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Testimonianze
STANCO DI ESSERE ELVIS PRESLEY
Come raccontato da: FELTON JARVIS - Ricordo che Elvis mi disse “Sono così stanco di essere Elvis Presley” LAMAR FIKE - Doveva continuare a lavorare. Elvis aveva un libro paga che era fenomenale e doveva continuare a lavorare per i suoi dipendenti. Ma nonostante questo, l’anno precedente alla sua morte, non avrebbe dovuto lavorare. Tutti dicevamo al Colonnello: “Hey basta, fermati! L’uomo è malato. Il ragazzo sta veramente molto male.” E' vero Elvis doveva pagare le fatture, ma sono convinto che anche il Colonnello dovesse pagare le sue. Oggi non succederebbero cose così. Chi è quello che va a Las Vegas, lavora 4 settimane continuate, facendo 2 o 3 spettacoli a sera? Intendo che è una cosa impensabile. L’hotel predispose una sala speciale che potesse contenere migliaia di persone per i concerti, perché Elvis voleva fare solo uno show a sera. Credo che Fred Allen sia stato grande quando ha detto “Dimenticarlo si chiama torturarLO” LOWELL HAYS - Verso la fine, Vernon aveva impostato l'organizzazione in modo tale che quando arrivavo, dovevano prima informarlo del mio arrivo. Vernon arrivava e stava con me tutto il tempo, cercando di tenermi lontano da Elvis. Elvis aveva problemi finanziari. Aveva già fatto degli acquisti sbagliati e c’erano anche problemi con quegli aerei. Da tempo non mi pagava. Non mi sono mai preoccupato di non essere pagato. Per lui, a quel tempo, non c’erano problemi a guadagnare 150.000 dollari. Per me era un momento difficile, ma io operavo con la stessa sua banca e loro lo sapevano, quindi se ne avessi avuto bisogno, la banca mi avrebbe fatto un prestito. GEORGE KLEIN - Era arrivato al punto che non voleva che andasse gente a Graceland. Diventò come un recluso ed era arrivato persino a non scendere nemmeno in pigiama e a non tagliarsi i capelli. Così gli ultimi 6 mesi che Elvis rimase con noi, disse “Guardate ragazzi, non ho niente contro di voi, ma non mi sento assolutamente bene. Allora, perché non chiamate e verificate se tutto va bene, prima di venire a Graceland?” Non credo che Elvis sapesse quanto era malato. Credo che nessuno lo sapesse. Sapevamo che non era in un buon stato di salute, ma non avevamo la minima idea che fosse tanto malato quanto effettivamente era DR. GEORGE NICHOPOULOS - Ci sono state volte in cui ho pensato che ad Elvis piacesse stare recluso e altre volte ho pensato che non avesse scelta. Non poteva uscire quando voleva, perché la folla ai cancelli l’avrebbe seguito ovunque. Elvis ha fatto moltissima meditazione. Amava leggere, guardare la tv e non avere invece sempre qualcuno che gli stava addosso, come succedeva quando era per strada. ELVIS ERA DISPETTOSO Come raccontato da: BOBBY ODGIN (musicista) - Quando era sul palco, Elvis stava sempre addosso a qualcuno facendogli dispetti mentre suonava. Una volta mi gettò l’acqua che c’era in una di quelle tazze che teneva vicino a sé. Si guardava intorno per cercare qualcuno da attaccare, come un bambino dispettoso. Poi tutto ad un tratto ti tirava l’acqua. Lo fece a me, alle raqazze. Alle volte faceva la finta con una tazza vuota. Adorava fare il pagliaccio, anche per rompere la monotonia. Ad un certo punto nello show, Elvis si avvicinava e si metteva una sciarpa al collo e la gettava alle signore del pubblico, Chiarlie Hodge doveva essere pronto a prenderne un’altra e mettergliela al collo. Elvis si dirigeva verso il bordo e tutte le donne si agitavano e diventavano isteriche. Prima di fare tutto ciò Elvis si toglieva quegli enormi anelli di diamanti, che portava e li dava a Charlie perché li custodisse. Una sera mentre gettava la sciarpa, buttò anche l’anello in mezzo al pubblico. Non si preoccupò minimamente! Non ho idea del valore di quell’anello, ma sono sicuro che valesse una piccola fortuna. Elvis era grande quando succedevano queste cose. Non diceva niente e continuava con il quello che stava facendo. SHAUN NIELSEN - Sul palco di Baltimore, Elvis si sentì male. Fu costretto a lasciare il palco e noi a completare lo show. Quando tornò, alcune persone del pubblico lo fischiarono, ma sicuramente erano molto meno di quelli che esultarono per il suo ritorno. L’ULTIMA SESSION E L’ULTIMA