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Vecchio 14-11-2006, 18:38
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: Storie Sconosciute

Ecco un'altra serie !!!!

STORIA #16


Nel 1942, Elvis fu coinvolto nella sua prima lite, a scuola.
Quando arrivò a casa aveva un gran livido all’occhio sinistro.
Gladys diede un’occhiata alle botte e ai vestiti stracciati e chiamò Vernon. Elvis raccontò dello scontro e di come aveva perso. Vernon gli insegnò di colpire più forte e non permettere a nessuno di dargli pugni, e soprattutto di non perdere.
Gladys era inorridita per quello che sentiva dire da suo marito.
Vernon le chiarì che nessuno dei suoi figli avrebbe mai dovuto essere picchiato e che Elvis doveva imparare a proteggersi.
Mentre i suoi genitori discutevano, Elvis uscì e iniziò a boxare con le ombre. Suo padre aveva ragione: lui era un Presley, uno che sapeva combattere, un sopravissuto e doveva vincere!!
La volta successiva Elvis,senza nessun timore, affrontò un ragazzo più grande. Si ricordò dell’enorme livido all’occhio, causato dai pugni dei ragazzi e, così, cominciò a darne altrettanti, mettendo il ragazzo KO. Tutto orgoglioso di essere il vincitore campione raccontò al padre la sua vittoria.
Gladys era molto arrabbiata con il marito, che aveva insegnato al figlio a combattere, ma Vernon ne fu orgoglioso. Si congratulò con Elvis e poi gli diede dei soldi per andare al cinema.


STORIA #17

Nel 1944, Vernon insegnò ad Elvis a guidare la macchina. Vernon, seduto sul sedile del passeggero in una Ford del 1934, dava istruzioni al figlio.
Elvis amava guidare; ad un certo punto quando suo padre gli chiese se gli sarebbe piaciuto fare un giro, Elvis, illuminandosi, raggiunse la macchina di corsa.
I vicini trovavano piuttosto azzardato, permettergli di guidare a quella giovane età. Riusciva a malapena a vedere sopra il cruscotto, perciò era divertente vedere il giovane Presley dietro il volante. Per poter arrivare all’acceleratore e ai pedali, Elvis doveva portare il sedile tutto in avanti, sedersi sul bordo, e allungare le gambe il più possibile. Ogni voltai che la grande vecchia Ford sembrava andasse senza il guidatore, i vicini sapevano che, alla guida, c’era Elvis.

STORIA #18

Raccontato da George Klein

C’era un sindaco a Memphis che adorava Elvis e, in qualche modo, voleva fargli onore. C’erano molti fans che gli dicevano, “Perché non chiami qualcosa con il nome di Elvis?” Alla fine decisero di rinominare la Highway 51 South, che porta a Graceland, come Elvis Presley Boulevard”. Mi chiesero di chiedere ad Elvis cosa ne pensasse di quest’idea. Elvis disse: “Guarda, non voglio essere io a decidere, perché ogni decisione potrebbe non essere quella giusta. Se dico di sì, può sembrare che ho un grande ego; se dico di no, può sembrare che voglio snobbare o che non mi fa piacere che venga fatto. In qualsiasi modo, io non vinco. – Dì loro, solamente, che, se danno il mio nome alla via, ne sarò felice, lusingato ed estremamente onorato. Ma allo stesso modo, se non lo faranno, non mi preoccuperò, non mi arrabbierò, non mi deluderanno”
Così, raccontai loro tutto quello che mi aveva detto Elvis e crearono l’Elvis Presley Boulevard.

