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  #11  
Vecchio 13-06-2008, 14:52
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Predefinito Re: Steve Binder Racconta Il Comeback ‘68

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perlanera Visualizza Messaggio
Ecco il tipo di persona che Elvis doveva avere accanto....Secondo me avrebbe fatto rinascere il suo amor proprio.
Ti quoto in pieno perlanera.
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  #12  
Vecchio 03-12-2008, 11:45
hurt hurt Non in Linea
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Predefinito Re: Steve Binder Racconta Il Comeback ‘68

Visto che oggi 3 Dicembre 2008 segna il 40° anniversario della messa in onda dello ’68 Comeback special della NBC, ho pensato di riprendere questo topic per completarlo con alcune domande/risposte tra i fans e Steve Binder, il vero artefice della rinascita di Elvis.

Il “ripescamento” di questo topic offre, a chi fosse sfuggito, anche la possibilità di leggere questa dettagliata intervista a Steve Binder



************************



Melissa chiede: Come hai reagito nel momento in cui Elvis è salito sul palco del Comeback?

SB. Prima avevamo registrato senza il pubblico e fatto le riprese, con un’infinità di stop and go. Non avevo idea come fosse andata la sequenza dell’apertura con la chitarra, fino a quando non abbiamo finito di mettere insieme i pezzi.
Devo dire che la prima volta che ho incontrato Elvis nel mio ufficio al Sunset Blvd, ho pensato, immediatamente, di trovarmi di fronte a qualcuno di “speciale”.
Quando abbiamo preparato le parti del concerto con il pubblico presente, mi sono reso conto che Elvis stava trovando la strada di casa, realizzando anche che il motivo per cui i suoi fans lo amavano tanto e apprezzavano il suo talento, non era per merito della RCA e del Colonnello o della pubblicità, ma esclusivamente suo.

Caroline chiede: Qual’è stato l’approccio con Elvis per dare inizio al Comeback ’68?

SB. Mi era stato chiesto di produrre e dirigere lo special della NBC, il cui produttore esecutivo sarebbe stato Bob Finkel. A quel tempo ero in società con Bones Howe, che già produceva artisti come The Fifth Dimension e The Association, oltre ad aver seguito, agli inizi, la parte tecnica di un album di Elvis.
Howe pensava che Elvis ed io avremmo lavorato bene insieme.
Mr. Finkel pensava che lo special si sarebbe potuto fare solo se ad Elvis veniva affiancato ad una persona giovane.
La verità è che Elvis aveva paura di fare televisione, anche se il Colonnello e la NBC avevano fatto un accordo per uno special natalizio. Quando dico che Elvis aveva paura della televisione intendo dire che proprio Elvis mi aveva confessato di essere molto rilassato quando registrava in studio, mentre, al contrario, la televisione non era il suo “ambiente”. Ricordo di avegli risposto: “Allora tu registra un album e io ci metto sopra le foto”. In seguito Elvis mi raccontò che con quella mia risposta gli avevo tolto un peso e si sentiva le spalle meno pesanti.

Loverdoll chiede: Hai avuto l’impressione che, nonostante la paura e il nervosismo che dimostrava sul palco, Elvis fosse ben cosciente di essere quello che era e chi era?

SB. In quel momento, credo che Elvis non ne fosse così sicuro. Mi aveva detto che erano anni che non appariva più in pubblico e non era sicuro che il pubblico del ’68 l’avrebbe accettato. Quella è stata la cosa più importante di tutto lo special per me: vedere Elvis che riscopriva se stesso!

Gigi chiede: Dal momento che il 68 Special ha tanti momenti speciali, c’è un segmento particolare che preferisci?

SB. Sì il sit.down. Ho registrato per due intere ore di improvvisazione con due gruppi diversi di pubblico. Sin dall’inizio, il mio obiettivo era fare quei segmenti e cioè mostrare al pubblico il vero Elvis.
Da anni ormai il Colonnello pensava che per proteggere la carriera di Elvis doveva tenerlo lontano dal pubblico. Elvis aveva girato un sacco di films, che lui non amava particolarmente e logicamente non erano certo davanti ad un vero pubblico. Nessuno aveva la possibilità di sentir parlare Elvis, se non per qualcosa che era stato scritto da altre persone.
Invece io volevo che il mondo vedesse com’era Elvis, senza che nessuno gli dicesse cosa fare o cosa dire. Quando, per la prima volta, ho incontrato il Colonnello negli studi della MGM, mi aveva detto che nello special Elvis avrebbe dovuto dire solo “Salve” all’inizio dello show e “Buon Natale” alla fine. Quando gli spiegai che io invece volevo portare le telecamere nel backstage del camerino di Elvis e riprendere una jam session improvvisata, (per giorni mi avevano detto che era impensabile proporre una cosa simile al Colonnello) Parker rifiutò la mia idea, perché non voleva che i fans vedessero Elvis in quel modo. Alla fine, dopo averlo tormentato abbastanza, mi autorizzò a ricreare quello che, succedeva in camerino ogni sera, avvisandomi che, qualora il risultato non gli fosse piaciuto, avrebbe distrutto i nastri.
Ci è andata bene che gli sia piaciuto quello che ha visto!!

