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Vecchio 04-03-2007, 21:08
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Unhappy Marian Cocke, La Sua Infermiera

Marian Cocke è stata l’infermiera di Elvis negli ultimi due anni della sua vita. Chi ha visto i DVD THE DEFINITIVE COLLECTION la ricorderà senz’altro.



Quello che leggerete è preso da due fonti diverse, quindi la prima parte è una vera e propria intervista, mentre la seconda è un articolo.

Per quanto mi riguarda più ne so, più contenta sono e spero che questo valga anche per voi tutti !!

16 Aprile 2005


Miss Cocke ha scritto un libro bellissimo “I Called him Babe (Lo chiamavo Babe)” nel 1979 per la Memphis State University Press. La copertina è di un bel bambino triste con una cornice argentata di Elvis. Questo libro è pieno di bei ricordi di una persona che l’ha amato veramente, una persona che voleva niente altro che la sua amicizia. Non molte persone possono dirlo, perché tante volevano da Elvis tutto quello che potevano prendere. Questo è un libro a 4 stelle Lo raccomando. Se riuscite ad arrivare ai due ultimi capitoli senza piangere, siete uomini migliori di me! Voglio ringraziare Marian per aver condiviso le sue memorie, con questo libro, e per averci concesso quest’intervista


D. Dove sei cresciuta? Raccontaci qualcosa di te

MC Sono nata nel 1926. Oltre a questo non c’è molto da dire, cresciuta nella prima assegnazione dell’esercito e poi nell’altra. Mio padre era nell’esercito.

D. Eri una fan di Elvis?

MC. Non sono mai stata fan di Elvis prima di conoscerlo. Un giorno glielo dissi e lui rispose: Accidenti, bene, ma adesso lo sei? E io “sì, perché adesso ti conosco”. Elvis accettò la mia risposta e disse “bene”. Gli raccontai che trovavo molto difficile entusiasmarmi per qualcuno che non conoscevo personalmente.

D. Quando incontrasti Elvis per la prima volta?

MC. Lo incontrai quando era giovane, poco prima che entrasse nell’esercito – aveva rotto un dito giocando a calcio a Graceland. Passò la notte al Baptist. Il giorno successivo passeggiavamo nella hall e chiacchieravamo.
Mi ero completamente scordata di lui, fino a che non lo incontrai nuovamente nel Gennaio 1975.

D. Che fai adesso?

MC In pensione, mi occupo di Bob e Buttons (i cani di Katey, sua figlia, che non sanno che è morta)

D. Com’è stato che hai iniziato a lavorare per ELvis

MC. Non ho mai lavorato per Elvis. Mi prendevo cura di lui, ma non volevo che mi desse uno stipendio. Era l’unica condizione che avevo posto per occuparmi di lui, visto che lavoravo per l’ospedale e non volevo trovarmi in un conflitto d’ interessi.

D. Cosa facevi?
MC. Ero supervisore amministrativo del servizio infermiere al Baptist Memorial Hospital di Memphis

D. Che genere di persona era Elvis?

MG.Un grande uomo

D. Vuoi raccontarci qualcuna delle tue storie preferite?

MC. Una delle mie preferite riguarda la notte che mi prse la mano e la baciò. Indossavo un anello da 21 carati con l’acquamarina, contornata di diamanti.
Lui mi disse:” Dove hai preso questo anello?”
Gli raccontai che me l’aveva regalato, un vecchio amico molto ricco. Mi chiese se questo anello mi permetteva di ricordare quanto questo amico mi pensasse. Gli risposi che era così.
Il mio ricordo preferito va alla notte in cui mi confidò che io ero una delle poche persone che non gli chiedevano niente altro che l’amicizia.

D. Dopo 28 anni come ti senti nei confronti del libro che hai scritto?

MC. Non avevo mai pensato di scrivere un libro. Volevo solo mettere giù i miei ricordi, in modo tale che quando fossi stata vecchia avrei potuto leggere di lui e tornare indietro nel tempo. Vernon Presley mi chiese se poteva leggere i miei appunti e dopo averlo letto mi chiese di pubblicarli. Gli risposi che, suo figlio mi stava molto a cuore, quindi l’avrei fatto solo se avessi trovato un posto dove mettere i soldi, perché, non era mia intenzione fare i soldi strumentalizzando il aftto che gli fossi stata vicina. Così il denaro va in beneficenza.

D. Lo rifaresti?

MC. E’ possibile

D. Perchè sì o perchè no oppure la domanda potrebbe essere, perché scriveresti un libro oggi?

MC. Non è necessario spiegare perché si o perché no. In ogni caso, non ho in programma di scriverne un altro.

