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  #1  
Vecchio 06-04-2011, 09:27
Ariadne Ariadne Non in Linea
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Predefinito Frammenti di Memphis

La Memphis degli anni '40-'50 offriva molti stimoli dal punto di vista musicale: c’erano stazioni radio che trasmettevano musica country e hillbilly, ma anche stazioni dedicate quasi esclusivamente al rhythm and blues e alla musica gospel. In questa città, cosa che raramente accadeva altrove, le diverse tradizioni musicali del Paese erano riuscite a trovare una pacifica convivenza, nonostante le comunità dei bianchi e dei neri fossero ancora nettamente divise. Essa costituiva, dunque, il luogo ideale per la formazione di un giovane appena arrivato da una cittadina di periferia, ricettivo come una spugna e desideroso di apprendere tutto ciò che riguardava la musica.
In realtà, già a Tupelo Elvis si era procurato un’educazione musicale di base. Fondamentale per lui fu sicuramente l’incontro con la musica gospel (secondo il racconto di Gladys ancora piccolissimo suo figlio si alzava dal proprio banco in Chiesa, durante le funzioni, per raggiungere i membri del coro e cercare di cantare come loro), ma anche altri generi attirarono ben presto la sua attenzione. Era un fervente ammiratore di Mississipi Slim, star locale di musica country, e ogni sabato sera ascoltava insieme ai suoi genitori le esibizioni al Grand Ole Opry (programma radiofonico seguitissimo in quegli anni) di artisti come Bill Monroe e Ernest Tubb. Il fatto di aver abitato per un certo periodo in un quartiere di colore deve avergli permesso di acquisire familiarità con la ‘black music’: qualche anno dopo, infatti, dimostrò di conoscere bene il repertorio di molti cantanti neri. Ad ispirarlo ancora giovanissimo ci furono, infine, le ballate (pezzi melodici, canzoni d’amore), verso le quali Elvis nutrirà per tutta la vita una vera e propria predilezione. Più volte negli anni a venire egli riconobbe apertamente il variegato panorama musicale che lo aveva ispirato e gli aveva permesso, già agli inizi della sua carriera, di acquisire uno stile proprio e particolarissimo. Nel 1953, evidentemente consapevole di se stesso e del suo ricco bagaglio di conoscenze, diede risposte sorprendenti a M. Keisker, segretaria della Memphis Recording Service, che cercava di stabilire un dialogo con lui mentre aspettava di incidere il suo primo disco: «Che genere di musica fai?» «Tutti i generi». «A chi assomigli?» «A nessuno». Nei successivi 24 anni dimostrò ampliamente al mondo intero quanto queste sue affermazioni fossero vere....


http://img821.imageshack.us/img821/5...emphis1206.jpg
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  #2  
Vecchio 06-04-2011, 10:45
Ariadne Ariadne Non in Linea
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Predefinito Re: Frammenti di Memphis

Scusate per questo intermezzo al mio racconto, ma lo ritengo necessario.
Alle domande di PARADISE ho già risposto alla fine del mio ultimo reportage. A GRIMILDE, invece, mando un messaggio adesso.

Hermann Hesse diceva che «dal dolore viene forza, dal dolore viene salute. Sono sempre gli esseri umani 'sani' quelli che all'improvviso crollano e muoiono per una corrente d'aria. Sono coloro che non hanno mai imparato a soffrire, e soffrire rende tenaci, soffrire tempra...». Io mi permetto di aggiungere che il dolore ci dona una nuova consapevolezza e una nuova sensibilità. Il dolore arricchisce e il dolore purifica. Il nostro dolore, se offerto in aggiunta al sacrificio di Cristo, salva il mondo! Non bisogna aver paura di soffrire, ma solo di non dare il giusto valore alla nostra sofferenza. La prossima volta che tornerai ad essere felice, la tua gioia sarà più grande e più piena, perchè è stata temprata dal dolore ( il fiore non nasce se prima il seme non muore). Questo, ovviamente, vale per ciascuno di noi. Anch'io ne so abbastanza, credimi...
Un abbraccio a te e un caro saluto a tutti
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  #3  
Vecchio 06-04-2011, 11:42
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Predefinito Re: Frammenti di Memphis

