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Joe Esposito - 29/08/2007
Intervista telefonica di John Mackie, Vancouver Sun, del 29 Agosto 2007, con il braccio destro di Elvis Presley e capo della Memphis Mafia, Joe Esposito.
D. Allora che tipo di persona era il re? JE. Era il ragazzo più gentile del mondo. Veramente! Un uomo veramente buono, molto educato. Trattava tutti allo stesso modo, non importa che fosse un milionario o uno della strada, non gli interessava, quello che a lui interessava era la persona. Sua madre l’aveva educato così: trattare tutti allo stesso modo. Ho imparato molto da lui e anche agli altri dico “tratta le persone, come vorresti essere trattato tu. Se vuoi essere trattato come un idiota, allora fai l’idiota” E’ molto importante trattare le persone in modo gentile, prima o poi ti gratifica. D. Sembra che Elvis sia stato uno di quelli che ha regalato tutto. Ad esempio, ha regalato un’infinità di macchine, vero? JE. Oh sì, era molto, molto generoso D. Raccontami una storia che riguardi una macchina JE: Una volta, eravamo dal concessionario di Memphis per acquistare alcune Cadillacs. Stavamo lì in piedi, quando Elvis, guardando fuori, vide una donna di colore e anziana, che guardava una due porte Coupé de Ville gialla, in vetrina. Elvis la vede ed esce. Le si avvicina e inizia a parlare con lei. Dice “Ti piace, vero? “Oh certo, è una gran bella macchina” Ed Elvis “Vorresti avere una di queste?” “Non potrei mai permettermi una macchina come questa” E lui “Aspetta un attimo”. Elvis rientra nel negozio, va dal venditore e gli dice “Dammi le chiavi di quella macchina” Il tipo gli dà le chiavi e lui esce e dice “Ma’am, questa macchina è tua”. La donna non riusciva a credere che Elvis le avesse regalato quella macchina. Era quasi spaventata. Non riusciva a crederci. Ed Elvis “E’ tua, goditela” Questo è quello che era Elvis. Amava regalare alle persone quelle cose che sapeva non avrebbero mai potuto permettersi di acquistare. D. Questo perchè era nato povero e non se l’è mai dimenticato. JE: No, non se l’è mai dimenticato D. Hai incontrato Elvis quand’eri nell’esercito vero? JE: Sì eravamo entrambi soldati. Non so come sia successo, ma le nostre personalità si sono incrocite subito. Io amo la gente, mi piace divertirmi, essere sempre allegro. Suppongo che, quando eravamo assieme, ci sentissimo in sintonia e così siamo diventati amici. Prima di finire il servizio militare mi ha chiesto di lavorare per lui. D. Cosa significava lavorare per una persona così, lavorare per un amico? JE. E’ sempre bello lavorare per un amico e lui era una gran persona. Lavorare per Elvis non era un’occupazione dalle 9 alle 17, era sette giorni su 7, per 24 ore al giorno, perché lui chiedeva cose anche nel bel mezzo della notte. Non avevamo un numero di ore limitato, ma ci facevamo il c***o. Però era bello, perché facevamo tutto assieme. Qui sta la differenza. Quando ero con Elvis, stavamo tutti assieme, eravamo una famiglia, una grande famiglia. Facevamo le vacanze assieme, sua figlia è cresciuta con mia figlia. Era come essere una grande famiglia felice. D. Ma non era come vivere in una bolla? Visto che Elvis era così famoso, sicuramente non poteva avere una vita normale. JE. Assolutamente vero. Nessuna superstar riesce a vivere una vita normale, mai. Ma il fatto è che lui amava stare con coloro che conosceva, con le persone di cui aveva fiducia e per questo voleva averci con lui. Va anche ricordato, che Elvis era originario delle zone più povere del Mississippi e poi, quando, si è trasferito a Memphis, comunque si è sempre estraniato dal gruppo. Non indossava jeans con la maglietta arrotolata, o teneva i capelli a spazzola, cose così, lui portava sempre i capelli lunghi, vestiti un po’ strani. Perciò, quand’era ragazzo, non aveva tanti amici. Quando