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Vecchio 29-08-2006, 14:39
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Exclamation Intervista A Jerry Schilling

Questo è un libro che vorrei leggere!!!

Intervista con Jerry Schilling 18 Agosto 2006

Jerry ha un suo intuito…… Era uno dei pochi ragazzi che diceva ad Elvis la verità (George Klein)

Jerry Schilling ricorda il momento in cui è cambiata la sua vita. Aveva 12 anni e una partita di football, in caldo pomeriggio del Luglio del 1954. Il ragazzo che stava di fronte a lui aveva una pettinatura ordinata e imbrillantinata all’indietro, e indossava un paio di jeans, una maglietta bianca ed un sorriso. .... Elvis.

“Era il modo migliore di atteggiarsi senza dare l’impressione di avere un atteggiamento” disse Schilling, 64 anni “Da Roy Rogers a Marlon Brando. Per tutta la mia vita avevo cercato di essere come chiunque altro.”

Così inizia il racconto di Schilling, nel suo libro, su un’amicizia durata 23 anni: Me and a Guy Named Elvis: My lifelong Friendship with Elvis Presley.

Schilling il membro più giovane della Memphis Mafia – un mix di amicizia, sostegno e guardia del corpo – oltre ad essere stato un manager musicale, un editore di films, produttore televisivo e di documentari e Presidente della Memphis and Shelby Country Music Commission.
Dona ad Elvis quella stessa fiducia, che lo ha portato ad essere quello che è oggi. “Ero un ragazzino timido che non parlava molto, che rispetto a quella volta, ha certamente recuperato. Elvis mi ha dato una certa fiducia.”

Schilling è diventato amico di Bono, John Lennon e altre celebrità. “Elvis mi ha dato il passaporto per questo”

D. Di sicuro hai una vista spettacolare dalla tua casa.

JS : Elvis l’ha comprata per me.

D. Puoi dirci qualcosa circa le droghe?

JS: Penso che sia già stato detto abbastanza. Tutto è stato espresso con le prospettive soggettive, e non merita altri commenti. Red, Sonny e Dave hanno esagerato e hanno messo le cose, completamente al di fuori del loro contesto.

D. Che cosa pensava Elvis del libro? (Elvis What Happened)

JS: Mi disse che qualsiasi cosa fosse stata scritta su di lui, era già stata scritta. Perciò, personalmente, non lo infastidiva poi così tanto. Quello che lo infastidiva era che questa volta usciva dall’interno, da amici con cui era stato buono e a cui aveva dato molto. Questo feriva il suo orgoglio. Pensava anche, che un sacco di altre persone sarebbero state ferite, come sua figlia Lisa, o Vernon, o persone che lavoravano con lui. Perciò penso che sia stato molto imbarazzante per lui, estremamente imbarazzante.

D. Sai se Elvis ha letto il libro?

JS: No, Questo è sempre stato come un puzzle. So che era a conoscenza di certe cose che c’erano nel libro, ma non so se l’ha letto.

D. Billy Smith dice di no

JS: Non credo che l’abbia letto. Conoscendo Elvis, e il fatto che non amava nemmeno vedere i suoi films, dubito che l’abbia letto. Non credo che l’avrebbe voluto leggerlo.

D. A parte l’apparente tentativo con John O’ Grady di parlare a Red e Sonny, cercando di convincerli a non pubblicare il libro, per quanto tu ne sappia, Elvis non ha mai fatto grossi sforzi, per bloccarlo, nel senso di chiamare Sonny e Red?

JS: Sì, ha chiamato Red

D. So che ha chiamato Red una volta, ma secondo il libro, lui disse di procedere con qualsiasi cosa stessero facendo.

JS: Questo è stato, dopo aver creduto che avrebbe potuto convincerli a non pubblicarlo. Elvis non è mai stato il tipo di persona da chiedere a qualcuno di fare qualcosa che non voleva. Se conoscevi Elvis, e sono sicuro che Red lo conoscesse, il semplice fatto che abbia chiamato Red era, a dire “Hey, è andata troppo per le lunghe” Ma non l’avrebbe fatto per dire“Red, ti prego, non scrivere quel libro”. Avrebbe umiliato se stesso. Ma la verità è che lui ha chiamato e parlato con Red, questo era il modo di Elvis per scusarsi. Era talmente sensibile che non riusciva a convivere on il risentimento, troppo a lungo.

