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Vecchio 27-02-2007, 18:51
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Predefinito Intervista A Dick Grob

Dick Grob era il capo della sicurezza per Elvis, e ha scritto il libro The Elvis Conspiracy

D. Ci racconti qualcosa di te? Dove sei cresciuto?

Dick Grob. Credo di dover dire che sono cresciuto tra gli Stati Uniti e l’Europa. Mio padre era nell’esercito e sono stato abbastanza fortunato di viaggiare con lui e vivere nei luoghi, dove veniva assegnato fino a che non venne ucciso in Corea.

D. Eri un fan di Elvis?

DG. Durante il periodo della scuola no. In realtà non ero tanto preso dalla musica e, alla radio, non prestavo attenzione a nessuno in particolare. Non sono mai diventato un fan di Elvis. Il mio rapporto con lui era diverso perché eravamo amici e famiglia insieme. Mi piaceva la sua musica, ma non mi consideravo suo fan semplicemente perché il nostro rapporto era diverso.

D. Quando l’hai incontrato per la prima volta?

DG. Nel Maggio 1967. Si era appena sposato con Priscilla ed era in viaggio di nozze a Palm Spring. Io avevo un lavoro extra al dipartimento di polizia e mi venne dato l’incarico di tenere lontana la gente dalla casa, quando c’era Elvis. Un giorno, Elvis si allontanò dal gruppo e passeggiando con un bicchiere di limonata in mano, si sedette per un po’ e chiacchierò con me. Così iniziò il nostro rapporto che durò 10 anni, fino alla sua morte (se vuoi scrivere tutto, puoi trovare tutta la storia nel mio libro)

D. Che cosa fai adesso?

DG. Al momento sono quasi in pensione. Lavoro con il mio socio, facendo praticamente la stessa cosa che facevo per Elvis, assicurando protezione e sicurezza a gente di alto livello. Stiamo addestrando un gruppo di persone al tipo di protezione che veniva usata per Elvis.
Fortunatamente questo non è a tempo pieno, ma si fa ogni due settimane.
Attualmente, sembra che ci sia un bel numero di persone di alto livello che vogliono avere una protezione, così io e il mio socio gliela garantiamo e contemporaneamente, facciamo il training ai nuovi.

D. Com’è stato che hai iniziato a lavorare per Elvis?

DG. Dopo il nostro incontro nel 1967, rimasi in contatto con lui, soprattutto quando arrivava a Palm Springs. Quando decise di riprendere l’On the Road, mi chiese di unirmi al gruppo e provvedere ai contatti con i dipartimenti di polizia locale, nonché essere la sua guardia del corpo. Questo fece sì che tra noi iniziasse una rapporto molto stretto e divenni suo amico.

D. Che lavoro facevi?

DG. Penso di dover dire che, inizialmente, ero un guardia del corpo di Elvis. Interagivo anche con il Col. Parker e il suo gruppo, contattando la polizia locale nelle città in cui si sarebbe esibito, affinché non ci fossero problemi. Elvis aveva anche Red e Sonny, che provvedevano alla sicurezza. Il mio lavoro era di vedere che al suo arrivo qualsiasi problema di una certa entità, fosse gestito con la polizia locale.
Molta gente ha aperto cause legali contro i membri del gruppo, a seguito di alcune iniziative che furono prese. Io, invece, ero in grado di dare assistenza, senza coinvolgerli e probabilmente fu grazie alla mia esperienza sull’applicazione della legge. Nel corso degli anni, apparentemente, Elvis dimostrò di apprezzare questo tipo di professionalità e, insieme a Sam Thompson, diventammo amici intimi. Di solito eravamo gli unici che Elvis voleva avere quando si trattava di portare, Lisa Marie, avanti e indietro da Los Angeles a Graceland. Penso che una delle cose che Elvis amava di me e Sam, oltre alla professionalità e la preparazione che avevamo era il fatto che, non sconfinavamo oltre il campo della sicurezza. Non abbiamo mai cercato di dirgli che cosa cantare o fare della sua vita, a meno che non lo chiedesse. Non gli abbiamo mai fatto domande, di nessun tipo.