è cresciuto ed è diventato una celebrità, ha raccolto intorno a sé i suoi amici, quelli che conosceva dai tempi della scuola. Queste erano le persone che adorava avere intorno a sé. D. Quando eri con lui, non stava facendo concerti live, ma films, giusto? JE: Sì. Quando finì il militare, aveva in corso grossi contratti che prevedevano 3 film all’anno, per case cinematografiche diverse. Le uniche performance live, prima di riprendere nel ’69, furono fatte per beneficenza. Ne fece uno anche a Memphis. Poi nel ’69, tutto è ricominciato e è stato quando il Colonnello ha concluso la trattativa con l’International Hotel. Questa era la cosa che Elvis amava fare di più, esibirsi su un palco, di fronte ad un pubblico. D. E’ vero che era frustrato a fare film per così tanto tempo, senza avere la possibilità di fare concerti? JE. Abbastanza. Inoltre era stufo di fare sempre gli stessi film, sempre più con svariate ambientazioni, con ragazze diverse e vari tipi di cani e animali. Voleva uscire da questa specie di documentari. D. Com’era Elvis durante i concerti live? JE: Nei 17 anni che sono rimasto con lui, non sono mai mancato ad un solo concerto, non me ne sono perso uno. Ero sempre con lui. Era una cosa spettacolare, incredibile. Anche perché non era mai lo stesso concerto, faceva sempre piccole cose divertenti, in modo tale da essere lui il primo a divertirsi. Capitava che facesse delle variazioni nel bel mezzo del concerto, aggiungendo canzoni diverse. Ogni concerto era un concerto diverso. D. Come è entrato nel vestito Elvis, com’è nato tutto? I mantelli e tutto il resto. JE. Elvis diceva: “Sono nello show business e sono qui per fare l’intrattenitore. Se quello che indosso attira la gente, allora per me va bene” Ecco come ragionava! Non come i ragazzi di oggi, che camminano sul palco con un T-shirt e jeans strappati. Questo non è intrattenere. Lui sentiva che tutto faceva parte dello show business e il motivo per cui indossava i jumpsuits era perché quando portava pantaloni o un vestito, facendo le mosse di karate, tipo quella specie di lunghi calci, gli si strappavano i calzoni. Tutte le volte. Molte volte si è trovato a dover uscire dal palco dicendo “Scusate, si sono strappati i calzoni” Un giorno l’addetto al guardaroba disse: “L’unico modo per risolvere il problema è indossare una tuta, così non si strappa dove è stata cucita. Così è arrivato il jumpsuit. D. Vi divertivate quando gli si strappavano i pantaloni? E lui lo trovava divertente o si arrabbiava? JE. E’ successo un paio di volte e ormai si era abituato, così diceva “Scusate. Fatemi fare una breve pausa. Salgo e mi cambio i pantaloni” E la gente moriva dal ridere. La band continuava a suonare e lui usciva per cambiarsi. E mentre si cambiava continuava a cantare. D. Si dice che non aveva molta simpatia per Robert Goulet e, ogni volta che lui era in TV sparava al televisore. E’ vero? JE. E’ successo una volta, ma non per Robert Goulet, no, no. L’ha fatto per fare scena. Amava sconvolgere le persone. Tutto qui. D. C’eri quando l’ha fatto? JE. Certo D. E ti ha sconvolto? JE. Sicuro. Una sparo di pistola in casa? Non eravamo in tanti, solo alcuni. “Beh, cosa c’è?” disse Elvis “Volevo solo fche tutti vi svegliaste” D. Chi c’era in TV? JE. Robert Goulet. Ecco perchè è nata la storia: “Siccome odiava Robert Goulet, ha sparato alla TV”. Ma non aveva niente a che fare con lui, poteva esserci chiunque altro. D. Gli piaceva giocare con le pistole? JE. Oh sì, adorava le pistole. Adorava le forze dell’ordine, ne era molto coinvolto. Avevamo i distintivi onorari e il porto d’armi rilasciato dallo stato del Tennesse. Facevamo pratica con il tiro al bersaglio e cose simili. D. C’eri anche tu quando ha incontrato Nixon? JE. No, io non c’ero, perché mi trovavo a Los Angeles D. E’ stata una cosa