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Vecchio 30-05-2008, 13:09
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Ge101 Sonny West - Agosto 2007

Sonny (Delbert) West, cugino di Red West, incontrò Elvis per la prima volta alla Humes High School e, in seguito, lo incontrò nuovamente al Rainbow Rollerdome, dove Red West fece le presentazioni.
In quel periodo Sonny lavorava all’ Ave Appliance Store di Memphis e lasciò il lavoro per andare a lavorare con Elvis, dove si occupava del parco macchine e viveva a Graceland, in un monolocale che fu adattato ad appartamento per lui.

Anche Sonny faceva karate edElvis gli diede il nickname ”The Eagle”.

Il 28 dicembre 1971, al Trinità Baptist Church di Memphis, Elvis fece da testimone di nozze al matrimonio di Sonny West e Judy Morgan, mentre Priscilla fece da damigella d’onore.

Elvis regalò a Sonny Est una Cadillac decappottabile nera, una moto, un pick up e altre macchine.
Sonny ebbe piccole parti nei film di Elvis, tra cui Stay Away Joe.

Vernon Presley licenziò Sonny West il 13 luglio 1976

Elvis: Still Taking Care of Business





D. Sonny, è un piacere parlare con te! Sappiamo che sarai a Memphis per promuovere il tuo nuovo libro, Elvis, Still Taking Care Of Business.
E’ passato tanto tempo da quel 16 agosto 1977, ti è stato più facile scrivere il tuo nuovo libro?

SW. A dire la verità sì. In questi lunghi anni, non ho mai pensato di scrivere un altro libro. Ho attraversato dei brutti momenti dopo quella terribile tragedia, ma poi ho cominciato a pensare che avrei dovuto scrivere un altro libro per dare il mio contributo a quello che lui ha lasciato, scrivendo un libro sulla mia vita insieme a lui, così come hanno fatto gli altri.
Indubbiamente l’ Elvis What Happened non avrebbe potuto o dovuto essere il mio contributo alla sua fine. Ho sempre detto che se io e Red avessimo continuato a lavorare con lui fino alla fine, l’ Elvis What Happened, non sarebbe stato scritto. Il libro era stato scritto per prevenire quello che poi è successo. Mai l’avremmo scritto dopo la sua morte.
Il libro non è stata una “vendetta” nei confronti di Elvis perché eravamo stati licenziati, come sembra sia il pensiero di alcuni dei ragazzi che componevano il gruppo.
Le stesse persone che hanno parlato contro di noi per aver scritto il libro, al tempo, negavano la realtà della dipendenza di Elvis con i farmaci.

Ad oggi tutti hanno scritto dei libri, concesso interviste, facendo affermazioni che non sono altro che quello che avevamo asserito noi, quando Elvis era ancora in vita.
Quando abbiamo scritto noi il libro, sapevamo quali erano le nostre motivazioni.
C’è da chiedersi quali sono le loro motivazioni di oggi per scrivere i loro libri?
La giustificazione data da uno di loro è che “ha preso la decisione di dire finalmente la verità ed essere onesto e realista”.
In un estratto del suo nuovo libro “Straight Up”, Joe Esposito dichiara che ci sono delle nuove rivelazioni sulla sua onestà e dice la verità su tutto. Dice anche che, alternativamente, tutti siamo stati licenziati e bastava aspettare un po’ e tutto sarebbe tornato a posto e avremmo riavuto il nostro lavoro.
Quando, nel libro, Joe rivela i suoi sentimenti, su quella che fu la reazione di Elvis al libro, la definisce come “una montagna che non era in grado di scalare”. Quella non era una montagna. Elvis era già su “quella montagna” ed era più grande di quella che dice Joe e quello che intendo dire è che la montagna da scalare era la predisposizione di Elvis alla dipendenza.
Il nostro libro doveva essere l’acceleratore per dare inizio della scalata della montagna ed Elvis avrebbe potuto farcela se solo avesse riconosciuto che ne aveva bisogno.
Il libro che ho scritto adesso è quello che avrei voluto scrivere, ma non sapevo quando l’avrei fatto.

D. Sono stati pubblicati un’infinità di libri su Elvis. Qual’è la cosa che rende Elvis: Still Taking Care Of Business, diverso dagli altri?

SW. Quello che ho voluto fare è cercare di offrire ai fans la mia opinione personale su Elvis e credo di averlo fatto bene. Naturalmente è una cosa che deve decidere il lettore. Sono i ricordi della mia vita con lui, i momenti alti e quelli bassi che capitano tra amici in 16 anni condivisi assieme.
Naturalmente, poiché uno di loro è principalmente Elvis Presley, implica che la gente vuole leggere soprattutto i libri scritti dai suoi amici più intimi.

D. Cos’altro vuoi dire ai lettori del tuo libro?

SW. Che è stato scritto con un amore profondo e grande rispetto verso qualcuno con cui ho condiviso la maggior parte della mia vita di uomo adulto, proteggendolo e dandogli tutto quello che era necessario per rendere la sua vita migliore e salvaguardarlo come meglio potevo.
D. Il tuo libro è già in vendita da qualche mese. Come sono andate le vendite?

SW. Sembra che vadano molto bene. Non ho letto recensioni o cose simili, ma so quello che mi hanno detto i rivenditori di come sono andate le vendite e della necessità di riordinarlo. Le statistiche di vendita vengono date solo dopo 6 mesi dalla prima uscita.

D. Come si può comprare il libro?

SW. Nelle librerie in USA, poi su Amazon.com. Non conosco i distributori in UK o di altri paesi. Chi vuole può averlo direttamente da me, con il mio autografo pagando sul mio conto epbgtcb@comcast.net con Paypal e costa $ 53 con spedizione a mezzo corriere oppure $ 37 con posta prioritaria. Entrambi I prezzi includono il costo del libro e le spese di spedizione.
Inoltre possono scrivere al mio indirizzo sonny@westwindproductions.us e darmi la loro opinione.

Elvis: What Happened?



D. Elvis, Still Taking Care Of Bussiness, naturalmente, è il tuo secondo libro che parla del tuo periodo con Elvis. Nel 1977, i fans furono molto critici con Elvis: What Happened?. Oggi nel 2007, molti guardano al libro con un’ottica diversa, accettandolo di più.
Come giudichi oggi la pubblicazione di quel libro?

SW. Ancora oggi mi disturba vedere che quello che era lo scopo del libro è stato frainteso ed interpretato come “vendetta” perché siamo stati licenziati oppure “per fare i soldi”. Niente è più lontano dalla verità. Per dirla in modo semplice, noi conoscevamo Elvis, mentre chi ci ha criticato no. Elvis era all’altezza di affrontare qualsiasi opportunità gli capitasse nella vita e superarla. Noi pensavamo che l’avrebbe stimolato a farlo nuovamente. Quando lavoravamo con lui, avevamo la possibilità di avvicinarlo e discutere su quello che stava facendo a se stesso. Una volta licenziati, non era più possibile.
Il libro aveva lo scopo di fargli vedere, in modo chiaro, quello che stava facendo a se stesso e a coloro che gli volevano bene. Per lo stesso motivo sono state raccontate le cose relative agli anni ’60. Quando prendeva pillole dimagranti e antidolorifici, questi andavano ad intaccare la sua emotività, tra cui gli scatti d’ira durante i quali faceva e diceva cose che non avrebbe fatto in condizioni normali. Sotto gli effetti di alcuni farmaci, tra cui il cortisone che è uno steroide, Elvis diventava un’altra persona e lo rendevano irritabile e anche aggressivo. Sul libro nessuna di queste situazioni venne riportata con quel tocco necessario di comprensione, compassione o preoccupazione. Avevamo firmato un contratto con la World News Corp. e incaricato lo scrittore Steve Sunleavy, di scrivere il libro. Purtroppo con le parole che lui ha usato nel libro, lnon ha trasmesso nessuna delle emozioni che ho citato. Parecchie volte ci siamo ritrovati a prendere delle pause, perché scoppiavamo in lacrime dal dolore che stavamo provando davanti a determinati ricordi.