Elvisnybakke chiede: Sig. Binder, ho già parlato con lei una volta e lei, facendomi una bella descrizione di Elvis al centro del palco con il pubblico intorno a lui, disse “Elvis era come una tigre in gabbia”.
Le chiedo: l’dea è stata sua oppure è derivata da un collaborazione con altri?

SB. E’ nata da una vera collaborazione tra me e il mio art director Gene McAvoy.
Avevamo montato il palco per fare solo un segmento, con dietro l’orchestra. Sto parlando del pezzo in cui Elvis canta un medley dei suoi successi.
Non ricordo se io o Gene, in quel momento, abbiamo pensato che un palco piccolo avrebbe costretto Elvis a muoversi all’interno come un animale in gabbia. Mi immaginai un ring dove due pugili combattono. Spiegai ad Elvis che anzichè cantare in piedi impalato, doveva sentirsi libero di muoversi e andare dove voleva e io l’avrei seguito con la telecamera.
Mi piacciono anche tanto le riprese fatte da dietro. Quando alla fine, sono riuscito a convincere il Colonnello a farmi registrare i segmenti dell’improvvisazione, non avevamo più tempo per costruire un nuovo set ed eravamo anche usciti dal budget di spesa. Così Gene ed io abbiamo deciso di usare lo stesso set, ma riempiendolo con un pubblico di fans. Qualche anno dopo, Frank Sinatra ha fatto uno show sfruttando la stessa idea.

ShainaQ chiede: Perché pensi che Elvis, dopo il ’68 Special, non abbia più cantato “If I Can Dream”?

SB. Non lo so. Forse “If I Can Dream” era talmente speciale per lui che non voleva rovinarla cantandola in continuazione

Jackie chiede: Durante la preparazione dello special, c’è qualcosa che avresti voluto catturare di Elvis? Per fare un esempio: la jam session nel camerino deve essere stata qualcosa di talmente incredibile da farne un filmato”

SB. Hai fatto centro!! Rimpiango che quel giorno non ho potuto filmare la jam session nel camerino. La mia idea originale era di riprenderli di nascosto, in modo tale che né Elvis né gli altri capissero di essere ripesi. Come una candid camera.
Mi ritengo comunque fortunato che abbiamo registrato la session sul palco, nonostante non fosse in programma mentre si costruiva lo special, la sceneggiatura e si sceglieva le canzoni che Elvis avrebbe dovuto cantare. Quando ho avuto quel privilegio di trovarmi del camerino, mentre facevamo la loro jam session, ho detto a me stesso: “Questa cosa è meglio di qualsiasi altra cosa sia stata messa nel copione. Devo registrarla!”

Epcrazy chiede: Come sei riuscito a vincere con il Colonnello, dove altri avevano fallito? Sappiamo che, alla fine, hai vinto tu!

SB. La risposta è che quella volta ero giovane ed ingenuo.
Tutto quello che volevo fare era un grande special per Elvis!
Se avesse voluto aver il controllo su di me e farmi fare quello che voleva lui, il Colonnello non sarebbe riuscito a corrompermi con niente e lui l’ha capito.
Quando mi chiedono chi era il Colonnello, dico sempre che era il mago del mago di Oz. Si nascondeva dietro a sipari in cui le luci si accendevano e si spegnevano, ma non era attaccato a niente.
Non ho rancori verso il Colonnello, ma so che voleva essere l’unico a mantenere il controllo su Elvis.
Durante la registrazione dello special, avrei voluto essere una mosca per ascoltare le conversazioni tra il Colonnello ed Elvis. Sono sicuro che Elvis, in qualche modo, gli abbia detto che gli piaceva quello che facevo e di non interferire…… anche se, di fatto, alle volte ha cercato di farlo.

Russ 99 chiede: Tutti sappiamo quanto Elvis, sulla sua musica e sulle sue perfomances, fosse un perfezionista.
Qual’ è stata la difficoltà, per un giovane regista, nel dirigere un talento incredibile come Elvis Presley?