CANZONE Come raccontato da CHIP YOUNG – Avevo suonato a quasi tutte le registrazioni di Elvis del 1966. Una volta che ti conosceva veramente, era molto amichevole con te. Entrò nella session e mi mise il braccio intorno al collo. L’ultima session che ho fatto con lui, a casa sua (Graceland 29-31 Ottobre 1976) fu praticamente un fiasco. Il camion della produzione era fuori e giravano fili per tutta la casa. Elvis doveva fare “Way Down” e “He’ll Have To Go”. Ma tecnicamente non era una buona situazione, oltre al fatto che non penso e Elvis, mentalmente, fosse dello spirito giusto. Fatto sta che non ho mai capito perché avesse voluto registrare in casa. Aveva fatto 2 album e tutti i microfoni erano stati messi in quella piccola area, che era la Jungle Room. Tutto quello che abbiamo fatto è stato spostare mobili e piazzare tutto il necessario. La batteria era messa vicino alla porta aperta, Sfortunatamente, il suono fluiva dentro gli altri microfoni. Elvis stava in mezzo, così anche tutti gli strumenti confluivano nel suo microfono. Misero pannelli in plastica, ma non era sufficiente per tenere i suoni separati. Elvis non si era mai interessato a cose tecniche come queste. Non aveva una mentalità tecnica. Quando finimmo la session, salì di sopra e, ad ognuno di noi, diede le sue camice personali (quel genere con il collo alto e le maniche rimborsate). Mi mise il braccio al collo e disse: “La prossima volta che registriamo, verrò nel tuo studio di Murfreesboro e lo facciamo lì ” Ma non registrò più. A parte le registrazioni prese dai suoi concerti, l’ultima canzone che completò nella session di Graceland, il 1° novembre 1976, fu “He’ll Have To Go”. LARRY STRICKLAND – Quando eravamo liberi da impegni con Elvis, lavoravamo come Stamps Quartet. Avevamo un ingaggio in North Carolina, ma saremmo stati a lasciarlo perdere perché dovevamo fare una session con lui, a Graceland. Elvis non volle ascoltare che perdessimo la nostra serata e ci imprestò il suo Lear Jet, permettendoci di andare da Memphis a North Carolina, per rispettare la nostra data. Probabilmente il costo di andata e ritorno del volo con il Lear, è costato 10 volte di più di quello che abbiamo guadagnato nel nostro show. Tornammo a Memphis e finimmo l’album, ma non sapevamo come tornare a casa a Nashville. Avremmo dovuto prendere un volo, ma non potevamo sostenere la spesa. Elvis disse “Prendete la mia limousine, fra poco mi arriverà una nuova” Così ci regalò la limousine. FAI QUELLO CHE DEVI FARE Come raccontato da EDDIE FADAL – Elvis si sentiva colpevole ogni volta che dispiaceva ai suoi fans. Li amava moltissimi e se lavoravi con lui e insultavi i suoi fans, rischiavi di essere licenziato. MYRNA SMITH – A causa dei farmaci che prendeva, Elvis si arrabbiava facilmente. In un momento o nell’altro tutti i ragazzi venivano licenziati, ma poi venivano riassunti, così come sarebbe stato fatto per Red e Sonny. Era impensabile che fossero stati mandati via in modo definitivo. Sicuramente li avrebbe richiamati. Erano i suoi amici. Mi è capitato di vederlo arrabbiato, un paio di volte. Quando venne a sapere del libro che Red, Sonny e l’altro stavano scrivendo si arrabbiò, ma più di tutto era molto ferito. Non voleva che Lisa leggesse certa roba. Loro dissero che il loro scopo era di aiutarlo, ma lui invece si sentì tradito. LARRY GELLER – Venimmo a sapere del libro Elvis What Happened, alla fine del 1976. Distrusse Elvis. E’ inspiegabile il dolore che ha creato. Era la più grossa carica di esplosivo sensazionale (e controversa) su un’icona. Mesi dopo Elvis l’aveva accantonato. Pensò che forse non sarebbe uscito e forse questo era negarlo a se stesso. Ma io ero sicuro che sarebbe uscito, tutti noi lo sapevamo. BILL E. BURK – Red disse che che poco dopo che furono licenziati lui ed Elvis ebbero una conversazione telefonica e che Elvis aveva espresso il suo disappunto per l’uscita del libro. Elvis sapeva quale sarebbe stato il contenuto, ma non ha mai detto “Non pubblicatelo”. Ha solo espresso il suo disappunto. Alla fine della telefonata Elvis disse a Red “Fai quello che devi fare” continua
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Re: Testimonianze
Negli ultimi anni veramente molta tristezza! Sotto diversi i punti vista.
