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Intervista a Ben Weisman
Intervista a Ben Weisman:
Ben Weisman è sicuramente uno dei più versatili autori di tutti i tempi. E' nato negli USA il 16 Novembre 1921. I traguardi che ha raggiunto sono incredibili: oltre 60 dischi d'oro, 75 milioni di dischi venduti, e 57 canzoni registrate da Elvis Presley, le quali divennero tutte dischi d'oro o di platino. A dare ancora più lustro ai suoi meriti, è da sottolineare che è uno dei pochi autori ad aver lavorato con la musica anni 50 fino a quella anni 90. La sua canzone "Let Me Go Lover" - hit degli anni 50 - gli ha fatto guadagnare un posto nella storia della musica come l'autore della prima canzone divenuta famosa attraverso la televisione. Il suo "Concerto for Elvis" per pianoforte divenne un balletto. Si sentiva a suo agio nello scrivere rock'n'roll, country, jazz, pop o musica classica. I suoi più grandi successi furono "Let Me Go Lover" (4 volte nella TOP 20 nel 1955 incisa da 4 diversi artisti); "Lonely Blue Boy", "Wooden Heart", "Rock-A-Hula Baby", "Follow That Dream", "Frankie And Johnny"..solo per citarne alcune incise da Elvis. Cresciuto a Brooklyn in una famiglia con profonde radici nella musica, ha iniziato già da ragazzino a cimentarsi nel canto e a conoscere Bach e Beethoven e per 5 anni ha studiato con la pianista Grace Castagnetta. Questo sentiero l'ha portato alla prestigiosa Juilliard Shool Of Music; fino a servire persino l'esercito americano con il suo talento musicale. Terminato il servizio militare, tornò a New York ed iniziò a suonare il pianoforte e a collaborare con i più prestigiosi autori dell'epoca, finchè approdò alla Hill & Range, con la quale firmò un contratto. La Hill & Range, guidata da Jean Aberbach era la società che disponeva di maggior numero di gruppi country, canzoni diventate successi e pronta ad entrare nel mercato del rock. D: Esiste una fotografia di te ed Elvis con una targa di riconoscimento in mano. Ci puoi dire qualcosa a riguardo? BW: Io ed Elvis abbiamo fatto una fotografia insieme perchè la canzone "I'll Be Back" era stata votata nella TOP 10 delle canzoni dei film. E' stata scattata come foto promozionale. Non è stata raggiunta la quinta posizione, ma una canzone di Elvis è nella TOP 10 del "Motion Picture Academy". D: Esiste una categoria specifica per queste canzoni? BW: La miglior canzone in un film. D: Quando hai iniziato a scrivere canzoni per Elvis? BW: Ero sotto contratto con un signore di nome Jean Aberbach e la compagnia "Hill & Range". Vivevo a New York a quel tempo e lui mi disse "Ben abbiamo un nuovo talento e vogliamo pubblicare il suo lavoro. Vogliamo che lo ascolti". Così, nel 1956 guardai il Tommy Dorsey Show, dove Elvis si è esibito per la prima volta e fu fantastico. Tornai dal direttore e mi disse "Ok Ben, ora vogliamo che tu scriva per lui". Voleva che scrivessi diversi generi e io ero in grado di scrivere qualunque cosa. Studiai Elvis e seppi come fare. Così scrissi a canzone "First In Line" e lui la registrò. D: Raccontaci del primo incontro con Elvis... BW: L'ho incontrato per la prima volta ad Hollywood. Sono andato in aereo da New York ad Hollywood e stavano girando il film "Loving You". Volevo incontrare Elvis, così mi sono seduto nella stanza di controllo con Aaron Schroeder, che era mio collaboratore, e lo aspettammo. Elvis stava registrando, ma non la mia canzone dal titolo "Got A Lot Of Living To Do", così mi agitai. Successe che, tra una take e l'altra, corsi fuori. Stava suonando la chitarra vicino al pianoforte. Ci siamo seduti e abbiamo iniziato a suonare blues insieme a lui. Mi ha guardato e ha detto "Chi sei?". Dissi che il mio nome è Ben Weisman e lui disse "Aspetta un attimo, non hai scritto tu la canzone 'Got A Lot Of Living To Do'? Aspetta Ben". Radunò i suoi musicisti e registrarono la canzone in quel momento. D: Quando Elvis fece "Loving You" hai