piuttosto strana, non credi? JE. Sì. È andato per ottenere un distintivo. Questo è l’unico motivo per cui è andato là. Qualcuno gli aveva detto che non sarebbe mai riuscito a farlo e questa è una cosa che non si doveva dire ad Elvis, cioè che non sarebbe riuscito a fare qualcosa. E’ andato e l’ha avuto. Tutti gli avevano detto “Non riuscirai mai ad averlo. Il Presidente Nixon non lo farà” e lui rispose “Bene, fammi parlare con lui” E quando partì da Washington, aveva il distintivo con sé. D. Ha incontrato qualche altro presidente o solo Nixon? JE. Solo Nixon. Penso abbia incontrato…….. no, non ha mai incontrato LBJ (Lyndon Johnson). Il Colonnello era un suo grande amico, ma probabilmente Nixon è l’unico presidente che ha incontrato. Vero che ha incontrato anche il Presidente Carter, ma prima che diventasse Presidente. Al tempo era solo Governatore. D. Quando sono andato a Graceland, mi sono stupito nel vedere quanto è piccola. Perché pensi sia rimasto lì, invece si trasferirsi a Los Angeles? JE. Perché gli piaceva Memphis. Là aveva tutti i suoi amici e preferiva stare lontano da Hollywood. Elvis non si sentiva parte né di Hollywood, né di quel mondo. Lui aveva i suoi amici e amava stare con loro. Poteva fare quello che voleva, senza problemi, come ad esempio andare al cinema. Qualsiasi cosa volesse, in quella città poteva averla ed è per questo che gli piaceva stare a Memphis. D. Siete mai andati a vedere degli spettacoli? JE. Certo, soprattutto a Las Vegas. Prima che riprendesse ad esibirsi, sul palco, andavamo un paio di volte all’anno e rimanevamo per 3 o 4 settimane per poter vedere tutte le star: Sinatra, Dean Martin, Tony Bennett, Sammy Davis, Andy Williams, tutti i tipi di star, Fats Domino, chiunque fosse a Las Vegas. D. Molti artisti sono venuti a vedere Elvis, come i Beatles, Led Zeppelin Tom Jones? JE. Assolutamente. I Beatles sono arrivati per primi. Durante un’intervista dissero: “Cosa vi emoziona per il fatto che siete in America?” “Vogliamo incontrare Elvis Presley”. Questa è stata la prima cosa che hanno detto e l’hanno incontrato nel 1965, quando sono venuti per la seconda volta D. Cosa pensava Elvis dei Beatles? JE. Gli piaceva la loro musica. Ha inciso 3 delle loro canzoni. Pensava che fossero grandi autori di canzoni D. Com’era Elvis durante le sessions? Qualcuno mi ha dato un bootleg che è incredibile. Si tratta della session originale di Memphis, senza sovraincisioni. Ci sono tutte queste versioni diverse per ogni canzone e ognuna di loro è diversa e grande. JE. Lo so. Gli piaceva divertirsi. Le session di registrazione di Elvis non erano come quelle di oggi. Nelle session di oggi, ogni musicista è registrato singolarmente e poi iol tutto viene sovraimpresso. Tutte quelle che facevamo con Elvis era come un concerto; tutti erano nella stessa stanza, le voci, la band, tutti e tutti registravano insieme. Per questo ci si divertiva molto. A Elvis piaceva prenderci in giro, faceva divertenti commenti e passavamo dei bei momenti, divertendoci. Ecco perché le sue canzoni sono così grandi e si può dire che tutti si divertivano. Amava cantare e registrare. D. La Memphis Session è stata veramente un momento chiave della carriera di Elvis. Ha registrato canzoni che erano più impegnative di quelle incise nel periodo hollywoodiano, vero? JE. Sì. Sì D. E’ stata una decisione ponderata? Cercava canzoni come Suspicious Minds e In The Ghetto? JE. Gli piacevano quelle canzoni che avevano un significato per lui. Amara testi buoni, grandi orchestrazioni, grandi arrangiamenti. E lui ne ha fatta qualcuna veramente grande: If I Can Dream, In The Ghetto, Don’t Cry Daddy e tante altre. Gli piaceva cantare quelle. D. Non fu la stessa cosa con quelle dei film vero? JE. Veramente no. Riascoltandole oggi, ti accorgi che, nei films, ci sono state anche delle belle canzoni, ma ce n’è di orribili, tipo quando canta ad una mucca o cose simili (ride). Quelle sicuramente non lo entusiasmavano molto, ma faceva parte di una scena del film e lui era molto professionale. Elvis diceva “Hey, questo è quello che devo fare!” |