D. Cosa pensi del Colonnello Tom Parker?

MC. L’ho incontrato ma non posso dire di averlo conosciuto.

D. Dov’eri e cosa facevi quando sentisti che Elvis era morto?

MC. Quando Elvis morì ero al lavoro. Gli avevo parlato quella mattina e mi aveva chiesto di andare a casa sua, dopo finito il mio turno. Gli risposi che l’avrei fatto. In quel momento stavo per finire il mio turno di lavoro che, alla fine, venne prorogato alla settimana successiva.

D. Guardando a quanto ha lasciato Elvis, come vedi il suo impatto con il mondo oggi?

MC. Elvis era un uomo molto altruista e adorabile. Credo che abbia insegnato a tutti che si deve donare agli altri. Ritengo che, per noi, la cosa più importante è sapere e ricordare che Elvis amava il suo Dio e ha servito il suo Dio. Questa è la più grande eredità che mi interessa.

D. Hai mai ricevuto regali speciali da Elvis?

MC. Tra i vari regali che Elvis mi ha fatto, ci sono gioielli, una stola di volpe argentata e una nuova Pontiac Grand Prix
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Vecchio 04-03-2007, 21:09
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Predefinito Re: Marian Cocke, La Sua Infermiera

2002


Quest’anno ricorre il 25° anniversario delle morte di Elvis Presley.
L’uomo che rivoluzionò il rock’n roll, con i suoi suoni grossolani, suoi movimenti e il marchio delle sciarpe rosse, viene ricordato da molta gente nel mondo. Ma lui ha un posto speciale nel cuore di un’infermiera speciale, che si prese cura di Presley al Baptist Memorial Hospital di Memphis Tennesse, a metà degli anni ’70.

Quasi 28 anni più tardi, Marian J. Cocke ricorda ancora il giorno in cui lui entrò nella sua vita.

Era la 2° settimana del gennaio 1975, quando, il medico personale di Presley, Dr. George Nichopoulos, chiese alla capo reparto del reparto di medicina del Baptist Memoria Hospital, se voleva essere l’infermiera personale di Elvis. “Dr. Nick” come lo chiama Marian, spiegò che Elvis era una persona riservata e che, solo con alcune lusinghe, era riuscito a convincerlo ad entrare in ospedale.

Sorprendentemente, lei non era lusingata di questo compito, soprattutto perché, quando Elvis arrivò era il suo unico giorno libero della settimana.

Nonostante questo, Marian accettò l’incarico.

2 giorni più tardi, alle 4 del mattino, Marian ricevette una chiamata dal Dr. Nick, che gli diceva che Elvis sarebbe arrivato in ospedale di lì a poco.
Lei scese immediatamente dal letto, si vestì e andò fino al Baptist Hospital.

“Si può anche non credere, ma quando entrai al pianoterra dell’ospedale pensai .. hmmm è già qui!!! L’aria era carica di elettricità. Andai dritta nella stanza di Elvis e mi sentii come se stessi navigando nell’aria. E’ stata la cosa più strana e pazza che abbia mai sentito nella mia vita.”

Nella stanza d’ospedale c’erano il Dr. Nick, Joe Esposito, Dick Grob, Linda Thompson e Vernon Presley. Circondavano il re che stava seduto sul letto, ostentando un’ aria di sfida.
Non appena il Dr. Nick mi presentò Elvis, interruppi dicendo. “Ok so chi è!” Presley mi fece un sorriso e gli feci un sorriso anche io, e pensai: Questo è un bravo ragazzo, farà parte della mia vita.
Marian , a 5 anni, sapeva già che avrebbe fatto l’infermiera. E lo diventò.

Si diplomò alla High School di Memphis, Tennessee nel 1943 e nel 1949, a Gadsden, Albana, ottenne il diploma di infermiera qualificata alla Holy Name of Jesus Hospital (ora Riverview Regional Medical Center).
Tornò a Memphis, dove, nel 1951 sposò Bob e continuò a lavorare in ospedale, prima all’ospedale dei veterani di guerra e poi al Baptist Memorial.
Lavorò al Baptist fino al 1964, quando andò in pensione. Quattro anni più tardi, il vice presidente delle infermiere del Baptist chiese a Marian se le sarebbe piaciuto riprendere a lavorare. Marian ne fu felice. Dopo più di 10 anni, dovette interrompere di nuovo. Questa volta per prendersi cura di sua figlia Katey, che, l’anno scorso (2001) ha perso la sua battaglia contro il cancro. Marian ha ritrovato la sua serenità tornando al Baptist Memorial dopo la morte di Katey, dove continua tuttora a lavorare come supervisore amministrativo.
Gli anni dal 1975 al 1977, sono stati i più memorabili della sua carriera. Nonostante lei ammetta di non essere mai stata fan di Elvis se non dopo averlo incontrato, accorgendosi, così, di essere una fan e un’amica leale.

