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  #401  
Vecchio 29-07-2007, 08:16
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ARTE E CULTURA A PICCOLE DOSI

Pescara - Oltre ottocento visitatori hanno ammirato la mostra 'Viaggio nel mondo degli occhiali' proveniente dalla Galleria Guglielmo Tabacchi e in esposizione a Pescara nel Palazzo Imperato dell’Ottica Barberini.

La mostra ha suscitato molti consensi tra i collezionisti e gli appassionati degli occhiali che non hanno voluto perdere l’occasione di osservare i rari pezzi di antiquariato esposti e gli occhiali appartenuti a personaggi famosi dal calibro di Elvis Presley, Elton John e Madonna.
Ecco le foto!
http://www.grazielvis.it/forum/showt...680&highlight=
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  #402  
Vecchio 29-07-2007, 08:47
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Grazie Angelo

Non solo non avevo collegato le due notizie internet, ma mi era anche sfuggito che avevo postato queste bellissime foto???

HAnno fatto sicuramente un bel lavoro
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  #403  
Vecchio 02-08-2007, 08:03
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Dalla rivista GRAZIA




Che cosa hanno in comune Madonna, Marilyn Monroe, Francis Ford Coppola e un’altra dozzina di celebrità?



Io direi il vino. Non sto diventando pazzo, non allarmatevi! Stando ai fatti sembra che le celebrità del del cinema, della musica, dell’arte e dello sport stiano sempre più abbracciando questo mondo tutto particolare. Madonna Louise Veronica Ciccone, una delle artiste femminili di maggior successo al mondo, è stampata sulle etichette di cinque varietà di vini: Pinot Grigio, Pinot Noir, Gewurztraminer, Cabernet Franc e Chardonnay. Il produttore è suo padre Tony Ciccone, proprietario della Ciccone Vineyard & Winery, che ha pensato bene di sfruttare l’immagine della popstar per creare un brand che è diventato molto popolare. Prezzo? Dai 25 ai 40 dollari!
Anche Marilyn Monroe, il ’sogno proibito’ per milioni di appassionati di cinema, la ritroviamo in etichetta, precisamente su una bottiglia di Merlot. Ben alt(r)i i prezzi in questo caso: una bottiglia di Marilyn Monroe Merlot del 2002 quota a partire dai 199,99 dollari.


Ma c’è chi va oltre e diventa celebrità/produttore. E’ il caso di Francis Ford Coppola, il regista che ci ha incantato un po’ tutti con Il Padrino, possiede la sua cantina dal nome Niebaum-Coppola Estate dove produce Merlot, Syrah, Cabernet e altro. E sembra che sia anche un esperto del settore:
Per non parlare poi dei golfisti che sembrano siano attirati dalla bevanda più degli altri. Greg Norman produce vino in Australia, mentre Ernie Els in Sud Africa. La lista è interminabile, vi elenco altre celebrità del vino giusto per avere un’idea: Sam Neill, protagonista di Un grido nella notte, Jerry Garcia dei mitici Grateful Dead, Dan Aykroyd dei Blues Brothers, Wayne Gretzky, il più forte giocatore di ice hockey di tutti i tempi. Mi viene l’affanno, ma continuo: Robert De Niro e Leonardo Di Caprio sono proprietari terrieri e dopo il botto avutosi con Sideways, il film sul vino californiano, sembra che la moda stia letteralmente esplodendo tra i big di Hollywood. Anche Bob Dylan ed Elvis Presley sono finiti in etichetta per semplici ragioni commerciali. Ciliegina sulla torta? Savanna Samson, la pornostar di Rocco Meats an American Angel in Paris, produce Sogno Uno, un vino molto italiano composto da Cesanese, Sangiovese e Montepulciano (per vedere una video intervista clicca qui) A ben vedere il vino è abbastanza trasversale, no?

Che altro dire? C’è chi di Coppola vede un film e chi preferisce berne un vino, no?
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  #404  
Vecchio 03-08-2007, 07:22
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Da IL SOLE 24 ORE


26 giugno 2007





Dal Boogie-woogie al primo Elvis: Parigi celebra il rock'n'roll

di Francesco Prisco



Anno 1939. Mentre la follia omicida della Wehrmacht travolge l'Europa, in America i pianisti afroamericani Albert Ammons, Pete Johnson e Meade Lux Lewis cominciano la loro carriera discografica: è l'esplosione del fenomeno Boogie-woogie, musica da ballo prodotta da neri che incontra il favore del pubblico bianco. Anno 1959. Mentre lo scacchiere politico del Vecchio continente obbedisce alle ferree logiche della Guerra fredda, negli States precipita l'aereo privato che trasporta le rock star Buddy Holly, Ritchie Valens e Big Bopper. Il tutto mentre il "Re" Elvis Presley è in Germania a prestare il servizio militare, irrimediabilmente lontano dal suo ribellismo giovanile.

