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Intervista a Sheila Ryan
Prima di inserire l'intervista, volevo fare una premessa.
Sono traduzioni che faccio per il mio archivio personale e trovo giusto condividerle con tutti gli utenti di questo forum. Mi auguro non venga preso come mio esibizionismo e quando fosse così, mi fermo qui, in caso contrario vi anticipo che ne ho parecchie altre. Grazie anticipatamente della vostra sincerità. ------------------------------------------------------------------ Intervista con Sheila Ryan 15 Aprile 2006 Sheila Ryan è stata la compagna di Elvis dopo Linda Thompson. Sheila fu sulla copertina di Playboy di Ottobre 1973 e sposò James Caan nel 1976 (da cui divorziò nel 1977) D. Quando è stata la prima volta che hai incontrato Elvis? R. La prima volta fu a Las Vegas e Joe Esposito mi portò nel backstage e credo che fosse il secondo spettacolo di quella sera. Lui uscì dallo spogliatoio, fuori del quale c’era una sala d’attesa. Uscì e aveva questo asciugamano intorno al braccio e c’erano, non so, forse 30 persone nella stanza e uscendo la prima cosa che fece, cioè la prima cosa che successe fu che i nostri sguardi si incrociarono. E tutti lo notarono, soprattutto la ragazza che stava frequentando al tempo. Quello che intendo è che, in un attimo, fu qualcosa di magico. Lui stava semplicemente uscendo dalla stanza e boom, sai com’è. Magia! E in quel momento ho capito quello che la maggior parte delle donne provavano, ma risono resa conto che avrei passato tanto tempo con lui. D. Cosi ti sei sentita immediatamente coinvolta? R. Immediatamente. Non ci sono stati altri momenti simili. Era destino. D. E’ vero che ti ha lanciato un chicco? A. Sì è vero, e non sono ancora sicura del perché l’abbia fatto. Joe Esposito disse che l’ha fatto con lo scopo preciso di avvicinarmi e parlare con me. Io pensai che l’avesse lanciato a Joe perché stava con una donna attraente e fosse un’espressione di gelosia. L’ho pensato ma non ne sono ancora sicura. D. Quali sono state le prime parole che ti ha detto Elvis? R. La prima parola di Elvis fu: “mi dispiace” è stata veramente una cosa stupenda. Lui si trovava a 15 piedi da me ed io avevo un atteggiamento d’ indifferenza, dopo quel primo sguardo, perché mi ero resa conto che non esistena nient’ altro, quella sera. La sua ragazza era li con lui. Io non volevo dare spettacolo, ma nel momento stesso che lui ha lanciato il chicco e mi ha colpito dritto in mezzo agli occhi, è stato qualcosa di meraviglioso. D. Probabilmente sei stata l’unica donna che si è trovata in quella situazione R. Di essere colpita da un chicco, sì D. Quella notte hai iniziato a parlare con lui? R. No, quella sera, non parlai con Elvis. E’ successo che si inginocchiò per chiedermi scusa e scusa e scusa. Io mi sentivo a disagio perché sapevo che la sua compagna stava guardando e non c’era ombra di dubbio di quello che stava succedendo tra me e lui. Era una di quelle cose particolari. Poi si alzò e siccome doveva andare, mi ritrovai nella stanza con il resto del gruppo, e prendendo l’occasione al volo, me ne andai. Praticamente