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La Memphis degli anni '40-'50 offriva molti stimoli dal punto di vista musicale: c’erano stazioni radio che trasmettevano musica country e hillbilly, ma anche stazioni dedicate quasi esclusivamente al rhythm and blues e alla musica gospel. In questa città, cosa che raramente accadeva altrove, le diverse tradizioni musicali del Paese erano riuscite a trovare una pacifica convivenza, nonostante le comunità dei bianchi e dei neri fossero ancora nettamente divise. Essa costituiva, dunque, il luogo ideale per la formazione di un giovane appena arrivato da una cittadina di periferia, ricettivo come una spugna e desideroso di apprendere tutto ciò che riguardava la musica.
In realtà, già a Tupelo Elvis si era procurato un’educazione musicale di base. Fondamentale per lui fu sicuramente l’incontro con la musica gospel (secondo il racconto di Gladys ancora piccolissimo suo figlio si alzava dal proprio banco in Chiesa, durante le funzioni, per raggiungere i membri del coro e cercare di cantare come loro), ma anche altri generi attirarono ben presto la sua attenzione. Era un fervente ammiratore di Mississipi Slim, star locale di musica country, e ogni sabato sera ascoltava insieme ai suoi genitori le esibizioni al Grand Ole Opry (programma radiofonico seguitissimo in quegli anni) di artisti come Bill Monroe e Ernest Tubb. Il fatto di aver abitato per un certo periodo in un quartiere di colore deve avergli permesso di acquisire familiarità con la ‘black music’: qualche anno dopo, infatti, dimostrò di conoscere bene il repertorio di molti cantanti neri. Ad ispirarlo ancora giovanissimo ci furono, infine, le ballate (pezzi melodici, canzoni d’amore), verso le quali Elvis nutrirà per tutta la vita una vera e propria predilezione. Più volte negli anni a venire egli riconobbe apertamente il variegato panorama musicale che lo aveva ispirato e gli aveva permesso, già agli inizi della sua carriera, di acquisire uno stile proprio e particolarissimo. Nel 1953, evidentemente consapevole di se stesso e del suo ricco bagaglio di conoscenze, diede risposte sorprendenti a M. Keisker, segretaria della Memphis Recording Service, che cercava di stabilire un dialogo con lui mentre aspettava di incidere il suo primo disco: «Che genere di musica fai?» «Tutti i generi». «A chi assomigli?» «A nessuno». Nei successivi 24 anni dimostrò ampliamente al mondo intero quanto queste sue affermazioni fossero vere....


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...«Che genere di musica fai?» «Tutti i generi». «A chi assomigli?» «A nessuno». Nei successivi 24 anni dimostrò ampliamente al mondo intero quanto queste sue affermazioni fossero vere....
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  #4  
Vecchio 07-04-2011, 12:39
Ariadne Ariadne Non in Linea
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Predefinito Re: Frammenti di Memphis

Quando si decide di parlare di Memphis secondo me non si può non cominciare dall’inizio. E l’inizio di Memphis è sicuramente downtown, cioè la parte storica della città. Per essere ancora più precisi, anche downtown ha un cuore e questo cuore è rappresentato da Beale Street. E’ in questi duecento metri circa di strada che è nato tutto. E’ da qui che si è sprigionata la magia, è da qui che il sogno si è diffuso in tutto il mondo. Nella patria del blues.
Tutti i libri che ho letto, riportano il dubbio che il giovane Elvis abbia mai frequentato Beale Street. Non dimentichiamo che allora era proibito ai bianchi frequentare i locali e, più in generale, la comunità dei neri. Non ci sono testimonianze attendibili al riguardo e, forse, la verità non si saprà mai. Noi personalmente crediamo che non è affatto improbabile che Elvis si sia mescolato spesso alla comunità nera di Memphis. La musica che si suonava in Beale Street e l’atmosfera che si respirava in questa strada dovevano rappresentare per lui un’attrazione irresistibile. E poi era un tipo che provava una segreta soddisfazione nel trasgredire le regole. Almeno quelle che non condivideva.
Se poi si pensa al fatto che era solito spiaccicare il naso contro le vetrine di Lansky, abbigliamento di lusso per uomo, il cui negozio si trovava all’incrocio con Beale Street, è facile trarre le inevitabili conclusioni.
Passeggiando per questa strada così caratteristica e affascinante si torna davvero indietro nel tempo e viene da pensare al notevole contributo dato dal rock’n’roll all’integrazione razziale in America e non solo, grazie soprattutto alla figura del più insigne dei suoi rappresentanti. In fondo, di lui Sam Phillips ha detto: “Possedeva la capacità di ascoltare le canzoni senza bisogno di classificarle o di classificare se stesso..Elvis Presley sapeva bene che cosa significa essere povero, però non aveva pregiudizi. Non tracciava linee di confine”. Ma, soprattutto, per il discografico Elvis era la personificazione di un ideale, rappresentava l’innocenza che aveva fatto grande il Paese, mescolata “agli elementi della terra, il cielo, l’acqua, persino il vento, le notti calme, la gente che viveva nelle piantagioni, sempre indebitata, nella speranza di mangiare, le notti sul fiume- questo era quello che una volta chiamavano Memphis. Qui era dove era successo tutto questo. E forse Elvis Presley non era in grado di esprimerlo a parole- ma accidenti se era intelligente, intuitivo, e diamine se aveva considerazione per il lato spirituale dell’esistenza, anche se nella sua vita non aveva mai pensato in questi termini. Questo era quello che gli interessava davvero”.



