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Vecchio 18-04-2007, 14:06
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Exclamation Intervista A Red West - Da non perdere

INTERVISTA A RED WEST
La prima intervista a Red West da quando è uscito il controverso libro
“Elvis What Happened?”

L’incontro si è tenuto, presso la convention di un fan club Inglese, nel 3 Novembre 1999. La prima parte è una conversazione tra Todd e Red, la seconda parte consiste in una serie di domande a Red.

Uno dei più grandi desideri di Elvis era fare un tour Europeo e venire in Inghilterra. Principalmente quando eravamo in Germania, Bill Haley apparve in un auditorium a Francoforte e ci andammo anche noi, stando nel backstage. Bill Haley cantava Rock Around The Clock, Elvis comparì appena da dietro la tenda e tutto l’auditorium lasciò la sala e ci raggiunse dalla porta laterale. Quella fu l’unica volta che apparve in Europa, ma avrebbe sempre voluto farlo. Molti suoi fans inglesi vennero a Las Vegas. Lui avrebbe voluto parlare con loro e questa fu una delle cose che …… il più grande errore che lui abbia mai fatto, è stato non venire qui, in modo tale che voi poteste vederlo e lui avrebbe visto quanto voi l’amavate.

D. Abbiamo molte domande da fare a Red che gli faremo tra una pietanza e l’altra.
Ma andiamo indietro ai primi anni. Si dice che tu salvasti Elvis dall’essere picchiato alla Humes Highschool, quando un gruppo di ragazzi voleva tagliargli i capelli. E’ vera questa storia e se sì, com’è successo?

RW. E’ vera, anche se un po’ diversa. Elvis aveva un lungo ciuffo, basette lunghe e vestiva con abiti appariscenti e naturalmente era un target per tutti i bulli. Un giorno alcuni ragazzi alla Humes High School stavano per tagliargli i capelli, per farsi vedere grandi o sentirsi grandi. Fortunatamente entrai nel bagno e intervenni, fermandoli. Suppongo che la cosa lo abbia colpito, perché un paio d’ anni più tardi, dopo l’uscita del primo disco di Elvis, lui venne da me e mi chiese se mi sarebbe piaciuto andare con lui, credo fosse a Grenada, Mississippi. Io accettai e, da quella volta, rimasi con lui sempre, fatto salvo per due anni, quando entrai nei marines.
Io ed Elvis eravamo grandi amici. Poi successe qualcosa che…… Voglio parlare dei periodi felici e di questo nostro modo di stare insieme, perché questi superano i momenti brutti. Abbiamo vissuto bei momenti, momenti di grande divertimento e, secondo me, non ci sarà mai nessuno che potrà eguagliare Elvis. Lui è stato un mio buon amico e io lo ricorderò sempre così.

D. Deve essere difficile vivere all’ombra di qualcuno che è così amato, così adorato e venerato. C’è mai stato un momento in cui hai pensato “Vorrei essere io” oppure eri felice di stare all’ombra?

RW. Per niente al mondo avrei voluto essere al suo posto. Sono sciocchezze. Chiunque avrebbe voluto avere quello che lui aveva, l’adorazione e i soldi. Quello che intendo è che, nella vita, immagino tutti vorrebbero raggiungere un traguardo come questo, cioè avere quello che lui aveva e dire “No, non mi cambierei con lui” è una cosa difficile da capire. Lui aveva tutto questo, però non aveva la privacy che avrebbe dovuto avere, questa è la cosa più importante che è successa ad Elvis. Era prigioniero della sua carriera.

D. Essere come un prigioniero è una sorta contrapposizione a ciò che avrebbe fatto? Pensi che fosse troppo spaventato o fosse così radicato in lui, il fatto che doveva essere protetto e protettivo, da non potersi addentrare di più nella folla?

RW. No, cercò di farlo. Persino a Las Vegas, dove gente come Frank Sinatra, Sammy Davis, molti altri divi erano in grado di uscire e unirsi ali altri. Potevano scendere e se volevano anche giocare o fare altro. La gente non li assaliva granché. Ma quando Elvis cercò di farlo, una volta, tutto il casino ….. tutti smisero di giocare e lo circondarono solo per guardarlo e vedere cosa stava facendo. Perciò Elvis non poteva uscire e fare quello che la maggior parte delle persone faceva e se doveva fare qualcosa, poteva avvenire solo di notte. Così affittava i cinema di notte, in quanto non avrebbe potuto andare al cinema in modo normale, perché ci sarebbero state folle di fans, che lo avrebbero seguito e sarebbero rimasti al cinema fino alla fine. Questa era una costante. Noi cercavamo sempre di trovare modi diversi per arrivare sul posto desiderato. Lui non voleva ferire i sentimenti di nessuno, l’unica cosa che desiderava era avere un po’ di più privacy.

D. Lavorando nell’ambiente, dove tu, ovviamente, eri ritenuto essere “il grande protettore”, tu, personalmente, ti sei mai trovato in situazioni in cui non avresti voluto esserci?

RW. Anche se voi non l’avete mai saputo, abbiamo sempre avuto i nostri problemi, anche nei primissimi anni. Poi le cose sono diventate un problema reale, perché l’affare ha preso dimensioni più grandi. Sai cosa è successo a John Lennon. Bene, questo avrebbe potuto succedere ad Elvis, molto prima. Infatti le minacce esistevano. Cercammo di tenerle segrete. Negli anni successivi, tutte le minacce che arrivavano, erano prese seriamente. Tutti eravamo con i nervi a fior di pelle. Infatti, una sera a Las Vegas, prima che Elvis salisse sul palco, ne ricevemmo una, e persino l’organizzazione gli disse di non esibirsi quella sera, perché sembrava fondata, ma lui rispose “Non intendo sospendere lo spettacolo, perché qualche tal dei tali mi ha fatto delle minacce”. Le luci sul palco erano ancora spente e il sipario ancora giù, mio cugino Sonny e io gli stavamo vicino e provai uno strano sentimento che non avevo mai provato, perché quando finì l’ultima canzone, si mise in una posizione di karate, abbassandosi moltissimo, in modo tale da diventare un bersaglio piccolissimo. Sonny ed io ci precipitammo fuori e ci mettemmo davanti a lui, aspettando che accadesse quello che sarebbe dovuto accadere. E’ un sentimento strano, ma questo è quello abbiamo fatto verso la fine. Sono successe un sacco di cose, che la gente non conosce.

D. Eravate spaventati? Ed Elvis?

RW. Sì, ma lui fece comunque il suo show. Disse: “Non intendo essere dominato da qualche idiota”, così noi guardavamo ogni movimento, ogni cosa che si muoveva tra il pubblico e alle volte, può essere, che abbiamo reagito in modo eccessivo, ma se l’ho fatto è stato quando non ho fatto in tempo ad essere presente sul posto.