D. Probabilmente, l’elemento più grande della beffa di “Elvis What Happened? è stata il grande sensazionalismo dallo stile gossip. Ovviamente Steve Dunleavy ha modellato lo stile del libro. Se aveste avuto la possibilità, avreste optato per un altro co-autore?

SW. Se ne avessimo avuto la possibilità, sicuramente, saremmo andati da un altro scrittore. Credo che avrei visto in Marshall Terril, lo scrittore giusto ed è quello che mi ha aiutato per il mio secondo libro. Avessi avuto la possibilità di tornare indietro e lui fosse stato disponibile (al tempo aveva solo 13 anni) lui sarebbe stata la mia scelta e credo che Red e Dave sarebbero stati d’accordo.

D. Guardando al passato, ti dispiace aver scritto il libro ELVIS WHAT HAPPENED, visto l’effetto che ha avuto su Elvis e su suoi fans?
SW. Posso capire la reazione dei fans. Dopo tutti gli anni che ho passato con lui, so quanto fosse evidente il loro amore per lui, ma non ho scritto il libro per avere l’approvazione dei fans. L’ho scritto per l’amore verso l’uomo e la mia preoccupazione che morisse, visto che peggiorava di giorno in giorno. Volevo che aprisse gli occhi su quanto male stava. Non so se sei al corrente di quel fattorino dell’Hilton di Las Vegas, che fece un’affermazione dicendo che “Elvis era tossicodipendente….” E aggiungendo che lui, ogni giorno, recapitava borse di droghe nella suite di Elvis” Quando venne a sapere questo, la reazione di Elvis fu che, durante gli shows, parlò in modo dispregiativo di questo ragazzo, minacciando di fargli del male se avesse trovato chi fosse esattamente.
Se ne infischiò delle voci che giravano. Non era in grado di dimostrare ai suoi fans che non era dipendente dalla droga. In altre parole fece in modo di far apparire bugiardo il fattorino,.
Mentre scrivevo il libro, mi venne in mente quel ragazzo, chiunque esso sia, e quanto avremmo fatto arrabbiare Elvis, passando anche per bugiardi. Si arrabbiò molto con noi, ma d’altro canto scelse di non fare niente. Nessuno sa, se non le nostre famiglie e gli amici più stretti, quanto dolore abbiamo provato quando Elvis morì. Il dolore dei suoi fans è passato attraverso gli anni, perché per loro fu una grande perdita; ma ti assicuro che il loro dolore è molto inferiore al mio. Sinceramente, io spero che tu capisca che il libro non fu scritto per ferire Elvis, ma per dargli una possibilità di svegliarsi e vedere dov’era finito.
Per quanto riguarda il libro fine a se stesso, credo sia stato scritto con un sacco di sensazionalismo e con un certo modo di scrivere che puoi trovare sui “fogli della carta igienica”, ma questo era Steve Dunleavy, uno scrittore delle pubblicazioni STAR. E’ vero che, inizialmente avevamo scritto noi, pagina dopo pagina, fino alla fine, ma avevamo fretta di farlo uscire, visto che a detta di un paio di ragazzi, con cui eravamo in contatto, Elvis peggiorava sempre di più.
Di questo si trova conferma nell’ultimo special nel 1977, dove è evidente.

D. Elvis ha mai capito che, con il vostro libro, stavate cercando di mandargli un messaggio?

SW. Non ne sono sicuro, ma ci sono alcune affermazioni che mi sono state fatte da Billy Smith, il cugino di Elvis, che passò l’ultimo anno quasi esclusivamente con Elvis, tranne quando Elvis era in tour. Aveva bisogno di loro per il lavoro, guardaroba, sicurezza, altrimenti non li voleva intorno, per casa. C’era uno che stava là 24 ore al giorno, nel caso in cui avesse bisogno di qualche commissione.
Queste cose erano svolte da parecchi dei giovani che lavoravano alternandosi. Billy mi raccontò che, alle volte, Elvis esprimeva la sua rabbia nei nostri confronti, per il libro e altre volte ne parlava ammettendo che probabilmente prendeva troppe medicine. Anche nella conversazione registrata con Red, in ottobre o novembre 1976, Elvis disse che non aveva paura del libro per sè stesso, ma per gli altri, in quanto il libro avrebbe potuto ferire gli altri. Red lo rassicurò che non era nostra intenzione fare del male a nessuno e così abbiamo fatto.

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Vecchio 30-05-2008, 13:12
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Predefinito Re: Sonny West - Agosto 2007

D. Dopo la morte di Elvis, come hai affrontato la vita?

SW. Per me, questa è una domanda molto personale. Ho perso qualcuno che amavo molto e passato la maggior parte della mia vita a proteggerlo dalle offese, intenzionali e non. L’ho messo prima della mia famiglia, passando il tempo con lui, invece che con mia moglie e mio figlio. Alle volte questo ha causato tensioni nel mio matrimonio ed è sopravissuto solo perché ho una donna che è rimasta sempre al mio fianco, nonostante tutto.
Voglio credere che se dovessi farlo di nuovo, passerei un po’ di più tempo con loro, quando Elvis non lavorava. Mi manca ancora, ogni giorno, e non passa giorno che non succeda qualcosa nella mia vita che non mi faccia pensare ad Elvis. Immaginare come potrebbe cantare lui una canzone che oggi è nella hit, quale potrebbe essere, oggi, il suo cantante preferito (credo Celine Dion) oppure quanto gli sarebbero piaciuti i film d’azione come Indipendence Day, Armageddon, Jurassic Park, ect.
Ha lasciato questo mondo troppo presto e il mondo è di colui a cui è appartenuto. Sono stato fortunato abbastanza per essere un amico intimo della stella più luminosa, di cui sia stato graziato il pianeta, nel campo dell’intrattenimento.
I fans non riusciranno mai a convincermi che ho agito male, cercando di aiutarlo a vivere. So dov’è oggi, e che conosce il mio cuore e i miei sentimenti per lui. Posso andare a dormire ogni notte e sapere che se non ero con lui negli ultimi 13 mesi della sua vita, è stato solo perché ho cercato di aiutarlo, non perché ho cercato di fargli del male.

D. Com’è che Elvis decise di licenziarvi dopo 20 anni?

SW. Disse a suo padre di darci denaro a sufficienza per vivere almeno 2 o 3 mesi, perché forse ci avrebbe riassunto, ma doveva dimostrarci che lui era il capo.
C’era anche Linda Thompson e ha detto che avrebbe dovuto darci $5.000, ma Vernon invece ci diede tre giorni di preavviso e solo una settimana di paga, dicendoci che doveva tagliare le spese. Questo non era assolutamente vero. Elvis riceveva un sacco di pressioni da varie persone dell’organizzazione che gli dicevano che noi stavamo creando continui problemi. Invece io credo che Elvis volesse la sua roba e senza averci intorno ad ostacolarne il traffico. Ci sentivamo feriti e così ne parlammo tra noi, decidendo che era l’unico modo per dargli una chance….. una chance.

D. C’è un episodio che vuoi raccontarci?

SW. Una volta, mentre cercavamo un tipo che sapevamo girava per casa, Red aprì bruscamente una porta. Il ragazzo era nascosto dietro la porta e così si ruppe un dito. Aveva molti dolori, ma Red gli disse che qualora fosse tornato non gli avrebbe rotto solo un dito. Il tipo si seccò ed Elvis se ne accorse. Alla fine, uno degli altri ragazzi gli raccontò perché non aveva preso le pillole, spiegandogli anche quello che noi avevamo fatto.
Ci convocò in riunione, per dirci che lui sapeva esattamente cosa stava succedendo e che voleva che la smettessimo. Ci disse anche che lui aveva tutto sotto controllo e che sapeva quello che faceva e che avrebbe potuto smettere quando voleva.