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Re: Testimonianze
Grazie mille Hurt per queste informazioni!!! Sono tutti pezzi di un puzzle che ci fanno capire meglio gli avvenimenti e vari momenti della vita di Elvis!
LISA
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Grazie Elvis Official Fan Club
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Re: Testimonianze
tutto quello riportato da hurt in questo e in altri topic dovrebbe essere a conoscenza globale,un qualcosa di divulgazione temporale ke avrebbe dovuto nn dico fermare ma allegerire certe critiche.naturalmente il tutto è riservato ai soli fan caparbi ke alla ricerca della verità riescono a scovare alcune importanti nozioni.
la realtà nn la si sa,ci si basa sempre sulle costruzioni fatte nel tempo sulla legenda di elvis,la realtà è ben diversa e certe testimonianze lo dimostrano. |
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Re: Testimonianze
Bellissimo, Hurt, grazie!!!
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Re: Testimonianze
Ma scusate perchè non facciamo come in un blog.
Mi spiego meglio,tutte le informazioni che Hurt (grazie) scrive, le inseriamo in una pagina speciale dedicata solo a quello,in modo che tutti possano leggere senza perdersi nel forum. |
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Re: Testimonianze
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Ciao Hurt! Ancora bravissima per questo topic davvero bello e interessante!!! Sì! E' come dice Lisa...leggere queste testimonianze vuol dire capire sempre qualcosa in più della vita di Elvis... Riguardo a queste testimonianze...bisogna dire subito dire Grazie Elvis quando EDDIE FADAL dice "Elvis si sentiva colpevole ogni volta che dispiaceva ai suoi fans. Li amava moltissimo e se lavoravi con lui e insultavi i suoi fans, rischiavi di essere licenziato."...poi, trovo molto simpatico "Elvis dispettoso"...era un uomo simpatico e pieno di ironia...sapeva spezzare i momenti di monotonia con battute di spirito e trovate geniali, coinvolgendo chiunque con i suoi stupendi sorrisi e soprattutto con le sue fragorose e prorompenti risate! |
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Re: Testimonianze
ON STAGE
Come raccontato da JERRY SCHEFF - La stampa è stata orribile con lui, ma anche dopo, non ricordo una buona recensione se non dei primi anni. La stampa fu orribile. Non tengo conto di quello che hanno detto. E’ stato schernito con crudeltà. Ad esempio non parlano mai di Neil Diamond. Non dicono: “Neil Diamond adesso è calvo, perché non si mette una parrucca?” “Ha fatto un pancione!!” Oppure Davis Crosby di Crosby, Stills e Nash. Non parlano di lui e anche lui è in gran sovrappeso. Ma nel caso di Elvis, lui era Elvis. Mi fa arrabbiare, ma realmente tanto! La gente vuole fare soldi e se questo vuol dire essere disgustosi, lo fanno e basta. Quanti di loro fanno altri errori che sono molto peggiori del “peccato” di lasciarsi un po’ andare in sovrappeso ? Oppure dall’essere molto infelice ….. Io ci sono stato in quella situazione!!! Io ho provato veramente quello che è un periodo di depressione clinica, alcuni anni fa. Avevo quella sindrome che include tutto: droghe, alcohol e altro. E’ ovvio che Elvis, negli ultimi anni, era molto depresso. Si deve avere compassione per lui. E’ un essere umano, e deve essere gridato forte – ne più né meno. Ma lui sicuramente non è cattivo come certe persone. Mi ha sempre trattato con rispetto. Avevamo uno splendido rapporto. Non è mai stato maleducato o irriverente con me JAMES BURTON - Ma la mia vera affinità con Elvis era la musica. Eri costretto a guardarlo perché era una gran direttore. Poteva decidere di fermare la canzone e cose simili. La comunicazione degli occhi era determinante. Amava assortire i suoni della chitarra. Amava certi accordi che io facevo. Se non li avessi fatti gli sarebbero mancati. Parlando dei tempi musicali, dovevi sapere dove si trovava lui. Dovevi essere