D. Eri sempre su di giri? Eri sempre sul chi va là, aspettando il peggio?

RW. Sempre, sempre. Soprattutto dopo queste cose. Avevamo visto cos’era successo a coloro che non erano preparati, perché non pensavano che certe cose potevano succedere. Così noi eravamo sempre pronti ad ogni evenienza.

D. Torniamo ai primi anni. Quando è stata la prima volta che parlasti ad Elvis del suo contratto con il Colonnello Parker? Eri cosciente di quello che stava succedendo?

RW. Non proprio. Non avevo niente a che fare con queste cose. Io mi divertivo e vedevo che il Colonnello aveva molta più influenza ed esperienza nel campo, che tutti coloro che avevano seguito Elvis, in precedenza. Le cose iniziarono subito dopo essere andato con la RCA. Fece lo show di Jackie Gleason con Tommy e Jimmy Dorsey, rendendolo visibile al mondo e non solo nei dintorni. Mi resi conto che stava succedendo qualcosa di grande, ma non immaginavo quanto lo fosse, fino a che non lo divenne.

D. Nei primi anni, Elvis si integrava con le altre stars oppure tendeva a stare in disparte?

RW. Non, quando faceva i tours con i Brown, Hank Snow e quando fece il Louisiana Hayride, Johnny Horton, George Jones …. Qui c’è una storia divertente, prima che mi dimentichi! Elvis aveva 3 dischi alla Hit. Era al Lousiana Hayride e George Jones uscì prima di lui. George Jones, che probabilmente era stato istigato da Johnny Horton e il resto dei veterani, fece tutte 3 le hits di Elvis. Noi, dal backstage, guardavamo tutto e George quando uscì disse: “Mi dispiace, da tanto tempo non ero nella hit” e se ne andò. Elvis uscì sul palco e cantò 3 canzoni gospel, tornò e disse “Andiamocene da questo maledetto posto” Fu divertente! Non in quel momento, ma più tardi ci ridevamo su.

D. Naturalmente, Elvis lavorava con queste persone, ma socializzava con loro?

RW. Certo. A casa avevamo una foto dei The Browns, che erano un gruppo country, fratelli e sorelle. Avevano una hit che si chiamava “Little Jimmy Brown” ed in casa, avevamo una foto ricordo del matrimonio dei loro genitori e al tavolo c’erano anche Hank Snow, Junior, Floyd Cramer, che formavano un altro gruppo musicale.
Più avanti fu diverso, ma quando era all’inizio amava appendere al muro foto di ragazzi come Jimmy Horton. Dopo lo show, uscivamo a cena, ma più avanti nel tempo, preferiva rimanere a casa sua.

D. C’è stato un momento, in cui ti sei reso conto che Elvis aveva preso coscienza che non avrebbe più potuto uscire, non avrebbe più potuto andare in un locale a mangiare un hamburger, o in un negozio, e fare qualsiasi cosa che è normale per ogni individuo? Questa presa di coscienza arrivò tutta in una volta oppure fu graduale, mano a mano che arrivavano le situazioni?

RW. Ritengo sia stato graduale. Divenne più evidente, quando iniziò a fare cinema, perché diventò ancora più visibile e le persone facevano di tutto per avvicinarlo. Davvero, cominciò che non poteva nemmeno uscire dalla sua area che subito doveva tornare indietro e saltare il recinto. Quando, dopo Love Me Tender, i film divennero tanti, gli diventò sempre più difficile fare vita pubblica.

D. Ritieni che saresti entrato nel mondo del cinema, se non fosse stato perché conoscevi Elvis Presley, e vicino ad Elvis, oppure era quella la strada che volevi prendere nella tua vita?

RW. In verità era quello che io volevo, ma sicuramente non l’avrei potuto fare se non l’avessi conosciuto, perché sono coloro che ho incontrato grazie a lui, che mi hanno aiutato a farne parte, quando, di ritorno dalla Germania, andai direttamente ad Hollywood. Era quello che volevo fare, ma grazie al fatto che lo conoscevo, si sono aperte porte che non si sarebbero mai aperte, così Nick Adams – non so se ricordi Nick Adams – fece la serie che si chiamava “The Rebel”.
Era amico di Elvis. Questo mi aiutò ad aprire la prima porta e poi Robert Conrad che fece “Hawaiian Eye” e Wild Wild West”.
Quando Elvis tornò a casa, ogni domenica, giocavamo a football e veniva tanta gente, tra cui Pat Boone. Ho incontrato queste persone e ho finito per lavorare con loro. Però devo tutto ad Elvis.

D. Questa è una grande affermazione, vero?

RW. Sì, ma è vero

D. Hai avuto difficoltà per imparare oppure ti è venuto naturale?

RW. No, ho studiato con un ragazzo che ancora è con me, Jeff Corey, un attore di vecchio stampo e con Robert Blake con il quale, credo, abbia studiato anche Jack Nicholson. Non puoi andare e recitare. Penso che Elvis sarebbe stato un attore tremendo se avesse avuto la chance di studiare prima, anziché essere buttato dentro il cinema.
Chiunque voglia essere un attore, deve prima studiare. Non puoi metterti davanti ad una macchina da presa, rischi di dimenticarti come ti chiami, come è successo a me!

D. Ti piacevano i film che ha fatto Elvis?

RW. Sì mi sono piaciuti molto i primi, specialmente Blue Hawaii, GI Blues, Flaming Star, ma posso contare sulle dita di una mano quelli che erano buoni, il resto avrebbero dovuto essere buttati. Dimentica che le canzoni erano brutte, i testi erano brutti, ma per chi di voi ha visto Wild In The Country e quelli che ho appena nominato, sa che lui aveva la capacità di recitare, se solo avesse ricevuto un po’ di formazione, oltre farne di più e anche di altro genere.
Rabbrividiva quando doveva fare gli altri, perché non c’era niente in essi che potesse coinvolgerlo.
Wild In The Country, senza dubbio, è stato il migliore che abbia fatto e l’altro girato a New Orleans – King Creole, e fanno due.
King Creole era stato scritto per James Dean e, visto che James Dean era morto Elvis ottenne la parte. Era un ruolo forte e drammatico e ritengo abbia recitato molto bene, poi però, con l’andare del tempo, perse interesse nei film.



