonista di una ballata che fa venire i brividi. Big John è un minatore, grande, grosso e nessuno sa chi sia (forse un assassino?), ma al momento del bisogno, eccolo lì, l’eroe proletario: «Then came the day at the bottom of the mine, / when a timber cracked and men started crying. / Minors were praying, and hearts beat fast / and everybody thought they had breathed their last / cept’ John…» («Un giorno in fondo a un pozzo, una trave cedette e gli uomini cominciarono a piangere, i ragazzi pregavano, i cuori battevano forte, e tutti pensavano che fosse ormai finita, tranne John…»). John solleverà la trave e li salverà tutti, ma alla fine, come Porthos nel «Visconte di Bragelonne», soccomberà sotto l’immane peso. Prevalentemente bianco il country, ma anche il blues è fino agli Anni Cinquanta musica per bene, per neri religiosi e timorati. Eppure sarà dal blues, dal rhythm and blues, che verrà fuori il rock, la musica del diavolo destinata a diventare la musica del progresso, del nuovo, dei giovani curiosi e spesso disperati. Bianchissimi i due protagonisti iniziali, Elvis Presley e Bill Haley (quello di «Rock around the Clock» e «Shake, Ratte and Roll», ricordate?), ma capaci di usare la pulsazione della musica «negra» per eccitare i teenager bianchi, scatenarne la sessualità tanto a lungo repressa. Siamo a un livello ancora inarticolato, ma la rivoluzione sessuale è quella che mette in moto tutte le altre. Forse, a dare l’idea dell’abissale differenza tra i testi che abbiamo citato finora e i grandi testi del rock americano bastano poche righe di «Backstreets», la magnifica canzone di Bruce Springsteen (uscì nel 1975, nell’album che lo rese celebre, «Born to Run»): «Remember all the movies, Terry, we’d go see / Trying to learn how to walk like the heroes we thought we had to be / Well after all this time to find we’re just like all the rest / Stranded in the park and forced to confess…» («Ti ricordi, Terry, tutti i film che abbiamo visto, cercando di imparare a comportarci come gli eroi che credevamo di essere, e dopo tutto questo tempo scoprire che siamo come tutti gli altri, finiti a terra e costretti a confessarlo…»). Il rock migliore riflette sulla vita, si interroga, guarda negli occhi la sconfitta, ha pietà dei perdenti, il country di Nashville lavora sui cliché. Il rock sperimenta sulla musica, il country si tiene care le forme già sperimentate da tempo. Detto così sembra quasi vero, e visto che il rock è la musica dei democratici e il country quella dei repubblicani, un po’ di vero c’è senz’altro. Ma nulla è meno etichettabile della musica, nulla più sfuggente ai cliché. Un grande regista progressista come Robert Altman ha dedicato il suo ultimo film, «Praire Home Companion», alla scomparsa di una celebre trasmissione country alla radio. |
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