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Vecchio 03-08-2008, 09:17
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Ge712 Charlie Hodge rivela...

CHARLIE HODGE – dal libro Me ‘N Elvis - 1988


Mia Premessa

Ho appena finito di leggere il libro di Charlie Hodge.
Il libro è imperniato su racconti di episodi e aneddoti che riguardano il rapporto personale tra Charlie ed Elvis,
Secondo quanto dichiara Charlie, quando lo scrisse nel 1988, desiderava che, , il suo fosse un libro che potesse essere apprezzato da Lisa Marie, in modo particolare, dopo l’emissione sul tanta spazzatura sul mercato (parole sue)
Credo sia per questo motivo che, nel libro, Charlie non fa mai il minimo accenno all’uso dei farmaci e/o a comportamenti sconnessi e/o sconcertanti da parte di Elvis.

Come sapete io non sono capace di fare recensioni.
Tuttavia ho ritenuto non fosse giusto tenere solo per me un certo tipo di informazioni e non condividerle con questo forum, in modo tale che chiunque legga questo documento, possa sentirli libero di farsi un’idea di cosa pensava e di come si sentiva Elvis, negli ultimi mesi della sua vita.

Pertanto mi limito a riportare pari, pari alcune rivelazioni che Charlie Hodge fa, verso la fine del libro.

Dal momento che non riporta date di riferimento (io associo tutto al 1976) e i capitoli non hanno una sequenza cronologica, ho pensato di mettere il titolo del capitolo (perché ha un significato intrinseco) unitamente allo stralcio che ritengo sia un filo conduttore che porta quel tragico 16 agosto 1977.


LA RISATA Ė CAMBIATA

Un giorno era successo qualcosa alla sua risata. Sentivo che era cambiata. C’era una nuova tonalità, forse un po’ triste.
C’erano talmente tante cose nella sua vita che lui stesso non riusciva a capire.
Alle volte era talmente scoraggiato che persino tremava dalla rabbia.
Ma non ha mai ferito nessuno. Elvis non ne sarebbe stato capace.
C’erano delle lunghe notti in cui urlava al telefono, ma non ha mai toccato anima viva.
Faceva minacce che facevano male e poi finiva che si inventava di tutto, pur di poter aiutare la persona che lui stesso aveva ferito. Questo era Elvis.

Una sera, dopo che uno di questi uragani emotivi era ormai passato mi disse: “Charlie, non è mia intenzione ferire nessuno. E’ che in qualche modo devo far uscire questa cosa dal mio corpo, altrimenti divento pazzo”.
C’erano tante notti di solitudine, come questa.
L’unica cosa che potevi fare per lui era sederti vicino a lui ed ascoltarlo. C’erano molti amici che lo circondavano. Gli davamo tutto quello di cui aveva bisogno, ma la cosa più importante e sopra ogni altra cosa, era la necessità che aveva di quel tipo di amore che può arrivare solo da una donna.
Altri amano raccontare cose diverse, ma il vero problema era questo.

Non passò molto tempo che, a Las Vegas, Elvis ricevette una telefonata.
Era qualcuno della sua famiglia che lo chiamava per dirgli che era appena morto suo cugino.
Elvis riagganciò la cornetta e rimase immobile qualche minuto, guardando fuori dalla finestra. Poi mi disse “Charlie, non credo di poter resistere a veder morire un altro membro della mia famiglia. Credo sia meglio che me ne vada prima io“


SONO PIUTTOSTO SFINITO


Gli Stamps Quartet stavano cantando uno di quegli splendidi brani gospel.
Elvis aspettava, senza sorseggiare la sua acqua minerale come faceva di solito.
Si appoggiò al pianoforte di Glenn.
I suoi occhi sembravano privi di forza.
Eravamo a metà della performance di quella sera.
“Charlie” mi disse “Sono piuttosto sfinito”.
Era stanco. Tutto qui!
E questo era quello che pensavamo tutti. Ma aleggiava una sensazione di disagio. Era impossibile immaginare che Elvis morisse.