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Re: Joe Esposito - 29/08/2007
D. Sembra che le donne fossero particolarmente attratte da Elvis
JE. Oh, lo adoravano e lui amava loro, amava le donne. Vvicino a lui doveva esserci sempre una donna. D. Ho letto un’intervista che ti ha fatto con Larry King, nella quale dici che Elvis non è mai stato monogamo JE. No, assolutamente D. Mai? JE. Mai successo. E’ triste, una triste situazione. Ecco perché il suo matrimonio non è durato. Tutti sapevano che non era una persona che poteva avere una donna sola. D. Tu cosa pensavi in quel periodo? JE. Lui era così e così eravamo anche noi. Ecco perchè dopo 10 anni di matrimonio ho divorziato. La mia affermazione è: “Le nostre mogli erano sposate e noi eravamo singles” E’ terribile, ma era così. D. Dopo Priscilla, chi è stata la donna a cui Elvis ha tenuto di più? JE. Teneva molto a Linda Thompson, l’ultima donna che è stata tanto, tanto tempo con lui, praticamente 5 anni. Ha avuto una grande storia con Ann Margret, sono stati molto, molto intimi e hanno continuato ad esserlo fino alla sua morte. Naturalmente Priscilla, Sheila Caan Ryan, Barbara Leigh. E’ stato molto, molto intimo con un sacco di donne e nessuna di loro lo ha odiato veramente per quello che faceva, cioè il fatto che desse appuntamenti e uscisse con altre. Queste donne lo amano ancora. D. Come consideri ora il Colonnello? JE. Io credo che il Colonnello fosse l’unica persona che poteva essere il manager di Elvis Presley. Nessuno avrebbe potuto gestirlo meglio di lui. Nessuno, che fossero tanti managers assieme, o uno solo. Sono diventati famosi, una star e improvvisamente hanno gestito tutti gli altri, Tante grandi star hanno chiesto al Colonnello di diventare il loro manager, ma lui rispondeva “No, io tengo solo Elvis!” D. Però il Colonnello è stato criticato per aver gestito male Elvis. Non pensi sia così? JE. Il colonnello ha fatto i suoi errori, su questo non c’è dubbio. Tutti facciamo errori, nessuno di noi è perfetto. In ogni caso, nessuno avrebbe potuto fare quello che lui ha fatto per Elvis Presley. Mi dispiace, nessuno, nemmeno i più grandi managers del mondo. Quello che si deve capire è che il Colonnello gli ha dedicato la sua vita. Non si occupava di nessun altro. Passava 24 ore al giorno pensando a qualcosa da fare per Elvis. Gli venivano quelle gradi idee che nessun altro aveva. Certo ha fatto degli errori, e questo tutti lo sanno, ma ti posso assicurare che nessuno avrebbe potutoessere migliore del Col. Parker. Erano una squadra. Sono diventati una squadra, insieme erano qualcosa di incredibile. Avevano anche discussioni, esattamente come marito e moglie. D. Il fatto è che Elvis era una persona molto leale e non avrebbe mai lasciato il colonnello JE. Potevano non essere d’accordo, farsi la guerra, ma non lo immaginavo mollare Parker e andare con un altro manager. Mai. D. Tu eri il road manager, cosa vuol dire? JE. Io ero il road manager quando abbiamo iniziato a fare i concerti nelle varie città. Prima ero il suo braccio destro e prima ancora mi definivano il capo squadra, cioè ero responsabile degli altri ragazzi. D. Nella Memphis Mafia eri l’unico a non essere del sud? JE. Sì, ero l’unico del nord, l’unico Yankee. C’erano Sonny West, Gene Smith (il cugino di elvis) Charlie Hodge, Red West. Ce n’erano altri che andavano e venivano. George Klein, un suo vecchio compagno di scuola. D. Sono stati scritti molti liberi su Elvis. Credo che anche tu ne abbia scritti un paio. Naturalmente il più famoso è quello di Albert