incontrato sua madre? BW: No, non ho incontrato sua madre, ma nel film "Loving You" la si può vedere nella scena in cui Elvis canta "Got A Living...", scende dal palco, si guarda attorno e guarda lei. D: Hai scritto altre canzoni per altri film. Come è successo? BW: E' successo che, vivendo a NY, spedivano per posta la sceneggiatura a me, a Leiber and Stoller e ad altri autori e tutti dovevamo lottare per ogni singola canzone nel film. Così preparavamo i nostri demo e un signore di nome Freddy Bienstock prendeva questi demo e andava ad Hollywood, facendoli ascoltare ai produttori. Questi ultimi sceglievano forse 7 o 8 canzoni per ogni scena e le presentavano ad Elvis, il quale ne sceglieva 2 o 3 e decideva quale fare per prima. Era davvero una zuffa; erano tempi feroci quegil anni. D: Hai scritto "Don't Leave Me Now". Ti sei ispirato dalla vita quotidiana o è stato qualcosa rivolto a ciò che Elvis doveva interpretare nel film? BW: Beh, ogni scena richiedeva un certo tipo di canzone, e io cercavo di far calzare la canzone alla scena. Ecco perchè Elvis incise 50 delle mie canzoni. Guardavo la scena e studiavo la sceneggiatura, cercando di creare qualcosa che calzasse nel modo giusto. Era il metodo migliore per creare la canzone. "Don't Leave Me Now" era nel film "Jailhouse Rock". D: Elvis ti disse quale tipo di canzoni gli piaceva di più cantare? BW: No, quello che feci fu studiare i suoi album, e cercai di entrare nella sua testa e in quello che voleva sentire. Feci così per le canzoni che scrissi, tentando di allargare un po', invece delle solite canzoni rock'n'roll. Lui amava le ballate, amava cantanti come Perry Como e Dean Martin. Così scrissi canzoni che somigliassero a quello stile. Lui le voleva e registrò la maggior parte di esse. D: Hai scritto anche canzoni come "Follow That Dream"... BW: Dunque, fammi vedere. Ho scritto "Frankie And Johnny", che era una canzone folk adattata per il film. Fu una cosa divertente. Il direttore non si fece vivo il giorno in cui Elvis credeva di dover incidere la canzone. Elvis disse "Faresti meglio a venire qui", così ho diretto io la band in modo che Elvis incidesse "Frankie And Johnny". Fu una delle poche volte in cui sono entrato veramente nello studio e ho diretto i musicisti. D: Quando hai avuto la possibilità di vedere Elvis? E' successo frequentemente? BW: Solitamente vedevo Elvis in studio perchè, nel caso qualcosa non fosse andato per il verso giusto, avrei dovuto intervenire e aiutare. Loro ascoltavano i demos in studio e poi cercavano di riprodurlo nel modo in cui lo sentivano, così mi assicuravo che il demo fosse in buono stato. D: Come era lavorare con Elvis? BW: Elvis aveva umori diversi. A volte scherzava, a volte era molto serio. Alcune volte faceva anche a 32 takes per arrivare alla giusta interpretazione di una canzone. Era molto diligente..ma anche scherzava. Era fatto così. Aveva umori differenti in studio. D: Sei stato vittima di qualche scherzo di Elvis? BW: Era solito chiamarmi 'il professore matto' e a volte mi punzecchiava quando eravamo in studio, scherzando. Un ragazzo fantastico. Mi manca davvero molto. D: Perchè ti chiamava 'il professore matto'? BW: Beh, io non sembro un tipo da rock'n'roll, nel senso più classico del termine. Le mie radici stanno nella musica classica, che mi fu di aiuto per scrivere moltissime canzoni. Anche ad Elvis piaceva la musica classica e ogni tanto suonava al piano "Clair De Lune". Il fatto che lui amasse la musica classica mi ha aiutato molto. D: Gli piacevano canzoni del tipo "Pocketfull Of Rainbows?" BW: Sì gli piaceva. Era con Juliet Prowse e tentai di fargli raggiungere alcune note alte, tipo falsetto. Ho tentato diverse cose con lui. C'era una canzone che davvero non gli piaceva, ed era "A Dog's Life". Non sopportava quella canzone, ma ne avevano bisogno per il film. Non riusciva a cantarla. Poi finalmente si cimentò nel cantarla e rise