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Vecchio 22-08-2006, 20:36
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Predefinito Intervista A James Burton

Per tutti coloro che andranno a sentirlo a Treviso, ma sopratutto per coloro che non potranno esserci.

Prima parte: la storia di James Burton

La prima volta che ho incontrato James Burton è stato nel 1990, quando, insieme a Glen Hardin e Jerry Scheff, suonava al Tour Europeo di John Denver. Fu davvero impressionante vederlo esibirsi nel suo modo perfetto e ineguagliabile. Per me, James era già il chitarrista numero uno al mondo e vederlo dal vivo è stato irresistibile.
James ha lavorato con Elvis fino alla fine. Era con lui anche quando la session si svolgeva a Graceland nel 1976. “Aveva fissato la session alle 6 e avevamo avuto uno spettacolo alle 2 del mattino ed eravamo stanchi. Per innervosirti e stancarti, la peggior cosa da fare è stare senza fare niente. Qualcuno disse: “Andiamo a mangiare” qualcun altro “No, Elvis arriva presto stasera e quando Elvis si faceva vedere non voleva vedere nessuno seduto e che stesse sbadigliando in un angolo. Eravamo in piedi dalle 8 del mattino e lui era solo all’inizio”.
Dopo la morte di Elvis, James ha continuato a lavorare con John Denver, incontrato poco dopo la morte di Elvis e con Jerry Lee Lewis, ma anche con artisti quali Elvis Costello. Recentemente ha inciso albums con artisti country come Marc Collie e Carlene Carter e un album blues di Leon Russel. Uno dei progetti attuali è un album blues con l’attore Steven Seagal.
E’ noto il fatto che la TCB band, inclusi James, Glen D. Hardin, Jerry Scheff, Emory Gordy e Ronnie Tutt, incisero un album per l’Inergi Record, subito dopo la morte di Elvis. Sfortunatamente non è mai uscito. La sola cosa che sappiamo di questa session è che tutte le canzoni erano canzoni di Elvis, ed erano cantate dai ragazzi della TCB, con il loro stile. A seguito di ciò. Burton, Scheff e Hardin pensarono di riunire la TCB band, e portarla on the road. Il sogno è diventato realtà per la prima volta a Memphis, il 16 agosto 1997. Elvis era in concerto su un enorme maxi schermo, accompagnato alla TCB band e altri componenti del gruppo, incluso J.D. Sumner (riposa in pace amico mio) e gli Stamps, le Sweet Inspirations, Joe Guercio e la sua Orchestra, Mille Kirkman e i Jordinaires. Fu un enorme successo. Lo spettacolo ha fatto il giro degli USA e dell’Europa con grande successo.
Durante l’ultima Convention, il mio lavoro era essere “un rompipalle” per James, Jerry e Glen D. Così ho passato l’intero weekend con loro. Domenica 21 Marzo, ho potuto intervistare il grande primo chitarrista di Shreveport, Louisiana. L’ impressione è stata di un uomo cordiale, simpatico e anche un po’ timido. Ha anche un’ottima memoria. James mi ha raccontato alcune grandi storie sui performers con i quali ha lavorato. Era interessante vedere la sua reazione quando ho suonato per lui cose come “Susie Q’ (Norlfolk, VA 20/07/75) Quello che lo ha impressionato di più è stato “Stranger In My Own Hometown” e “Johnny B Good”
Intervista a James Burton – 19 Giugno 2001