Goldman. Cosa pensi di tutto quel materiale così negativo? JE. La sola ragione per cui ha scritto quel libro è perché ciò che è negativo vende. Le persone vogliono conoscere le cose brutte degli altri, non vogliono ascoltare quelle belle. Albert Goldman amava Elvis Presley, che ci si creda o no. Quando Elvis si esibì a New York e Goldman fece la recensione, sembrava che sul palco ci fosse Dio. Adorava Elvis! Ha scritto la recensione più incredibilmente bella che fosse mai stata scritta fino ad allora. Poi improvvisamente Elvis muore e lui scrive il peggior libro che sia mai stato scritto su Elvis. Ha senso? No. E’ stato fatto per soldi, questo è l’unico vero motivo. D. Cosa mi dici del libro Elvis: What Happened? Cosa hai pensato? JE. Per Elvis, quando era vivo, è stato qualcosa di devastante. Secondo me l’ha portato verso la fine. L’ultimo anno della sua vita, l’unica cosa di cui parlava era il libro. Lo feriva enormemente il fatto che quelli che si definivano amici, stessero facendo una cosa del genere. L’ultimo anno della sua vita è stato orribile e io ne attribuisco l’80% della responsabilità a quel libro. D. Perché Elvis si è introdotto nelle pillole che poi l’hanno ucciso? JE. Sai, si diventa dipendenti dai farmaci. Elvis ne era dipendente, non si discute. Lui non faceva niente a piccole dosi, lui faceva le cose in grande. Una macchina, 10 macchine. Non una pillola, ma quattro. Questo succede in modo particolare con gli antidolorifici, ne diventi dipendente e non riesci ad uscirne. Noi pensavamo che un giorno si sarebbe svegliato dicendo. “Ma cosa sto facendo a me stesso?” e avremmo combattuto insieme. Perché se lui si fosse messo intesta di farlo, l’avrebbe fatto. Ma non l’ha fatto, non l’ha fatto e, ad un uomo di 42 anni, tu non puoi far fare quello che lui non vuole fare. D. Sfortunatamente tu sei stato uno di quelli che l’hanno trovato, giusto? JE. E’ stata Ginger Alden, la sua fidanzata a trovarlo e ci ha chiamato. Io ero al piano di sotto, Al Strada, il ragazzo che organizzava il suo guardaroba, era di sotto. Al è salito al piano superiore e mi ha chiamato immediatamente. Sono salito di corsa ed Elvis era riverso sul pavimento del bagno. Gli ho dato un’occhiata veloce e l’ho girato e mi sono reso conto che era morto. Ho chiamato l’ambulanza. Quando è arrivata sono saltato sull’ambulanza e Charlie Hodge ed io l’abbiamo accompagnato all’ospedale, insieme al Dr. Nick. 30 minuti dopo il nostro arrivo, ci hanno detto che era morto. D. Allora il Dr. Nick era a casa di Elvis? JE. No, no. Ho chiamato il Dr. Nick dopo aver chiamato l’ambulanza, per raccontargli cosa è successo e lui è arrivato. Quella fottuta ambulanza ci ha messo 20 minuti ad arrivare, il che è stata una cosa ridicola. Noi l’abbiamo caricato sull’ambulanza e il Dr. Nick è venuto dietro con la sua macchina. D. Perché, secondo te, la leggenda Elvis sembra essere sempre così forte anche dopo 30 anni? JE. Per la sua musica e se nei films o in uno special televisivo, guardi dentro i suoi occhi, c’è qualcosa di lui che non puoi evitare, ti piace. E poi la sua voce, guardiamo in faccia la realtà, aveva la voce più bella del mondo che batte qualsiasi cantante al mondo. Poteva cantare qualsiasi cosa e cantava con il cuore. Questo la gente lo sente, quando ascolta la sua musica. Lui non cantava per cantare, quando cantava tutto partiva dal cuore. È questo ciò che cattura la gente, i giovani di oggi lo amano. E’ morto 30 anni fa e loro hanno solo 10, 15 anni. Non conosco nessuna altro artista che riesca a fare questo alle persone. D. Com’è successo che non ha mai fatto concerti fuori dagli US? Perché mi sembra che il suo unico show fuori dagli US, sia stato a Vancouver, giusto? JE. Infatti Elvis, poi, non ha più fatto concerti fuori. Dopo aver cantato in Canada, disse al Colonnello che non si