subito. Chiesi a Joe Esposito di accompagnarmi e mi fu possibile evitare di parlare con lui quella era. D. Quando hai rivisto Elvis? R. Io stavo cambiando il mio appartamento e come già detto, in quel periodo, mi tenevano informata. Venivo aggiornata sulle cose. Perciò, il mio telefono era scollegato da due giorni perché mi stavo trasferendo e venni a sapere che Joe mi stava disperatamente cercando. Così quando l’ho saputo ed ebbi di nuovo il telefono, mentre l’operatore era lì per ripristinare i collegamenti, suonò il telefono. Era Joe. Sai com’è io dissi “ciao Joe” e lui “Dio mio come facevi a sapere che ero io? Dove diavolo eri?” non era arrabbiato ma dispiaciuto che per due giorni non mi aveva trovato e si mise a ridere. Disse “Tu piaci al mio capo e vuole vederti” D. Per te è stato un bell’appuntamento quello con Elvis R. Sì ho avuto un grande appuntamento. Un grande appuntamento che è durato 2 anni. Questo sì che è un grande appuntamento. D. Che genere di cose facevate? R. Elvis ed io avevamo l’abitudine di nasconderci. Nel bel mezzo della notte avremmo voluto uscire di soppiatto per andare a prenderci un gelato, ma si sarebbe mosso l’elicottero, le guardie armate avrebbero dovuto uscire per cercarci e tenerci sotto il controllo armato, intimandoci di tornare all’albergo. Naturalmente sto esagerando, ma l’abbiamo fatto, solo per sentirci come due bambini, bambini cattivi. Ci divertivamo. La seconda sera che mi trovavo da lui, la nostra seconda sera insieme, mi portò sul balcone della suite dell’International, quella grande suite di Las Vegas che, per lui, è stata una specie di casa quando stava a Las Vegas. E cantò per me. Ha cantato a lungo, abbiamo letto e ci siamo divertiti. Ci siamo divertiti molto. D. Era una canzone speciale? R. Sicuro, era una canzone che amavo molto, ma non era una canzone del suo repertorio. La canzone che mi cantò la prima sera, ed è abbastanza strano, era la canzone di un singolo che avevo comprato quando avevo forse 13 anni. L’avevo acquistato con i miei soldi e ne ero molto fiera. Erano tutti i miei risparmi, 19 cents. L’avevo sistemato sulla cassa, e lo rimiravo e leggevo la copertina, cose di questo tipo. Comunque, alla fine è scivolato dietro la cassa e si è rotto. Ero distrutta! D.Quali sono state le qualità di Elvis che più ti hanno toccato? R. Elvis aveva delle qualità che nessun altro uomo aveva, ha e avrà. Molti di loro parlano puntando molto sul suo carisma, ma le qualità che aveva non facevano parte di questo mondo. Tante volte era angelico. Conosceva le cose prima che io le sapessi. Sapeva che cosa provavo prima ancora che io le provassi. Era quasi un ragazzino, e aveva le qualità di un ragazzino e io, ancora prima di incontrarlo, parlavo spesso di quel suo sorriso, che tutti interpretavano come un sorriso che faceva parte del suo aspetto sexy. Ma non lo era assolutamente. Non era un aspetto sexy. Era la sua innocenza, la sua vulnerabilità. Non era assolutamente qualcosa che accendeva e spegnava. Era solo vulnerabile. |
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Re: Intervista a Sheila Ryan