A questo ventennio ricco di cambiamenti musicali e – soprattutto – culturali è dedicata la mostra "Rock ‘n' roll 39-59", in corso alla Fondation Cartier di Parigi fino al 28 ottobre. Un allestimento senza precedenti che raccoglie dischi e oggetti d'epoca, documenti editi e inediti, foto d'arte e memorabilia: l'approccio non è storico, ma addirittura archeologico. E nessuno al mondo, in tema di rock, si è mai cimentato con un'operazione simile.

«Prima di Elvis c'era il nulla», diceva John Lennon. Affermazione per certi versi condivisibile, se consideriamo l'impatto rivoluzionario che Presley esercitò sulla cultura musicale (perfezionò un accattivante quanto originale "cocktail" di blues e country), sulla società (era pur sempre il bianco che cantava come un nero) e sull'economia (con lui i giovani cominciarono ad "esistere" come target per l'industria, pubblico cui destinare musica, cinema, libri e abbigliamento). Ma è pur vero che, in natura come nell'arte, nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma.

Ecco allora spuntare i debiti tutt'altro che trascurabili che la musica dell'incontrastato "Re" del Rock ‘n' roll ha nei confronti del Blues (ruvida esternazione di malinconia sepolcrale per chitarra e voce), del Country (prodotto dell'immaginario celtico e cristiano dei bianchi che abitavano gli Stati del Sud), dei Gospel battisti e delle innumerevoli musiche da ballo che tra gli anni Quaranta e i Cinquanta trascinavano in pista gente di ogni razza, religione e credo politico d'America. E' innanzitutto questo il territorio indagato dalla mostra della Fondation Cartier. Ma ci si spinge oltre: i vari Charlie Gillett, Peter Guralnick, David Halberstam, Greil Marcus, Florent Mazzoleni e Robert Palmer che hanno collaborato al progetto si spingono fino a ritroso sino all'esplosione del Boogie-woogie, quella variante pianistica del primo Jazz che per la prima volta lanciò un ideale ponte di collegamento tra la cultura afroamericana e il pubblico dei bianchi.

C'è insomma l'ampio e complesso immaginario che ha anticipato il 1954, l'anno del "Big bang" del Rock ‘n' roll, raccontato innanzitutto attraverso le fotografie di maestri del genere come Alfred Wertheimer, Bruce Davidson, Marion Post Wolcott, Ernest C. Whiters e William Eggleston. Mette quasi soggezione "Goin' Home", ritratto fotografico a firma di Wertheimer che ritrae un Elvis di ritorno a Memphis subito dopo aver registrato (siamo nel 1956) a New York il 45 giri "Hound dog"/"Don't be cruel". Come pure è emozionante trovarsi a due passi dalla prima chitarra acustica di Buddy Holly, personalizzata con nome e cognome proprio alla maniera di "the Pelvis". Tra i manifesti d'epoca spicca quello che nel '39 esaltava le performance di Jimmie Lucenford, scalmanato eroe dell'era swing tanto da poter essere considerato un rocker ante litteram, ma emoziona anche quello che nel '53 pubblicizzava uno show del countryman di Hank Williams, meglio noto come "Mr. Lovesick Blues", un gigante che avrebbe lasciato una lunga scia d'influenza nella musica popolare statunitense.

Ci sono i leggendari Juke-box Wurlitzer degli anni Quaranta, oggi preziosissimi giocattoli per collezionisti, ed una futuribile (per l'epoca) Cadillac, sogno di ogni teenager americano degli anni Cinquanta alle prese con il ballo di fine anno. In una piccola cabina è stato addirittura ricostruito uno studio d'incisione simile a quello della leggendaria Sun Records di Memphis, dove i vari Jerry Lee Lewis, Carl Perkins, Johnny Cash e ovviamente Elvis Presley mossero i primi passi. All'interno di essa si possono ascoltare stralci di prove in studio e rare interviste radiofoniche. Abbondano rarissimi dischi d'epoca, come il 78 giri in cui Elvis interpretava "You're a heartbreaker" (1955).