molto attento, in ogni momento. Se guardavi altrove, rischiavi di perdere la tua collocazione nello spettacolo. Era interessante, perché non faceva mai due volte la stessa cosa. JOE GUERCIO - Cosa ha significato per me? Mi ha messo in contatto con persone come le Sweet Inspirations, gli Imperials, gli Stamps, mi ha portato sul palco con 20 delle persone più professionali che ci siano. Credimi eravamo una famiglia. Poi, se Elvis Presley non fosse entrato nella mia vita, non avrei mai capito il Sud. Inoltre mi ha aperto gli occhi verso un sacco di musica. Io, alla mia età, sono qui e vivo grazie al rock and roll. RONNIE TUTT – La sua energia era incredibile! Las Vegas era come una pantera in gabbia. Elvis aveva così tanta energia e forza. Era una cosa splendida. Sfortunatamente non sono mai riusciti a catturare tutta l’ energia che quell’uomo aveva. Era uno degli uomini più elastici che io abbia mai conosciuto. C’erano periodi in cui era fuori forma, che eravamo a due settimane dal tour e stavamo provando o qualcosa del genere, e abbiamo detto: “Come farà a rimettersi in sesto per il tour?” Due settimane più tardi allo show della prima sera, lui arrivava e appariva grande. Era come se fosse entrato in una cabina telefonica per indossare la sua “Uniforme di Elvis Presley”, come Superman. E’ stato grande e meraviglioso. Lo vedevo fare così, su e giù, così tante volte nel 1977 e quel CBS Special…. Non posso guardarlo. Non voglio guardarlo. E’ stata una delle cose peggiori, invece che una delle migliori, e i miei ricordi di lui, sono sempre al suo stato migliore. Preferisco non pensare alle cose brutte. Secondo me è che, ovviamente, era malato molto più seriamente di quello che si era capito, anche se io l’avevo capito. Lui non era uno che si lamentava. Non era il tipo di persona che diceva: “oh, non mi sento bene, non posso esibirmi”. Ricordo che andai a trovarlo prima dello show, e lui era seduto. Aveva uno asciugamano bagnato sugli occhi. Poi, più avanti, abbiamo capito che aveva qualche problema, c’erano…… talmente tante lampadine, tutta quella luce….. Faceva così male ai suoi occhi! Non c’era una buona squadra per le luci. Avrebbero dovuto esserci quattro spot, e avrebbero dovuto essere diretti sul suo viso, per tutto il tempo. Non sapevano come distribuirle adeguatamente. Perciò aveva la luce costantemente diretta sulla faccia. Noi entravamo prima di lui agli spettacoli e vedevamo come i suoi occhi lacrimassero abbondantemente. Ti dispiaceva per lui, ma pensavi: “Hey, capita”. Ma come ho già detto, tutti eravamo concordi a dire che fosse più malato di quello noi pensavamo che fosse, o che riuscissimo veramente a capire quanto lo fosse. Ma pensi sempre: “Vedrai, starà bene, ne uscirà” perché lo ha fatto sempre. Ma non riusciva più a farlo. Lo aveva fatto già troppe volte. JOHN WILKINSON - Tutti potevamo vedere che Elvis non stava assolutamente bene. Iniziò nel 1974. Non ricordo la data esatta, ma eravamo al College Park, Maryland. Camminava sul palco ed era terribilmente gonfio. I suoi occhi non vedevano bene. Aveva problemi a camminare e si dimenticava le parole. Ricordo che guardai Kathy Westmoreland e dissi “Cosa succede?” e lei rispose: “Non so” Era evidente che, in quel momento, c’era qualcosa di serio che non andava, ma non sapevamo cosa. Una sera era così e la sera successiva ogni cosa era perfetta, stava perfettamente bene. Oggi, abbiamo capito che aveva moltissima ritenzione di liquidi. Eravamo molto preoccupati per lui. Infatti, molti di noi andarono a parlargli e gli dissero “Cosa ti succede?” Rispose “Non mi sento molto bene” Più avanti abbiamo scoperto che aveva un glaucoma, e non ci vedeva bene. Poi aveva un colon terribilmente attorcigliato, che alle volte non gli permetteva di andare in bagno per sei giorni consecutivi. Prendeva un sacco di medicine contro i dolori. Se le autoprescriveva oppure diceva al suo medico di dargliele. Quello di cui aveva veramente bisogno era aiuto