D. Elvis aveva un cuore tenero?
R. Non credo esista altra persona come lui, va accettato. L’uomo non era normale. La sua più grande gioia era dare e non ero mai riuscita a capirlo fino a quel momento. Ripeto, ciò che gli procurava maggiore gioia era dare. D. Qual è il significato principale che dai alla tua relazione con Elvis? R. LA cosa più importante della mia relazione con Elvis è il fatto di essere stata diversa da tutte le relazioni che lui ha avuto con le altre donne, delle quali non mi sono mai né infastidita né gelosa. Non sto dicendo che tutte le altre donne che ha avuto erano gelose, ma per quanto mi riguarda non ho cercato di cambiarlo. Non mi aspettavo che fosse monogamo. Quando voleva andare, sapevo che era per un’altra donna e quando tornava, sapevo che mi avrebbe raccontato cos’era successo. E ne avremmo riso insieme visto che io non ero un tipo geloso. Tuttora non sono gelosa. Perciò quello che c’è stato di diverso nella mia relazione con lui è che non doveva spiegarmi niente. Non aveva bisogno di mostrarsi dispiaciuto. Non aveva niente per cui nascondersi, anche se ha comunque nascosto qualcosa. Quello che intendo è che eravamo un libro aperto. D. E’ stata una relazione veramente appassionata? R. Si lo è stata e sono sorpresa di sentire quanto alcune donne che conosco dicono. Infatti al tempo ne aveva principalmente due. Allora c’eravamo io e Linda Thompson. All’inizio si stava vedendo con lei e nel frattempo arrivai io e così si è creata una sorta di gara tra cavalli di razza. Eravamo alla pari e poi io ho perso e successivamente ha perso lei. Ho sentito dire che non aveva grandi intimità con le donne e che la cosa che faceva maggiormente era parlare molto, stare alzato e leggere, ma per quanto mi riguarda, abbiamo avuto una vita molto romantica, ma anche attiva e passionale. Qualche volta ne ero disposta, ma qualche volta volta ero stanca e dovevo dire no, no, no. Perciò sono moto sorpresa di sentire le altre donne che raccontano che hanno avuto problemi di intensità di intimità e sesso. D. E’ vero che alle volte lo accudivi leggendogli libri? R. Sì, voleva che gli leggessi fino a che non si fosse addormentato e poi una volta addormentato, chiudevo il libro piano piano, poi mi chinavo e lo mettevo sul comodino. A quel punto ero così felice di poter finalmente andare a dormire che appoggiavo la testa sul cuscino, ma ormai era troppo tardi. Come dire, era proprio così. D. Perdonami ma questa non sei tu R. Lo so, ma era così che andava. D. Elvis voleva che tutti si tingessero i capelli nel mezzo della notte? R. Elvis voleva che i suoi capelli venissero tinti nel bel mezzo della notte. E voleva che lo facessi anche io. Non lo chiedeva a Charlie Hodge, E non credo che Charlie l’abbia mai fatto. D. Parlaci della sua voglia di giocare. R. Amava ridere. Lui e Joe Esposito qualche volta si mettevano d’accordo prima che arrivassero tutti gli altri. Quando loro arrivavano e c’ero anche io, allora Elvis iniziava a fare le battute. Anche Joe Esposito ne faceva. Alle volte era interessante perché il gioco consisteva nel finire le frasi dell’altro. In sostanza, Joe diceva una battuta ed Elvis la finiva e da lì iniziavano a ridere. Sarebbe andato avanti e iniziava ad urtarmi la gamba, perché, lo sai anche tu, che qualcuno si picchia sulla gamba quando fa una risata isterica. Qualcosa del tipo ah-ah-ah-ah. E lui era così. Poi cercava di divertirsi con Ricky, il suo fratellastro. Aveva quella specie di spranga che usava con Ricky. Non so se ne hai mai sentito parlare. D. Raccontaci R. C’era uno stratagemma, cioè, non so se sai che lui era capace di fare cose che non erano normali anche se ci si poteva sempre fidare, indipendentemente da quello che faceva. Dovevi sempre immaginarti di avere angeli intorno a te o qualcosa del genere. Aveva questi due, non so se fossero coltelli o samurai enormi, ogni coltello era lungo circa così. Lui li prese entrambi e disse: “Ricky, prendi i miei coltelli” Ricky era in un bagno di sudore e si girò tutto rosso “No ti prego, non il….. farò quello che vuoi. Tu prego non farmi fare questo, non farmelo fare” Così lui prese questi due coltelli e fece una delle sue mosse di Karate, fece il NINJA SOUNDS. Il suo corpo andava su è giù, mancandolo di poco e senza mai toccarlo. Naturalmente era divertente, ma Ricky non credo che