Dopo la sua morte hanno trovato che aveva già sofferto di tre attacchi cardiaci. Il suo cuore era seriamente danneggiato. Una parte del cuore era persino grande il doppio di quello che avrebbe dovuto essere.
Il suo problema al fegato era grave e deteriorante, lo stesso che, per lungo tempo, aveva avuto sua madre prima di morire.
Elvis prendeva farmaci per un glaucoma.
Tutti sapevamo quanto fosse difficile per Dr. Nichopoulos contrastare i suoi problemi di pressione sanguigna………….


Riassumo: Qualcuno suggerì ad Elvis di cambiare la scaletta, perché la gente era stanca di sentire sempre le stesse vecchie canzoni, altri dicevano che non si cambia una scaletta che funziona. Così Elvis propose al Colonnello di far preparare al botteghino una scatola, dove il pubblico avrebbe messo un foglietto, su cui avrebbero indicato quale canzone volevano ascoltare.

"Ogni suggerimento indicato in quei foglietti, riportava le normali canzoni che Elvis già faceva nei suoi shows.
Elvis si trovò in difficoltà solo con 2 delle centinaia che avevamo arrangiato e inserito nel nostro book. Di tutte le altre, si ricordava perfettamente le parole. Le due che lo misero in difficoltà erano “Just Can’t Help Believing” e il primo vero di “My Way” .
I fans si divertirono molto a vederlo mentre le cantava, ma alcune persone hanno voluto raccontare che questo dimostrava che Elvis non si ricordava più le parole di tutte le canzoni del suo repertorio.
Ci sono alcune persone che vedono sbagliata ogni cosa e ogni cosa distorta. Sembra che abbiano sempre pronta un’ascia da lanciare.


LA SOLITUDINE AVANZA

Una sera stavamo registrando un nuovo album a Graceland. Felton Jarvis era arrivato da Nashville. Eravamo seduti io e lui sugli scalini e ascoltavamo una canzone che Elvis aveva registrato.
Gli altri ragazzi erano nel soggiorno e giocavano a carte.
“Sai Felton” dissi “ricordo i tempi in cui ognuno di loro stava qui, per incoraggiare Elvis e sostenerlo e gioiva di ogni cosa che faceva. Ora qui c’è solo Elvis che lavora con le voci, con me e con te seduti qui, da qualche parte”.
Felton si guardò intorno “Non è più com’era una volta”
Elvis arrivò stanco. “Ci sentiamo dopo, ragazzi” disse, tornano al piano di sopra.

Poco dopo, entrai nella sua camera per dargli la buona notte. Sembrava giù.
“E’ tutto ok, Elvis?” dissi
Fece roteare il bicchiere d’acqua che aveva sul comodino e disse “Hanno iniziato a trattarmi come un grosso pezzo di carne. Cercano di tenermi calmo. Quando è il momento di andare on the road, allora arrivano tutti da Nashville, da qui e da là, mi prendono e mi portano sul palco. Quando il tour è finito, mi riconsegnano a casa a Graceland e tornano di nuovo per i fatti loro. Fino alla prossima volta”
Mi sedetti sul bordo del letto. Elvis non guardava verso di me.
“Elvis, le cose andranno meglio” dissi “Ci sono delle fasi”
Rimase silenzioso a lungo, mentre io aspettavo. Poi iniziò a piegare le dita e strofinarle.
“Qualcosa non va?” dissi
Lui scosse le spalle e contrasse il viso “Non so. Sento il mio corpo che fa male dappertutto. Stasera, mi fa molto male sopra le spalle e le mani”
Negli ultimi mesi, Elvis aveva chiesto a molte persone di massaggiargli la schiena e le braccia, usando una lozione bianca che teneva nel suo bagno.
“Non so cosa sia” disse.

Un giorno, pochi mesi dopo la sua morte, mi divenne chiaro il mistero di quei dolori.
Vivevo ancora a Graceland e andai a trovare il padre di Elvis, Vernon, che si era ammalato.
Qualcuno bussò alla porta e quando aprii entrò il Dr. Nichopoulos.
Il Dr. Nick chiese a Vernon come stava e se poteva fare per lui. Poi ci scioccò entrambi.
Ci disse che quello che era venuto a dirci, era strettamente confidenziale raccontò che, durante l’autopsia, avevano scoperto che Elvis aveva un cancro alle ossa che ormai si era diffuso su tutto il corpo!!

**********************

Lascio a voi ogni commento!!!!!!!!!!!!!!!
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