metà della canzone. D: Una delle canzoni più amate è "Wooden Heart". Puoi dirci qualcosa a riguardo? BW: Beh, c'è una scena in "G.I. Blues" dove Elvis e Juliet Prowse stanno guardando un teatro di burattini. C'era bisogno di una canzone adatta per quella scena, così ci è venuta l'idea di "Wooden Heart", basata su una vecchia canzone folk tedesca, che era quello che serviva. E' venuta benissimo. Mentre ero a Gstad, in Svizzera, feci un concerto-tributo ad Elvis e quando suonammo quella canzone, fu un tripudio. Non volevano più lasciarmi andare. Amavano quella canzone. D: Sei mai andato a vedere Elvis esibirsi dal vivo? BW: Sì, prevalentemente quando si esibiva a Las Vegas. Era fantastico, scherzava moltissimo, e aveva un talento strepitoso. Mi manca moltissimo. D: Come rispondeva il pubblico ad Elvis a Las Vegas? BW: Lo amavano. Le donne lanciavano sul palco le chiavi delle loro stanze d'albergo...le stanze dell'Hilton. Non ho mai visto un tale amore tra Elvis e le donne. D: Come era l'umore a Las Vegas? Era elettrizzante? BW: Lui entrava in una stanza e le persone potevano sentirlo. Aveva quel tipo di carisma. Lo si percepiva arrivare in una stanza. D: Cosa distingueva Elvis dagli altri artisti? BW: Per prima cosa Elvis non dimenticò mai le sue radici. Sai, era un camionista quando era ragazzo e ha fatto vari lavori. Non è mai cambiato. I suoi amici che lavoravano con lui, la metà di loro, erano della stessa zona in cui lui aveva vissuto. Lui voleva averli intorno a sè per continuare a provare il sentimento di sentirsi a casa. D: Puoi parlarci degli amici di Elvis? BW: Uno dei miei preferiti era Joe Esposito. Lui proteggeva Elvis. E poi alcuni altri, ma Joe era il mio preferito. D: Andavi a vedere Elvis sul set? BW: Sui set? Sì, lo vedevo tra una scena e l'altra. Era molto gentile con me. Molto, molto gentile e avevamo un bellissimo rapporto. D: Hai scritto 57 canzoni per Elvis. Quale è quella di cui sei più fiero? BW: Il mio film preferito è "King Creole" e ho scritto le canzoni "Crawfish", "As Long As I Have You", "Don't Ask Me Why". Queste sono le mie canzoni preferite. Penso sia uno dei film più belli che ha fatto. Sai, poteva essere fantastico, poteva fare molto di più dal lato cinematografico. Le persone criticano i suoi film, ma non dovrebbero, perchè ha fatto quello che gli è stato chiesto di fare. Inoltre i suoi film sono stati dei successi al botteghino. Sono film molto puliti e sani. D: Elvis ti ha mai parlato dei film che stava facendo? BW: Non molto. L'ho incontrato all'Hilton dopo uno spettacolo un anno prima che morisse. Fui invitato ad andare nella sua suite. Salii le scale e mi misi seduto. C'erano un sacco di celebrità. Stavo lì seduto e non avevo molto da dire. Lui mi notò, mi chiamò verso di lui e disse "Ben, quanti dei tuoi dischi ho inciso?". Dissi "57". Mi mise davanti alla folla di persone e disse "Ben ha scritto 57 delle mie canzoni". D: Puoi parlarci del lato spirituale di Elvis e delle canzoni che hai scritto per lui di quel tipo? BW: Elvis era una persona molto spirituale e aveva un grande amore per Dio. Stava per fare un film dal titolo "Change Of Habit" nel quale c'erano 3 suore e lui interpretava un medico. Volli essere sicuro di avere le canzoni giuste per lui. C'era una chiesa a Westwood chiamata St. Paul Church. Ci andai con mia moglie, ascoltai delle canzoni e come pregavano. Uno dei ministri disse "Let us pray". Pensai "Che titolo meraviglioso!", così lo usai per una delle canzoni. Penso che "Let Us Pray" sia uno delle canzoni gospel scritte per Elvis che preferisco. Anche con la canzone "We Call On Him" ha fatto un ottimo lavoro. Ero in grado di catturare quello che voleva sentire. D: Perchè Elvis è ancora così famoso? BW: Sai, Elvis è un fenomeno. Non abbiamo più molti cantanti come lui. Voglio dire, sono bravi tantanti, ma non penso possano raggiungere la bravura di Elvis. Lui aveva una sorta di