“Alla prima chitarra, da Shreveport, Louisiana…. Mr. James Burton
D. Susie O’ è la canzone che ti ha fatto conoscere sul mercato
JB: Sì, credo di sì. Ho registrato “Susie Q” che avevo 15 anni. Io ho scritto la musica e Dale Hawkins le parole. Abbiamo registrato a Shreveport, Louisiana, presso una stazione radio, la KWKH. Era una bella canzone. Un po’ diversa per un ragazzo bianco, a quei tempi. Aveva un unico sound, una combinazione di tamburi, il colpo di chitarra e un po’ di tutto. Era piuttosto interessante.
D. Ti ricordi di averla suonata con Elvis negli anni ’70?
JB: Eravamo seduti e stavamo improvvisando e ad un certo punto lui si è alzato ed ha iniziato a cantarla. Molto probabilmente eravamo nello studio di Nashville. Qualche volta l’abbiamo fatta on stage. Io la suonavo appena un po’ e lui iniziava a cantarla. Improvvisavamo.
D. Il primo contatto con Elvis fu grazie al fatto che tu iniziavi a registrare delle demo per lui con P.J. Proby.
JB: Si, incontrai P.J. alla fine degli anni 50 e siamo diventati veramente ottimi amici. Molte case editrici richiedevano P.J. per cantare sui demo da inviare ad Elvis. Era un ottimo cantante. Si presentava con il nome di Jett Powersy
D. Io ho una compilation di Jett Power – Materiale incredibile.
JB: Sì era un cantante molto forte. Abbiamo suonato assieme per un po’. Ho perso i contatti quando è partito per l’Inghilterra, e non ci siamo più incontrati. Ma eravamo buoni amici. Andavo spesso in moto assieme a lui e Richy Nelson e Eddie Cochran stava dietro a me, e anche con Gene Vincently. Andavamo su e giù per il Sunset Boulverad di Hollywood, e ci divertivamo molto.
D. Deve essere triste rendersi conto che, ora, molti di loro se ne sono andati.
JB Sì è vero. E’ veramente triste. Erano tutti così giovani. Abbiamo perso così grandi artisti! E’ come se l’angoscia li avesse presi, infilandosi nelle loro scarpe. L’industria musicale è cambiata talmente tanto.
D. La prima session che hai fatto per Elvis erano alcune overdubs per VIVA LAS VEGAS.
JB: Sì per Viva Las Vegas. Ho ricevuto una telefonata da un mio caro amico, Tommy Tedesco, un chitarrista. Tommy ed io stavamo parlando e lui disse: Vorrei che tu lo prendessi questo lavoro. Tommy era un grande musicista e una grande persona, ma preferiva suonare la chitarra ritmica piuttosto che fare la prima chitarra. Poi ho ricevuto una chiamata da un contractor per confermare la data, così andai alla MGM e suonai sulla base. E’ stato grande! Ann-Margret era una gran ballerina. Sai, per farlo, mentre suoni guardi uno schermo. Faceva movimenti talmente belli, che dovevi seguirla per forza.
D, Doveva essere difficile concentrasi
JB: Sì infatti (ride). Ma è stato magnifico! Abbiamo vissuto momenti splendidi facendo questa cosa.
D. Abbiamo sentito che ti era stato chiesto di partecipare allo show della NBC nel 1968
JB: E’ vero. Il produttore dello show, Steve Binder, il contractor e il gruppo di Elvis tutti cercavano di contattarmi per suonare in quell’occasione, ma io ero in studio a registrare un disco con Frank Sinatra. Quindi non ero disponibile e ho segnalato e raccomandato un ragazzo di nome Mike Deasy. Più avanti nel 1969, Elvis mi chiamò. Abbiamo parlato a lungo. Uno dei suoi argomenti di apertura della conversazione fu che mi guardava sempre suonare agli show televisivi di Ricky, e su Shindig. Disse che seguiva la mia carriera, da parecchio tempo. Abbiamo parlato di creare una band insieme. E quando l’ho incontrato per la prima volta, è stato come se ci conoscessimo da sempre, la vita, il passato, la musica e tutto. E’ stato magnifico. Abbiamo provato e c’era un batterista che veramente ammiravo, Richie Cross. Durante il break venne verso di me e disse: “Ho veramente apprezzato la tua chiamata, facendomelo ricordare, ma non credo di voler fare questo, non voglio lavorare in modo così duro”. Cosi Larry Muhoberac chiamò Ronnie Tutt che ha suonato veramente bene!
D. A detta di tutti l’Opening Night è stata molto eccitante.
JB Sì. E’ stata una notte molto importante. Elvis era molto nervoso per quest’apertura. Naturalmente aveva fatto cinema per 9 anni, e sentiva di essere fuori dal contatto con il pubblico. Era spaventato da morire. Quella sera erano presenti tutti i critici e le celebrità del mondo. Prima di andare sul palco, Elvis venne da me e disse “James sono talmente nervoso. Non so se sono in grado di farlo” Gli risposi: “Elvis, non preoccuparti. Tutto quello che devi fare è andare là” E lui: “Non so, amico. Sono così nervoso che potrei scalare una montagna”. Ma avevo ragione. Quando uscì sul palco è stato qualcosa di incredibile. Il pubblico era così entusiasta e rumoroso, sembrava il suono di un treno merci. La gente urlava, strepitava. Pensa che per tutto lo spettacolo non sentivamo niente. Da quando lo avevo visto all’Hayride era davvero maturato e diventato un grande showman. Aveva un modo di trattare il pubblico di grande comunicativa con loro. E’ stato un momento molto bello.
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Vecchio 22-08-2006, 20:37
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Predefinito Re: Intervista A James Burton