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Vecchio 18-04-2007, 14:07
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Predefinito Re: Intervista A Red West - Da non perdere

D. Credo che quando iniziò l’invasione britannica negli States, Elvis e tutti voi, abbiate fatto un passo indietro e vi siate chiesti: cosa sta succedendo, dobbiamo riprendere il nostro posto sul mercato, perché stanno arrivando tutti questi inglesi e si prendono i nostri soldi.

RW. No, Elvis ha sempre detto che c’è posto per tutti. Non se n’è mai preoccupato, e credo tutti sappiano quello che è successo quando i Beatles vennero a casa sua, a Bel Air. E’ stato uno dei momenti migliori e più divertenti che abbiamo avuto. Eravamo seduti, Ringo io e mio cugino giocavamo a biliardo. Ringo era un tipo solitario, gli altri ed Elvis stavano seduti, chiacchierarono tutta la notte e si divertirono.
L’unica cosa, quando era nell’esercito, si sentiva come se avesse le mani legate e faceva le cose di tutti, ma diceva: “Devo farlo, ma spero che si ricorderanno di me quando me ne andrò”. Però non ha mai augurato il male a nessuno o cose simili. Forse hai sentito dire che l’ha fatto, ma non crederci.

D. Penso che quando Elvis era negli studi cinematografici, il tuo compito di protettore che vigila sopra le sue spalle, era meno impegnativo di quando Elvis tornò a fare i concerti live. Inizialmente credo che proteggerlo sia stato relativamente facile, ma una volta in tour, credo sia diventato un incubo.

RW. Nei tour e nelle sue apparizioni in pubblico, eravamo sempre all’erta, ma nei films, giravamo i film con lui. Io ero presente in tutte le scene di scazzottate, che fosse stato per appoggiarlo e combatterlo o combattere qualcun altro. Era divertente, quella volta non ci preoccupavamo, forse andare e venire dagli studios, ma niente di più. Tutti eravamo coinvolti nei film e ci divertivano.

D. Beh credo che quando eravate a Los Angeles, guidando intorno a Beverly Hills e così via, non credo che nemmeno quella volta fosse inusuale vedere persone famose girare con limousines, così il fatto che Elvis Presley girasse per Bel Air, non faceva tanto effetto alla gente, oppure sì?

RW. No, anche se c’era sempre qualcuno che stava al cancello tutta la notte per aspettarlo e vederlo uscire. E appena lo vedevano saltavano sulla macchina e ci seguivano. Era tutta gente che gli voleva bene e non ci creavano veri problemi.

D. C’è niente che ha fatto di cui non vuoi parlare? Hai qualche cosa segreta che voi avete fatto e di cui nessuno sa realmente. Non sto parlando dell’altra cosa, sto parlando di cose normali

RW – quale altra cosa?

D. Come fare a sviare?

RW. Non ne parliamo. A dire il vero non so cosa rispondere. Elvis teneva in casa un tavolo per gioco d’azzardo e credo che la gente non sappia che giocavamo a dadi e un po’ d’azzardo. Ma non c’era niente di veramente strano.

D. Andavate a fare visita a qualcuno o a pescare, o c’era qualcosa che eravate in grado di fare, senza che nessuno vi vedesse. Ecco cosa intendevo.

RW. No. L’unica volta che siamo andati a pescare fu all’inizio della sua carriera. Gli piaceva farlo. Uscimmo con questa barca, suo cugino, la sua ragazza e altri e fu molto divertente. Pescammo, ricordo che presi un pescecane, lui prese un sacco di quei benita, qualcosa del genere. Ma fu all’inizio, fine anni 50 – 54/55.

D. C’e qualche ripresa cinematografica affascinante di Elvis, che fa i provini. Lo accompagnavi sempre quando lo faceva?

RW. No Credo che al tempo ero già nel corpo dei Marines. Doveva essere nel 56/57 quando lui fece il suo primo film. Non ricordo, non ricordo quei giorni per cui credo fosse così – con lui c’era suo cugino Gene – e la prima volta ad Hollywood doveva essere un’esperienza, io speravo di vederlo, ma ero partito per la Marina.

D. Ti manca il fatto di non esserci stato?

RW. No, penso che le cose siano andate nel modo in cui dovevano andare. Certo mi manca quella iniziale profonda trasformazione da Memphis al cinema. Mi mancano i primi 2 e avrei voluto esserci, perché ho visto i films. Fu veramente un periodo pazzo per Elvis perché era giovane e gli arrivava tutto questo. Se l’è gestito bene, ma venni a sapere che ci furono alcuni momenti piuttosto difficili in questi due primi films

D. Per parlare di Las Vegas….. credo che ci siano 3 categorie di fans, quelli degli anni ’50, quelli che amavano i suoi films, perché, che tu lo creda o no, alle nostre feste, suonavamo parecchia di quella musica e anche se, ad Elvis non piaceva, per noi era magica. Ma suppongo sia più facile collegarsi all’Elvis degli anni ’70, che, naturalmente è una combinazione di momenti molto felici, con un Elvis Presley carico nel suo ritorno al live, e momenti molto tristi. Ciò che voglio dire, è che ricordo parecchi anni fa, in una di quelle prime session, c’era un ragazzo dietro a me che disse “Non avrei mai creduto che Elvis Presley prendesse droghe, e il bastardo che gliele prescriveva avrebbe dovuto essere ammazzato”.
Ma per Elvis, la prevalenza della sua vita fu un’esperienza felice?