sarebbe più esibito fuori, perché il suono era pessimo e la gente non riusciva ad sentirlo bene. Era una cosa che odiava ed è per questo motivo che non è più uscito. Mentre in Europa, non c’erano stadi coperti. C’erano solo stadi aperti, ma nessuno coperto. Credo che il più grande in Inghilterra avesse 4.000 posti. La nostra idea era che, quando avessero finito di costruire il Wembley Stadium, che credo contenesse 10.000 persone, ci saremmo andati, fermandoci 30 giorni,. L’hanno aperto nel 1976, o giù di lì. Il programma era di andarci nel 1978, fermandoci a Londra per 30 giorni e fare tutti i concerti là. In modo tale che tutti i fans d‘Europa potessero venire, visto che non è così lontana da altre città Europee. Ma non è mai successo. D. Ma perché non è tornato a Vancouver o Toronto? JE. Perché, quella volta, non c’era uno stadio coperto, che fosse abbastanza grande D. C’era e aveva anche 15.000 posti a sedere. JE. Davvero? Però lui ci teneva di più ad andare in Europa e molto anche. D. Non ha mai parlato di fare uno show a Vancouver? JE. A dire il vero no D. Tu sei mai stato a Vancouver? JE. Molte volte. Mi piace Vancouver. Grande città, Amo tutta la British Columbia D. Quanti anni hai Joe? JE. Avrò 70 anni a Gennaio D. Allora perché non vai in pensione? JE. Non so cosa significhi andare in pensione. Non riesco a fermarmi, vado sempre avanti. Se dovessi ritirami e stare seduto sul divano, probabilmente morirei. |
#3
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Re: Joe Esposito - 29/08/2007
Hurt
Quote:
Ciao Hurt e grazie ancora per il tuo preziosissimo lavoro nel ricercare materiale a noi davvero importante...guarda come prima cosa che mi ha colpito di questa intervista è stato questo punto che ho ricopiato...il Sig. Esposito all'inizio dell'intervista ha esordito dicendo di essere stato un grande amicone di Elvis...certo perché non crederci...sicuramente Elvis si fidava di lui come di tanti altri che poi chi per un motivo chi per un altro si sono rivelati essere tutt'altro che amici veri...e questo pezzetto che ho riportato secondo me ne è la conferma...qui J.E. dice che Elvis era abituato a fare le cose in grande...se si voleva comprare una macchina se ne comprava dieci e nel caso dei medecinali...se si doveva prendere una pillola se ne prendeva quattro...ora io voglio dire qui tutti sappiamo...anche le pietre sanno che Elvis abusasse dei medecinali...non è che il Sig. Esposito abbia fatto la scoperta dell'acqua calda...secondo me comprarsi 10 auto anzicché una non è la stessa cosa che prendersi quattro pillole invece di una...questo dovrebbe saperlo anche l'amicone Joe...se tu vuoi bene davvero una persona non lasci che si ammazzi tranquillamente sotto i tuoi occhi solo perché sostieni che quella persona è abituata a fare le cose in grande...cioè voglio dire un conto se vuole spendere i suoi soldi come meglio crede e un altro se si sta ammazzando ed io non faccio nulla per fermarlo...perché dalle parole di JE questo a mio parere ne viene fuori...che non è che non ci dormiva la notte... Oppure c'è un'altra ipotesi...che forse il Sig E.S. avrà letto troppe favole nella sua vita...tipo...ECCO UN BEL GIORNO POLLICINO SI SVEGLIA E DICE "OH MA CHE STO FACENDO A ME STESSO? ADESSO MI METTO IL MANTELLO DI SUPERMAN E GUARISCO"...cioè senza un aiuto concreto...con una dipendenza ai farmaci come l'aveva Elvis...come poteva mai aspettarsi che un giorno Elvis gli avrebbe detto "caro Joe...lo sai che mi sto facendo del male...mi butti per favore sta robaccia nel c$$$o?" senza che lui per primo l'aiutasse??? Il Sig.J.E. farebbe meglio ad andare in pensione... |
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Re: Joe Esposito - 29/08/2007
Ti dico la verità cara Deliziosa, per vari motivi, ho sempre ritenuto Esposito il più ambiguo del gruppo.
