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  #11  
Vecchio 25-07-2007, 17:31
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elvis era solo arrabbiato a morte con chi aveva sfamato x anni x poi essere tradito.nn temeva il libro,si sarebbe solo mangiati vivi i 3 testoni!!!
naturalmente la paura era verso una perdita di stima dai suoi fans,nn credo x delle critiche ke già esistevano...
Se ti ricordi bene Enzo non è proprio così, ricordi? Disse a Larry "come posso spiegarlo a mia figlia un giorno che sono tutte bugie?"
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  #12  
Vecchio 25-07-2007, 17:43
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Se ti ricordi bene Enzo non è proprio così, ricordi? Disse a Larry "come posso spiegarlo a mia figlia un giorno che sono tutte bugie?"
appunto lui temeva la reazione di ki lo amava non di ki avrebbe solo continuato e appesantito le critiche.
si preoccupava x i familiari e x i suoi fan...e ce l'aveva a morte con i tre....

nn era il libro in se quanto la reazione ke lo preoccupava..
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  #13  
Vecchio 25-07-2007, 17:56
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appunto lui temeva la reazione di ki lo amava non di ki avrebbe solo continuato e appesantito le critiche.
si preoccupava x i familiari e x i suoi fan...e ce l'aveva a morte con i tre....

nn era il libro in se quanto la reazione ke lo preoccupava..
Si infatti questo il brutto, xò sono cose che fanno male ancora adesso anche x noi fans
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  #14  
Vecchio 26-07-2007, 19:13
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Grazie Hurt, gentilissima come sempre!!!
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  #15  
Vecchio 22-08-2008, 19:42
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Di seguito due estratti dal libro di Sonny West "ELVIS STILL TAKING CARE OF BUSSINESS".


Presto, dovrebbe esserne pubblicato un terzo, che sicuramente posterò

================================================== ===

Guardandomi indietro a quasi 30 anni fa, sono costretto a riconoscere che anche se “Elvis: What Happened?, ha venduto 3 milioni di copie, è stato un grande fiasco. Il libro scritto insieme a mio cugino Red West e Dave Hebler, non ha salvato Elvis e, non ha nemmeno trasmesso ai lettori, quanto io amassi quell’uomo. Concentrandosi troppo sulla dipendenza dai farmaci e il comportamento eccentrico, ho trascurato di raccontare ai lettori quanto avesse significato per me. Lasciatemelo dire: lui per me ha significato il mondo.

In questo libro voglio far sì che il lettore guardi a com’era Elvis veramente. Elvis aveva un enorme fascino, carisma, sensibilità e classe. Era ben edotto su un sacco di argomenti, dalla religione alla filosofia alla storia del mondo. Elvis, nella musica, aveva un talento donato da Dio e, sempre, sia sul palco che in studio, dava il 100 percento, Ma ugualmente metteva tutto se stesso in ogni emozione e quando era arrabbiato, ti ritrovavi a pregare che capitasse a qualcun altro. Se non era così, sentivi il bisogno di mandarlo al diavolo e tenerlo lontano.
Scrivere questo libro è stato una atto d’amore e una catarsi. Alle volte mi ha sfinito emotivamente e fisicamente. Ci ho messo quasi 4 anni, per mettere giù le mie storie della mia vita con Elvis e, confido che vi piacerà leggerle.
Se vi farà molto ridere o vi sentirete molto toccati, fino a piangere e arriverete a pensare di conoscere Elvis molto di più dal punto di vista personale, significa che io avrà portato a termine qualcosa di molto importante per me.
Nel corso degli anni sono state fatte affermazioni da parte di qualcuno, riguardo le opinioni di Elvis sulla razza, la religione e la politica. Elvis ha passato molto tempo a discutere delle situazioni correnti, esponendo le sue opinioni. Di proposito ha scelto di non rendere pubbliche le sue opinioni, in modo tale che la sua fama non avrebbe influenzato nessuno. Elvis ha degnamente servito il suo paese e pensava che tutti avessero diritto ad avere delle opinioni e la libertà di scelta.

Una volta, ad una conferenza stampa, gli venne chiesto il suo punto di vista politico e, lui evitò la risposta, molto educatamente. Il giornalista chiese ad Elvis se avesse preso una posizione a riguardo. Elvis rispose di sì, ma che preferiva tenersela per sé. Tutto ciò è molto in contrasto con tante celebrità attuali che non si vergognano di usare la loro posizione, per promuovere un’idea politica.

In privato, Elvis non ha mai esitato nel dire a chiunque quanto fosse grande il suo paese. Era una delle persone più patriottiche che io abbia conosciuto ed era molto orgoglioso degli uomini e delle donne, che arruolati nelle nostre forze armate, e facevano il loro dovere per proteggere la libertà.

Non è solo una coincidenza che Elvis, per molta gente del globo, rappresenti il simbolo dell’America e lui sarebbe molto orgoglioso di questo.

Sono molto felice di essere stato collegato ad Elvis Presley, un uomo che ha profondamente toccato la vita di milioni di sconosciuti e arricchito la vita di coloro che l’hanno conosciuto.

IL RE E' TORNATO

Alla fine degli anni ’60, la carriera di Elvis esplodeva, ancora una volta, con lo strepitoso successo dello Special televisivo, una nuova infornata di incisioni e, in arrivo, un ingaggio a Las Vegas.