D. Perché pensi che Red, Sonny e Dave siano stati licenziati?

JS: Non so esattamente il perché, sospetto per una serie di ragioni che sono successe tutte in una volta. So solo che Elvis me ne parlò dicendomi che, semplicemente, si erano allontanati, che non erano più interessati alle stesse cose. Cosa che, d’altra parte, era legittima. Credo che Elvis si fosse stancato dell’iper protezione, anche se, sicuramente, ci sono stati dei momenti che ne aveva bisogno.

D. Ho sentito dire e credo che questo includa anche te, che i ragazzi erano dei parassiti.

JS: Non mi tocca.

D. Tu ti sei tolto, sei andato via e hai fatto le tue cose. Giusto?

JS: Qualche volta, ma sono sempre tornato. Era per seguire cose mie. Infatti una volta stavo parlando con Lamar e dissi “Guardiamoci in faccia, Elvis è una grossa parte della nostra vita e lo sarà sempre!

D. Quello che sto chiedendo è, sec’era un feeling genuino oppure Elvis era una polizza di garanzia?

JS. Come la vedo io, è che ho sempre ammirato Elvis, persino prima di conoscerlo di persona. Ci sono tanti momenti di noia in un lavoro, così come ne abbiamo avuti noi. Tanto tempo in cui dovevi avere una tua forza interiore per sostenere questo genere di vita. Dici a te stesso, sto conducendo questa vita ed è l’unica cosa che so. Cosa succede se mi licenziano? Ma credo che quasi tutti coloro che hanno lavorato per Elvis, prima di tutti erano amici. Tutti noi, gli originali prevalentemente avevamo il lavoro, in seguito all’amicizia. Non era come diceva Elvis: “Ho bisogno di un ragioniere”.
Ho iniziato nella sicurezza, assistendolo in alcuni films, anche fino all’uscita, e poi, negli ultimi cinque anni, sono diventato il suo incaricato alle pubbliche relazioni personali. Quello è stato il lavoro che mi ha offerto in occasione dell’ incontro con Nixon. Quella volta ero con lui. Me lo propose e, sul momento ho rifiutato perché l’idea di tutto quel tempo passato a fare niente, se non guardare ripetutamente film, non mi attraeva.
Dissi: “Come pensi che mi senta, siamo tornati a Memphis e stiamo là seduti per tre mesi e guardiamo films tutta la notte” E’ stato così grande!! Disse solo: “Come pensi che mi senta io, faccio la stessa cosa.” Più tardi mi mandò una lettera in cui mi nominava suo manager per le pubbliche relazioni personali. E le biglie hanno incominciato a girare, di nuovo. Ho promesso a me stesso che se mai fosse diventato come un lavoro, lo avrei lasciato perché non volevo che interferisse con la nostra amicizia. Non solo abbiamo lavorato assieme, ma vissuto assieme. Credo che il gruppo che lavorava con Elvis si sia innalzato, senza rendersi conto, si era elevato a guardare alle necessità, di modo che Elvis potesse vivere la vita che lui voleva viverla, e credo che questo gruppo abbia fatto in modo che potesse averla.


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Vecchio 29-08-2006, 14:40
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Predefinito Re: Intervista A Jerry Schilling

D. Perché pensi che Elvis si sia creato la sua cerchia e non ha mai fatto, veramente, qualcosa di concreto, come hai detto tu, se non andare al cinema? Pagava la gente perché gli stesse intorno? A me sembra piuttosto irreale.