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  #5  
Vecchio 08-04-2011, 01:46
grimilde3577 grimilde3577 Non in Linea
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Predefinito Re: Frammenti di Memphis

Grazie cara Ariadne per le parole di Herman Hesse, leggo sempre con mplto piacere le tue parole di incoraggiamento. Un bacione!!!!
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  #6  
Vecchio 08-04-2011, 09:45
Ariadne Ariadne Non in Linea
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Predefinito Re: Frammenti di Memphis

E’sorprendente come lo stesso avvenimento che ha cambiato radicalmente la vita di un singolo individuo abbia cambiato per sempre anche il mondo intero. Non capita spesso, non capita a tutti, eppure a Elvis è successo. L’8 Luglio del 1954 quando è iniziato sembrava un giorno come tanti, ma non lo è stato affatto. Non dopo che un giovane aspirante cantante ebbe ricevuto una chiamata al telefono. Era il proprietario della Sun che gli annunciava una notizia strepitosa: il disco che avevano inciso la domenica precedente sarebbe andato in onda quella sera stessa sulla WDIA. Il ragazzo trascorse il resto della giornata in preda ad una forte agitazione (finalmente c’era arrivato, aveva raggiunto il suo scopo. Il suo sogno sarebbe decollato? O l’avrebbe visto morire prima ancora di avere il coraggio di confessarlo apertamente anche solo a se stesso?). Per un po’ fece anche finta di niente, ma arrivata la sera, fu colto dal panico. «Sintonizzò la radio e ci disse di lasciarla su quella stazione» raccontò sua madre Gladys, « e poi se ne andò al cinema. Penso che fosse troppo nervoso per restare ad ascoltare». L’insicurezza di Elvis aveva avuto il sopravvento, come noi sappiamo che accadrà spesso anche in futuro: «Pensavo che la gente avrebbe riso di me» confessò più tardi ad un giornalista, «qualcuno ha riso e qualcuno sta ancora ridendo suppongo». Se solo avesse immaginato che la sua voce stava per scuotere il mondo intero!!! Era l’inizio di un terremoto che avrebbe destabilizzato la società colpendola nelle sue fondamenta. Niente sarebbe più stato come prima. Sam Phillips l’aveva intuito, e anche lui era in trepida attesa, da solo nel suo studio, con la fronte madida di sudore. Quando That’s All Right (Mama) venne trasmessa da Dewey Phillips (forse il più famoso dj di Memphis) suscitò subito un forte clamore. Gli ascoltatori si domandavano chi fosse a cantare, se un bianco o un nero. La canzone venne rimessa più volte, su richiesta, quella sera, e nei giorni successivi fu sicuramente il pezzo più ascoltato in città. Sebbene il programma di Dewey avesse un pubblico prevalentemente di colore, non tardò ad emergere anche un’audience bianca di cui Sam aveva sempre sospettato l’esistenza: finalmente avevano la possibilità di fare un tipo di musica che andasse al di là delle barriere razziali e coinvolgesse tutti, bianchi e neri. Certo, le difficoltà erano enormi. La società era ancora fortemente divisa, ma i tempi erano maturi per il cambiamento, e la nuova musica che stava nascendo (Dewey era perplesso: non sapeva dove sarebbero andati a parare con ‘quella cosa’: non era musica nera, non era pop e neppure country. Lo stesso Sam aveva dovuto ammettere, facendogli ascoltare il pezzo, che si trattava di qualcosa mai sentito prima) avrebbe dato un notevole contributo all’abbattimento delle barriere.