reale, prendersi un po’ di riposo. Ma diceva: “Gente non posso farlo. I miei fans non me lo permettono” Gli dicevamo “Si, loro lo vogliono, loro lo capirebbero". Ma lui non voleva vederla così. Noi dicevamo che il Colonnello gli faceva fare troppi spettacoli, e continuavamo a discutere, colpevolizzando il Colonnello. Lui diceva: “Non posso farlo, ho stretto la mano a quell’uomo quando avevo 19 anni e la mia stretta di mano vale come l’oro, ragazzi, voi lo sapete. Ma noi continuavamo a dirgli che i concerti lo stavano uccidendo, perché non riposava abbastanza. Così, già nel ’74 abbiamo visto, che non era in buone condizioni. Però, nessuno di noi l’avrebbe mai lasciato. BOBBY OGDIN – Anche nel suo ultimo tour, gli spettacoli di Elvis Presley provocavano tra il pubblico, l’elettricità più intensa che si possa immaginare. Quando Elvis camminava sul palco era come un’esplosione di eccitazione, urla ed entusiasmo. A quanto ricordo, nel periodo che ho lavorato per Elvis, non abbiamo mai fatto un controllo del suono, e nemmeno mai fatto una prova. Nell’ultimo anno, avevamo fissato le date per le prove, a Memphis, prove per 4 diversi tours. Tutti arrivarono a Graceland da ogni direzione. Si predisponevano tutti gli impianti nel racquetball court. Tutto era pronto, anche il controllo ai microfoni e aspettavamo per un’ora o due. Poi Elvis decideva che non aveva voglia di provare e annullava tutto. Allora tornavamo in hotel e andavamo a mangiare. L’abbiamo fatto per 3 sere di seguito e quindi ci trovammo a partire per il tour, senza aver fatto prove. Una volta stabilimmo di fare una prova sul palco, prima del concerto, perché Elvis voleva provare alcune canzoni. Quel pomeriggio arrivò tutta la band e aspettò, ma Elvis non si presentò. C’era un impersonator di Elvis che Felton conosceva. Così Felton lo chiamò sul palco e gli disse di fare alcune canzoni, che noi non avevamo mai eseguito sul palco. Fu qualcosa di terribile. Poi tornammo all’hotel. Ma lo show con Elvis andò comunque bene. JANELLE McCOMB – Elvis faceva sentire ogni membro del pubblico come parte di sé. Quando camminava sul palco, la piccola segretaria diventata una manager e il banale impiegato diventava capoufficio. Elvis dava speranza e ispirazione a tutti coloro che avevano un sogno impossibile. In Elvis vedevano il bambino nato in una casa di due stanze a Tupelo, Mississippi, che era diventato una celebrità e aveva raggiunto la fama e questo dava loro speranza. Ultima Modifica di hurt : 27-10-2007 17:11 |
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Re: Testimonianze
ELVIS STAVA MOLTO MALE
Come raccontato da GEORGE KLEIN – Elvis non ha mai perso la sua voglia di vivere; amava la vita. Gli piaceva fare i tours, ma era aumentato di peso e sapeva che non si mostrava nella forma migliore. Inoltre non si può essere ogni sera in forma. Elvis era un essere umano e anche se non stava bene, comunque, doveva presentarsi davanti a 15000 persone ed esibirsi. Annullava un concerto solo quando stava malissimo o si sentiva a pezzi. Molte volte è salito sul palco che stava da cani, con un gran raffreddore o una pessima influenza o con un forte mal di gola. Amava i suoi fans e non sopportava di deluderli LARRY GELLER – In marzo o aprile del 1977, eravamo nella camera da letto di Elvis – io e lui- seduti per terra. C’erano due grandi pile dei suoi libri preferiti, oltre un centinaio, e stavamo guardando un libro. Chiacchieravamo ed, ad un certo punto, Elvis si alzò e disse “Vieni con me un momento”. Mentre ci stavamo avvicinando al salotto, Elvis si fermò davanti alla porta e si mise di fronte a me. Mi mise un bracico sulla spalla e disse “Lawrence, i fans conoscono Elvis, ma non conoscono me. Non hanno idea di quale sia la verità. Se non racconti loro la storia, la mia storia la mondo, non la sparanno mai. Non conosceranno mai la verità. Voglio saperlo adesso. Sei con me? Farai qualcosa?” In quel momento, nella mia mente, immaginai che avremmo