STORIA #19

Teenagers in difficoltà

I capi di polizia, sia di Los Angeles che di Memphis aiutarono parecchie persone, in situazioni diverse. Si dice che, nel 1970, Elvis abbia occasionalmente aiutato alcuni adolescenti che avevano problemi con la legge, spesso pagando le loro cauzioni. Tuttavia, prima che i poliziotti lasciassero andare i giovani, per un paio d’ore, Elvis parlava con loro della vita, della legge, dei limiti e che si doveva rispettare le regole. Leggeva i loro rapporti e faceva loro capire in cosa avevano sbagliato e quello che potevano e dovevano fare per essere cittadini migliori, in futuro. Una volta, successe che alcuni di questi ragazzi si ritrovarono con le orecchie talmente piene delle sue parole, che sia affrettarono a ringraziarlo, per averli fatti uscire e corsero fuori il più velocemente possibile.

STORIA #20

Il Re le inviò dei fiori

Una giovane signora che si chiamava Peggy Thompson, da molti anni era una fan accanita di Elvis Presley. Nel 1970, questa signora acquistò il biglietto per uno dei suoi shows vicino alla sua città. Avrebbe assistito ad un suo concerto, per la prima volta.
Sfortunatamente, si ammalò e fu costretta ad andare in ospedale. A peggiorare le cose, l’ospedale era disponibile per l’intervento, proprio il giorno del concerto di Elvis.
Non essendo in grado di posticipare la data dell’intervento, Peggy fu costretta a rinunciare.
Elvis venne a sapere del problema di Peggy da un altro fan, che si era incontrato con uno dei componenti del suo entourage. Elvis decise di inviare a Peggy una dozzina di rose a gambo lungo, legate con una delle sue sciarpe blu. Quando arrivarono i fiori, Peggy si trovava, ancora, nel reparto di terapia intensiva. Quando uscì da quel reparto, vedendo il meraviglioso mazzo, vide anche la sciarpa blu, con scritto il nome di Elvis, non riusciva a credere che fosse stato proprio il Re ad inviarle i fiori.!! Peggy si rese conto di quanto Elvis avesse cura delle numerose persone sfortunate, ammalate, bisognose e di come si attivasse affinché queste persone potessero sentirsi meglio con il suo amore e gentilezza.
STORIA #21

RACCONTATO DA DAVID STANLEY

Elvis aveva un jet che gli permetteva di spostarsi per gli show. Ci furono minacce che l’aereo sarebbe stato bombardato, insieme ad altri.
Uscimmo dall’hotel di Long Island (New York) per andare a suonare al Nassau Coliseum e un ragazzo puntò un temperino a serramanico verso Elvis. Grazie alla luce del sole, vidi il riflesso della lama. La teneva giù, nascosta dalla sua parte. Elvis ed io stavamo camminando insieme, e il ragazzo si muoveva esattamente come ci muovevamo noi. Così, crossando Elvis, saltai addosso al ragazzo e lo afferrai da dietro e prendendolo per i capelli, lo bloccai, contro il muro. Tenni la pistola puntata sulla gola fino a che non ci raggiunsero gli altri e me lo tolsero dalle mani. Scappammo velocissimi… credo sia stata la peggior esperienza, che io abbia mai vissuto. Altre volte, alcuni ragazzi hanno cercato di spintonare Elvis, ma erano solo dei boyfriends gelosi, mariti gelosi e alle volte qualche donna fanatica.

STORIA #22
RACCONTATO DA SAM THOMPSON

Ci furono poche reali minacce verso Elvis - minacce che derivassero da volontà di fargli del male – ma esistevano i pericoli derivanti dall’amore che i fans avevano per lui. Tutti volevano un pezzo di lui, ma c’erano milioni di fans e un solo Elvis.
Ho recuperato Elvis da Hotels e luoghi dove i fans lo tiravano letteralmente per i capelli.
Non volevano ferirlo, ma volevano un pezzetto di lui.
Dopo ogni spettacolo, si ritrovava con i graffi sulle mani e era costretto a coprirsi di cerotti. Se vedi le sue foto durante e dopo gli spettacoli, gli vedi sempre cerotti.
La gente, lo graffiava involontariamente, quando riusciva a toccarlo o voleva prendere le sciarpe. In qualche posto nel Midwest, ho preso e portato fuori con la forza, una signora che aveva raggiunto Elvis e lo aveva notevolmente graffiato.
Mentre la portavo fuori, eccitata, lei urlava alle sue amiche “Guardate, ho la pelle di Elvis”. Era allucinante.