Elvis invitò me e la mia ragazza Judy Jordan (che ora, da 36 anni, è mia moglie), nel suo primo show live, dopo quasi 9 anni, per essere i suoi ospiti speciali, all’Internattional Hotel di Las Vegas. “Sarà bello essere di nuovo sul palco”, disse Elvis

Judy ed io arrivammo a Las Vegas il 31 luglio, e ovunque guardassimo, vedevamo Elvis. Tabelloni, posters, pubblicità sui taxi e alla radio e TV, urlavano il suo nome. I padiglioni di fronte all’International pubblicizzavano il suo nome a caratteri più grandi di me. Nella lobby c’era un bancone di souvenirs di Elvis, dove si vendevano i posters dell’uomo del momento.

L’eccitazione, a Las Vegas, era al massimo. Non appena le Sweet Insipiration iniziarono a scaldare il pubblico, sentii un colpetto sulla spalla.
Un responsabile della sala disse che Elvis voleva vedermi nel backstage. Venni scortato attraverso una porta di lato e un corridoio, fino alle scale che mi avrebbero portato nella dressing room di Elvis.
Dentro c’erano Elvis, Joe Esposito, Lamar Fike, Richard Davis e Charlie Hodge.
Elvis appariva splendido, con i capelli ondulati nero inchiostro, i gioielli d’oro che si abbinavano perfettamente con quel vestito blu, in stile karate e la cintura in macramè disegnata da Bill Bellew.

Ci abbracciammo e dopo un brevissimo giro, salimmo nella zona del backstage. Mettemmo il nostro piede destro uno a fianco all’altro, toccandoci leggermente. Poi Elvis si buttò all’indietro, spingendomi in avanti e io mi buttai all’indietro, spingendo lui. Poi cambiammo mano e ripetemmo l’operazione.
Elvis disse ripetutamente: “E’ qui, è qui” come fosse in trance. Quando finimmo, scrollò le sue braccia per allentare tutta la tensione nervosa.
Poi andò avanti e indietro, le gocce di sudore si stavano formando sulla fronte, e io gli dissi. “Elvis, stai per metterglielo nel c****. Lo so.” “Lo spero” mi rispose nervosamente.

Quando le luci, nella sala, si abbassarono e la musica di apertura di Elvis innondò la sala, la folla era ai suoi piedi. La tenda di lamè dorato iniziò la sua ascesa ed Elvis guardò in alto, come a dire “Signore, aiutami a dare il meglio di me”, poi prese un altro profondo respiro, ed espirò. Mi guardò e si avviò sul palco. La folla urlò la sua approvazione e il suono sembrò attraversarlo come corrente elettrica.

Tutto d’un tratto era a casa.

Nello showbussiness, c’è un vecchio detto, che, quella sera, calzava a pennello per Elvis: “Un cantante ha bisogno di canzoni, ma un intrattenitore ha bisogno di un pubblico” Afferrò il microfono, fece una pausa e si lanciò in una versione rauca di “Blue Suede Shoes”. Il pubblico urlava, delirava e ballava. Sammy Davis Jr. gli stava di fronte, incitando il pubblico e gridando “Sì, sì, colpisci, babe!” Sammy fece così tutta la sera. Elvis faceva la stessa cosa quando assisteva a spettacoli, di altri artisti.

Ci fu una volta, in uno show, che Elvis presentò le celebrità che c’erano tra il pubblico e quella sera, per Sammy Davis Jr, ne fece una speciale. Quando Elvis, nel 1960, fece lo special televisivo con Frank Sinatra, Sammy era là e notò quanto fosse nervoso. Si avvicinò ad Elvis e parlò con lui, riuscì a calmarlo dicendogli “Tu sei tu! Non preoccuparti di niente altro. Devi fare solo quello che sai fare!”.
Elvis, quella sera, molto carinamente, lo raccontò al pubblico di Las Vegas, facendo scoppiare il pubblico in un enorme applauso. Si tolse dal dito uno splendido anello, con una stella di zaffiri nera e la regalò a Sammy, il Mr Bojangle, che arrivò al punto di avere le lacrime agli occhi, per la commozione.

Per 90 minuti, la magica energia di Elvis, non si è mai assopita. C’erano solo lui e un microfono. Nessuno spettacolo pirotecnico, o scenografia, solo puro e vero talento. Riusciva ad elettrizzare la folla con giravolte, rinculate e piroette. Era pazzesco, spontaneo, frenetico e al suo massimo.

Quello spettacolo cambiò, per sempre, il modo di intrattenere a Las Vegas e aggiunse una pagina preziosa alla leggenda di Elvis. Era di nuovo una superstar e lui lo sapeva. “Dannazione Elvis, è stato grande!” gli dissi eccitato, quando uscì dallo stage. “Grazie, Sonny” disse Elvis, asciugandosi il viso nell’asciugamano. Poi disse “Sì è vero. Li ho distrutti!”

Le celebrità in mezzo alla folla si misero in fila nel backstage, per congratularsi con lui. Sammy Davis Jr e Cary Grant furono particolarmente profusi di complimenti.

Poi il Colonnello entrò nel business e andò nel backstage. La folla si divise non appena lui ed Elvis si trovarono in un emozionante corpo a corpo. Il corpo di Parker stava letteralmente tremando di vera emozione. “Ce l’abbiamo fatta! Ce l’abbiamo fatta!” diceva il Colonnello. “Sì, Colonnello, ce l’abbiamo fatta” disse Elvis “Questo è certo!”


E adesso ne fanno anche un film!!!!!!!!!!1
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  #16  
Vecchio 22-08-2008, 21:36
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askme askme Non in Linea
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Predefinito Re: Dal Libro Di Sonny West

Io sarò il primo della fila.
Un'altro incompreso, è stato frainteso per 31 anni,ma quante vittime.
Elvis era proprio un carnefice,un'aguzzino.
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