E' come se un pezzo della Memphis postbellica si fosse realmente trasferito a poche centinaia di metri dalla Senna. Basta dare un'occhiata in giro, respirare il profumo del vinile e sintonizzarsi sulla giusta lunghezza d'onda emozionale per sentire risuonare quel motivo conturbante: «Well, since my baby left me/ I found a new place to dwell/ It's down at the end of lonely street/ at Heartbreak Hotel». Come diceva qualcuno, il "Re" se n'è andato, ma non è stato dimenticato.

"Rock ‘n' roll 39-59", Parigi, Fondation Cartier
Dal 22 giugno al 28 ottobre 2007
Catalogo: Éditions Xavier Barral
Peri informazioni: +33 0142185650
http://fondation.cartier.com
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  #405  
Vecchio 03-08-2007, 07:28
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L’erede di Sinatra ammalia New York

di Silvia Kramar - venerdì 03 agosto 2007, da New York

Ironico, gigione, seducente con le donne e maligno con i loro mariti. L’altra sera Michael Bublé, l’erede di Frank Sinatra, ha entusiasmato il pubblico del prestigioso Radio City Music Hall. Dove il «crooner» si è fatto accompagnare da quattordici incredibili musicisti, per intrattenere un pubblico di qualche anno più adulto del trentunenne cantante canadese con la voce d'oro. Una voce che, insieme alla sua classe di «entertainer</B>» vecchia maniera e di fenomeno musicale, ne ha fatto il nuovo re della tradizione musicale americana pre-rock.
Ascoltando Bublé, le signore in abiti lunghi, gli uomini in giacca e cravatta (come lui), un'aria da ufficio e abiti forse troppo sexy per le cinquantenni, gli americani tornano al tempo in cui Las Vegas, Atlantic City e il Radio City newyorchese offrivano la voce di quei Frank Sinatra, Dean Martin o Tony Bennet...
Certo, Bublé si giova della perfetta campagna pubblicitaria che i suoi due padrini, Paul Anca e David Foster hanno allestito già da qualche anno. Ma tutto questo non basterebbe a farne l'erede di Sinatra e Bennet.

Mercoledì Bublé ha flirtato con le donne, ricordando agli uomini che anche lui è fatto di testosterone.
Certo, quarant'anni fa Bennet o Sinatra non avrebbero mai osato camminare tra il pubblico e farsi baciare, rivelando poi sul palco, che una lady gli aveva accarezzato il sedere «mandandolo in brodo di giuggiole». Ma anche quando si atteggia a «bad boy», Bublé si fa perdonare, anzi piace forse di più. Basta che intoni un brano qualunque, magari del suo terzo album Call me irresponsible, salito al primo posto nella classifica pop americana, per ricordare a tutti che la sua voce, seppur giovane, non ha eguali nel mondo dello swing. Harry Connick Junior gli si avvicina, ma Bublé è unico.

Mercoledì sera, ad esempio, ha stuzzicato il pubblico femminile dedicando un brano alle donne che avevano tradito il marito con un uomo più giovane (alcune sono saltate in piedi alzando le mani), e poi cantando Me and Mrs. Jones, scritta nel 1972 da Billy Paul. Poi è stata la volta di una perfetta imitazione di Elvis Presley con That's all right
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  #406  
Vecchio 03-08-2007, 07:30
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Da Rockol

Una statua di Elvis ad Honolulu: ‘Era uno di noi’

Grazie ad una statua in bronzo, l’immagine di Elvis Presley non morirà mai alle Hawaii.
Elvis si esibì tre volte sull'arcipelago durante la sua carriera ma il concerto che tenne nel 1973 ad Honolulu, in diretta televisiva, fu un evento memorabile per gli abitanti di questa località.
La statua di dimensioni naturali raffigurante l’artista è stata installata nel luogo in cui si tenne lo show, nel Neil Blaisdell Center.
Durante l’inaugurazione il sindaco di Honolulu, Mufi Hanneman, ha dichiarato: “Non era originario di queste terre, ma lo abbiamo adottato come uno di noi”.