scritto un libro insieme, per replicare al libro delle sue guardie del corpo. CHERYLE JOHNSON – Ad un certo punto tutti avevano voglia dire: “Non vedi che non sta bene? E’ stanco. Ci sono troppi impegni per lui” . Il pubblico accusò il Colonnello dei problemi fisici di Elvis, per il sovraccarico di lavoro LARRY GELLER – Verso la fine di Marzo 1977 eravamo a Baton Rouge. Elvis stava terribilmente male. Io ero nella mia stanza e alle 7 del mattino suonò il mio telefono. Elvis mi voleva nella sua stanza. Entrai ed Elvis era seduto, appoggiato alla testata del letto. Iniziò a scuotere la testa e disse “Lawrence, sto male. Non mi sento bene. C’è qualcosa che non va. Non riesco a dormire e stasera devo stare sul palco”. Nel pomeriggio si sentiva massacrato e cancellò il tour. Quando faceva queste cose, sapevo di dovergli dire qualcosa che non amava ascoltare. Nessuno gli diceva la verità. Tutti cercavano solo di calmarlo, facendo gli ossequiosi. Ero sicuro che nella testa di Elvis c’era l’ossessione un libro che, ormai, stava per uscire (Elvis, What’s Happened). Quanto ci penso, mi metto a piangere. Mi chiudo in me stesso. Andammo in bagno. Due uomini adulti stavano lì insieme, piangendo e con lacrime che scendevano sul viso. Dissi “Elvis ti voglio bene, ma voglio dirti la verità perché hai diritto di conoscerla” Mi disse “Cosa penserà di me la mia piccola quando crescerà?. Cosa penserà di suo padre?” Dissi “Aspetta, Elvis, cosa diavolo stai dicendo? Cosa intendi quanto dici cosa penserà di suo padre? Tu sarai qui con lei. Lei sarà al tuo fianco e saprà la verità!. Lui mi disse “E i miei fans rimarranno miei fans. Non crederanno alle bugie. Più di tutto mi preoccupano mia figlia e mio padre. Il libro farà loro molto male. I fans non ci crederanno” Elvis entrò in ospedale il giorno dopo, ma non permise ai medici di fare altri esami, anche se avrebbe dovuto. Elvis sapeva che la fine era vicina. Non c’è alcun dubbio. |
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Re: Testimonianze
RONNIE TUTT
D. Sembra che, dopo il divorzio, i concerti di Elvis siano andati più in discesa. RT. Teneva questi lunghi monologhi. Credo che fosse alla ricerca di….. Era il tipo di persona che aveva bisogno di cose nuove. Aveva bisogno di essere ispirato per certe cose. E personalmente ritengo che il lavoro non gli stesse dando questo. Dal mio punto di vista, credo che a quel punto della sua vita avrebbe dovuto viaggiare. Avremmo dovuto fare quegli spettacoli dove li stiamo facendo adesso. Avrebbe dovuto girare tutta l’Europa, avrebbe dovuto andare in Asia, avrebbe dovuto girare il mondo. Nessun altro artista dei nostri tempi potrebbe andare in tutti i posti dove avrebbe potuto andare lui. Ciò che intendo, non c’era posto dove l’uomo non potesse andare. Non c’era posto dove non sarebbe stato il benvenuto. Penso che Elvis Presley sia conosciuto persino nelle zone più remote della Russia! Prova a pensarci. Secondo la mia opinione era fortemente depresso… , perché non riusciva ad esprimere se stesso…. Ma credo anche che sapesse che la sua depressione, fosse parte della sua frustrazione. D. Forse un altro aspetto di lui, fu quella sua insicurezza che hai menzionato prima, tipo: “Piacerò?” RT- Questo è vero. E’ assolutamente vero. Ma so per certo, che aveva la volontà di farlo. So che voleva andare,. Ma evidentemente, da qualche parte gli arrivavano informazioni sbagliate. D. Suppongo che fu difficile da uno show di alto livello, come l’Aloha, passare dritto alla routine di Las Vegas. Deve essere stato deprimente. RT. Anch’io lo penso. Ripeto. Era come un animale in gabbia, passare da una cosa di così elevata qualità, ad una cosa così povera solo per….. Lui aveva bisogno di andare avanti e indietro. Non poteva stare lì, fermo e fare quello che faceva. Perché è tornato là a Las Vegas? Qualcuno gli aveva detto che doveva farlo. E’ una vergogna!!! Io so che esisteva un gruppo di management chiamato Management III e avevano