Primo motivo fra tutti, il fatto che è stato Parker a nominarlo capo della MM, ma non tanto per tenere sotto controllo i ragazzi (come la racconta lui) quanto Elvis. E' assurdo Elvis li pagava, faceva loro regali (visto che le citate 10 macchine erano per loro), li manteneva ed Elvis, in cambio, aveva le loro spifferate a Parker. Altra cosa che non reggo per niente è che, come ho già detto in altro topic, tutti si imbottivano di pillole e, in fondo, la morte di Elvis è servita a salvare la loro vita. Ma come avrai letto anche lui dice quello che dicono tutti: lavoravano 24 ore su 24, per 7 giorni su 7, poverini!!!!! Mi chiedo come hanno fatto a sopravvivere!!!! |
#5
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Re: Joe Esposito - 29/08/2007
Sono perplesso su paio di cose: attribuisce la colpa della morte di Elvis, al libro (80%), parla del Colonnello quasi come un grande, e che secondo lui Elvis non voleva suonare in Europa per gli impianti considerati non adatti...Qualcosa non torna...!!!
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#6
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Re: Joe Esposito - 29/08/2007
A me ha dato l'effeto MANIPOLAZIONE DEI FATTI...... infatti si tradisce con l'intervistato in merito ai tours in Canada. Sbaglio?
Ultima Modifica di hurt : 26-11-2007 01:58 |
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Re: Joe Esposito - 29/08/2007
Quote:
adesso và a finire ke era elvis a nn volere esibirsi fuori gli US. e il fatto ke nel 1978 dovevano andare in inghilterra, mi sembra un'altra balla, però magari mi sbaglio. |
#8
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Re: Joe Esposito - 29/08/2007
è tutta una balla,elvis certo ora nn può difendersi e dire la sua...manipola le cose vere mascherandole x dare ragione a come sn satte davvero le cose.elvis sarebbe corso da subito in europa,nel 76 tutti facevano i fatti loro ed elvis nn si fidava + di nessuno,solo del padre....
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#9
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Re: Joe Esposito - 29/08/2007
Grazie Hurt!
Secondo me era quel psicopatico di Parker a manipolare tutto il gruppo. Se lui per anni insisteva che all'estero non c'erano impianti adatti per un concerto di Elvis, tutti finivano per crederlo, non avendo la possibilità di verificare. Se solo si fossero chiesti come facevano i Beatles, ma ovviamente nessuno c'è arrivato. Il rispetto per Parker che si sente nelle parole di J.E. dimostra quanto questi fosse stato abile a manipolare tutti. Per quanto riguarda l'assunzione dei farmaci, Guralnick racconta che Elvis rifiutava decisamente ogni tentativo di intromissione da parte di chiunque cercasse di aiutarlo. Elvis era convinto di sapersi regolare da solo e si accorgeva subito quando gli davano dei placebo. Bisogna tener conto anche di questo. Se J.E. dice che a un uomo di 42 anni (e dalla personaltà forte) non si può commandare, probabilmente era proprio così, purtroppo. Ultima Modifica di wonderofyou : 26-11-2007 10:14 |
#10
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Re: Joe Esposito - 29/08/2007
Quote:
A conferma di quanto dico, tra non molto, posterò altre dichiarazioni di Joe Esposito Per quanto riguarda Parker & Co più mi documento e più mi convinco di quanto Elvis fosse sentito come fonte di benessere per tutti, senza nulla togliere al fatto che gli volessero anche bene. E' come quando in un matrimonio, non si capisce il confine tra lo stare insieme perchè ci si vuole un gran bene oppure c'è quella che io chiamo "la dolce abitudine" oppure la casa che è in comune. Tutto questo non è per difendere Elvis a spada tratta, ma per guardare le due facce della medaglia. |
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