D. Dà l’impressione di uno che ne è dentro fino al collo

SW. Esatto, era una persona che negava di aver bisogno di aiuto. Elvis ci disse di tornare al nostro posto e Red rispose “Che cosa dici dei vecchi tempi quando non ne avevi bisogno?” ed Elvis replicò “Non esistono più i vecchi tempi”
In quel momento capii che le cose si mettevano male e tutto stava andando in discesa.
Allora Elvis disse: “Se non la smettete, dovrete cercarci un altro lavoro”.
Quindi non l’abbiamo fatto più, pur se prendevamo piccoli accorgimenti come svuotare le capsule dei farmaci, quando arrivavano, e riempirle con aspirina e cose simili. Sei mesi dopo fummo licenziati per ci rifiutammo di smetterla.

D. Quindi l’opportunità gli sarebbe arrivata sotto forma di un libro rivelatore?

SW. Decidemmo di scrivere il libro per raccontare come ormai fosse vincolato ai farmaci e che aveva bisogno di uscirne.
Così come era successo a Jerry Lee e Dean Martin, che ne sono usciti e hanno potuto raccontare la loro storia.
Quello che la gente non sa è che ci è stato offerto denaro per non scriverlo. Avremmo potuto accettarlo e infischiarcene. John O’ Grady, il detective privato di Elvis, che da 26 anni lavorava come investigatore della Narcotici di Los Angeles, ci propose di fare noi il prezzo. Ci chiamò all’Hotel Continental sul Sunset Boulevard, dove eravamo con Steve Dunlevey dello Star Magazine e con lui stavamo facendo le interviste per il libro. Steve mi disse che c’era una chiamata per me. Io pensai fosse mia moglie e, presi la comunicazione nella camera da letto. Al telefono c’era John che mi disse “Ti chiamo per conto di una persona che rappresento e di cui non voglio fare il nome. L’unica cosa che voglio dire è che questa particolare persona mi ha autorizzato a chiedervi di fare qualche proposta per non scrivere il libro” Io risposi “Qualche proposta? Assolutamente no John. Abbiamo firmato dei contratti ed abbiamo già iniziato”
John O’ Grady mi disse che non avevo capito bene, perché qualora fossimo recessi dal libro, non ci saremmo dovuti preoccupare di denunce, di soldi o altro. Bastava che noi facessimo un’offerta. Gli spiegai che eravamo in tre persone a fare il libro, che avevamo dei buoni motivi per farlo e che avrei dovuto parlarne con Red e Dave. Così rimanemmo d’accordo che avrebbe richiamato dopo 15 minuti.
Chiamai Red e Dave in camera e raccontai la conversazione con John O’Grady. Entrambi mi guardarono e Red disse: “Stai scherzando? Sappiamo da chi arriva tutto questo” e io risposi che, da parte mia, conoscevo bene quale fosse la mia decisione e i ragazzi furono d’accordo con me.

D. Questo racconto fa decadere il principio che avete scritto il libro per soldi

SW. Esatto. Anzi avremmo potuto fare più soldi. Se avessi accettato lui avrebbe pensato che poteva comprare anche noi come ha potuto comprare qualsiasi cosa. Se quel giorno avessimo accettato, probabilmente avremmo potuto prenderci un quarto di milione di dollari a testa o forse anche mezzo milione, ma non abbiamo mai tenuto in considerazione la cosa e non ne abbiamo più riparlato.

D. Che significato può avere e che differenza fa il fatto che il libro è uscito troppo tardi?

SW. Se tu sapessi quanta gente mi ha detto “Dio mio, se solo il libro fosse uscito un anno prima!”. La gente ci ha ringraziato dicendoci “Abbiamo potuto godere di Elvis grazie a voi”. Molti fans si sono arrabbiati per il libro, dicendo che il libro non era piaciuto, ma ora, dopo averlo riletto, mi dicono che hanno capito il motivo per cui l’abbiamo scritto.

D. Sicuramente è un libro molto più tenero rispetto a quello che poi è stato scritto da Goldman

SW. Questa è un’altra storia che va chiarita. Quando fui intervistato per quel libro, sembrava che sarebbe stato un buon approfondimento su Elvis ma io non c’entro niente. Sapevo che si stava uccidendo e che stava facendo del male alle persone che gli stavano intorno, quelle che gli volevano bene.
Alberto Goldman venne a casa mia e mi intervistò due volte, in conversazioni da tre/quattro ore per volta. Io gli dissi che se mi avesse chiesto cose di cui non volevo parlare, non gli avrei risposto. Lo avvisai che non volevo essere citato in modo errato e che non volevo che nulla andasse fuori dal contesto. Mi assicurò che avrebbe riportato le mie risposte esattamente come le avrei date e questo sarebbe stato corretto. Quando lo terminò, mi inviò persino una copia autografata da lui, che però non solo non lessi, ma la misi da parte, Quando iniziai a sentire quello che raccontava il libro, dissi “No, aspetta un momento” Andai alla pagina dell’indice e trovai il mio nome. Andai alle pagine indicate e lessi quello che Goldman aveva scritto. Ti assicuro che nei commenti negativi o riferimenti errati di quelle pagine, non c’è niente che è partito da me. Dopo aver letto i riferimenti del libro su citazioni di Lamar, chiamai Goldman e dissi: “Albert, voglio dirti una cosa. Mi avevi detto che saresti stato leale con me e che non avresti detto niente che usciva dal contesto, ma credo che tu abbia scritto il libro più orribile che si possa scrivere dell’ essere umano più meraviglioso che sia venuto al mondo. Non voglio più vederti o parlarti mai più!”

D. Parlaci della famosa conferenza stampa, che si vede nel film This Is Elvis

SW. La mattina dopo la morte di Elvis, su Good Morning America, nel programma, Geraldo Rivera e Steve Sunlewey parlava con Steve Hartman. Io ero a casa che guardavo il programma e questi due parlavano di Elvis, come se lo conoscessero. Di fatto Dunlevey sapeva solo quello che noi gli avevamo raccontato.
Quella notte non avevo dormito e la mattina dopo, guardando lo spettacolo Good Morning America con Dunleavy e Geraldo Rivera, che si attaccavano a vicenda, per poi fare commenti su Elvis, mi mandarono in bestia. Nessuno conosceva l’uomo. Dunleavy sapeva solo le cose che noi gli avevamo raccontato. Geraldo Rivera affermava che aveva incontrato Elvis parecchie volte (Nel suo libro “Exposing Myself” Geraldo afferma di aver incontrato Elvis una volta, nel backstage del Madison Square Garden e gli fece un’intervista di 10 minuti. Questo la dice lunga per definirlo un esperto di Elvis, non credi?)
I ragazzi facevano le loro argomentazioni, litigando e ad un certo punto, Rivera dichiarò di essere sicuro che “c’era chi filtrava le droghe, e che la cosa è normale nello show business, ma che definirlo DROGATO era una bugia”.

Cominciai ad arrabbiarmi con questa gente che bisticciavano tra loro senza conoscere come stavano le cose e chiamai un avvocato per organizzare una conferenza stampa nel suo ufficio, quello stesso pomeriggio. C’eravamo solo io e Dave, perché Red stava lavorando in una serie televisiva. E’ in quel filmato in cui io sono con quei capelli lunghi e si vede Dave che, alla domanda di un giornalista su cosa si poteva fare per proteggere di più Elvis, Dave risponde “Come si può proteggere uno da se stesso?”. Ed era quello che pensavamo a riguardo.
Da parte mia io dissi alcune cose su Dunlevey e Rivera, perché avevano citato che c’erano degli infiltrati per far passare le droghe e che noi l’avevamo definito un DROGATO. Nel nostro libro, noi non abbiamo MAI usato questo termine e quindi ero arrabbiatissimo. Dissi che a Good Morning America avremmo dovuto esserci noi anziché loro. Come risultato, la World News cancellò il tour organizzato per noi, per promuovere il libro. Dopo due anni fui io a promuovere il libro personalmente.
Un paio di anni dopo, Geraldo usò tutte le fonti e il suo potere investigativo, per una serie televisiva che si chiamava “20/20” per parlarne in una puntata. Red gli rispose che avremmo partecipato solo se lui si fosse scusato per averci dato dei bugiardi. Non successe e così non partecipammo alla trasmissione.
Per quanto ne so, lui non ha ancora capito che noi stavamo dicendo la verità e che sarebbe stato corretto scusarsi con noi per averci dato dei bugiardi.
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Predefinito Re: Sonny West - Agosto 2007

D. Dave Hebler lavorò per Elvis solo un paio d’anni dal 1973 al 1976. Aveva il diritto di partecipare all’Elvis What Happened?, visto che ha avuto solo cose cattive da raccontare e nessun riferimento ai primi anni con Elvis che furono molto piacevoli?