Led Zeppelin ed altri, che lavoravano anche con Elvis. Questi non avevano un controllo esclusivo, ma lavoravano con l’ufficio del Colonnello. Uno dei loro soci viaggiava con noi, e da lui sono venuto a sapere che stavano cercando di acquistare il suo contratto, dal Colonnello, perché avevano capito perfettamente quello che stava succedendo. Aveva bisogno di girare il mondo. Aveva bisogno di cambiare completamente la mentalità di cui abbiamo parlato prima e, di conseguenza, penso….. e personalmente sento, che in qualche modo è morto di noia. Aveva molto poco per cui guardare avanti. L’ho visto anche nella sua vita. Ho cenato con lui. Ho visto la ragazza che era con lui. Era là giusto per una cavalcata. Secondo quanto ho notato, a lei non interessava niente di lui, ma è la mia opinione. Quando ti sei circondato da persone come quelle, allora ….. Lui non si rendeva conto di quanto fosse entrato in una depressione seria. Un’altra parte della tragedia è stata che è rimasto intrappolato nell’immagine che aveva creato. Non si poteva concedere di tenere il suo vero colore di capelli. L’avevano convinto a tingerseli nero inchiostro. E i suoi capelli erano bianchi come la neve, bianchi come la mia barba. Ma non gli è mai stato permesso! D. Non gli è stato permesso? RT. Da chi? Non so da chi. Forse quelli che lo hanno influenzato, dicendo: “hey, sembri più giovane così” Questa era la sua vera tragedia, perché doveva sempre apparire come Elvis Presley. Questo poi è stato accentuato da persone come i parrucchieri e quel tipo di gente. Si tingeva i capelli, si tingeva gli occhi. Avevo l’abitudine di guardarlo sempre, e il nero proprio colava sul viso. Lui lavorava sodo e sudava molto. E gli scendeva il nero sul viso. Sembrava, mascara di tipo economico, assomigliava ad Alic Cooper, veramente (ride). Allora andavo da Charlie Hodge “Charlie, che diavolo state mettendo negli occhi di quel ragazzo? Non vedi che gli sta scendendo tutto il nero sul viso?” D. La gente spesso dice: “il senno di poi, non è senno”, ma guardando oggi, agli ultimi anni, non è difficile capire perché ha finito così il suo percorso. Secondo te, c’erano dei segnali che avrebbe potuto finire così male? RT. Ho potuto solo vedere che era uno degli uomini più elastici che io abbia mai conosciuto. C’erano periodi in cui era fuori forma, che eravamo a due settimane dal tour e stavamo provando o qualcosa del genere, e abbiamo detto: “Come farà a rimettersi in sesto per il tour?” Sicuramente, due settimane più tardi allo show della prima sera, lui arrivava e appariva grande. Era come se fosse entrato in una cabina telefonica per indossare la sua “Uniforme di Elvis Presley”, come Superman. E’ stato grande e meraviglioso. Lo vedevo fare così, su e giù, così tante volte nel 1977 e quel CBS Special…. Non posso guardarlo. Non voglio guardarlo. E’ stata una delle cose peggiori, invece che una delle migliori, e i miei ricordi di lui, sono sempre al suo stato migliore. Preferisco non pensare alle cose brutte. Secondo me è che, ovviamente, era malato molto più seriamente di quello che si fosse capito, anche se io l’avevo capito. Perché devi sapere che lui non era uno che si lamentava. Non era il tipo di persona che diceva: “oh, non mi sento bene, non posso esibirmi”. Ricordo che andai a trovarlo prima dello show, e lui era seduto. Aveva uno asciugamano bagnato sugli occhi. Poi, più avanti, abbiamo capito che aveva qualche problema, c’erano…… talmente tante lampadine, tutta quella luce….. Faceva così male ai suoi occhi! Non avevamo una buona squadra per le luci. Avrebbero dovuto esserci quattro spot, e avrebbero dovuto essere diretti sul suo viso, per tutto il tempo. Non sapevano come distribuirle adeguatamente. Perciò aveva la luce costantemente diretta sulla faccia. Noi entravamo prima di lui agli spettacoli e vedevamo come i suoi occhi lacrimassero abbondantemente. Ti dispiaceva per lui, ma pensavi: “Hey, capita”. Ma come ho già detto, tutti eravamo