RW. Sì. E’ quello che dicevo prima. Voglio ricordare i momenti belli perché sono stati eccezionali. Io ero come un fratello, e lui mi era legato come ad un fratello, siamo cresciuti assieme, per un anno alla scuola superiore, fino ad un paio d’anni prima della sua morte. Ci furono tanti, tanti bei periodi.
Come ho detto, avevamo l’abitudine di andare a Biloxi, a pescare, di notte, facevamo quei giochi selvaggi con i fuochi d’artificio, il golf, cose pazze per strada, facevamo dei giochetti per rompere la noia. Guidavamo attraverso la campagna, per andare sopra un ponte. Facevamo queste piccole cose. Pensavano che avemmo dovuto cambiare vita e fare qualcosa di diverso. Tu dicevi: “Pensavo a quello che abbiamo fatto….! Riempiendogli la testa. Al che lui rispondeva: “Oh, va all’inferno” toglieva le scarpe e le buttava fuori dalla finestra nel fiume!!!
Cose così, cose stupide ma che servivano a rompere la monotonia. Ci divertivamo, erano cose folli.
Bill Black, il bassista, era una delle persone più pazze che io abbia mai incontrato.
I primi periodi, passavamo molto tempo sulla strada e sono ben lontani dall’essere considerati periodi bui, anche se i momenti brutti erano brutti davvero, ma abbiamo avuto talmente tanti bei momenti, da superare i brutti. E’ qualcosa che è successo. Adesso ne stiamo parlando e mi fa lo stesso effetto del desiderio di una sigaretta che ho adesso. Io ho un fratello che ha il vizio di giocare d’azzardo. Potrei entrare in questo argomento e dirti che la gente veniva da me e diceva:”Perché non fai qualcosa per fermarlo” Loro non sanno che ci ho provato. Non sanno che sono stato licenziato perché ho cercato di farlo, ma il suo fratellastro e uno dei membri dei gruppi che cantavano con lui, gli riportavano tutto. Quando lo venni a sapere, sfondai la porta con un calcio, gli pestai un piede e glielo ruppi e lui disse “Tu puoi fare quello che vuoi, ma io sto facendo il mio lavoro”.
Elvis, naturalmente, venne a saperlo, ma io me n’ero già andato. Ero con lui dai tempi della scuola, ma, verso la fine, le droghe presero il sopravvento e, in un certo senso, posso capirlo perché non aveva privacy, era annoiato della sua vita….. Fammi continuare……. Partì alla grande facendo apparizioni, poi entrò nel cinema e i film diventarono una noia terribile (te lo dico perché ne parlavamo), le canzoni erano terribili, le sceneggiature erano terribili.
Così andò a Vegas e invece di lavorare metti 5 notti alla settimana e avere due serate libere, oppure sei notti e 1 notte libera, e per un paio di settimane, come Frank Sinatra e chiunque altro, lavorava per 4 settimane, per 7 sere alla settimana e 2 show a notte. Il colonnello stava giù a giocare e a divertirsi.
Diceva: “OK voglio tornare on the road, voglio uscire da qui. I film sono diventati un peso, tutto è diventato un peso. Voglio tornare di fronte ad un pubblico, girare il paese, il mondo”. Il Colonnello cominciò a portarlo sempre nelle stese città. Ogni tour batteva Roinoke, Virginia, Atlanta, Georgia e così via. Lui voleva andare in Australia, in Germania, in qualunque posto che non fosse Roanoke, Virginia e Atlanta, Georgia. E invece niente! E perché il Colonnello faceva questo? Chiesi al Colonnello: “perchè non facciamo un tour in Europa. Perché non possiamo andare in Australia?”
Rispondeva sempre: “Non si riesce a gestire la sicurezza, è impossibile gestire la sicurezza”. Noi non sapevamo che fosse un alieno illegale e non potesse uscire dagli US.
Mi sono sempre meravigliato che non sia mai venuto in Germania, mentre stavamo là. Mandava sempre altre persone. Non ha mai lasciato gli Stati Uniti, una volta arrivato, non li ha più lasciati. E questo faceva soffrire Elvis. Se Elvis avesse potuto uscire e vedere voi e intrattenersi con voi o chiunque altro, sarebbe stato tutto diverso. Invece era prigioniero del suo stesso successo e, lasciamelo dire, il Colonnello l’ha tolto da dove si trovava, ma l’ha buttato dov’è ora.
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Vecchio 18-04-2007, 14:09
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Predefinito Re: Intervista A Red West - Da non perdere

D. C’è un’altra domanda, alla quale ovviamente sei molto incluso, perché ne hai fatto parte. C’è una release, della RCA, l’album “Private Elvis” e so che molte delle cassette, per non dire tutte, le hai fornite tu stesso a Ernst Jorgensen.
Esiste altro materiale oppure adesso ha tutto?

RW. Non credo, a meno che non ci sia qualcosa nella mia soffitta. Avevo un paio di cassette là e ho sentito la voglia di ascoltarle, ma credo non ci sia altro. Credo che queste registrazioni casalinghe, siano le ultime. Non riesco ad immaginare che ci sia qualcos’altro in giro, che possa venir fuori.

D. Questa è una domanda dolorosa. Tutti, nella loro vita, si guardano indietro. Esiste per te un “Solo se” a cui pensi, che sia collegato ad Elvis’?

RW. Naturalmente. Questa domanda c’è sempre! Alla fine, io ho fatto tutto quello che ho potuto, ma ci sono un sacco di cose. Non posso puntare un dito, ma sono sicuro che ci sono un sacco di cose sulle quali potrei dire “se solo”, cose che avrebbero potuto essere diverse, non conosco nient’altro che avremmo potuto fare, alla fine. Abbiamo fatto tutto il possibile.

D. Nella tua vita hai lavorato con molte star. Veramente tante. Chi è il migliore, con chi era il più divertente stare?

RW. Elvis. E’ stato il più divertente di tutti. Ho lavorato con John Wayne ne “The Man Who Shot Liberty Salace” Lee Marvin, James Stewart. Ho lavorato con molte persone. Robert Conrad, ci siamo molto divertiti, era pazzo e tuttora lo è. Ho lavorato come stuntman in “Wild Wild West”, rompendomi tutte le ossa, poi sono stato così fortunato da avere un ruolo in “Black Sheep Squadron”.
Devo dire che Elvis era il più divertente di tutti, perché facevamo tutto con lui. Sul set, facevamo cose che facevano impazzire i registi. Ad esempio, una volta, aveva fatto i capelli tutti lisciati, all’indietro…. Ci volle mezz’ora per rimetterli a posto. Eravamo all’Universal, sul set di “Hunchback of Notre Dame”. Io ero salito sulla passerella con un pallone pieno di acqua. Dopo che il truccatore aveva finito il suo bel lavoro sui capelli di Elvis, appena lui fece alcuni passi, io gli tirai l’acqua. Naturalmente i capelli, scesero sul viso e non vedeva niente! Si girò e tornò girare.
Un’altra cosa, sullo stesso set, Charlie Hodge – qualcuno gli tirò dell’acqua. Si tolse la camicia e la appese su un ventilatore per asciugarla e andò a prendersi un’altra maglietta, venendo ogni tanto a vedere se l’altra era asciutta. Ma ogni volta che andava via, noi bagnavamo la maglietta! E’ durata tutto il giorno!
Mentre giravamo King Creole, Alan Fortas faceva scherzi a tutti, così decidemmo di fargliene uno. Gli abbiamo detto: “Alan, oggi avrai una particina, diventerai attore” vai a truccarti. Così andò al trucco, gli misero un piccolo telo sopra la maglietta, in modo tale da non sporcarla. Gli spiegammo “Siediti qui e non toglierti il telo altrimenti ti sporchi” Così rimase fermo e seduto tutta la mattina, gli demmo una parte da leggere, per essere sicuri che la memorizzasse, e lui rimase fermo e seduto, a studiare la parte. Arrivò ora di pranzo, ci avvicinammo per dirgli: “ Noi facciamo un break e andiamo a mangiare. Dopo il pranzo, ti ritoccavano sempre il trucco perché era possibile che tu avessi la bocca sporca di grasso di pollo o altro. Così, ritoccarono anche il suo trucco e lui rimase seduto tutto il pomeriggio rileggendo quelle quattro righe e aspettando il suo momento. Alla fine della giornata, arrivò il primo assistente e disse “Alan, siamo andati oltre il tempo, lo faremo domani” e noi scoppiammo a ridere. Facevamo in continuazione di queste cose.