(02 Ago 2007)
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  #407  
Vecchio 03-08-2007, 07:35
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L’erede di Sinatra ammalia New York

di Silvia Kramar - venerdì 03 agosto 2007, da New York

Ironico, gigione, seducente con le donne e maligno con i loro mariti. L’altra sera Michael Bublé, l’erede di Frank Sinatra, ha entusiasmato il pubblico del prestigioso Radio City Music Hall. Dove il «crooner» si è fatto accompagnare da quattordici incredibili musicisti, per intrattenere un pubblico di qualche anno più adulto del trentunenne cantante canadese con la voce d'oro. Una voce che, insieme alla sua classe di «entertainer</B>» vecchia maniera e di fenomeno musicale, ne ha fatto il nuovo re della tradizione musicale americana pre-rock.
Ascoltando Bublé, le signore in abiti lunghi, gli uomini in giacca e cravatta (come lui), un'aria da ufficio e abiti forse troppo sexy per le cinquantenni, gli americani tornano al tempo in cui Las Vegas, Atlantic City e il Radio City newyorchese offrivano la voce di quei Frank Sinatra, Dean Martin o Tony Bennet...
Certo, Bublé si giova della perfetta campagna pubblicitaria che i suoi due padrini, Paul Anca e David Foster hanno allestito già da qualche anno. Ma tutto questo non basterebbe a farne l'erede di Sinatra e Bennet.

Mercoledì Bublé ha flirtato con le donne, ricordando agli uomini che anche lui è fatto di testosterone.
Certo, quarant'anni fa Bennet o Sinatra non avrebbero mai osato camminare tra il pubblico e farsi baciare, rivelando poi sul palco, che una lady gli aveva accarezzato il sedere «mandandolo in brodo di giuggiole». Ma anche quando si atteggia a «bad boy», Bublé si fa perdonare, anzi piace forse di più. Basta che intoni un brano qualunque, magari del suo terzo album Call me irresponsible, salito al primo posto nella classifica pop americana, per ricordare a tutti che la sua voce, seppur giovane, non ha eguali nel mondo dello swing. Harry Connick Junior gli si avvicina, ma Bublé è unico.

Mercoledì sera, ad esempio, ha stuzzicato il pubblico femminile dedicando un brano alle donne che avevano tradito il marito con un uomo più giovane (alcune sono saltate in piedi alzando le mani), e poi cantando Me and Mrs. Jones, scritta nel 1972 da Billy Paul. Poi è stata la volta di una perfetta imitazione di Elvis Presley con That's all right
bublè è un bleff!!!!
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  #408  
Vecchio 03-08-2007, 10:03
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Musica: Festival Europeo Per Elvis Presley a 30 Anni Da Morte

Adnkronos - Mer 1 Ago - 16.48 Berlino, 1 ago. - (Adnkronos/Dpa) - Fervono grandi preparativi a Bad Nauheim, piccola localita' tedesca vicino a Francoforte dove Elvis Presley ha fatto il militare, per l'organizzazione della tre giorni di "European Elvis Festival" in ricordo dei 30 anni dalla morte del re del Rock 'n' Roll, il 16 agosto 1977 a Memphis.

Gli organizzatori hanno spiegato che il tributo canoro di tanti artisti al capostipite di uno stile che ha segnato un'epoca sara' durante un concerto rock che durera' tutta la notte del 16 agosto. Ma sono in programma anche tour guidati ai 'luoghi di Elvis' e verranno proiettati diversi suoi film. Dal 1958 al 1960 Presley ha indossato la divisa della Terza divisione corazzata Usa di stanza a Freiburg, ma viveva fuori della base militare, nelle vicinanze di Bad Nauheim.
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  #409  
Vecchio 04-08-2007, 07:38
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Elvis, a 30 anni dalla scomparsa - il business sbarca sul web

Cosa farebbe la musica pop senza gli anniversari? Elvis Presley morì il 16 agosto del 1977: oggi avrebbe 72 anni, e se fosse qui sarebbe una star molto probabilmente tirata dai lifting, e ancora in grado di catturare la sua parte di folle, vista l'imperante gerontocrazia nel settore. Nessuna famiglia di una star scomparsa è stata così abile come la sua a coltivarne la memoria, la storia, la statura di precursore del rock'n'roll, la figura di sex symbol nel cinema e sul palco.
Graceland, la sua residenza di Memphis, con il giardino nel quale è stato sepolto, è una sorta di Disneyland che con il tempo ha visto assottigliarsi un poco le file dei visitatori: ma non in questa stagione. In questi giorni, sotto un caldo terrificante, sono tornate ad allungarsi le file dei pullman che portano i curiosi in gita per la villa e nello shopping center dove tutto è marchiato Elvis - dai calzini ai pigiami alla carta igienica - , e la moquette della casa-museo torna ad esser calpestata da migliaia di piedi.
La ricorrenza tonda della morte è il sale della ripresa di interesse. La Sony-BMG ci ha investito pesantemente, dagli Stati Uniti fino alla Cina (dove il cofanetto "Elvis in the Movies" viene venduto a 100 euro nel mercato degli appassionati), dalla Polonia all'Inghilterra dove sta per cominciare una campagna destinata a riportare the Pelvis nella classifica dei singoli. Informa Billboard, a questo proposito, che per la prima volta sarà possibile scaricare da Internet i singoli del re del rock.
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  #410  
Vecchio 04-08-2007, 07:44
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“Elvis: Viva Las Vegas”, per celebrare il Re
I