STORIA #23

Denise Sanchez, una ragazzina di 8 anni di Santa Fè, New Mexico, era una grande fan di Elvis da quando aveva 4 anni. Dopo le vacanze di Natale del 1971, le venne diagnosticato un cancro. Doveva esserle amputata una gamba e una parte dell’anca, per bloccare l’estensione del cancro. In brevissimo tempo, il cancro arrivò ai polmoni. I medici smisero di farle la chemioterapia a cui si stava sottoponendo, stabilendo che non c’era più niente da fare.
Parecchi mesi dopo, la madre di Denise, Trudi, scoprì che Elvis si sarebbe esibito ad Albunquerque il 19 Aprile 1972. La signora Sanchez riuscì ad avere 2 biglietti. La figlia fremeva dalla gioia.
Il giorno del concerto era vicino, quando Denise ebbe una ricaduta e venne data la terribile notizia, che nelle sue condizioni non poteva affrontare 65 miglia per vedere ELvis. La ragazza pianse per parecchi giorni e pregò sua madre di portarla, comunque allo show, perché voleva vedere Elvis in persona prima di morire. Alla fine sua madre e il medico decisero di accontentarla.
Due giorni prima dello spettacolo, la Signora Sanchez venne chiamata dal giornale locale che voleva scrivere la storia di Denise. Trudi andò al Albuquerque Journal e parlò con la giornalista Grace Marie Prather. La Signora Prather organizzò un incontro con il Colonnello Parker, nel primo pomeriggio del giorno dello show. Parlarono, a lungo, con Parker delle condizioni di Denise e del suo desiderio di vedere Elvis. Parker chiese loro di andare all’Hilton Hotel alle 4 e avrebbe valutato cosa poteva fare. Trudi portò all’appuntamento, le sue figlie Denise e Paula, nonché due loro amiche, Emma e Blinda Cantu. Anche la giornalista andò per poter documentare l’incontro. Il Colonnello le istruì di essere presenti allo spettacolo alle 5, così Denise avrebbe potuto incontrare Elvis dopo il concerto.
Tutto il gruppo guidò fino al Tingley Coliseum e per loro, erano stati riservati posti speciali. Denise, per tutto lo spettacolo, era in fremito, ansiosa che finisse la performance, per poter incontrare il suo idolo. Durante l’intervallo, il gruppo delle Sanchez fu invitato nella dressing room di Elvis. Denise era in ansia e aveva paura della reazione di Elvis, per la sua gamba e l’anca mancanti, e la testa senza capelli. Elvis guardò la bambina e si inginocchiò davanti a lei, e la baciò sulle guance. Disse a Denise che era molto carina, Trudi iniziò a piangere. Non riusciva a credere quanto Elvis fosse tenero con sua figlia e vide quanto lui la faceva sentire felice e viva. Denise, timidamente, srotolò un poster del Re e gli chiese un autografo. Elvis lo firmò: “To Denise – Love You, Elvis Presley” Denise gli chiese di cantare una canzone per, al suo rientro sul palco. Quando iniziò la seconda parte del concerto, Elvis dedicò la prima canzone “You Gave Me A Mountain”, a Denise. Spiegò a tutto il pubblico, “Questa canzone è per una bambina molto speciale che ho appena incontrato nel backstage – Denise.
Denise era emozionata e pianse durante tutta la canzone.
Quando Denise tornò a casa, disse alla madre di non pensare di lavarle il viso e quindi togliere i baci di Elvis. Tre giorni dopo, non si era ancora lavata il viso. Al quarto giorno, finalmente sua madre la obbligò a lavarsi il viso.
Elvis, per un breve momento ha reso la sua vita più bella, con questa sua dimostrazione d’amore per aiutarla, farla sentire meglio e alleviare il suo dolore.

Ultima Modifica di hurt : 08-12-2007 08:34
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