D. Anche lo spettacolo allo Houston Astronome nel febbraio 1970 deve essere stato altrettanto interessante.
JB: Sì è stato fantastico. E’ stata interessante la situazione in cui ci trovavamo a farlo, visto che il posto era enorme. Dio mio, c’era talmente tanta gente ed erano così lontani. E il suono…. Toccavi una corda della chitarra, e il suono ti arrivava 4 secondi dopo.
D. La prima volta che hai registrato con Elvis in studio è stato nel Giugno 1970, allo Studio B di Nashville.
JB: Sì in quel piccolo studio. Fender mi aveva mandato un mazzo di chitarre e c’era una che era qualcosa di speciale. Era in solido palissandro. Era molto pesante e non offriva un suono tanto particolare. Ma la suonai ed Elvis disse “Wow, questa è una bella chitarra” Gliela diedi e disse:”Whoa, questa cosa è pesante!” Fender voleva che io la tenessi, ma gli dissi di no. Poi la offri ad Elvis che disse: “No, io non la uso” Poi cercarono di darla a Chip, ma neanche lui non era interessato. Però fu una buona session. Avevamo David Briggs, Jerry Carrigan, Chip Young, Charlie McCoy. Era una grande band e fu un grande momento.
D. E’ una vergogna che, in quella session, Elvis abbia inciso certe canzoni molto al di sotto dello standard. E’ stata discussa la pubblicazione delle canzoni?
JB : Penso che ad un certo momento ne fosse infastidito. Un paio di editori stavano discutendo su chi avrebbe fatto la canzone successiva, ed Elvis alla fine disse: “Hey voi ragazzi, uscite da qui. Io non incido nessuna delle vostre canzoni. Non tornate qui fino a che non ve lo dico io” Poi siamo tornati al nostro lavoro. Selezionò le canzoni, e chiese Felton quali preferiva.
D. Ti piace il documentario del 1970 That’s the way it is?
JB: Vollero fare vedere come avveniva la preparazione dello spettacolo. Sai, provare e mettere insieme le canzoni. Mi sono divertito in quel film e ho ritenuto che fosse molto interessante. Mostrava la sua parte divertente, mentre ci prendevamo in giro e ci divertivamo, ma anche quando eravamo seri.
D. Nello stesso anno hai inciso il tuo solo-album The Guitar Sounds Of James Burton. Che storia c’è dietro?
JB: Elvis aveva un’infezione all’occhio, per cui eravamo stati costretti ad annullate. Felton ed io parlavamo di fare un disco insieme e avevamo avuto un’offerta dalla A&M Records. Avevano già ingaggiato i musicisti, e prenotato lo studio, ma non eravamo pronti. Felton disse: “Facciamo il tuo disco”ed io “Cosa??? Cosa dobbiamo fare?” Avrei preferito avere un po’ di più tempo per scrivere qualcosa di nuovo e farlo in modo diverso, anche se è un buon album.
D. Nel 1971 Elvis incise la canzone di Ricky Nelson “Fools Rush In”. E’ stata una buona idea?
JB: Chip ed io stavamo suonando e lui volle fare un a solo. Così iniziammo a suonarla. Elvis rientrò nella stanza ed iniziò a mormorarla e poi a cantarla. Infine disse: “Hey, facciamo venire qui i ragazzi e facciamola” La voleva esattamente come l’avevamo fatta. Era molto simile a quella con Ricky. Un’altra canzone che gli ho fatto incidere fu quella di Bob Dylan “Don’t Think Twice, it’s Alright”. La stavamo strimpellando ed Elvis mi disse di far partire il nastro. E sai per quale canzone fui il responsabile nell’Aloha? “I’m So Lonesome I Could Cry” E’ stata una mia pecca. La stavamo provando, ed io iniziai a farla. Elvis disse: “Cos’è questa?” risposi “E’ solo una vecchia melodia di Hank Williams”. Fu così che Elvis iniziò a cantarla, e Marty Rasetta, il produttore dello spettacolo disse; “La voglio nello special”.
D. Socializzavi con Elvis?