JS: Prima di tutto, la gente intorno a lui era un assortimento molto particolare. Di base, credo che il gruppo fosse un riflesso di Elvis. Parliamo di un ragazzo, un grande intrattenitore molto conosciuto e che era un bel ragazzo. Oltre che essee piuttosto sveglio, nessuno stupido avrebbe affrontato il mondo come ha fatto lui. Quest’uomo aveva una tale profondità, che sicuramente, doveva andare al cinema, per potersi togliere le cose dalla testa. Noi lo sapevamo. Abbiamo fatto cose infantili, quando eravamo già uomini adulti. Era un modo per evadere. I films erano veramente una grande risorsa per lui ed è diventato uno stile di vita.
Una volta eravamo pronti per andare in vacanza in Europa. Per lui era chiaro e deciso. Mi disse che l’avremmo fatto, saremmo andati. Poi ebbe un incontro con il Colonnello che gli ricordò che se l’avesse fatto, senza fare, prima, una conferenza stampa per i fans, questi ci sarebbero rimasti molto male. Così, a quel punto abbiamo dovuto optare per le Bahamas. Tu mi chiedi perché non ha fatto le cose, come gli altri, nella sua posizione, avrebbero fatto? Questo ne è stato un semplice esempio. Perché c’era sempre qualcuno o qualcosa che avrebbe messo i bastoni tra le ruote.

D. Pensi che le cose sarebbero andate in altro modo se il licenziamento di Red, Sonny e Dave fosse stato gestito diversamente?

JS. Si, credo che il licenziamento non sia stato gestito bene. Capisco la loro rabbia e la condivido. Se Elvis fosse venuto da me e me ne avesse parlato, gli avrei detto la mia disapprovazione. Non mi meraviglio che i ragazzi fossero arrabbiatissimi, era stato gestito in un modo totalmente sbagliato, ma, allo stesso tempo, se tu conoscevi la natura di Elvis, sapevi che, vista la sua sensibilità, lui non l’avrebbe fatto. Non avrebbe potuto guardare quei ragazzi e dire “Sei licenziato”. Tuttavia allo stesso tempo, sono convinto che due e probabilmente tutti tre, oggi, sarebbero di nuovo a lavorare per lui.

D. Pensi che avrebbe chiesto loro di tornare?

JS: Sicuramente, ma è stata gestita male ed è mia opinione, che avrebbero potuto contestare la cosa, procedendo a fare tutto il necessario, ma, più di tutto, penso che non avevano il diritto di andare da un editore e degradare l’immagine dell’uomo.

D. C’è niente che vorresti aggiungere??

JS. Si. Ho detto prima quanto ammiravo Elvis, prima di incontrarlo. Auguro a tutti di capire quello che ho capito io conoscendolo: non era solo un ragazzo in più, ma un amico molto speciale, potevi sempre contare su di lui. Allo stesso tempo, era un uomo molto speciale, ma era anche un essere umano e da essere umano poteva sbagliare qualcosa. Un uomo va giudicato per quello che ha fatto. E’ stato un uomo che ha reso felici molte persone nel mondo, ha portato molta gioia nel mondo e ha dato al mondo un sacco di libertà. Ha osato essere diverso. Inoltre era un uomo che non ha mai fatto veramente soffrire nessuno. Ha fatto molto del bene e se ha ferito qualcuno, ha ferito se stesso e non è stato intenzionale. Ma credo avesse il diritto di farlo. Penso che, quando è morto, il mondo ha perso tanta magia e non credo che sarà più la stessa cosa.

Storie da un amico

Il libro scritto con lo scrittore di musica freelance Chuck Crisafull, unisce la storia di Elvis in quanto superstar, con il backstage personale di Schilling nel rapporto tra lui e il Re. Scrive di momenti felici con Elvis, incluso quando è nata sua figlia Lisa Marie. La sua rabbia quando Schilling si trovò preso da donne alle quali era interessato anche Elvis e viceversa e le sue frustrazioni onnipresenti, vista l’impossibilità di interpretare film seri e portare avanti la sua creatività.

George Klein, l’amico di vecchia data di Elvis, ha detto:” Jerry aveva un intuito che molte persone non hanno. Era uno dei pochi che, ad Elvis, diceva la verità. Credo che guardi le cose con un’angolazione diversa perché ha passato con Elvis molto tempo di qualità ed Elvis rispettava la sua opinione su molte cose.”