D. Che genere di persona era Elvis?

DG. Lo consideravo una persona molto intelligente che si prendeva cura di chiunque. Era molto elegante e sapeva parlare di molte cose in modo intelligente, sviluppando conversazioni che sorprendevano molte persone.
Teneva molto ai suoi fans al punto che se uno stava male durante lo spettacolo, voleva essere messo al corrente di come stava e dopo lo spettacolo, in aereo, io dovevo fargli un rapporto e nei giorni successivi.
Si prendeva cura del suo gruppo e voleva sempre sapere se qualcuno in famiglia, per caso, fosse ammalato, Voleva sapere se il bambino di qualcuno stava male e, se era necessario, mandava uno specialista. Elvis era una persona speciale, uno di quelli che capitano una volta sola nella vita. Era felice di dare e lo faceva fino all’estremo. Elvis amava portare gioia al mondo e lo faceva tramite la sua musica e le iniziative di carità, oltre ad offrire molto di se stesso.
Elvis era speciale, era un amico che non chiedeva niente altro che lealtà, e in cambio dava tutto se stesso. Lui era l’amico per la vita.

D. Ci vuoi raccontare qualcuna delle tue storie preferite riguardo ad Elvis?

DG. Ce ne sono molte ed è difficile dire che una è la preferita. Non ho storie brutte. Ogni giorno con Elvis era un bel giorno, uno che sapeva riempirti di sorprese e bellissimi rapporti.

D. Come ti senti, dopo 28 anni, nei confronti del libro che hai scritto?

DG. Dopo 28 anni, sono ancora orgoglioso di quello che ho scritto. Penso che abbia dato molte informazioni sul giorno in cui Elvis morì, che non sarebbero mai venute alla superficie, se non lo scrivevo. Penso anche e, anche lo spero, che i fans abbiano imparato un sacco di cose che sono successe dopo la sua morte. Cose di cui non ne sarebbero venuti a conoscenza. La maggior parte dei fans, con cui ho parlato, sembra che pensassero che valesse la pena scrivere quel libro.

D. Lo scriveresti di nuovo? Perché sì e perché no?

DG. Credo che dovrei scriverlo di nuovo, perché penso che è la storia che lo merita. Volevo far sì che i fans sapessero cosa è successo, per farli pensare con la loro testa e non accettare quello che era stato detto dalla gente che cercava di distruggere Elvis. Credo che, nel libro, farei qualche cambiamento. Con tutto quanto c’è da raccontare, si sono dovute omettere alcune parti, altrimenti sarebbe stato lungo. Il libro sarebbe stato troppo grosso e sarebbe costato troppo. Chiunque pensiche io sia diventato ricco, fa un triste errore, perché non ci ho fatto soldi sopra. Volevo solo che ci fosse un buon libro, di cui essere orgogliosi di avere nella propria collezione. L’ultima edizione è andata persa quando mi si è rotto il computer, così ci sono un sacco di errori grammaticali nel libro. Se dovessi rifarlo, non voglio che questo si ripeta. Nel libro, c’erano anche alcune parti che inducono a confusione. Anche se erano state cambiate nell’edizione persa, purtroppo non si sono potute cambiare nella bozza mandata all’editore. Da come ho scritto, alcune di queste portano le persone a trarre delle conclusioni sbagliate, tuttavia non cambiano i fatti pertinenti ad Elvis e a quanto è successo. Quindi, sì lo riscriverei per fare dei cambiamenti e soprattutto chiarire alcuni aspetti, eliminando qualsiasi possibilità per il lettore, di trarre le conclusioni sbagliate, deliberatamente, come è stato fatto.
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Vecchio 27-02-2007, 18:52
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Predefinito Re: Intervista A Dick Grob