concordi a dire che fosse più malato di quello che ognuno di noi sperasse che fosse, o che riuscisse veramente a capire quanto lo fosse. Ma pensi sempre: “Vedrai, starà bene, ne uscirà” perché lo ha fatto sempre. Ma non riusciva più a farlo. Lo aveva fatto già troppe volte. D. Su qualche filmato da 8 mm che i fans hanno registrato durante i concerti, sembra che si sia appena svegliato R.T. C’erano sere in cui con la grancassa dovevo fare WHOOOMM, più forte che potevo,!!. Sai come a dire: su dai! Dai! “ Queste sono le cose di cui non amo parlare. E’ una delle cose belle che facciamo adesso sono gli “Elvis the concert”, perché è tutto molto bello, non è fuori, appare perfetto e canta alla grande. Non ha mai cantato meglio, perché isolano la sua voce, così non ci sono sanguinamenti e eccessi, ed il tecnico del suono può stare seduto e limitarsi a mixare perfettamente la sua voce. Ogni volta fare è molto eccitante quello show. Non penso al 1977 o alle altre rare brutte occasioni. Mi vengono in mente, ora, perché ne stiamo parlando. Le cose alle quali mi collego sono i bei momenti. Uno dei miei momenti preferiti nell’Elvis the Concert è quando c’è quel pezzo meraviglioso “Sweet, Sweet Spirit” e guardo il suo viso. Ricordo quelle sere in cui guardavo il suo viso allo stesso modo. Sembrava un bambino. MYRNA SMITH D. Com’era Elvis negli ultimi due anni? MS. Non so che cosa abbiano visto gli altri, ma quando era con noi non era mai depresso, perché lo facevamo ridere. Se io ero con lui e le altre ragazze non c’erano, non sembrava esserlo, certo poteva avere delle giornate che non era al massimo, come tutti noi. Ma non avevo idea che… voglio dire l’avevo visto all’ospedale con problemi al fegato, problemi di insonnia perché stava anche settimane intere senza dormire. Era tutto un circolo vizioso. Come succede a me. Vado a letto alle 5 del mattino. Ma non posso andare a letto prima delle tre perchè ormai è diventato il mio stile di vita. Ma ho imparato a non prendere niente per dormire. Vado a letto quando il mio corpo è finalmente stanco, perché so che prendendo medicine per dormire, sarei costretta a prendere quelle per svegliarti. E poi ti ritrovi a prendere medicine sempre. Così se non dormo, non dormo. D. Non c’era l’aria condizionata a Rapid City? MS. Non ricordo, non c’era? D. Era un edificio nuovo. MS. Ah sì! D. Il trucco di Elvis era diventato tutto un pasticcio. MS. Ma non si truccava --- ah sì era truccato perché lo filmavano, già è vero! Quando hanno girato quello special io ho visto un grande Elvis. Quando stai con una persona tanto tempo, non noti se è aumentato di peso. Inoltre l’avevo già visto ingrassato, perdendo peso più tardi. Era stato molto più pesante in precedenza, per cui quando lo vidi, lo ritenni favoloso. Jerry mi chiamò dopo aver fatto la registrazione e mi chiese:” Com’era Elvis?” Io risposi “E’ stato grande”. E poi quando ho visto lo show dopo la sua morte, ho detto “Dio mio, ma non mi era sembrato così” Ma sai, quando ami qualcuno io credo che lo vuoi vedere a posto. E così è stato. TONY BROWN D. Quando è stata l’ultima volta che l’hai visto? TB: E’ stato a Indianapolis, il 26 giugno. Quella è stata l’ultima volta. In quel tour, successe qualcosa che non dimenticherò mai. Successe tre giorni prima, non ricordo in quale città. Camminavamo insieme sul palco. Elvis si stava preparando e noi uscivamo dalla dressing room, la band, le coriste, i musicisti, una grande folla, un sacco di gente, dove io sono uno di loro. Elvis si avviò verso la porta del retro. Naturalmente io non mi voltai, perché noi dovevamo proseguire, quando, ad un certo punto, Elvis mi chiamò. Mi fermai e mi voltai verso di lui e tornai indietro. Mi disse: “Tony, ah, non importa, niente” Per me invece fu un momento unico! Lui aveva scelto me. E quello fu il suo ultimo tour. Quello è stato l’ultimo attimo, personale che ho avuto con lui. Credo veramente che se fosse vissuto, saremo diventati buoni amici. |