l prossimo 16 Agosto ricorrerà il 30° anniversario della morte di Elvis Presley, avvenuta nella sua Graceland.
Per l'occasione arriveranno nei negozi una serie di uscite discografiche, dalle canzoni dei film (‘Elvis And The Movies'), alla classica raccolta con 52 canzoni (‘Elvis: The King') fino alla più interessante, quella che raccoglie le esibizioni realizzate durante il periodo passato a Las Vegas in occasione del suo ritorno sulle scene dopo la parentesi hollywoodiana: “Elvis: Viva Las Vegas” conterrà 15 brani registrati dal vivo durante i primi anni nella Città del Peccato più la title track che arriva direttamente dalla colonna sonora del film omonimo.
Sul numero di Agosto di Rockstar è presente un lungo e approfondito articolo sulla vita di Elvis Presley, siamo andati in pellegrinaggio a Memphis a vagare nelle stanze di Graceland incontrando centinaia di fan venuti ad onorare il Re, intervistando amici, colleghi e persone che hanno lavorato nello staff di Elvis.
Per chi fosse interessato a ‘vedere' la storia di Presley non dovrebbe perdersi il documentario che andrà in onda questa sera alle 20:00 su Discovery Civilisation: “Elvis: The Complete Story” è un lungo viaggio attraverso fotografie e racconti, filmati storici ed esibizioni, è il giusto filmato per chi si avvicina a Presley per la prima volta.

Di seguito un estratto dall'articolo presente su Rockstar di Agosto

SULLE TRACCE DI ELVIS
di Andrea Morandi

«Non dirmelo, scommetto che sei qui per andare a trovare Elvis» sorride il poliziotto dell'aeroporto di Memphis sfogliando il passaporto.
L'estate del trentesimo anniversario della morte del Re è già iniziata e la cittadina del Tennessee si prepara ad essere invasa da una pacifica folla di pellegrini in visita al loro beniamino. È così ogni anno, aumenta per le ricorrenze rotonde come questa: tre decenni dopo la fine di Elvis, colpito da un attacco cardiaco nel bagno di Graceland il 16 agosto 1977, a quarantadue anni compiuti.
Memphis è divisa tra la sua eredità, quasi completamente bianca, e quella nera del blues, cresciuto nella via principale di Beale Street, dove oggi si alternano band di ogni tipo. Camminando per la città, la presenza di Elvis è ovunque: ci sono i negozi che vendono i suoi vestiti, i ristoranti che cucinano i suoi piatti preferiti, la statua davanti all'Orpheum Theatre, e poi i luoghi reali, come Lansky, dove Elvis comperava gli abiti, o Schwab, la merceria dove si vendevano i 45 giri, o, appena fuori, i leggendari studi della Sun Records, dove iniziò l'ascesa con la prima incisione.
Ma Memphis, meno di un milione di abitanti sulle rive del Mississippi e un passato glorioso nell'economia rurale degli Stati Uniti, non è solo Elvis: ci sono anche B.B. King e Memphis Minnie, gli studi della Stax e Soulville, il fiume dov'è morto Jeff Buckley e la casa dov'è nata Aretha Franklin, il museo del cotone e il motel dove è stato ucciso Martin Luther King.
Un grande passato, ma un piccolo presente. «Ultimamente in città hanno chiuso molti negozi, la crisi economica si fa sentire qui nel Sud - dice il tassista di colore con un sorriso amaro - il Presidente Bush non ha fatto molto per noi».
Alla domanda se sia mai stato a Graceland, scuote la testa, dice no e alza le spalle come se la cosa, in fondo, non lo riguardasse da vicino. Probabilmente è così. Anche se Elvis, a inizio carriera, venne definito come il bianco più nero mai esistito.
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