magia che capita una volta nella vita, come Marilyn Monroe, Shirley Temple. Ce ne sono pochissimi. Aveva quel tipo di magia che non si trova più a giorni nostri. Probabilmente Elvis vivrà per sempre. D: In che modo Elvis ha toccato la tua vita? BW: Mi ha sostenuto durante tutti questi anni. Tutti i suoi dischi sono stati fatti così bene. Lui è meraviglioso e sono felice che abbia inciso così tante mie canzoni. Ho molto di cui ringraziarlo. D: Devi essere felice che così tante persone continuano ad amare le tue canzoni. BW: Tramite Elvis le mie canzoni sono arrivate fino in Europa. Come ho detto, sono stato in Svizzera e in Germania e mi hanno steso il teppeto rosso. Ero elettrizzato. Sono stato anche in Italia e in diverse parti del mondo, e quando sentivano che avevo lavorato per Elvis, mi stendevano il tappeto rosso. Si aprivano molte porte per me. L'ho apprezzato molto. D: Puoi descrivere Elvis in una parola? BW: Un fenomeno. Lui amava le persone e le persone amavano lui. Non puoi trovare una cosa simile ai nostri giorni. D: Dove eri quando hai saputo che Elvis era morto? BW: Stavo facendo uno show TV dal titolo "The Young And The Restless". Nessuno sapeva che fossi un autore. Dovevo dire alcune battute durante lo show e tra una take e l'altra un cameraman mi disse "Ben, ho notizie per te. E' meglio che tu ti sieda". Chiesi "Perchè?" Mi disse "Elvis è morto". Reagii come se fosse uno scherzo, era troppo. Il cameraman disse ancora "E' morto". Dissi che non potevo crederci e corsi a telefonare. Mia moglie mi disse che la notizia era su tutte le stazioni televisive. A quel punto mi sentii distrutto e divenne difficile lavorare. Dovettero darmi qualche momento prima che potessi recitare la mia parte. Fu un brutto, brutto momento per me. D: Hai altro da dire ai fans di Elvis? BW: Vorrei dire loro "Grazie di tutto". Grazie per aver registrato le mie canzoni e avermi dato amici in tutto il mondo. Manca moltissimo anche a me. D: Quale ricordo hai del Colonnello Parker? BW: Ho un paio di storie strane riguardo al Colonnello. A quel tempo era negli studi della MGM. Desideravo essergli amico. Era una persona difficile da avvicinare. Andai nel suo ufficio e gli chiesi "Colonnello, non le piaccio, vero?" E lui mi rispose "Cosa??" Gli dissi "Vorrei essere suo amico". Lui mi rispose "Io sono un uomo d'affari. Ti dirò cosa ho intenzione di fare con te". Tirò fuori un grande foglio e scrisse "10%" e disse "Ben, ho un'idea per te. Cani" e io dissi "Cani??!?" e lui "Sì, cani. Facciamo un album sui cani. Diversi nomi di cani..e la gente lo comprerà. Se lo fai, voglio il 10%, va bene?" Dissi "OK". In qualche modo riuscii ad avvicinarlo e una volta mi portò a pranzo, il che era inusuale perchè non portava le persone fuori a pranzare. Fu molto gentile e amichevole. Gli firmai una targa di ringraziamento per poter lavorare con Elvis e avere successo. D: Come era in realtà il Colonnello? BW: Secondo me senza il Colonnello Parker non ci sarebbe stato Elvis. Questo è quello che penso. Era un grande promoter e non so se senza di lui Elvis ce l'avrebbe fatta. Elvis e il Col. Parker erano una bella squadra. Un team perfetto. D: Cosa ti ha impressionato del Col. Parker? BW: Era un uomo d'affari incredibile. Un grande uomo d'affari e aveva lungimiranza. Riusciva a pianificare tutto quello che Elvis faceva, quindi era molto importante per la vita di Elvis. Come ho già detto, non so quanto lontano Elvis avrebbe potuto andare senza il Col. Parker. LISA
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Re: Intervista a Ben Weisman
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E' una voluta mancanza di obiettività oppure ne è veramente convinto??? |
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Re: Intervista a Ben Weisman
Hurt, mi sono fatta la stessa domanda... e mi è venuta in mente anche Dolly Parton, che ha cambiato bandiera dalla sera alla mattina...