“Nel mio primo giorno con Elvis, parlammo molto di quello che gli piaceva e non gli piaceva, condividevamo la storia delle nostre famiglie. Sicuramente ci guardavamo bene dal parlare dello show business.
Ci siamo piaciuti. Elvis era un paziente eccellente che capiva quanto fossi impegnata anche con altri 50 pazienti, in corsia o dovevo seguire a tutti i miei impegni.

La prima volta che venne ricoverato si fermò tre settimane circa. Ma con mia sorpresa, non se ne andò senza avermi salutato chiamandomi Miss. Cocke. Mi ringraziò con una croce d’oro in filigrana dotata di 13 diamanti e punteggiata di onice nero.
Con le lacrime cercai di rifiutare il regalo, ma Elvis insistette.
Disse semplicemente: Si, ma’am questo è per te e me lo mise al dito.

Passarono parecchie settimane prima che lo incontrassi nuovo.

Una sera, mentre tornavo a casa dal lavoro, mi stupii di quello che stava succedendo.

Fu uno dei peggiori momenti perché, quella notte mi chiamò il Dr. Nick e mi disse “Elvis sta male. Lo stiamo portando indietro da Las Vegas, avete una stanza pronta per lui?”

Elvis arrivò al Baptist Memorial, apparentemente di buon umore, e anche se lamentava di dolori allo stomaco disse: “Allora, Miss Cocke, le ho ordinato una macchina e sarà qui domani”

Gli risposi: Molto gentile da parte sua, ma io non ho bisogno di una macchina!

Con lo sguardo sconcertato mi disse: “Ok, che lei ne abbia bisogno o no, io l’ho ordinata e sarà qui domani. Come promesso, il giorno dopo, Elvis mi interruppe mentre gli facevo il letto e mi disse di guardare fuori dalla finestra. Seguendo il suo dito 18 piani più in giù, vidi una Grand Prix bianca del 1976.”

Elvis si ciondolava con le chiavi nella mano e Marian le afferrò subito e facendosi accompagnare da una coppia dei supervisori della clinica, corse di sotto per vedere la nuova macchina che Elvis aveva comprato per lei.

Quando, quella sera stessa, tornò all’ospedale più tardi, Elvis mi disse “Miss Cocke, voglio dirle solo una cosa. La prossima volta che le prendo una macchina, prima di darle le chiavi, vorrebbe essere così gentile farmi verificare che il mio letto è fatto?
Ridemmo assieme. Elvis aveva la risata più contagiosa che io abbia mai sentito.

La notte successiva Elvis tornò a casa a Graceland e Marian lo seguì. Gli avrebbe fatto da infermiera privata per i due anni successivi, pur mantenendo il suo lavoro all’ospedale.

“Non ho voluto essere pagata, perché ogni cosa che facevo per Elvis era perché io lo volevo fare.”

Tra i suoi compiti a Graceland – dove qualche volta faceva anche compagnia a Lisa Marie e divideva la stanza – c’era misurargli la pressione sanguigna e dargli le medicine. Come amica ed infermiera, nelle ultime ore della notte, quando non riusciva a dormire, ho spesso chiacchierato, a lungo, con lui.

Al fine di mettere a tacere tutte le voci che Presley morì di overdose di droghe, ha iniziato il suo libro “I Called Him Babe: Elvis Presley’s Nurse remebers” dicendo che tutte le medicine che Elvis Presley prendeva, erano per tenere sotto controllo l’ipertensione, i problemi al colon, la pressione sanguigna alta e la ritenzione di liquidi, che erano sempre attentamente monitorati dal Dr. Nick.

“Se c’erano altri farmaci ordinati da un altro medico, io e le altre infermiere, non ne eravamo al corrente….. Non c’è mai stata una volta, in cui io abbia notato qualsiasi sorta di abuso o dismisura di farmaci. Il rapporto del coroner stabilisce che Elvis morì di attacco di cuore e che aveva un cuore ingrandito. Questo per me non fu una sorpresa. Elvis aveva il cuore più grande che io abbia mai visto a nessuno.”