SW. Credo che Dave sia stato criticato dalla gente in malo modo, perché era con noi da poco tempo. Invece si deve riflettere sul fatto che in quel breve periodo, le cose hanno iniziato a precipitare e Dave si è preso molta cura di Elvis. Il fatto che fosse lì da poco non ha nessuna importanza. Non serviva essere con Elvis da molto tempo, per sentirsi toccati da lui in un quel certo modo che ti permetteva di cambiare la tua vita per sempre.
Guarda i fans che non l’hanno mai incontrato e visto di persona e guarda come le loro vite siano state toccate nel profondo, se non addirittura cambiate grazie a lui. Sicuramente nelle parole da Dave non senti parlare degli anni che abbiamo passato io e Red con Elvis, ma questo non significa che anche lui non abbia degli splendidi ricordi su alcuni bei momenti che ha vissuto quando c’era.
In un certo senso, parlando delle cose che lo preoccupavano del comportamento di Elvis, Dave si è espresso in modo analitico, ma sicuramente affettuoso nei suoi confronti. Ognuno di noi ha una personalità diversa e per quello di noi che lo conoscono abbastanza bene, sanno che Dave ha un mente analitica. Io lo considero un caro amico e uno che vorrei avere dietro di me, per coprirmi le spalle. Non c’entra niente avere il diritto di partecipare alla stesura dell’Elvis What Happened?, c’entra il fatto che c’era ed era preoccupato del declino della salute di Elvis!

LA VITA CON ELVIS


D. Tu sei rimasto con Elvis dal 1960 al 1976, il che significa una buona parte della tua vita. Come hai preso la notizia della sua morte ?

SW. Elvis è stato una parte importante della mia vita e una persona con cui sono stato bene.
Non ho preso assolutamente bene la notizia della sua morte. Ero distrutto e a pezzi. A parte mio cugino Red e sua moglie Pat, quel giorno non parlai con nessuno, tranne mia moglie. Ho pianto quasi tutto il giorno e la notte. Camminavo per casa, chiedendomi perchè, pensando solo ai bei momenti passati insieme nel corso degli anni. Avevo perduto ogni speranza che si sarebbe “rialzato”, non sarebbe più successo e io sentivo il vuoto.

D. Hai viaggiato mai con il gruppo quando Elvis andava sul set? In quanti film sei apparso

SW. Praticamente sono apparso in quasi tutti i films di Elvis, che fosse con lui o no, tipo in scene di risse. Non ricordo esattamente in quanti film, ma sono gli anni che preferisco insieme ad Elvis, perché ci divertivamo molto.

D. Ti sei mai trovato da solo con Elvis a tu per tu? Ti ha mai confidato le sue paure o il suo senso di solitudine?

SW. Ci sono stati dei momenti insieme da soli, come probabilmente è successo a tutti i ragazzi. Le nostre conversazioni a due capitavano quando eravamo soli in macchina e andavamo in qualche posto. Qualche volta è successo anche in casa, ma non capitava spesso. Devo dirti che, con me, non ha mai parlato della sua solitudine o di cosa gli passava per al testa. Per quanto io debba dire che Elvis poteva essere una persona sola, in mezzo ad una grande folla. Alle volte dava la sensazione di essere una persona molto vulnerabile. Quelli erano i momenti in cui mi sentivo ancora più protettivo con lui.
Quando inizia a lavorare per lui, io avevo 21 anni e, nonostante fossi stato nell’Air Force ero ancora un ingenuo. Lo vedevo come un grande fratello del mondo che mi faceva vedere che cos’era la vita, ma verso gli ultimi tempi, mi sentivo come fossi io il fratello più grande che vigilava sul fratello minore.
Una delle sue grandi preoccupazioni, a parte le minacce ricevute a Las Vegas, era di perdere la voce e di non poter più cantare. Questo succedeva soprattutto a Las Vegas, dove le condizioni definite “la gola di Vegas” si riferiscono all’aridità dell’aria del deserto che può portare i cantanti ad avere problemi con la voce.
Una sera, all’Hilton di Las Vegas, Elvis aveva perso completamente la voce e il suo viso trasmetteva tutto il panico che sentiva. Aveva molta paura, come tutti noi, e non riusciva a capire cosa fosse che non andava o se sarebbe diventata una condizione definitiva e così via. Dopo quell’incidente, fece qualsiasi cosa pur di tenersi la gola umida.

Riguardo ai momenti sola con lui, c’è stata una volta che mi è rimasta impressa nella mente e che per me ha voluto dire molto. Eravamo in cucina nella sua casa di Chino Canyon, a Palm Spring. La mia stanza era vicino alla cucina, quando ad un certo punto sentii dei rumori e vidi Elvis che stava girando per la cucina, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Mi offrii di preparargli qualcosa, qualsiasi cosa volesse oppure di uscire insieme a mangiare qualcosa. Si fermò per un secondo, si girò e mi guardò e poi disse: “Sonny……… ti voglio bene”
Questa sua semplice affermazione mi toccò profondamente. Risposi “Grazie capo. Anche io ti voglio bene” E lui “Lo so”. Poi si girò e continuò a cercare qualcosa, dicendo “E’ uno di quei momenti in cui vorresti gustarti qualcosa, ma non sai cosa…. Capisci cosa intendo?” Gli dissi che capivo perfettamente e aggiunsi “Vabbè, quando decidi cosa devo farti, fammelo sapere, okay?” Replicò che l’avrebbe fatto, ci demmo la buona notte e io tornai nella mia stanza. Pochi minuti dopo, in cucina c’era silenzio. Il giorno dopo mi dimenticai di chiedergli se aveva trovato qualcosa da mangiare o no. E’ possibile che abbia lasciato perdere.

D. Come cambiarono le cose, quando Priscilla arrivò a Graceland?

SW. All’inizio non cambiarono molto, se non, quando lei era nelle vicinanze, stare attenti al nostro linguaggio. Cambiò un po’ anche il contenuto delle nostre conversazioni, ma alla fine le cose iniziarono a cambiare abbastanza presto. Lei voleva stare più tempo sola con lui, ma era difficile che Elvis lo facesse. Gli piaceva che i ragazzi fossero con lui, per la maggior parte del tempo e c’erano volte in cui loro due litigavano. Lei rimprovera noi per questo, ma non era un problema nostro. Credo che, con il senno di poi, oggi lo abbia capito anche lei. Un anno dopo che si erano sposati, suppongo perché riteneva che avrebbero potuto godere di una maggiore privacy, si trasferirono nella piccola casa su Hillcrest Drive a Beverly Hills. C’erano meno stanze e quindi meno ragazzi.

D. Cosa pensi della rapporto tra Elvis e Ann Margret? Erano perfetti per stare insieme oppure entrambi avevano una personalità molto forte? Eri amico di Ann-Margret?

SW. Devo dirti che mi piaceva molto Ann-Margret. Lei ed Elvis erano grandi insieme e c’era una grande alchimia tra loro, sia sullo schermo che fuori. Erano compatibili.
Di lei si diceva che era l’ “Elvis al femminile” ed era vero. Il suo senso dello humor e la sua personalità erano in sintonia con quella di Elvis. Stavano bene insieme e non c’era alcun conflitto di personalità.
Tutti noi amavamo Ann-Margret e a lei piaceva stare con noi. Lei capiva che Elvis ci voleva con lui e quando non ci voleva, ce lo faceva sapere e noi ce ne andavamo.