D. Elvis era un buon padre? Ha mai cambiato un pannolino?

RW. Mai. Niente gli avrebbe fatto cambiare un pannolino. Avrebbe fatto una confusione incredibile. Non sarebbe stata una cosa che avrebbe saputo far bene.

D. Pensi che se fossero già esistite i centri Betty Ford, Elvis ne avrebbe usufruito volontariamente? Oppure avrebbe continuato a pensare che lui non aveva alcun problema?

RW. Non credo abbia mai capito di avere un problema, ma alla fine aveva sempre il Dr. Nick che stava con lui, oppure un’infermiera o altri. Credo che pensasse che se doveva succedere qualcosa, sarebbero intervenuti in tempo e fatto qualcosa. Molte volte noi abbiamo pensato… se ci fossero stati i Betty Ford Centers, ma anche quando doveva andare in ospedale, cosa che fece spesso alla fine, avrebbe detto “Da cosa pensi che sia provocato tutto questo?” Avrebbe detto che era solo un problema di stomaco, e io gli avrei risposto “Cosa pensi che di causi tutto questo? Non pensi che sia per le cose che prendi?
E poi c’è qualcosa che mi viene in mente: tornando indietro a quanto ti ho raccontato circa i miei calci alla porta, quando pestai il piede di quel ragazzo.
Quando questo arrivò alle orecchie di Elvis, lui mi chiamò e disse “Voglio che lasci in pace questa gente. Io ne ho bisogno” Io dissi “Tu hai bisogno di questo?” E Lui “Sì ne ho bisogno” e io “Bene, ne hai fatto a meno per molti anni” e lui “Ma adesso ne ho bisogno” e poi quando tornammo dal tour, andò a Las Vegas e suo padre mi chiamò, e anche Sonny e Dave Hebler e disse “Dobbiamo tagliare le spese. Mi dispiace per voi ragazzi, dovete lasciare” Io me ne sono andato, ma ho cercato.

D. Ovviamente sei un uomo molto forte, e te lo dico perchè circa 10 minuti fa, quando mi hai dato un colpetto sulla testa, pensavo tu mi spaccassi il cranio. Sei forte e anche io volevo raccontarti una storia divertente. In verità, non fu divertente quella volta, ma va condivisa. Nel 1972, raccogliemmo un gruppo di fans per portarli negli States, per vedere un concerto di Elvis Presley a Las Vegas. Fu bellissimo, meraviglioso, veramente. Il Colonnello fu molto ospitale con tutti e ottenemmo buoni posti per vedere lo show.
Suppongo che il vero errore che abbiamo fatto fu l’anno successivo, quando decidemmo di tornare. L’Hilton di Las Vegas non era così tollerante a quel tempo, perché c’erano 250 persone dalla Gran Bretagna che non avevano intenzione di giocare al casinò, ma volevano solo vedere Elvis. Tutti avevano la prenotazione e il posto riservato. Di colpo questi posti riservati vennero cancellati, uno per uno, così non potemmo andare all’Hilton.
Avremmo potuto entrare, ma non vedere lo spettacolo.
Quello che dovevamo fare era far leva sul fatto che alle spalle avevamo un’organizzazione forte perchè, nel gruppo, c’erano 2 persone- una del Daily Mirror, il giornale nazionale inglese e un dick jockey che si chiamava Tony Prince che faceva parte di Radio Luxembourg. Decidemmo di andare alla radio di Las Vegas e raccontare che 25 inglesi erano stati tagliati fuori dall’Hilton di Las Vegas. Peraltro io ero in confidenza con Emilio colui che aveva combinato i posti e mi disse: prendi 250 nomi e mandali *****!
Così entrai con Tony Pince (il ragazzo di Radio Luxembourg che fece finta di essere quello della BBC) e prendemmo 250 nomi. Non il loro vero nome. Su alcuni pezzi di carta scrivemmo altri nomi, dicendo a quelli del nostro gruppo di ricordarsi i nomi fittizi. Naturalmente c’era un sacco di nomi ebrei, tipo Bullombergs e la gente non se li ricordava, così si vede l’intero gruppo, con vestiti C&A molto evidenti con, di fronte, la loro targhetta, con indicato il nome vero, in modo tale da poter accedere alla showroom.
Per me fu un trauma, per la mia prima moglie anche, perché era traumatizzata dal fatto che il 90% del tempo che sono rimasto a Las Vegas, ero al bar perché, non potevo entrare.
Quando arrivò il fotografo, con un contrassegno del giornale britannico (che era il giornale musicale New Musical Express) noi eravamo ammassati aspettando il Colonnello. In quel momento, il Colonnello era piuttosto incazzato, visto che l’Hilton l’aveva rimproverato. Non eravamo certo i benvenuti, ed Elvis non sapeva che eravamo là. Per noi tutti fu una cosa traumatica. La mia prima moglie, che sia benedetta, decise di dire ad Elvis quello che pensava di quanto stava succedendo, al fine di proteggermi! Adesso tu (Red) non puoi ricordarlo, ma tu la tirasti via buttandola addosso al muro! Credo che di queste cose te ne siano successe continuamente.

RW. Sì e mi ricordo di questa cosa. Quello che successe è perché non avevate i biglietti, cioè dopo essere arrivati fin lì per vederlo, c’era tutta una confusione all’Hilton?

D. Non c’era alcuna confusione, ognuno aveva il suo modulo di prenotazione ma qualcuno - forse c’erano stati dei cambiamenti al management dell’Hilton – qualcuno aveva deciso che la gente che doveva sedersi ai posti del casino dovevano essere i giocatori e 250 persone in una sala da 2000 posti a sedere è più del 10%. Credo che volessero sfruttarci come business, perciò, sicuramente non ci volevano lì. Fu l’unica volta che non riuscii a trovare Parker e così fummo costretti ad inventare questo trucco. Inventammo questa cosa, ma mi venne detto che se avessi ancora cercato di farlo, ci avrebbero buttato fuori!