D. Com’eri verso il Colonnello?

DG. Il mio rapporto con il Colonnello era molto buono. Lo consideravo un uomo di parola e una persona abile. Se diceva che sarebbe successo qualcosa, sarebbe successo o avrebbe fatto il massimo per far sì che succedesse. Il suo rapporto con Elvis, a quello che si vedeva, sembra fosse un ottimo rapporto. Potevano anche discutere, ma sarebbe stata chiusa, da amici e soci.
Il Colonnello si preoccupava solo di fare l’interesse di Elvis. E’ vero che dagli interessi di Elvis, ne guadagnava anche lui, ma questo era quanto stabilito tra i due.
Il Colonnello lavorava solo per Elvis e non si era preso nessun altro. Elvis era il suo cliente principale e unico. Secondo me, era una persona onesta ed era molto preoccupato per Elvis. Non era Parker che, alla fine, voleva tutti quei tours, ma Elvis. Elvis gli diceva che voleva lavorare e farne di più, altrimenti se non lo faceva Parker, lui si sarebbe trovato qualcun altro che l’avrebbe fatto. Perciò abbiamo fatto tanti tours. Il Colonnello era sempre molto educato e gentile. Era capace di arrabbiarsi molto se qualcuno faceva male le cose, ma perdonava subito e ne parlava con tutti, in modo tale che si capisse dov’era stato commesso l’errore. Mi piaceva l’uomo e mi ha sempre trattato con gentilezza e rispetto.

D. Dick raccontami dell’incidente a Lake Tahoe.

DG. Dopo uno spettacolo a Tahoe, Elvis voleva parlare con alcune persone. Così i ragazzi scesero e presero alcune ragazze portandole su e fare una festa. Bene, un paio delle ragazze invitate erano con quest’uomo, che però non venne invitato. Così questo tipo salì dalle le scale posteriori. Quando arrivò in cima alle scale, aprì lo sportello del pannello elettrico. Le porte posteriori erano tutte bloccate, per sicurezza. Spense tutte le luci della suite, più quelle che portavano alla hall. Poi iniziò a pestare sulla porta. Al tempo, succedeva spesso che persone importanti venissero prese di mira da vari gruppi fanatici, perciò, quando la luce mancò con l’aggiunta dei colpi alla porta, sopravvenne ogni genere di panico. Così venne fatta entrare la sicurezza dalla porta principale della suite, che aprì la porta del retro, uscì e si trovò il ragazzo che iniziò a punzonare tutti. Il ragazzo, venne bloccato immediatamente. Era molto fatto. La sicurezza lo portò fuori e fu ammanettato. A quel punto riaccendemmo le luci. Eravamo tutti molto spaventati. Lo portarono giù dalle scale ed incominciarono ad interrogarlo, per poi, portarlo alla polizia. Il ragazzo, più tardi, aprì una causa, contro Elvis, per parecchi milioni di dollari, che fu archiviata, perché non venne mai creduto dal giudice. Non è mai stato colpito o preso a calci, come viene raccontato. Una volta che gli sono state messe le manette, nessuno l’ha toccata più. Lui reclamò di essere stato picchiato dopo averlo ammanettato, ma non è mai successo.