D. Tu e July risiedevate nella cada di Manovale a Los Angeles. Cosa ti ricordi?

SW. Dopo l’omicidio di Sharon Tate e Jay Sebring (che Elvis conosceva) da parte della Manson Family, Elvis disse a Priscilla di cercare una casa più grande, perché voleva che io stessi sempre con loro. Lei trovò quella a Manovale Drive, così io e mia moglie ci trasferimmo là, con loro. Poi, due anni dopo, nacque nostro figlio Bryan e rimanemmo fino a quando lui raggiunse quasi l’ anno di età, per poi spostarci in una casa vicina a soli 15 minuti di strada. Charles Manson era ormai in prigione, così come quei drogati che avevano agito per lui e, piano piano, le cose si sono ridimensionate.

D. Hai qualche rimpianto del tuo periodo con Elvis?

SW. Di non aver potuto stargli vicino quando era verso la fine. Per il resto è stato magnifico stare con lui.

D. Verso la metà degli anni ’70, le condizioni psicologiche ed emotive di Elvis erano incostanti. Ritieni che, a livello personale, abbia perso la strada?

SW. Io credo che, a partire dal 1975/76 Elvis gradualmente, sia diventato sempre più apatico verso la vita fuori dal palco. Lui amava esibirsi, ma per il resto si era affievolito tutto l’interesse verso quelle cose che una volta amava fare. Non aveva più interessi in nessuna delle altre attività. Nell’ultimo anno passava sempre più tempo con suo cugino, Billy e sua moglie Jo e naturalmente Ginger o qualche altra donna quando lei non c’era.
L’ultimo periodo bello che io ho passato con lui è stato nel gennaio 1976 quando siamo andati a Vail, Colorado per 10 giorni e abbiamo festeggiato il suo 41° compleanno.

D. Quando Barbra Streisand gli offrì la parte di co-protagonista in A Star Is Born, mentalmente Elvis era veramente in grado di interpretare quel ruolo?

SW. Non nel momento in cui lei lo incontrò, ma se avesse ottenuto la parte, avrebbe potuto riprendere il giusto stato mentale. Sarebbe stata un grande opportunità per lui e avrebbe potuto farlo. Quando ce lo disse era molto convinto che avrebbe fatto il film, ma due o tre giorni dopo, quando cominciò a fare degli apprezzamenti negativi sia su Barbra Streisand che su Jon Peters, il suo partner, ci diventò palese che non avrebbe fatto il film. Disse al Colonnello Parker che aveva cambiato idea e di tirarlo fuori dalla cosa. Il Colonnello lo fece, per poi togliergli anche quel minimo di entusiasmo che gli era rimasto portando Elvis a non fare il film.
Questa è un’altra cosa, per la quale il Colonnello viene rimproverato di aver danneggiato la carriera di Elvis.

D. Sonny, Elvis aveva una personalità autodistruttiva?

SW. No. Elvis ha fatto cose pericolose nella sua vita, ma niente che mi abbiano fatto pensare che avesse disturbi di personalità autodistruttiva. Sapeva quando tornare indietro da una situazione che avrebbe potuto portarlo dove lui non voleva andare. Credo che l’unico problema di Elvis fosse la sua indole all’assuefazione. Lo si può notare anche in altre cose della sua vita. Se non avesse questa assuefazione, sarebbe stato bene. Avrebbe potuto combatterla. Mio fratello Bolly era un personaggio molto forte e intendo veramente forte. E’ stato presidente del club dei motociclisti di Memphis, per molti anni e l’ha gestito con un pugno di ferro. Ma aveva il vizio del gioco e non riusciva a combatterlo e questo gli è costato la vita.

D. Qual è stata la tua esperienza più spaventosa del periodo che sei rimasto con lui?

SW. Quando Elvis ricevette minacce di morte a Las Vegas. Era un tentativo di estorsione, ma in quel momento era una vera e propria minaccia e venne chiamata anche l’FBI. Fecero un profilo della persona e venne considerato un individuo disturbato che probabilmente avrebbe portato avanti la sua minaccia. Dissero che voleva avere il suo momento di gloria. Non ci crederai, ma mentre io mi trovavo in un punto strategico del palco, nella zona tra il pubblico che mi era stata attribuita, c’era qualcuno che corrispondeva al profilo. Indossava un vestito nero con occhiali neri e si guardava continuamente intorno, facendo molta attenzione ad Elvis sul palco.
Non applaudiva, quando gli altri applaudivano. Pensai: quello è lui. Per tutto lo spettacolo rimasi molto concentrato su di lui, in modo tale da essere pronto prima che lui sparasse ad Elvis. Finalmente arrivò la fine dello show e quando si alzò come il resto del pubblico, andò a prendere il suo capotto e io, ad una frazione di secondo da lui, mi tenevo pronto per allontanarlo dallo stage, quando lui mise la mano in tasca per prendere un fazzoletto e asciugarsi la fronte. Fu un momento pieno di tensione. In seguito scoprimmo che era solo un accanito giocatore d’azzardo, che la moglie lo aveva obbligato a stare vicino a lei, anziché andare dove lui voleva andare, cioè il casinò. Naturalmente lui non era un fan come la moglie, ma anche se avevi una pistola con te, rimaneva la costante preoccupazione su cosa fare, se anche lui avesse avuto una pistola da puntare contro Elvis, Ricordo che feci un po’ di esercizio di velocità, fino a che mi sono resi conto che ero abbastanza veloce per riuscire a salvargli la vita, se necessario

D. E l’esperienza più soddisfacente?

SW. Anche qui è molto difficile rispondere perché ne ho tantissime. Una è quando Elvis regalò una sedia a rotelle elettrica ad una vecchia donna di colore che viveva nella stessa zona dove lui era cresciuto a Memphis. C’era un articolo sul giornale che parlava di lei, che Marthy Lacker mostrò ad Elvis. Elvis lo lesse e disse di scoprire dove lei viveva. Elvis, Priscilla e noi ragazzi andammo a casa sua ed Elvis gliela regalò. Tutti piangevano; Il modo in cui lui si comportò con lei era ricco di un tale rispetto e carole che fu bellissimo vedere quanto Elvis riuscisse ad essere una persona dolce e paziente.
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Vecchio 30-05-2008, 13:16
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Predefinito Re: Sonny West - Agosto 2007

D. Sappiamo dell’ultima conversazione telefonica tra Red ed Elvis. Quale fu l’ultima volta che ti mettesti in contatto con lui?

SW. L’ultima volta fu il giorno del mio compleanno, il 5 luglio 1976. Avvenne nell’atrio di Graceland dopo uno show al Mid-West Coliseum. Era la fine del tour che era durato 12 giorni. Gli augurai la buona notte e gli dissi di riposare, che ci saremmo visti entro pochi giorni. Lui iniziò a salire le scale per andare in camera da letto, si girò e mi disse “Buon Compleanno”
Lo ringraziai e dissi che, siccome Judy mi aveva fatto una torta, se voleva poteva averne un po’. Mi rispose “Certo, Linda verrà a prenderla. Buonanotte” Non l’ho più visto e non gli ho più parlato.
Lo chiamai nella casa di Palm Springs, credo fosse il giorno dopo che Vernon mi comunicò il licenziato ma, secondo quanto mi disse uno dei ragazzi, Elvis non si era ancora svegliato e non poteva rispondere al telefono. Il giorno dopo richiamai e il numero era stato cambiato, Alcuni giorni dopo. Dave Hebler scoprì che Elvis aveva lasciato Palm Springs e era andato a Las Vegas per rimanere nella casa del Dr. Ghanem. Così chiamai da lui e al telefono rispose il medico. Io chiesi se Elvis era sveglio, Disse di sì e che aveva appena finito di mangiare. Gli chiesi di parlare un attimo con lui. Dopo un po’ il Dr. Ghanem tornò e mi spiegò che Elvis non voleva parlare con me. Pensai che Elvis credeva che lo stessi chiamando per riavere il mio lavoro, così chiesi al dottore di spiegargli che non era per quello, ma volevo solo conoscere il vero motivo del mio licenziamento. Dissi persino al dottore che poteva essere lui a darmi le risposte di Elvis e che se non voleva parlarmi non aveva importanza. Ghanem tornò al telefono e disse che Elvis non intendeva affrontare l’argomento. Allora dissi al Dr. Ghanem. “Bene, allora gli riferisca che non lo chiamerò più”. Ti confesso che mi sentivo davvero ferito.