RW. Sì c’erano un po’ di persone a Vegas! E mi dispiace per te.
Però ti voglio raccontare qualche storia. Una ragazza stava in un separè al centro. Quando c’era Elvis, mettevano dei tavoli, lunghi tavoli, giusto davanti al palco. Elvis aveva fatto un bellissimo spettacolo, quella sera. Il sipario era abbassato, e io stavo uscendo, Sonny anche usciva, camminando lungo il sipario. Una ragazza con una minigonna saltò dal tavolo e corse verso Elvis.
La vidi e, visto che il sipario era abbassato, lei mi saltò sulla schiena, Elvis naturalmente si fermò un attimo e scoppiò a ridere, continuando a camminare, ma lei cercava di oltrepassare e così la raggiunsi. La presi tra le braccia e sentii applausi e fischi. Tutti si divertivano e io mi meravigliavo su quanto succedeva. Mia moglie mi raccontò che quando venne nel backstage e la presi, la trattenevo tra il sipario, tenendo le mie braccia intorno a lei, per evitare che scappasse. A quel punto la sua gonna si sganciò e non c’era niente sotto! Tutti i ragazzi si misero ad urlare…… tienila Red!

Un’altra volta una ragazza correndo giù dai tavoli, cadde sul grembo di un ragazzo e la sua parrucca volò via. Senza rallentare, si alzò, si rimise i riccioli in testa e continuò!
Non so se hai sentito la canzone live di Elvis “Are you lonesome tonight”. In questo caso, c’era un ragazzo seduto e aveva un toupet sulla testa. Una ragazza che, stava cercando di arrivare ad Elvis, urtò il toupée che volò via.
Elvis stava cantando e questo punto gli sentimmo dire “………. La tua testa calva”. Se ascolti questa incisione, capisci cosa è successo, stava cantando dal vivo, quando, al ragazzo volò via il toupet ed Elvis non riusciva più a proseguire con il resto della canzone. Le voci di accompagnamento non persero un passaggio, continuarono come dovevano continuare, e lui “…. And your bald head…:” E’ da qui che è uscita.



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Vecchio 18-04-2007, 14:09
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Predefinito Re: Intervista A Red West - Da non perdere

D. Naturalmente c’è questa famosa storia su voi tutti che andaste nella showroom dell’Hilton e tingeste i cherubini di nero. Oggi tutti conoscno la storia, ma la domanda che vorrei fare è: dove prendevate il colore, perché a Las Vegas i negozi di colore, non sono facili da trovare?

RW. Nel retro dello stage c’erano delle grandi pile di rotoli di filo elettrico. Dietro a questi c’era tutto il materiale per lo stage, colori e altro.
Noi eravamo nel backstage, lo show era finito e la showroom si era svuotata. Elvis disse: “Voglio pitturare quelli, neri” Così mi tolsi le scarpe e salii su questa cosa alta 20 piedi! Salii, scesi dall’altra parte, presi il colore, lo agganciai alla cintura, tornai indietro e mi rimisi le scarpe e tutti ci mettemmo a pitturarli di nero. La sera successiva sembrava che nessuno l’avesse notato e lui disse :”Voglio farvi notare cosa abbiamo fatto la scorsa notte per cambiare la showroom e farvi conoscere il mio gruppo, the Sweet Inspirations. Tutto è bianco. Non più. Guardate. Dirigete gli spot su queste facce nere. Le Sweet Inspirations si stavano divertendo da morire. E’ andata così.

D. Facevate queste cose per noia o le ritenevi stupide?

RW. Eravamo dispettosi, persino negli ultimi anni. Io pensavo sempre a cose pazze da fare, quella fu una sua idea e fu per rompere la noia, ma anche per divertirci e probabilmente sconvolgere la gente dell’Hilton. Chi avrebbe fatto una cosa simile, invece rimase lì per molto tempo, prima che la cambiasseo. Infatti, l’ultima volta ci sono andato per vedere se c’era ancora, ma l’avevano cambiato.

D. Suppongo che tu conoscessi Elvis Presley meglio di chiunque altro. Cosa pensi farebbe oggi, se fosse arrivato a 65 anni?

RW. Starebbe facendo la stessa cosa che faceva allora. Se noti, almeno io l’ho notato, dopo la morte di Elvis, la musica è cambiata. Non è com’ era allora, in US c’era il country e adesso non puoi chiamarlo country, ma Elvis farebbe ancora Hound Dog e cose così, ancora le stesse cose. Avrebbe cambiato alcuni aspetti, ma farebbe sempre le stesse cose. Non avrebbe cambiato la sua musica.

D. Non ha mai voluto cambiare la sua musica? Non ha mai pensato di diventare un interprete di gospel?

RW. No. Una volta eravamo tra il pubblico e guardavamo Bobby Darin. Bobby Darin, se lo conosci, iniziava con “Splish Splash” poi faceva Frank Sinatra, cercando di somigliare molto a Sinatra. Una sera eravamo tra il pubblico e fece Splish Splash, si fermò a metà canzone e disse …. La faccio dopo…. Quindi ripartì con una delle sue ultime hits, dove sembrava Frank Sinatra. Elvis urlò: “Non abbattere ciò che ti ha portato li!!” Lui si fermò, sapeva chi aveva parlato e disse “Sai cosa, hai ragione” e mi riferisco a questo. Bobby Darin faceva i passaggi da Splish Splash a Frank Sinatra, per ogni tipo di canzone. Elvis era molto imbarazzato quando fece lo show con Frank Sinatra, al suo ritorno dal servizio militare. Cantò una canzone di Frank Sinatra e Frank Sinatra cantò una delle sue. Fu la cosa più terrificante e imbarazzante che gli capitò, perché non era il suo genere di canzone.

D. Tu ed Elvis vi siete introdotti in molti spettacoli a Las Vegas?

RW. Sì in molti. Eravamo là una settimana prima per le prove, poi attraversavamo 4 settimane d’inferno, poi la settimana successiva stavamo a rilassarci e lui andava a vedere gli show, specialmente quelli di Tom Jones. Avrebbe visto più show che poteva, Andy Williams. Prima parlavamo del fatto che socializzava con le persone. Lo faceva. Invitava sempre su Tom Jones e il quartetto era sempre sopra e dopo aver fatto uno show per un’ora e mezza, saliva. Veniva anche Tom Jones e il gruppo e cantavano. Tom Jones deve essere stato un paio di volte, ma Andy Williams, gente come lui, lui amava invitarli e starci insieme di sopra. Questo era quello che facevamo dopo lo show. Elvis cantava sempre, adorava avere lì i quartetti gospel e le Sweet Inspirations. Tutti insieme cantavano canzoni gospel e passavano bei momenti.