Una mattina, prima di tornare al mio lavoro al Baptist Memorial, quando salutai Elvis, lo abbracciai.

Quando raggiunsi la porta della sua camera, Elvis mi disse: Miss Cocke….. Voglio solo che tu sappia che le porte di questa casa daranno sempre aperte per te!”

Pochi giorni più tardi, Presley la chiamò e le chiese di andare da lui verso le 4 del pomeriggio, prima che di lasciare Memphis per un concerto. Non voleva partire per l’aeroporto senza averla vista. Notando che la voce di Elvis molto stanca, gli disse: ok vengo.

Verso le 3 del pomeriggio dello stesso giorno, Marian ricevette una telefonata che le ordinava di andare urgentemente in sala emergenza.
Molti dottori, incluso il Dr. Nick, stavano facendo di tutto per far rinvenire Elvis usando il rianimatore cardiorespiratorio. La macchina dell’elettrocardiogramma aveva dato l’informazione prima che fosse necessario essere fatto dal medico…. Era evidente che non c’erano segni di vita.
Il 16 Agosto 1977. Elvis Aaron Presley venne dichiarato morto all’età di 42 anni.
Come ha scritto Marian sul suo libro: “Il mio ragazzo se n’è andato”

Oggi, in ricordo di Elvis, Marian organizza un Elvis Presley Memorial Event e tutti i guadagni dal suo libro, come pure quelli dall’evento, vanno ad organizzazioni di carità tra cui la United Celebral Palsy. la Special Olympics, Memphis Humane Society, Memphis Baptist Foundation for Indigent Patients, Memphis Cancer Center, Elvis Presley Trauma Center e il Presley Place.

In aggiunta all’evento. Marian ha anche l’opportunità di viaggiare in tutta la nazione e in Europa per parlare ai vari Fan Club di Elvis Presley, sulla sua indimenticabile esperienza in quanto infermiera e amica di Elvis Presley.

“Sicuramente ha cambiato la mia vita, lasciando molte porte aperte per me”

Una di queste porte include Graceland. Nonostante la casa, ormai, sia solo un’attrazione turistica, la gente dietro a Graceland, incluse Priscilla e Lisa Marie Presley, rimangono parte della famiglia di Marian.

“Le persone di Graceland, sicuramente mi hanno dato una grande forza e un grande supporto. Elvis era un mio amico e io ero molto protettiva con lui, finché è stato in vita e lo sono tuttora. Per me ha voluto dire molto e lo sarà sempre.
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Vecchio 05-03-2007, 15:33
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Marian Cocke è stata l’infermiera di Elvis negli ultimi due anni della sua vita. Chi ha visto i DVD THE DEFINITIVE COLLECTION la ricorderà senz’altro.


Infatti... l'ho vista proprio lì! Grazie, molto interessante come tutti gli altri documenti!
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  #4  
Vecchio 05-03-2007, 15:47
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Grazie infinite Hurt per questo interessantissimo documento!!!!
Davvero bellissimo!!!!

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Vecchio 12-03-2007, 18:08
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Perche' una celebrita' un "semidio",come Elvis aveva avuto un rapporto di amicizia con un'infermiera?
Diciamo che forse Elvis, non trovava piu' nessuno del suo gruppo che sapesse parlare con lui?
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  #6  
Vecchio 25-08-2008, 15:25
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Bellissima intervista Hurt!!!!!!!!!!!!
La porto in evidenza così chi non l'avesse letta...
grazie ancora Hurt!!!!!!!!!!!
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  #7  
Vecchio 26-08-2008, 16:28
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Predefinito Re: Marian Cocke, La Sua Infermiera

Grazie Hurt per il documento e a crispi per averla riportata "in alto". Infatti non l'avevo letta. Grazie!!!
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  #8  
Vecchio 27-08-2008, 12:28
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ma questa dolce vecchiola è ancora in vita??

Lisa credi che riusciremo ad avere il libro sullo shop??
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  #9  
Vecchio 27-08-2008, 13:23
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Predefinito Re: Marian Cocke, La Sua Infermiera

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ma questa dolce vecchiola è ancora in vita??

Lisa credi che riusciremo ad avere il libro sullo shop??
Sì Tania, Marian Coke è ancora viva

Il libro è stato pubblicato nel 1979 ed ormai si trova solo con aste
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  #10  
Vecchio 27-08-2008, 13:25
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Predefinito Re: Marian Cocke, La Sua Infermiera

Speriamo che sia in inglese,così mi diverto un pò!!!
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