Ancora foto di Beale Street...
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  #7  
Vecchio 10-04-2011, 15:01
Ariadne Ariadne Non in Linea
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Predefinito Re: Frammenti di Memphis

Gli artisti neri, in generale, avevano un’opinione positiva su Elvis. Non mancarono certo le malelingue: alcuni, sia neri che bianchi, lo accusarono di aver attinto a piene mani dal patrimonio musicale nero per poi trovare il successo grazie alla sua pelle bianca. Ma chi aveva avuto modo di conoscerlo a fondo sapeva che la questione non stava affatto in questi termini. Nel campo della musica si può dire che Elvis era un pioniere, uno dei pochi che contribuirono alla nascita di una realtà musicale completamente nuova, difficile da etichettare, e in molti si riconobbero, a loro volta, suoi debitori. Jackie Wilson disse: «molte persone accusarono Elvis di aver rubato la ‘black man’s music’, mentre invece quasi tutti gli artisti solisti neri hanno copiato da Elvis il loro modo di fare spettacolo». Little Richard, invece, ha affermato:«Elvis è stato un dono divino, non c’è altra spiegazione. Un messia viene ogni mille anni circa, ed Elvis lo fu quella volta. Fu un integratore, Elvis fu una benedizione. La gente non avrebbe accettato la “black music”. Lui aprì la porta alla “black music”». Lo stesso B.B. King si è così pronunciato nei confronti del cantante bianco: «Ricordo Elvis come un giovanotto che gironzolava negli studi della Sun. Poi seppi che questo ragazzo aveva un enorme talento. Era un giovane ragazzo dinamico. Il suo modo di parlare, il suo modo di affrontare una canzone, era unico come Sinatra. Ero un grandissimo fan, e finché Elvis fosse vissuto, non ci sarebbe stata fine alla sua creatività».
Va detto che con molti cantanti neri Elvis Presley stabilì rapporti non solo di stima reciproca, ma anche di sincera e profonda amicizia che durarono praticamente per tutta la sua vita. Basti citare, fra tutti, James Brown, uno dei pochi personaggi famosi che hanno reso omaggio alla salma del cantante dopo la sua morte. Anni dopo, di Elvis Brown ha detto:«Io non ero solo un suo fan, ero suo fratello. Elvis è stato un gran lavoratore e il Signore lo amava. L’ultima volta che l’ho visto a Graceland abbiamo cantato del gospel insieme. Gli voglio bene e spero di incontrarlo nell’aldilà».




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Vecchio 11-04-2011, 08:47
Ariadne Ariadne Non in Linea
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Predefinito Re: Frammenti di Memphis

Cara BARBIE,
mi dispiace che tu stia affrontando un momento non facile.
Spero vivamente che questo forum e, anche se in maniera minuscola, i miei racconti possano rappresentare per te "un ponte sulle acque agitate" .


Durante il soggiorno a Memphis, mentre io non riuscivo a stare lontana da Graceland mio marito è rimasto folgorato da Beale Street, perciò siamo tornati più volte anche lì. Un giorno abbiamo pranzato all’Hard Rock cafè, dove sono esposte reliquie varie legate al mondo della musica. Ci siamo persi l’esposizione speciale relativa ad Elvis, ma siamo stati fortunati lo stesso. In quel periodo, infatti, erano esposti oggetti appartenuti ai Blues Brothers. Che noi abbiamo provato a fotografare…

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  #9  
Vecchio 12-04-2011, 08:54
Ariadne Ariadne Non in Linea
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Predefinito Re: Frammenti di Memphis

Una volta siamo tornati a Beale Street di sera e devo riconoscere che è al calare del sole che questa strada offre il suo spettacolo migliore. Musiche diverse si diffondono a ogni passo nell'aria e giovani artisti si esibiscono di fronte ai turisti. I locali cominciano ad animarsi e i marciapiedi sono così pieni di gente che si fa fatica a camminare. Le luci delle insegne conferiscono al tutto un'atmosfera surreale. Avremmo voluto tanto fermarci e cenare al B.B. King restaurant, ma il fatto che già alle 18.00 ci fossero ben 8 poliziotti a sorvegliare un tratto così breve di strada e un cellulare della polizia stazionasse fisso all'inizio di essa, onestamente ci ha fatto desistere dal proposito!!


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