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  #3  
Vecchio 29-08-2006, 14:41
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Predefinito Re: Intervista A Jerry Schilling

George Klein, l’amico di vecchia data di Elvis, ha detto:” Jerry aveva un intuito che molte persone non hanno. Era uno dei pochi che, ad Elvis, diceva la verità. Credo che guardi le cose con un’angolazione diversa perché ha passato con Elvis molto tempo di qualità ed Elvis rispettava la sua opinione su molte cose.”

Kevin Kane presidente della Memphis Convention and Visitors Bureau, ha detto: “Questo libro ci mostra Elvis come un ragazzo normale che era un vero amico. Ci sono storie che non si sono mai sentite prima”.

Schilling aveva un anno quando la madre morì a 27 anni, di febbre reumatica e visse, principalmente, con i suoi nonni fino a 12 anni e poi si trasferì insieme a suo padre. Jerry e il suo fratello maggiore, Billy Ray Schilling, primo Capo della polizia e Sceriffo di Shelby, sono stati lontani per molto tempo.

“Avevo dei sogni” dice Schilling “Uno di questi era di frequentale la Humes High, prima che di incontrare Elvis. La banda marciava lungo la Leath Street, suonando una parata natalizia. Questa era la cosa più eccitante che avessi visto nella mia vita. Ricordo quelle uniformi bianche e arancio.”

Schilling che frequentava la Holy Names, che si trovava a poca distanza dalla casa dei nonni, amava anche ascoltare il deejay Dewey Phillips che suonava rock and roll nella trasmissione radio “Red, Hot and Blue”. “Era quel suono eccitante che era pericoloso e quindi, vietato”.

Una sera, Phillips presentò una canzone incisa da un ragazzo che si chiamava Elvis Presley e che frequentava la Humes. “Oggi, tutti hanno un CD. Quella volta, che non conoscevo nessuno a Memphis, Tenn. che possedesse un disco. Ma, pensa, un ragazzo che vive sulla via in fondo alla mia? E’ stato eccitante.”

Phillips metteva il disco That’ All right (MAma) sempre più spesso e poi intervistò Elvis. “la leggera balbuzie, non so se era James Deanish o Brando. Quella volta è successo che ho detto una piccola preghiera: Vorrei poter incontrare quel ragazzo.”

La preghiera di Schilling fu esaudita alcuni giorni dopo quando Red West, un altro giocatore di football alla Humes, chiese a Schilling se voleva giocare a football con lui e altri ragazzi più grandi, nel Guthrie Park. “Ascoltavo tutto quello che diceva Re, Era l’eroe. Gli altri ragazzi erano anonimi. Fino alla consultazione”.

La cosa interessante … e questa prima impressione mi è rimasta per lungo tempo…. Era che Elvis, non era facilmente avvicinabile. Aveva questa specie di distacco e inoltre aveva quello sguardo negli occhi e forse un piccolo sorriso. Pensai a James Dean, quello a cui non vuoi avvicinarti per dargli una pacca sulla spalla, cose del genere.

“La gente fa films dischi e inizia ad acquisire quell’immagine di star. Elvis aveva questo nel 1954. Io, invece, avevo 19 anni e nessun disco in classifica”

10 anni dopo, Schilling andò a lavorare per Elvis, anziché finire il suo primo semestre al college e diventare insegnante di storia. Ha lavorato per lui per 11 anni. Ed è stato un portatore della bara al suo funerale nel 1977.

D. Che cosa ha convinto Schilling a scrivere un libro su Elvis?
JS: “Non ho mai detto che non l’avrei mai fatto, ma ce ne sono talmente tanti. Dopo che Elvis ci ha lasciato, per me era importante continuare la mia vita, per quanto difficile visto che lui c’ era sempre stato, lì per me. Dopo la sua morte, per due anni non ho mai concesso interviste. All’inizio era troppo difficile.”

Schilling decise di scrivere un libro 2 anni f
JS:“Il mio scopo era di raccontare l’aspetto umano. Esiste questa grande icona e per molti aspetti è una buona cosa, ma la parte umana, personale, sensibile, dell’ amico Elvis si è persa in questa immensa immagine. Ho deciso di scrivere la mia vita insieme al mio amico, secondo il mio punto di vista.”