D. Ci racconti una delle tue storie preferite riguardanti il Colonnello?

DG. Come su Elvis ci sono tante storie simpatiche che riguardano il Colonello. Probabilmente una delle migliori è quando qualcuno cercò di imbrogliare lui ed Elvis. In quelle situazioni potevi vedere il colonnello al meglio di sé. Comunque suonavamo in una città dove il colonnello assumeva sempre una sicurezza extra sia per l’hotel che per l’arena. Dove possibile assumeva poliziotti locali. In una città, di cui non dirò il nome, assunse 35 poliziotti per l’arena. Io ero nell’arena con il Colonnello e ispezionavo, in modo tale da poter dire ad Elvis come sarebbe stato il posto. Lo facevo per ogni spettacolo. Mentre parlavo con il Colonel, arrivò il capo dei poliziotti e gli disse “abbiamo un problema”. Raccontò che di aver appena ricevuto un rapporto che segnalava una bomba, nell’arena e necessitava di altri 30 poliziotti per gestire il problema. Il costo di tutta questa gente sarebbe stata a carico del Colonnello. Naturalmente Parker capì subito cosa stava accadendo. Si sarebbe trovato a pagare polizia in più, senza un vero motivo. Si girò verso di me e disse Sig. Grob, (quando chiamava qualcuno, metteva sempre il sig. davanti al nome) “Dov’è Elvis adesso” Gli risposi che stava arrivando con l’aereo ma, in quel preciso istante, erano ancora in volo. Mi chiese: “Mr. Grob, se c’è una bomba qui, pensi di portare Elvis qui?” Io gli risposi che avrei fatto qualcosa tipo chiamare il pilota e dirgli di fare un giro senza atterrare e che io ero propenso a farlo atterrare in un’altra città e attendere là. Il Colonnello mi disse “Bene Mr. Grob, questa è la tua idea, ma non so come potrebbero trovare una bomba in così poco tempo, mancano solo 2 ore all’inizio dello show, e prima entrerà tutta la gente.” Gli dissi che avrei chiamato subito il pilota e dirottato nella città seguente, perché mai avrei voluto mettere Elvis in situazione di pericolo. Il Colonnello si rivolse al poliziotto e disse, “Bene, fallo Mr. Grob, e mi dispiace che voi dobbiate fare l’annuncio che Elvis, questa sera, non si esibirà per le 12.000 persone che arriveranno, perché abbiamo dovuto lasciarlo in un’altra città”. Il poliziotto sbiancò in faccia e si scusò. Tornò indietro mentre io stavo al telefono e riferivo al Colonnello che avevano appurato che si trattava di una beffa e che avrei arrestato chi aveva fatto la telefonata. Il Colonnello fece molte domande quellasera e nessuno era in allarme per qualche bomba, tranne l’impostore che aveva cercato di fregare il Colonnello.

D. Ci racconti qualcosa del Lisa Marie e cosa si doveva fare per uno show?

DG. Elvis affittava gli aerei di Playboy e di Sinatra. Erano g-2s. Erano più piccoli del Lisa Marie. La band volava con un Electra Turbo Lockheed a 4 motori della Holiday Airlines.
Solo pochi membri andavano sul Lisa Marie. Veniva fatto con due aerei perché spesso la band stava fino alla fine, mentre Elvis e ne andava e alle volte era l’inverso. Prendi nota che l’aereo di Elvis teneva solo 21 persone.

D. Quanti aerei venivano utilizzati per gli show di Elvis?

DG. Ce n’erano 4 che giravano. L’aereo del Colonnello, che era un Leer Jet, prima che Elvis gli acquistasse il Lockheed Jet. C’era un altro aereo che portava il materiale e l’attrezzatura. Partivano prima e alle volte atterravano in aeroporti diversi. Perché il Lisa Marie era un aereo grande ed aveva bisogno di una pista ampia.

D. Chi si prendeva cura di tutto questo?

DG. Il Colonnello si assicurava che tutto funzionasse. Io dovevo essere a conoscenza di dove si trovavano gli aerei e i piloti. Quale limousine li avrebbe presi, dove doveva portarli, a che ora, ecc.