D. C’erano tante ragazze?

RW. Ce n’erano a centinaia, infatti, una volta che mia moglie era con me, la feci salire a vederlo. Questo era quello che lui voleva. Voleva un pubblico di persone con cui parlare, faceva le sue citazioni religiose e amava parlare con queste persone. Naturalmente, guardava attraverso la folla per vedere com’erano. Questo faceva parte della norma, per rilassarsi dopo uno show. Voleva avere un sacco di gente, da lui nella suite e quindi c’era sempre tanta gente.

D. Vuoi dirci se Elvis era un cacciatore di donne? Un sacco di donne vogliono saperlo!

RW. OK. C’è un prima e un dopo. Quando andò a Vegas la prima volta, e penso per i primi films, non si salvava nessuna donna, ma negli ultimi anni c’erano Linda o Priscilla. Negli ultimi due anni, non riesco a pensare a nessuno, se non chi c’era al tempo, Linda e l’altra ragazza (non ricordo il nome). Per il resto, le altre erano solo qualcuno con cui parlare. E’ la verità. Penso che stesse invecchiando! Aveva quei libri che la gente gli portava, alcuni piuttosto strani, ma ne era preso più di qualsiasi altra cosa. Iniziò a vedere cose nel cielo e cose simili.

D. Pensi che questo fu deteriorante per la psiche di Elvis, in quel momento? Pensi che alcune persone non dovevano fare quello che hanno fatto?

RW. Queste cose non avrebbero mai dovuto essergli portate, perché la gente che gliele portava era strana e lo è tuttora e lo immersero in altre cose. Era alla ricerca di qualcosa e pensava che fosse in queste cose.

D. Vedi ancora persone come Linda, Ginger e così via?

RW. No. Io, mia moglie e alcuni del gruppo, siamo andati a trovare Linda, perché eravamo in California. Linda è carina, è OK. Lei ha fatto il massimo che poteva, ma il gruppo ormai si è diviso. Io sono stato il primo della Memphis Mafia, poi arrivarono Lamar, Sonny, Marty e Billy. Billy c’era sempre, Billy era come un fratello minore, ma non era coinvolto in tutto quello che riguardava i tour, come lo eravamo noi, fino a che non si è fatto più adulto. Poi lui aveva l’altro gruppo, ci siamo, come dire, separati, sono successe delle cose.

D. Com’era la mamma di Elvis?

RW. Sua mamma era un angelo. Lui la amava molto e lei amava lui, era preoccupata per lui, al punto di ammalarsi. Non ha mai offeso nessuno. Era una donna con una grande forza di volontà e mi è mancata. L’ultima volta che l’ho vista ero nel corpo dei Marines. Ero a casa in licenza. Elvis stava girando King Creole e io andai a Graceland a trovare lei e Vernon. Avevano appena chiamato Elvis. Mi dissero: Elvis vuole che tu prenda un volo e poi torni in treno a New Orleans. Elvis non poteva allontanarsi in quei giorni e stavano finendo di girare a Hollywood. Così andammo e tornammo in treno fino New Orleans. Avevo una settimana di licenza e l’ultima notte sua mamma mi disse: “prenditi cura di Elvis” e io ho preso questa cosa, seriamente per tutta la mia vita.

D. Credi che Elvis avesse bisogno di fare il Comeback 68, per ritornare in pista?

RW. Era frastornato, dopo tutti quei films, era un po’ insicuro e questo era esattamente ciò che gli serviva per capire se esisteva ancora. La cosa che il Colonnello aveva in mente di fare, lo avrebbe distrutto. Voleva che facesse un certo numero di canzoni di Natale! Elvis gli disse: vai al diavolo, io faccio questo, così questo diventò il suo “tastare il terreno”.

D. Hai detto che eravate uniti come fratelli, hai mai litigato con Elvis?

RW. Mai. Mai. Come ho già detto, sua madre mi disse di prendermi cura di lui, di non farlo soffrire. Ci sono state 3 volte che fummo vicino a litigare, ma non avrebbe fatto in tempo a puntare, su di me, una pistola o un coltello, che l’avrei colpito. L’avrei fatto.

D. Ha mai voluto incontrare Marilyn Monroe, quando ne aveva l’opportunità e, che tu sappia, ci sono in giro fotografie di loro insieme?

RW. Avrebbe voluto incontrarla, ma lei era troppo occupata e quindi, non è mai successo.
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  #5  
Vecchio 18-04-2007, 14:10
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D. Elvis aveva qualcuno con cui confidarsi, se non coloro che erano nel libro paga o dipendenti da lui finanziariamente?

RW. No

D. Quando scrivesti il libro che screditava Elvis, lui morì poche settimane più tardi. Ti sei sentito, in qualche modo responsabile della sua morte?

RW. No, non ho sentito alcuna responsabilità perché Elvis era già morto una volta precedente, ma l’abbiamo trovato giusto in tempo. Sapevo che stava arrivando e questa era uno dei motivi per cui ho scritto il lbro. Come ho detto prima, ho cercato di fermare ciò che stava succedendo, già quando ero con lui e non è servito, così abbiamo scritto questo libro, per fargli vedere la realtà che ciò che stava accadendo, non era niente di buono.
E’ stata una coincidenza, ma ti assicuro, che io so quali erano le sue condizioni.
Voi non sapete in che condizioni era, ma tutti noi lo sapevamo.
Se non ci fossimo stati, un paio di volte, se ne sarebbe andato prima e noi abbiamo cercato di aprirgli gli occhi. Come hai detto tu, non c’era un posto dove metterlo e non potevamo portarlo all’ospedale. L’unico che poteva farlo era suo padre e non l’ha fatto. Quindi è come se si fosse trovato senza aiuto.

D. Quando fu l’ultima volta che parlasti con Elvis, in termini cortesi?

RW. L’ultima volta che parlai con Elvis, fu quando mi chiamò, quando seppe del libro che stavamo scrivendo. Infatti quella conversazione è nel libro e mi chiamò per capire cosa stavo facendo. Penso che fosse un po’ nervoso per il libro. Abbiamo avuto una lunga conversazione e fu l’ultima volta che parlai con lui.

D. Avresti potuto fare diversamente?

RW. Sì. Avrei potuto mentire, ma tutto quello che c’è nel libro corrisponde a verità. Non so se l’hai letto, e si sono notate le cose belle in quel libro? Il 90% del libro contiene cose positive, ma si è preferito non vederle. Una cosa devo dire su tutti gli altri libri usciti ed è che sono pieni di stronzate.