D. Un’immagine forte del libro, è quando Schilling vede Elvis con una maschera di ossigeno camminando a braccetto con suo padre, Vernon Presely, a Graceland.
JS: “Io avevo 21, 22 anni. Lo conoscevo da 10 anni. Avevano giocato a football e andavamo al cinema ogni sera. Al parco dei divertimenti …. I salti dalle macchine con il viso sporco di fuliggine…. Non mi era mai capitato di vedere Elvis in altro modo, se non quello di un grande. Ero qui a Graceland da solo e vedo Vernon ed Elvis scendere dalle scale. Vernon teneva ad Elvis questa maschera di ossigeno. Sembrava così malato. Vernon appariva così preoccupato. Più tardi ho scoperto che, poco prima, era stato all’ospedale una settimana per fare degli esami e delle radiografie. Si accorse che ero scioccato. Si tolse la maschera e con un sorriso disse, “Ragazzo, questo smog della California raggiungerà anche te.”

Elvis non diceva mai a Schilling che cosa c’era che non andava.
J.S“Quando stava male, non voleva mai farlo sapere, Voleva che si prestassero cure agli altri, chiunque fosse”.

La parte umana di Elvis, nella storia scritta da Schilling, viene evidenziata in quella volta che si sono ubriacati a Las Vegas.
JS:“Era divertente, in un modo adorabile. Rideva, Rideva così tanto che è caduto più volte per terra. Se avessi dovuto scegliere un ubriaco tra i presenti, avrei scelto Elvis Presley”

Ma Elvis beveva raramente, dice Schilling.
JS: “Le due o tre volte che l’ho visto e io avevo partecipato insieme a lui, non riusciva a reggere il male postumo. Penso che fosse importante il fatto di aver visto cosa succedeva ad alcune persone….non della famiglia… ma parenti. Non ne ha mai parlato, ma lo capivo.

Il libro “Me and a Guy Named Elvis” non è un libro sinistro o malizioso.
JS: “E’ vero, ci sono alcune altre situazioni che avrei potuto mettere, alcune scene che avrebbero catturato l’attenzione. Puoi sempre andare da un estremo all’altro, io invece volevo che la gente conoscesse il mio amico come lo conoscevo io, dove giorno dopo giorno, in cui

c’era una base d’amore, paura, tentazione, generosità, con tutte queste cose. Questo sarebbe potuto essere bello se avessi parlato dell’icona, ma io ho scelto di parlare della sua parte umana.

Schilling e sua moglie Cindy, vivono ancora nella casa, che Elvis gli comprò nel 1974, sopra la collina del Sunset Boulevard. Dopo avergli dato la casa, Elvis disse: “Jerry, tua madre morì quando avevi un anno. Non hai mai avuto una casa. Voglio essere quello che ten e dà una.”

D. Schilling era il miglior amico di Elvis?


JS: No, ma sicuramente ero uno di loro!
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Vecchio 29-08-2006, 15:06
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Predefinito Re: Intervista A Jerry Schilling

Che carino... deve essere un libro davvero sincero..
Grazie Hurt!
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  #5  
Vecchio 29-08-2006, 15:07
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grazie hurt,un documento interessante ke conferma le mie impressioni riguardo a schilling e scopre altri attimi ke nn sapevo vissuti dal re.GRAZIE!!!!
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  #6  
Vecchio 29-08-2006, 15:12
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Predefinito Re: Intervista A Jerry Schilling

Ogni intervista ci offre qualcosa di più, ma questa mi conferma l'opinione positiva che ho verso questo membro della MM.

Ho sempre pensato lui volesse l'unico a voler veramente bene ad Elvis e soprattutto ..... SPASSIONATAMENTE
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  #7  
Vecchio 29-08-2006, 15:15
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Predefinito Re: Intervista A Jerry Schilling

parlerei di lealtà e rispetto!!!!!
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  #8  
Vecchio 29-08-2006, 15:19
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Predefinito Re: Intervista A Jerry Schilling

Complimenti Hurt .
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  #9  
Vecchio 29-08-2006, 15:45
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Predefinito Re: Intervista A Jerry Schilling

rischio di essere ripetitiva ma...grazie hurt!!!
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