D. Un tema ricorrente della carriera di Elvis fu il razzismo, opinione che continua anche nel 2007. Cosa ne pensi?

SW. Non so da dove arrivi quest’affermazione. E’ stato accusato di pregiudizi verso i neri, gli ebrei e i messicani. Ma non è vero.
Quando seppe che si stavano dicendo di lui queste cose, ci stette male e nessuno di noi riuscì a capire da chi e cosa fosse partita quest’affermazione.
Questa cosa lo tormentò per tutta la vita e non poteva essere più lontana dalla realtà. Io credo che ci siano state delle congiure da parte di persone e associazioni che hanno creato questa diceria facendola arrivare ai media.

D. Quando è stata l’ultima volta che sei entrato in casa a Graceland?

SW. L’ultima volta è stata nel 1983. Chiamai Jack Soden e gli chiesi se potevo portare un paio di amici a Graceland, niente di speciale. Lui acconsentì e così andai, ma per me fu dura. Attraversai la porta principale e guardai nel salotto. Rimasi in piedi e pensai a tutte quelle volte che ero stato lì. Sono riuscito a controllare la mia emozione perchè c’era gente, ma poi non ci sono più tornato fino a due anni fa.
Ero nei dintorni per delle cose che stavo facendo e vidi la fila per il tour. Così dissi ad alcuni miei amici “Vedo se riusciamo ad entrare”. Ci unimmo alla gente, mettendoci in fila insieme agli altri. Camminai di fronte alla casa e raggiunsi dove c’erano due o tre persone assorte. Non vedevo dove stavo andando, ma all’improvviso, mi girai e vidi la tomba di Elvis. La guardai per un secondo e mi venne la pelle d’oca. Mi girai verso i ragazzi e dissi: “Devo uscire da qui” e me ne andai. Mentre me ne stavo andando, arrivò una signora e mi chiese se ero Sonny West, Le dissi di sì e lei mi disse “Voglio ringraziati tanto perché sono convinta che se l’abbiamo potuto avere per tutto il tempo che l’abbiamo goduto, è merito tuo e di Red”, Questa affermazione mi ha molto commosso e ho continuato la mia strada con le lacrime agli occhi.

D. Qual’è stato il modo più strano che un fan abbia usato per avvicinarsi a te?

SW. La stessa donna mi presentò ad un ragazzo del Messico. Avrà avuto 20/21 anni e non parlava bene inglese. Mi chiese il perché Elvis non amasse i messicani. Aveva sentito dire che così pensava Elvis. Gli dissi che erano tutte bugie e che al contrario Elvis amava i messicani. Mi spiegò che aveva sentito dire che Elvis pensava fosse gente con i capelli grassi e sporchi. Gli ricordai che Elvis era uno che, sui capelli, si metteva tutta una serie di porcherie per farli apparire brillantinati e che se li era anche tinti neri. Sono state riportate un sacco di cose che si suppone siano state dette da Elvis, ma che invece lui non ha mai detto, tanto che era arrabbiato perché non gli era permesso andare in Messico, per paura di rivolte.
Sul set di Fun In Acapulco, Elvi si arrabbiò con il regista che a sua volta si era arrabbiato con un paio di attori perché non parlavano bene inglese. Il regista aveva gridato “Gesù, ma non riesci a dire le cose bene?”. Elvis lo prese da parte e gli disse “Signore, queste persone sono state assunte dal produttore, lui lo sapeva come parlavano e conosceva quale era la loro lingua, ma ha voluto proprio loro e loro fanno quello che sono in grado di fare. Non mi piace come si comporta con loro”.

D. Elvis era una persona molto riservata riguardo le sue idee politiche. Perché secondo te, visto che alla fine degli anni ’60 molti attori e cantanti rock hanno reso pubbliche le loro ideologie politiche?

SW. Su questo argomento, Elvis era molto riservato, ma era appassionato di politica e ne parlava con noi e con chi si poteva fidare. Lui riteneva che le persone in una posizione come la sua o in altri settori pubblici non dovevano influenzare la gente con le loro opinioni o rischiare di farlo, a seguito della loro posizione. Non avrebbe mai aderito con i metodi in voga oggi di contestare pubblicamente il Presidente e la sua politica, con violenti attacchi verbali, pieni di odio

D. Traendo spunto da questo, però ci furono segni di un “Elvis politico” che nel 1968/69 si espresse con due successi quali “If I Can Dream” e “In The Ghetto”.
Non credi che il contenuto di queste canzoni possa avergli fatto perdere l’opportunità di entrare in un nuovo mercato discografico “nuovo e attento alla politica”?

SW. Non credo che Elvis l’abbia mai vista in questo modo. Io non c’ero quando fece lo special del 1968, quindi non posso fare commenti su “If I Can Dream”, ma c’ero quando incise “In The Ghetto”. Amava quella canzone, ma cercò di evitare possibili risultati parlandone o cantandola in modo che potesse esprimere quello che era la sua opinione personale a riguardo. Entrambe le canzoni sono dei grandi pezzi musicali e sono felice le abbia incise.

D. Ci sono dei sospetti che Elvis possa aver sofferto di disturbi depressivi bipolari. I sintomi sono difficoltà di dormire, impulsività, impazienza, sovra emotività, alle volte cupi e scontrosi, facilmente distratto e con alle volte poca concentrazione. Secondo te questi sintomi descrivono Elvis? Poteva essere considerato bipolare?

SW. Questa è una domanda interessante perché anche se questo argomento mi è molto più familiare oggi, rispetto a quella volta. E’ vero, anche se non tutti i sintomi che hai elencato erano presenti in Elvis. Però è anche vero che quei sintomi sono associabili agli effetti che i farmaci hanno sulle persone. Sinceramente non mi va di continuare su questo argomento perché non sono abbastanza preparato e nemmeno abbastanza informato per fare commenti, che siano in un modo nell’altro

La Memphis Mafia

D. Di suo la Memphis Mafia è un’icona. Da molti è stata definito un periodo spensierato e divertente. E’ corretto vederla così?

SW. E’ stato un periodo divertente. Ci hanno affibbiato il nome nel 1962, mentre eravamo a Las Vegas indossando vestiti neri e occhiali da sole scuri. Direi che è stato la definizione giusta per indicare che il nome rappresentava grandi momenti di divertimento.

D. La gente descrive spesso la Memphis Mafia come tirapiedi e persino parassiti che avrebbero dovuto essere più onesti con Elvis dicendogli la verità per il suo bene. Tu hai detto che “Dovevamo sempre chinare la testa e dargli ragione” Questo è abbastanza difficile da credere di Elvis? Nel tuo intimo pensi che avreste potuto fare di più?