JB: La mia sintonia con Elvis era la musica, ma comunicavamo molto. Parlavamo moltissimo. Ci raccontava storie diverse, cose che gli erano successe quando era nell’esercito e altro. Se lui voleva parlare con me, e non c’era tempo, prendeva il telefono e mi chiamava. Ma la mia vera affinità con Elvis era la musica.
D. Sembrava che ci fosse molta comunicazione di sguardi tra voi due sul palco.
JB: Eri costretto a guardarlo perché era una gran direttore. Poteva decidere di fermare la canzone e cose simili. La comunicazione degli occhi era molto buona. Amava assortire i suoni della chitarra. Amava certi accordi che io facevo. Se non li avessi fatti gli sarebbero mancati. Parlando dei tempi musicali, dovevi sapere dove si lui trovava. Dovevi essere molto attento, in ogni momento. Se guardavi altrove, rischiavi di perdere la tua collocazione nello spettacolo. Era interessante, perché non faceva mai la stessa cosa per due volte.
D. Ho letto che la prima session della Stax nel luglio 1973, venne rovinata da alcuni problemi.
JB: C’era alcuni problemi tecnici nello studio e c’era qualcosa che non andava con il suono che lo ha molto infastidito. Credo che stesse attraversando un momento difficile.
D. Due mesi dopo ci fu una session nella sua casa di Palm Spring. C’eri ?
JB: Per qualche ragione Elvis decise che voleva registrare qualche canzone. Fu piuttosto strano. Aveva un gruppo Gospel con lui, Voice ed io ero là. Mi chiamò e volle che stessi con loro. Chiamarono la RCA, e questi arrivarono con le attrezzature. Così abbiamo registrato a casa. A quel tempo, mio fratello era venuto a trovarmi a Los Angeles, da Shrevenport. Così io e lui eravamo andati a Palm Spring per passare il fine settimana. Abbiamo suonato per ore e registrato ogniqualvolta aveva voglia di cantare. E’ stato un momento bellissimo e molto divertente. Era un modo piuttosto strano di lavorare, ma era quello che lui voleva. Molto tranquillo. Elvis stava in pigiama tutto il giorno, tutta la notte ogni giorno. Mangiavamo a casa. Sembrava che avremmo potuto restare lì per giorni.
D. Si è mormorato che, alla seconda sessione Stax, nel dicembre 1973, c’è stata una jam-session con molte canzoni di Chuck Berry.
JB: Sì è vero, abbiamo fatto molti motivi come i suoi per scaldarci. E poi abbiamo registrato. Quella è stata una buona session. Ho suonato, per conto mio, due wah-wah su quella canzone un po’ country, “You Asked Me”. E’ stato piuttosto interessante. E ho anche fatto qualche wah-wah su quella canzone che ha scritto Red West, “If You Talk In Your Sleep”. Quella era una canzone insolita.
D. Durante lo show di apertura dell’Agosto 1974 Elvis fece una cosa interessante, aprendo con “Big Boss Man”, e cantando canzoni tipo “Down In The Alley”, “Promised Land”, My Baby Left Me”.
JB. Sì Proprio buttava là un sacco di motivi. Motivi ritmati, che si divertiva a fare. Ma quella volta si addentrò in una variazione musicale estrema. Non è che andasse verso una particolare direzione, semplicemente fece molti pezzi diversi dal solito. Probabilmente stava cercando qualcosa che gli piaceva fare, invece, la cosa prese una piega diversa. Era arrivato ad un punto in cui preferì tornare a musica con poco ritmo, piuttosto che avere un sacco di restrizioni e scornate. Voleva veramente dare una svolta. C’è stato un momento in cui avrebbe voluto fare molto blues. Amava molto “Big Boss Man” e “Steamroller Blues” , Ma altre volte era molto preso dal Gospel ed il country.
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Vecchio 22-08-2006, 20:38
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Predefinito Re: Intervista A James Burton