SB. A dire la verità, Elvis è stato una delle star più facili che io abbia avuto in tutta la mia carriera. Ho sempre ritenuto che un regista e una star dovrebbero mettere da parte il proprio ego e fare il massimo per ottenere il miglior risultato possibile. Non ricordo che, durante tutta la produzione, tra noi ci sia stato mai un solo confronto o scontro. Credo che il motivo fosse che io rispettavo il suo talento e lui il mio.
Secondo me ci vuole molto tempo per guadagnare la fiducia di una persona, ma Elvis sapeva che io non lo avrei mai deluso.

EP FAN chiede: Mi chiedevo... qual’ è stata la tua reazione e quella di Elvis, quando camminando in strada, nessuno riconobbe Elvis?

SB. L’uscita sul Sunset Boulevard fu determinata dal fatto che un giorno gli chiesi, secondo lui, cosa sarebbe successo se l’avesse fatto. Sorridendo, Elvis mi rispose che non lo sapeva. Mi chiese cosa ne pensassi e gli risposi che non sarebbe successo niente.
Eravamo nel 1968 e ormai erano passati i tempi in cui i fans si strappavano i vestiti.
Qualche giorno dopo, Elvis entrò nel mio ufficio per provare con il direttore d’orchestra Billy Goldenberg. La prima cosa che mi chiese fu di uscire e andare con lui di fronte all’edificio. Così uscimmo e non successe niente: nessuno urlava il nome di Elvis o cercò di avvicinarlo. Dopo circa 5 minuti mi disse che avevo ragione e che era sufficiente così.
Quello che non gli ho mai detto è che, a mio avviso, nessuno si era reso conto che quell’uomo fosse il vero Elvis!!
A Hollywood, Las Vegas, Graceland o in altre posti del mondo, in continuazione si vedevano e tuttora si vedono uomini che cercano di vestirsi come Elvis ed assomigliare a lui.
Sono sicuro che tutto sarebbe andato molto diversamente, se ci fosse stato un cartello che diceva “Elvis è qui” o una campagna pubblicitaria che informasse che Elvis si sarebbe trovato sul Sunset Blvd a quell’ora. Probabilmente qualche pazzia sarebbe successa.
Però quello che, nei primi giorni di pre-produzione, mi interessava di più era guadagnarmi la fiducia di Elvis e, come dissi a lui, questo stava succedendo giorno dopo giorno. Questa è la cosa più importante quando si lavora con una artista!
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  #13  
Vecchio 03-12-2008, 11:56
carmen carmen Non in Linea
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Predefinito Re: Steve Binder Racconta Il Comeback ‘68

GRAZIE HURT!!!

ci hai fatto un bel regalo!!!!!!
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  #14  
Vecchio 08-12-2008, 17:41
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askme askme Non in Linea
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Predefinito Re: Steve Binder Racconta Il Comeback ‘68

Ad Elvis serviva uno Steve Binder ogni 2 anni, ci voleva in continuazione uno che stimolasse Elvis e gli proponesse delle sfide,in modo che si rimetesse in gioco spesso.
Il torpore di Las Vegas, gli ha offuscato il gusto per le sfide,anche impossibili.
Volevo segnalare che l'Aloha ha fatto più spettatori dello sbarco sulla Luna.
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  #15  
Vecchio 08-12-2008, 19:22
hurt hurt Non in Linea
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Predefinito Re: Steve Binder Racconta Il Comeback ‘68

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Ad Elvis serviva uno Steve Binder ogni 2 anni, ci voleva in continuazione uno che stimolasse Elvis e gli proponesse delle sfide,in modo che si rimetesse in gioco spesso.
Il torpore di Las Vegas, gli ha offuscato il gusto per le sfide,anche impossibili.
Assolutamente vero!!!
Avesse incontrato altri Steve Binder, tutto sarebbe andato diversamente!
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  #16  
Vecchio 08-12-2008, 21:32
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askme askme Non in Linea
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Predefinito Re: Steve Binder Racconta Il Comeback ‘68

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Assolutamente vero!!!
Avesse incontrato altri Steve Binder, tutto sarebbe andato diversamente!

Questa è una grande colpa del colonello,non avere capito cosa servisse per il suo cliente.
Ed Elvis non ha avuto la forza di imporsi sulle scelte musicali, e cinematrografice appropriate.
Forse uno dei motivi per cui Elvis tornava di rado nelle classifiche negli ultimi anni stà anche in questa sua mancanza di forza.
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