SW. Prima di tutto, vorrei che fosse chiaro che noi non eravamo dei tirapiedi. Voi che siete impiegati salariati e cui vengono dati dei compiti e delle responsabilità vi ritenete dei tirapiedi? Naturalmente no. Considerate dei tirapiedi i vostri amici che non lavorano per voi, ma con voi passano del tempo venendovi a trovare e facendovi compagnia? Quindi la mia risposta è NO. Noi non eravamo groupies. Il fatto che lavorassimo per Elvis Presley, la superstar delle superstar, dà per scontato che noi dovremmo essere rispettati come persone che fanno il loro lavoro e che si divertono perché il loro capo vuole che fosse così? Su andiamo, la stessa gente che parla di noi in questo modo, 9 su 10 dovrebbero scambiarsi con noi per un minuto. FACILE DA DIRE! Seriamente, non credo che sia corretto giudicarci come qualcosa di diverso da chiunque altro che abbia uno stipendio. La differenza sta solo nel fatto che non avevamo un grande capo a cui piaceva avere divertirsi lavorando e voleva che noi fossimo con lui ad ogni suo movimento.
A dire la verità e per essere onesto con lui, c’erano alcuni di noi che lo facevano. Nel 1961, io lo sostenevo e dopo un anno ero a lavorare per lui. Mi fece delle minacce, gli dissi che queste cose non dovevano succedere. Lo paragonavo ad un ufficiale della Gestapo perché sembrava aver sviluppato ogni tipo di arroganza. Gli dissi che era cambiato, che non mi piaceva più e che non volevo più girargli intorno. Terminai la conversazione dicendogli ti lascio e me andai. E’ stato un pugno nello stomaco. Perciò vorrei sapere in quale contesto e a che proposito io potrei aver detto che “Dovevamo abbassare la testa ed dargli ragione”. Pertanto vorrei che chiunque abbia fatto quella domanda, mi rispondesse quando, dove e a che proposito io l’avrei fatto

D. Sei ancora in contatto con i vecchi componenti della gang di Elvis, quali Larry Geller, Marthy Lacker, Joe Esposito? Un che rapporti sei oggi?

SW. Sono rimasto molto in contatto con Marthy Lacker, Lamar Fike, Billy Smith, Dave Hebler e, naturalmente mio cugino Red West.
Non vedo e non parlo con Larry Geller dal 1972, quando venne a vedere uno show di Elvis a Las Vegas con Johnny Rivers. Dopo quella notte non è più rientrato fino a che io non me ne sono andato nel luglio 1976.
Per quanto riguarda Joe Esposito non lo vedo e non lo sento dal maggio del 2003, quando ci siamo trovati ad un evento a cui entrambi eravamo stati invitati a partecipare.
Oggi le cose vanno bene e credo sia meglio continuare e lasciare tutto questo alle spalle.
Nel 2006, allo show di Palm Springs, c’era anche Charlie Hodge e subito dopo è morto. Sua moglie Jennifer mi chiese di parlare al suo funerale ed io acconsentii. Poi mi chiese se potevo chiamare qualche altro del gruppo per vedere se volevano dire qualcosa.
Loro avrebbero scritto il loro pensiero e io lo avrei letto al funerale per conto loro. Contattai molti di loro e tutti mi risposero che non gradivano che qualcun altro parlasse al posto loro, Priscilla ed altri. Contattai via mail anche Joe. Non ricevendo risposta, lo chiamai. Quella volta mi disse che non poteva perché aveva altri impegni con altre persone, ma da quello che so ha assunto questi impegni dopo aver ricevuto la mia e-mai. Questo è Joe.
Inoltre vorrei far notare che lo stesso Joe che una volta, rispondendo ad un fan che gli chiedeva una storia che ancora non era stata raccontata, rispose “Hanno già detto tutto”, in un recente estratto da un “altro libro” di Joe Esposito, dichiara che ci sono nuove rivelazioni sulla sua onestà e “verità” su tutto.
Noi questo l’abbiamo fatto 30 anni fa, quando Elvis era ancora vivo, quando avrebbe potuto affrontarci o, al limite, confutare le nostre affermazioni e l’iniziativa, mentre Joe ha deciso che ora è arrivato il momento di essere onesto. Buona tempistica per le tue “rivelazioni di onestà e straight up”, caro Joe.
Nell’estratto del suo libro, lui continua dicendo che il libro Elvis, What Happened? Fu scritto per “Vendetta e per pareggiare i conti con Elvis” per essere stati licenziati.
Lui sa che non è andata così, ma forse lo ha lasciato con l’immagine di essere uno dei bravi ragazzi, che sono rimasti leali ad Elvis. Una cosa che potrebbe essere interessante nelle sue nuove rivelazioni “Straight up” ed oneste, se veramente lui lo è, sarebbe dire la verità sulla storia che c’è dietro il fiasco del racquetball, da cui Elvis si tolse perché aveva percepito che era usato e preso in giro da coloro che erano direttamente coinvolti in quell’avventura.
Elvis stesso disse a Red durante la loro ultima conversazione che ne aveva fin sopra i capelli di tutto l’affare del racquetball, affermando che non intendeva continuare.
Da quello che ho capito e sentito, quell’affare costò ad Elvis un sacco di soldi.
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Predefinito Re: Sonny West - Agosto 2007

D. Quali erano i privilegi di essere un membro della Memphis Mafia?

SW. Solo il sentimento di essere uno dei ragazzi che lavoravano e viaggiavano con un grande boss. E’ stato un gran bel viaggio!

D. E gli svantaggi?

SW. Per me non ce n’è stato nessuno

Vicino ad Elvis

D. Sonny, come descriveresti le seguenti persone, in poche parole:

Minnie Mae Presley: Qualcuno a cui ho voluto molto bene e con cui ho passato molto tempo a parlare della sua vita e dei suoi anni. Il suo tema preferito era parlare del suo ex-marito. Lo incontrai una volta in tour, quando suonavamo a Louisville e quando glielo dissi, si illuminò. Era quello che si definisce un uomo che piace alle donne e a cui le donne piacciono. Quello infatti era stato il problema tra loro. Era una donna molto saggia nei confronti della vita ed era bellissimo parlare con lei, di quasi tutto. Il suo soggetto preferito era parlare di quanto carino fosse Elvis da ragazzo e di come, mano a mano che cresceva fosse sempre più fiera di lui. Si volevano molto bene.

Priscilla Presley:Qualcuno che sembra determinato a mantenere il nome Presley come suo nome definitivo. Elvis ci aveva detto che, nella sentenza di divorzio, c’era una clausola inserita dall’avvocato, con cui si stabiliva che lei non avrebbe dovuto usare il nome Presley per la sua carriera. Lei non lo fece fino dopo la morte di Elvis e poi se lo riprese ed iniziò la sua carriera di attrice. Quando parlano con lei, molti ospiti televisivi e giornalisti la chiamano la vedova di Elvis, anziché la sua ex-moglie.

Lisa Marie Presley: Se qualcuno le riferirà quello che sto per dire, sono sicuro che non le farà piacere, ma credo che suo padre sarebbe amareggiato per alcune delle scelte che lei ha fatto nella sua vita, mentre, per altre, sarebbe notevolmente arrabbiato.
Lei ha rimproverato alcuni di noi di aver tolto la dignità a suo padre e di aver ferito la sua memoria, ma ovviamente lei non si prende alcuna responsabilità di qualche suo comportamento (e non sto parlando dei 4 matrimoni). Aveva 9 anni quando Elvis morì. Lei non conosceva le sue opinioni di uomo adulto in merito agli argomenti a cui mi riferisco nei suoi confronti, altrimenti non avrebbe fatto certe scelte. So che se fosse stato vivo suo padre non avrebbe fatto nessuna delle scelte che ha fatto. Non mi piace l’idea di parlare di lei in modo negativo, ma è molto difficile astenersi dal replicare o tacere sapendo quello che lei ha commentato con i media, le TV, le radio e la stampa, in tutti i modi possibili. Ci sarebbero talmente tante cose di quelle che lei ha detto, che potrei contestare, ma mi trattengo per ovvi motivi. Lei è la figlia di Elvis e per rispetto alla sua memoria scelgo di stare zitto.

Colonel Tom Parker: La persona più calunniata del mondo di Elvis Presley.
Parker si preoccupava per Elvis e, alle volte, quando la situazione sembra era preoccupante, usava dei modi bruschi. Non era sempre nel giusto, come non lo è nessuno, ma lo è stato la prevalenza delle volte. Si sarebbe meritato molto di più di quanto invece è stato fatto. Nel mio libro, rettifico molti concetti sbagliati sul Colonnello, la maggior parte dei quali sono stati fatti da persone che, semplicemente, non conoscono la verità, tra cui anche personaggi che hanno fatto parte della cerchia interna di Elvis o da altri che sembra abbiano pronta un’ascia da scagliare contro di lui.