D. Dov’eri quando Elvis morì?

RW. Ero nel bel mezzo di un episodio di “Black Sheep Squadron” che si chiamava 200 Pound Gorilla. Era imperniato su di me, ero con Robert Conrad e uno stunt coordinator. Stavamo provando una scena, era mattina presto e Chuck arrivò correndo e disse: “Credo di aver sentito alla radio che Elvis è morto”. Robert Conrad era diventato amico di Elvis e, molte volte, avevamo chiacchierato insieme su quanto accadeva. E’ l’unica volta, che io sappia, di uno show che sia stato bloccato. Niente blocca un film o uno show televisivo. The show must go on! Eppure questo show non venne trasmesso quel giorno. Mia moglie e i miei due figli arrivarono piangendo e non ci importò un fico secco di continuare quel giorno o di continuare il resto dell’episodio.

D. Elvis ha mai pensato di scrivere canzoni con te?

RW. Mi dava i titoli. Mi diede il titolo di “That’s Someone You Never Forget”. Credo che ci abbia provato una volta. Charlie, io e lui ci sedemmo, cercando di scrivere qualcosa, ma non riuscivamo a starci a lungo. Mi dava il titolo e diceva: Scrivi! Funzionava così.
D. Prima dicevi che ti sei sempre considerato uno degli amici più stretti di Elvis. Questo fa nascere due tipi di domande. Se così fosse, credo che se fosse stato uno dei miei amici, non avrei mai pensato di scrivere un libro del genere e renderlo pubblico e credo anche che tu abbia detto, che l’hai fatto per aiutare Evis e fargli aprire gli occhi. Se è così, se l’hai fatto per aiutarlo, sarebbe bello dire che i soldi che, hai guadagnato dal libro, sono andati in beneficenza.

RW. Sono d’accordo con te, ma ero rovinato. No, l’ho scritto per i soldi. E’ questo che vuoi sentirti dire? L’ho scritto per i soldi e per cercare di aiutarlo. La finiamo con questa cosa maledetta? Mi dispiace che la pensi in questo modo, ma sappi che io, quell’uomo, lo amavo molto. Tu non sai cosa ho passato e quanto ho cercato di tirarlo fuori. Ok, tu hai la tua opinione sul perché ho scritto il libro. Io ti ho detto la mia e puoi anche non accettarlo. Mi dispiace, ma è vero che ho scritto il libro per cercare di salvarlo e anche per avere soldi.

D. E’ vero che Elvis portava con sé una pistola, ovunque? Ci sono storie che vuoi raccontarci?

RW. Tutti noi le avevamo. Dopo essere stati autorizzati a Dever, Vegas e Memphis. In passato c’erano state indagini per la sicurezza. Noi eravamo tutti armati e pericolosi.

D. Di tutti gli scherzi che Elvis ha fatto ai membri della Memphis Mafia, quale ritieni sia la più divertente?

RW. Questa è una delle cose che ci aiutava a rompere la noia di Las Vegas e questa si trova nel libro, uno dei momenti migliori.
Ricevevamo queste minacce che andavano e venivano. Un giorno non avevamo niente da fare e decidemmo di fare qualcosa agli Stamps. Elvis, Sonny ed io decidemmo: Facciamo uno scherzo agli Stamps, diciamogli che abbiamo ricevuto un’altra minaccia così e così…. OK così abbiamo organizzato.
Per prima cosa, abbiamo radunato le vere guardie di sicurezza dell’holtel, per svuotare le loro pistole, (per contro pensavamo a cosa sarebbe successo, se, quella notte fosse successo qualcosa, veramente).
In ogni caso, dopo lo show, nel camerino, abbiamo chiamato gli Stamps e abbiamo detto: “Hey ragazzi, c’è un problema serio. Stasera abbiamo ricevuto una minaccia, perciò dovete prendere l’ascensore, andare fino al 30° piano, uscire e attraversare il corridoio fino alla suite”
Così per tutto il percorso, Sonny ed io istruivamo i ragazzi. “Ragazzi, state sull’attenti, per questa cosa”. Per tutta la salita dell’ascensore, avevano i nervi a pezzi. Salimmo e andammo nella suite. C’era un percorso che portava davanti alla suite e uno dietro la suite, attraverso il salotto, fino alla sala da pranzo. Andai con loro, chiusi la porta. Sonny tornò indietro e andò dall’altra parte. Non appena raggiunta la suite, dissi “OK., sembra sia tutto a posto Ok”. Poi all’improvviso Sonny urlò “Figlio di p******a, boom…… avevamo messo cartucce nelle pistole. JD Sumner spinse giù Elvis e si stese sopra di lui, Donnie Sumner saltò sopra il bar, sbattè le ginocchia sul bancone e quasi si ruppe le gambe.. Si nascose dietro il bar. Io arrivai correndo, sparai un paio di colpi, e Sonny uno. Mi tenni lo stomaco e dissi “Oh, sono stato colpito” e caddi per terra.
Tutte le guardie che arrivarono spararono, sentivi spari ovunque e tutte le guardie erano “morte”. Uno degli Stamps era sotto il tavolo. Era molto religioso e pregava! L’altro, il selvaggio del gruppo disse: “Dammi una pistola, dammi una pistola” Uscì e prese la pistola di una guardia “morta”. “Figlio di p*****a è vuota”. Nel frattempo, Sonny mise il braccio intorno ad Elvis (che era ancora disteso, con JD Sumner sopra di lui) e Donnie Sumner, dietro il banco de bar, poteva vedere questa mano con una pistola. Prese una grande bottiglia di succo di pomodoro e la tirò. La bottiglia mancò la mano di Sonny e Sonny si girò dicendo “figlio di p*******a” e scoppiò a ridere. Questo era il genere di cose che facevamo per divertirci.
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  #6  
Vecchio 18-04-2007, 15:32
gabby gabby Non in Linea
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Ancora grazie Hurt!!!
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  #7  
Vecchio 18-04-2007, 15:47
aron aron Non in Linea
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bellissime parole red lo stimava molto e glia voleva anche tanto bene ma perche l'avra licenziato
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  #8  
Vecchio 18-04-2007, 16:08
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bellissime parole red lo stimava molto e glia voleva anche tanto bene ma perche l'avra licenziato
per fare dei tagli alle spese, e nn ero poi così amico come sembra cmq!!!!
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  #9  
Vecchio 19-04-2007, 07:50
françois françois Non in Linea
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Grazie come sempre per tutte queste informazione
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  #10  
Vecchio 19-04-2007, 08:57
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polomb polomb Non in Linea
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Predefinito Re: Intervista A Red West - Da non perdere

grazie hurt sei mitica!

Comunque secondo me, marylin non ha voluto incontrare Elvis perchè forse lo considereva un bamboccio come gli altri, ma se lei avrebbe vissuto fino agli anni 70' secondo me serebbe stata lei a chiedergli l' incontro
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