D. Guardando le foto del suo ultimo anno, il deterioramento è ovvio. Per voi era così chiaro?
JB: Per noi non era così evidente. Elvis aveva preso peso, ma amava mangiare e aveva quelle sue abitudini di ragazzo del Sud, e mangiava molto fritto. E poi gli piacevano i gelati. Grandi palle di gelato. Quando gli si faceva notare è che era molto ingrassato, lui si metteva in dieta ferrea e rapidamente perdeva molto peso. Ma la sua morte è arrivata come un grande shock. Non l’avrei mai immaginato.
D. Come l’hai saputo?
JB:Eravamo sull’aereo che ci portava a Portland, Maine per fare lo spettacolo del 17 Agosto. La band era parita il 16 e durante il volo, ci fu chiesto di tornare a Las Vegas. Tutti ci meravigliammo e ci chiedemmo il motivo. Sapevo che suo padre Vernon aveva problemi al cuore, ma mi meravigliai che questo fosse, perché era successo qualcosa a Vernon. Non avevamo idea del perché Elvis avesse cancellato il tour. Atterrammo a Pablo, Colorado per i rifornimenti. Marty Harrel, il trombonista, disse che aveva chiamato Vegas per sapere cosa stesse succedendo. Marty tornò indietro, venne da me, mi mise le braccia la collo e disse “Elvis è morto”. Fui percorso da brividi freddi, non potevo crederci. Dissi “E’ uno scherzo?” “No, disse, è vero” . Fummo costretti a dirlo agli altri membri. Amico, fu lungo quel volo quello di ritorno a Vegas. Fu un momento incredibilmente triste. Una perdita incredibile per tutto il mondo e l’industria musicale.
D. Come li vedi gli anni passati con lui?
JB: Oh, mi manca. Amo la sua musica, amavo la persona. Di Elvis, penserò sempre che sia sto il più grande intrattenitore di tutti i tempi. Sarà sempre terribilmente rimpianto.
D. Deve essere bellissimo fare l’Elvis The Concert.
JB: ti assicuro che lo è. La bellezza di questo concerto è che è di altissima classe. Se Elvis fosse con noi, penso che non cambierebbe niente. Lo amerebbe e credo che si sentirebbe onorato che lo facciamo per lui e per i suoi fans di tutto il mondo. Fino a che i fans lo vorranno, e finanziariamente sarà fattibile, credo sarà molto bello continuare a farlo.
D. Puoi dirci dei tuoi progetti futuri?
JB: Sto preparando un album di tributo ad Elvis, i suoi più grandi successi e le canzoni che lui amava. Inoltre l’Hard Rock Café di Orlando, Florida vuole fare un tributo a me. Sarà un trasmissione su VH1 e saranno invitati molti miei amici, e grandi artisti con i quali ho lavorato. Perciò non vedo l’ora. Sto anche pensando di scrivere un libro sulla mia storia e sulla mia vita. Ho ancora tutti i miei appunti, e credo che sarà interessante.
D. James, voglio ringraziarti per questa intervista
JB. Grazie a te. Mi è piaciuta molto.
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  #4  
Vecchio 23-08-2006, 11:02
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MISSCLAWDY MISSCLAWDY Non in Linea
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Predefinito Re: Intervista A James Burton

grazie hurt!!!!
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  #5  
Vecchio 23-08-2006, 16:37
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Predefinito Re: Intervista A James Burton

Un lavoro eccellente, come sempre! Continua così!
Ciao
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  #6  
Vecchio 24-08-2006, 11:43
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Lisa Lisa Non in Linea
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Predefinito Re: Intervista A James Burton

Complimenti Hurt!!!!
Dato l'avvenimento di domani, è l'intervista giusta al momento giusto!!

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  #7  
Vecchio 24-08-2006, 15:37
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Predefinito Re: Intervista A James Burton

Grande Hurt!
Gran bella intervista in alcuni punti decisamente toccante anche.
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