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Vecchio 02-08-2006, 16:00
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Predefinito Intervista a Sheila Ryan

Prima di inserire l'intervista, volevo fare una premessa.

Sono traduzioni che faccio per il mio archivio personale e trovo giusto condividerle con tutti gli utenti di questo forum.

Mi auguro non venga preso come mio esibizionismo e quando fosse così, mi fermo qui, in caso contrario vi anticipo che ne ho parecchie altre.

Grazie anticipatamente della vostra sincerità.

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Intervista con Sheila Ryan 15 Aprile 2006

Sheila Ryan è stata la compagna di Elvis dopo Linda Thompson. Sheila fu sulla copertina di Playboy di Ottobre 1973 e sposò James Caan nel 1976 (da cui divorziò nel 1977)

D. Quando è stata la prima volta che hai incontrato Elvis?
R. La prima volta fu a Las Vegas e Joe Esposito mi portò nel backstage e credo che fosse il secondo spettacolo di quella sera. Lui uscì dallo spogliatoio, fuori del quale c’era una sala d’attesa. Uscì e aveva questo asciugamano intorno al braccio e c’erano, non so, forse 30 persone nella stanza e uscendo la prima cosa che fece, cioè la prima cosa che successe fu che i nostri sguardi si incrociarono. E tutti lo notarono, soprattutto la ragazza che stava frequentando al tempo. Quello che intendo è che, in un attimo, fu qualcosa di magico. Lui stava semplicemente uscendo dalla stanza e boom, sai com’è. Magia! E in quel momento ho capito quello che la maggior parte delle donne provavano, ma risono resa conto che avrei passato tanto tempo con lui.

D. Cosi ti sei sentita immediatamente coinvolta?
R. Immediatamente. Non ci sono stati altri momenti simili. Era destino.

D. E’ vero che ti ha lanciato un chicco?
A. Sì è vero, e non sono ancora sicura del perché l’abbia fatto. Joe Esposito disse che l’ha fatto con lo scopo preciso di avvicinarmi e parlare con me. Io pensai che l’avesse lanciato a Joe perché stava con una donna attraente e fosse un’espressione di gelosia. L’ho pensato ma non ne sono ancora sicura.

D. Quali sono state le prime parole che ti ha detto Elvis?
R. La prima parola di Elvis fu: “mi dispiace” è stata veramente una cosa stupenda. Lui si trovava a 15 piedi da me ed io avevo un atteggiamento d’ indifferenza, dopo quel primo sguardo, perché mi ero resa conto che non esistena nient’ altro, quella sera. La sua ragazza era li con lui. Io non volevo dare spettacolo, ma nel momento stesso che lui ha lanciato il chicco e mi ha colpito dritto in mezzo agli occhi, è stato qualcosa di meraviglioso.

D. Probabilmente sei stata l’unica donna che si è trovata in quella situazione
R. Di essere colpita da un chicco, sì

D. Quella notte hai iniziato a parlare con lui?
R. No, quella sera, non parlai con Elvis. E’ successo che si inginocchiò per chiedermi scusa e scusa e scusa. Io mi sentivo a disagio perché sapevo che la sua compagna stava guardando e non c’era ombra di dubbio di quello che stava succedendo tra me e lui. Era una di quelle cose particolari. Poi si alzò e siccome doveva andare, mi ritrovai nella stanza con il resto del gruppo, e prendendo l’occasione al volo, me ne andai. Praticamente subito. Chiesi a Joe Esposito di accompagnarmi e mi fu possibile evitare di parlare con lui quella era.

D. Quando hai rivisto Elvis?
R. Io stavo cambiando il mio appartamento e come già detto, in quel periodo, mi tenevano informata. Venivo aggiornata sulle cose. Perciò, il mio telefono era scollegato da due giorni perché mi stavo trasferendo e venni a sapere che Joe mi stava disperatamente cercando. Così quando l’ho saputo ed ebbi di nuovo il telefono, mentre l’operatore era lì per ripristinare i collegamenti, suonò il telefono. Era Joe. Sai com’è io dissi “ciao Joe” e lui “Dio mio come facevi a sapere che ero io? Dove diavolo eri?” non era arrabbiato ma dispiaciuto che per due giorni non mi aveva trovato e si mise a ridere. Disse “Tu piaci al mio capo e vuole vederti”

D. Per te è stato un bell’appuntamento quello con Elvis
R. Sì ho avuto un grande appuntamento. Un grande appuntamento che è durato 2 anni. Questo sì che è un grande appuntamento.

D. Che genere di cose facevate?
R. Elvis ed io avevamo l’abitudine di nasconderci. Nel bel mezzo della notte avremmo voluto uscire di soppiatto per andare a prenderci un gelato, ma si sarebbe mosso l’elicottero, le guardie armate avrebbero dovuto uscire per cercarci e tenerci sotto il controllo armato, intimandoci di tornare all’albergo. Naturalmente sto esagerando, ma l’abbiamo fatto, solo per sentirci come due bambini, bambini cattivi. Ci divertivamo. La seconda sera che mi trovavo da lui, la nostra seconda sera insieme, mi portò sul balcone della suite dell’International, quella grande suite di Las Vegas che, per lui, è stata una specie di casa quando stava a Las Vegas. E cantò per me. Ha cantato a lungo, abbiamo letto e ci siamo divertiti. Ci siamo divertiti molto.
D. Era una canzone speciale?
R. Sicuro, era una canzone che amavo molto, ma non era una canzone del suo repertorio. La canzone che mi cantò la prima sera, ed è abbastanza strano, era la canzone di un singolo che avevo comprato quando avevo forse 13 anni. L’avevo acquistato con i miei soldi e ne ero molto fiera. Erano tutti i miei risparmi, 19 cents. L’avevo sistemato sulla cassa, e lo rimiravo e leggevo la copertina, cose di questo tipo. Comunque, alla fine è scivolato dietro la cassa e si è rotto. Ero distrutta!
D.Quali sono state le qualità di Elvis che più ti hanno toccato?
R. Elvis aveva delle qualità che nessun altro uomo aveva, ha e avrà. Molti di loro parlano puntando molto sul suo carisma, ma le qualità che aveva non facevano parte di questo mondo. Tante volte era angelico. Conosceva le cose prima che io le sapessi. Sapeva che cosa provavo prima ancora che io le provassi. Era quasi un ragazzino, e aveva le qualità di un ragazzino e io, ancora prima di incontrarlo, parlavo spesso di quel suo sorriso, che tutti interpretavano come un sorriso che faceva parte del suo aspetto sexy. Ma non lo era assolutamente. Non era un aspetto sexy. Era la sua innocenza, la sua vulnerabilità. Non era assolutamente qualcosa che accendeva e spegnava. Era solo vulnerabile.

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