D. Dov’eri e cosa facevi quanto hai saputo della morte di Elvis.

DG. Ero a casa mia a Memphis, mi ero appena alzato e dovevo preparare i miei bagagli. Ero rimasto con Elvis fino alla 5.30 del mattino, parlando con lui di un sacco di cose.
Stavo bevendo un caffè, quando telefonò Tommy Henley. Rispose mia moglie e mi disse che Tommy voleva parlare con me. Al telefono, mi disse di correre velocemente all’ospedale. Dalla sua voce mi resi conto che il problema era più grave. Gli chiesi se qualcosa non andava e mi rispose di sì! Chiesi se riguardava Elvis e me lo confermò. Mi vestii velocemente e corsi all’ospedale. Ero là quando il team dei medici annunciò che Elvis era morto e Marian Cocke baciò la sua fronte e gli disse addio. Protessi il corpo e presi la domanda di autopsia per farla firmare a Vernon. Il fatto che l’autopsia è privata, nessuno vedrà foto di Elvis nell’obitorio, sbattute su National Enquire o altra porcheria di giornale.
Il fatto che io abbia potuto prevenire tutto ciò è una delle cose di cui sono più orgoglioso nella mia vita..

D. Guardando indietro all’eredità lasciata da Elvis, oggi, come vedi l’impatto con il mondo?

DG. Credo che nessuno sarebbe stato in grado di immaginare cosa sarebbe accaduto con la sua morte. Molti pensavano che, in pochi anni, sarebbe uscito di scena. Tutti i maghi della finanza pensavano che sarebbe scomparso, ma si sbagliavano.
Elvis, oggi, è forse più forte di quanto non lo sia stato. Come ho detto prima, Elvis era speciale, non c’è mai stato uno come lui e mai non ci sarà. Era un filantropo, credeva e adorava Dio. Elvis credeva nella razza umana come nessun altro. La sua musica era cantata per il piacere di farlo. Lui, con la sua musica, non faceva morali, non instigava alle droghe, non cantava di uccidere un tuo simile. Elvis cantava per il puro piacere e per la bellezza di cantare. Quando cantava gospel, andava dritto a Dio e nessuno può negare questo. Elvis è più grande di quanto non sia stato. Quando era in vita, non ha mai saputo quanto grande fosse veramente, ma quando ci guarda da lassù, sono sicuro che gli fa piacere capire quanto ha fatto e quello che ci ha lasciato. Elvis ha sostenuto il suo paese e il suo governo. So che ha sostenuto, anche le nostre truppe quando era soldato. Sono grato e fiero di averlo conosciuto e di poterlo chiamare mio amico.
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  #3  
Vecchio 28-02-2007, 19:05
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Predefinito Re: Intervista A Dick Grob

come sempre.

grazie Hurt!
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  #4  
Vecchio 28-02-2007, 19:41
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Predefinito Re: Intervista A Dick Grob

Grazie!!! Ottimo lavoro come sempre!
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  #5  
Vecchio 19-03-2007, 22:10
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Grazie Hurt!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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  #6  
Vecchio 19-03-2007, 23:44
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Bellissima intervista.
Grazie davvero Hurt.
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  #7  
Vecchio 20-03-2007, 07:50
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Predefinito Re: Intervista A Dick Grob

A me invece, questa intervista non è piaciuta molto, come pure quella di Charles Stone....... banali e accomodanti!!

Inoltre, sto verificando che questo Dick Grob è un gran ballista (anche ad Elvis avrebbe raccontato grosse balle) e il suo libro sarebbe un grande concentrato di cose non vere.?

Se interessa posto sul forum quello che ho trovato !!!
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  #8  
Vecchio 20-03-2007, 10:37
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Predefinito Re: Intervista A Dick Grob

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Se interessa posto sul forum quello che ho trovato !!!
E lo chiedi anche se interessa????
Vai Hurt!! Posta pure!!

LISA
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  #9  
Vecchio 20-03-2007, 11:16
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Predefinito Re: Intervista A Dick Grob

Ah, allora posta Hurt
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  #10  
Vecchio 20-03-2007, 19:06
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Predefinito Re: Intervista A Dick Grob

Come faremmo senza di te Hurt?
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