si divertisse. D. Probabilmente sudava R. Certamente. Quella era la cosa divertente. E poi sai, c’era questa cosa. Tutti i ragazzi si facevano questi scherzi tra loro e ognuno di loro aveva un suo ruolo. D. Lo hai fatto anche tu? R. Tutto il gruppo, tutti, Elvis e Joe e Jerry e Ricky e chiunque fosse intorno, c’era sempre di che ridere. Lo facevamo in continuazione e si facevano un sacco di scherzi. Ricordo una volta che stavamo andando al Menphian Theatre. Mentre ci dirigevano, lungo la strada dicevamo, così andiamo al Memphian no, al Memphuan, no al Memphieuian, al Memphalpheu. Queste cose ci divertivano, farle diventare qualcosa di ridicolo. Inoltre io avevo sempre la necessità di indossare il cappotto di qualcun altro, perchè mi dimenticavo di portare il mio e finive asmepre che Jerry Schilling doveva darmi il suo. Così diventata una cosa del tipo: “Dannazione ELvis, perchè non puoi comprare qualche vestito alla tua ragazza”. Sembra una stupidaggine, ma è difficile ricordare tutte le cose. Chiamami domani in albergo e ti dico il resto. Ce n’è parecchie. D. Di notte Elvis ha visto molti film al cinema? R. Quando volevamo andare al Memphian, dovevamo andare tardi. E di solito, credo che il suo massimo piacere fossero 8 films. Una volta credo di averne visti 3, ma questo è stato il massimo che sono riuscita a fare. Si trattava di del film di Bruce Lee “Kung Fu Fighting" o "Enter the Dragon" o uno di questi. D. Che altro genere di film amava Elvis? R. “Il dottor Stranamore” e tutti quelli di Clouseau D. I film di Peter Seller? R. Sì Elvis amava molto il film di Peter Seller, La Pantera Rosa. D. Siete mai usciti da soli? R. Una volta siamo andati a fare un giro con una Pantera gialla ed io ero pietrificata perché non andavamo assolutamente piano. Ero preoccupata perché non guidava spesso, visto che giravamo sempre con una limousine. Era tardi e buio e ci trovavamo negli interstati del Mississipi. Io ero nella macchina con lui, noi due da soli ed io stavo bene. Non ricordo come mai eravamo da soli. Elvis era luminoso, come un albero di Natale. I suoi occhi erano come sapevano esserlo. Andavamo a 75 e credo che arrivassimo a 85, 95 e 130. Andavamo a 130 e disse “Tieni il volante” e tolse le mani. Gli dissi “Per piacere, non è divertente, ti prego” Lo stavo quasi supplicando ed ero realmente spaventata ma, in fondo, ero sicura di lui come non lo sono stata così spesso. Senza pensieri, sai, non aveva impegni, non stava lavorando. Non era a Las Vegas e non doveva fare spettacoli. Si stava solo godendo un bel momento e quando abbiamo visto quella strada con le note musicali, io ero come, ero veramentefelice di essere tornata a casa. -------------------------------------------------------------------- Comunque secondo me è incompleta, anche se in ogni caso, sappiamo qualcosa di più del nostro mito. Ciao |
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Re: Intervista a Sheila Ryan
Grazie hurt, sei grande! (se ne hai, le puoi mettere per piacere?)
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Re: Intervista a Sheila Ryan
Quote:
Qualcuna poi è molto lunga. Ciao |
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Re: Intervista a Sheila Ryan
Ormai la nostra Hurt non si ferma più, è scatenata con le traduzioni! Grazie mille anche per questa!
Ciao |
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Re: Intervista a Sheila Ryan
hurt ma che dici? ma quale esibizionismo! se le posti ci fai un piacere, così sono disponibili anche a chi non sa l'inglese!!
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Re: Intervista a Sheila Ryan
Grandissima Hurt!!!!!
Un altro ottimo lavoro! Tutti i miei complimenti!!! Un caro saluto LISA
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Grazie Elvis Official Fan Club
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Re: Intervista a Sheila Ryan
Grazie Hurt!
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#9
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Re: Intervista a Sheila Ryan
Quote:
Vi stupirò con effetti speciali!!!!!!!! ahahahahahah |
#10
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Re: Intervista a Sheila Ryan
Grazie di cuore cara Hurt per le traduzioni, io non conosco l'inglese. Continua cosi'. Un bacione, SEI GRANDE!!!!!!!!
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