Secondo me, volutamente, si guarda solamente una faccia della medaglia, ma non so dirti per quale motivo si preferisce guardare da una parte o dall'altra. Ho notato, cmq, che nel dare opinioni su Parker non ci sono mezze misure: o lo si odia o lo si apprezza. E ho anche notato che i fans di Elvis tendono a disprezzarlo, mentre gli "addetti ai lavori" tendono a valorizzarne l'operato; ma, ti ripeto, non ho capito in base a quale ragionamento. LISA
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Re: Intervista a Ben Weisman
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Mi spiego meglio: a)Julie Parrish è stata solo una co-star e le cose le ha guardate dal di fuori, valutando il collega Elvis Presley, senza mettersi in tasca soldi. b)Weisman ha scritto 57 brani per i film di Elvis, quindi è stato pagato per il suo lavoro. Se non fosse stato per Parker/Wallis/Hollywood avrebbe avuto questa opportunità? Di regola c'è il detto: non si sputa nel piatto dove si mangia! Naturalmente c'è anche l'eccezione che conferma la regola: 5 boys della MM che su quel piatto ci hanno sputato non poco!! |
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Re: Intervista a Ben Weisman
Il tuo ragionamento non fa una piega, Hurt...Molto probabilmente il motivo è semplicemente questo, senza andare a cercare chissà cosa...
Per quanto riguarda quelli della MM, penso sia un discorso a parte: è vero che hanno sputato nel piatto dove hanno mangiato, ma probabilmente secondo loro, il piatto che gli si è presentato davanti dopo la morte di Elvis valeva molto di più di quello in cui hanno mangiato in vita. Orribile da dire e da constatare, ma mi sa che è così... Con Elvis hanno mangiato per 20 anni...Ora sono più di 30 anni che mangiano senza di lui, non stando più ai comandi di nessuno! Se li sono fatti bene i loro conti... E ci scommetterei quello che vuoi che se, per assurdo, si potesse contestare il loro comportamento faccia a faccia, risponderebbero "Dovevo pur vivere in qualche modo! Dopo la morte di Elvis sono rimasto praticamente disoccupato...!" LISA
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Re: Intervista a Ben Weisman
Questo è anche il mio parere!
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Re: Intervista a Ben Weisman
Si può campare anche senza sputare nel piatto in cui hai mangiato.
Vedi Jerry Shilling, forse l'unico che non ha mai distorto le notizie ma che, nel contempo, ha avuto un'occhio critico per certe pecche di Elvis senza cadere nel gossip. Opportunista ? secondo me un grande estimatore/ammiratore. |
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Re: Intervista a Ben Weisman
Sghianda, probabilmente Jerry Schilling ha avuto e ha ancora oggi l'intelligenza di capire le situazioni e lo stile di vita che Elvis aveva sulle spalle, guardando le cose con l'occhio della comprensione anzichè con quello della critica e mettendoci anche il concetto più semplice del mondo: Elvis non era perfetto, non era un santo, ma un essere umano con pregi e difetti, portato a fare cose giuste e cose sbagliate come chiunque di noi.
Altri, invece, hanno preferito guardare al loro tornaconto personale... LISA
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