Red West: Mio cugino, un uomo brutale ma con un cuore enorme, a cui devo l’opportunità di aver fatto parte della vita di Elvis. Sin dall’inizio il suo rapporto con Elvis è stato un rapporto molto speciale. Io sono molto orgoglioso di quello che ha fatto nella sua vita come attore e autore di canzoni. Red ha molto talento in entrambi i campi.

Marty Lacker: Marty è quella che si definisce una persona onesta e molto brava a portare a termine le cose, così come ha fatto per Elvis per molti anni. Quando Joe se ne andò, lui era diventato il capogruppo, per poi al suo ritorno dividere con lui gli impegni, fino a che Marthy se ne andò, trovando anche la possibilità di dedicarsi di più alla sua famiglia.
E’ stato co-testimone al matrimonio di Elvis. E’ un uomo burbero che ti dice le cose come stanno, talvolta anche sbagliando. O lo accetti com’è e gli vuoi bene, oppure no. Io gli voglio bene

Lamar Fike: Una persona divertente, con grande intuito e che ama essere al centro dell’attenzione facendo divertire. Basta un attimo per affezionarsi a lui. E’ una persona colta ed informata su un sacco di cose e con lui puoi parlare di tutto e imparare molto su tutti gli argomenti. E’ divertente stare con lui.

Billy Smith: E’ il cugino di Elvis che lui trattava come il fratello minore. Nell’ultimo anno di vita di Elvis, Billy passava la maggior parte del tempo con lui insieme a sua moglie Jo e Ginger Alden. Con Billy, Elvis condivideva molti dei suoi pensieri e passavano molto tempo insieme. Loro sono stati confidenti di quello che Elvis pensava di tutti noi, inclusi Red, Dave e io.
Pensieri che Billy ha poi condiviso con me.
Penso che Billy e suo cugino Gene Smith, da ragazzini, fossero legati ad Elvis più di qualunque altro cugino maschio.
Elvis era anche molto legato a sua cugina Patsy, che era l’unica la sua unica doppia cugina.

Joe Esposito: Quando incontrai Joe per la prima volta, nel 1960, diventammo compagni di stanza a Graceland, perché dividevamo la stessa camera, vicino a quella di Elvis. Poco dopo essere arrivato a Memphis, tutti insieme andammo all’Ellis Auditorium per vedere lo spettacolo dell’Holiday On Ice, io ero seduto vicino a Joe e gli spiegai che quello era il luogo dove venivano fatti molti spettacoli rock e chi c’era.
Negli anni seguenti ci furono litigi e disaccordi tra alcuni ragazzi, tra cui io, anche se adesso sto parlando di quelli con i quali io non c’entravo niente. Avevo la mia opinione su chi sbagliava e chi aveva ragione e perché era successo, ma sostanzialmente la cosa non mi riguardava e io ne stavo fuori,
Quello che creò una vera rottura tra me e Joe fu quello che lui disse dopo che ero stato licenziato nel 1976 e quello che sta dicendo adesso,
Joe ha bisogno di rallentare e ricordare da dove viene e dove sta andando con questa revisione della storia, prima di continuare e trovarsi con serie denunce da parte della maggioranza del resto del gruppo. Noi abbiamo risolto le nostre vecchie questioni, anni addietro, senza renderle pubbliche. Credo che dobbiamo farlo anche adesso e in futuro, ma con il passare degli anni, sono cambiate molte cose e probabilmente, questo non succederà.
Mi sento anche di avere questa reazione per quello che è stato detto su di me da altri

Dick Grob: Dick iniziò a lavorare con noi, quando Elvis riprese a fare i tours. Si è comportato bene fino a che Red, Dave e io non fummo licenziati. Il quel periodo si vantò di quanto Elvis volesse una maggiore sicurezza e che ci aveva licenziato per poter nominare lui capo della sicurezza. Sono certo di avergli raccontato che Elvis non mi aveva mai spiegato perchè ero stato licenziato. Vernon aveva giustificato la cosa come taglio delle spese, altri dicevano perché c’erano troppe cause legali in corso (io ne avevo solo una), ma ti posso dire che non è vero che Elvis voleva una maggiore sicurezza e che voleva nominare Grob come capo. E come me la pensavano tutti
Come hanno pensato tutti che se lui fosse stato in disaccordo con il libro e l’avesse detto senza fare altri commenti, l’avrei accettato, così come ho fatto con gli altri, ma non c’entra la sicurezza. Mi è stato detto che persino Joe afferma che, grazie a Red e me, Elvis aveva un ottimo servizio di sicurezza.

Jerry Schilling: Devo dire che Jerry mi piace molto e che, in tutti gli anni che siamo stati assieme, non abbiamo mai avuto degli scontri.
Ma nell’ultimo anno, con la pubblicazione del suo libro, pare che faccia dei commenti su di me (nonostante io ancora non l’abbia letto). Non voglio fare un elenco, perché non ho ancora parlato con Jerry per capire se è vero o no che ha scritto certe cose. Quindi, fino a quel momento, eviterò di fare commenti
Nel mio nuovo libro, faccio un riferimento a quello che lui dice in merito al fatto che nel 1976, dopo il mio licenziamento, io lo chiamai per coinvolgerlo nel libro “Elvis What Happened?, in modo tale che potrò chiarire le cose. In ogni caso quello che dice Jerry è assolutamente falso. Ti faccio notare che io non ho letto nessun libro su Elvis, da chiunque sia stato scritto,
In alcuni di loro ho letto solo le pagine dove si fa riferimento a me, prendendole dall’indice.

Charlie Hodge: Un piccolo uomo con una grande voce.
Idolatrava Elvis e la sua vita era esclusivamente collegata ad Elvis. Le nostre vite giravano intorno ad Elvis, invece Charlie viveva per Elvis. Non riusciva a vivere senza Elvis e, per un periodo, fu a pezzi, fino a che non incontrò sua moglie Jennifer che lo ha amato molto e si è presa molta cura di lui. E’ una donna super.

George Klein: E’ una persona che mi piaceva molto. Mi salutava chiamandomi “Buddy” (che è il mio diminutivo di quando ero bambino), facendomi sorridere. Non ci eravamo mai parlati o visti a proposito dell’Elvis, What Happened?, se non in occasione di una triste circostanza che ci ha portato sullo stesso posto: il funerale di un nostro comune caro amico, Richard Davis. Al servizio funebre abbiamo parlato entrambi. Prima che iniziasse, ero seduto pensando a Richard e a cosa avrei detto di lui. George mi apparve alle spalle e, abbassandosi mi mise le braccia intorno al collo e mi disse “Ti voglio bene Sonny” “Anch’ io ti voglio bene, George”. Poi si raddrizzò e tornò al suo posto. Pensai che aveva fatto una cosa carina e per me quel gesto significava che era stato superato il nostro difficile rapporto. Poi lo cercai, ma non lo trovai più. In seguito, però, ha detto e fatto un paio di cose che mi hanno portato a non avere più fiducia in lui.

Linda Thompson: Linda Thompson era la donna giusta per Elvis, visto come si è presa cura di lui. Lei lo amava molto, cercò di aiutarlo per i suoi problemi con i farmaci, ma sbattendo contro un muro di pietra. Lei fu capace di tirarlo fuori da situazioni pericolose più di una volta.
Mi è molto dispiaciuto per lei che quando, dopo la morte di Elvis, Vernon mandò a prendere Priscilla, questa non l’abbia voluta sul suo stesso aereo.

Ginger Alden: Mai conosciuta e incontrata. Non posso dire niente per quanto riguarda la parte affettiva, se non avere delle opinioni in base a quello che ho sentito e letto su di lei.
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Vecchio 30-05-2008, 13:19
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Predefinito Re: Sonny West - Agosto 2007

D. Joe Esposito viene spesso definito la spia del Colonnello Parker. Sembra che abbia guadagnato soldi sia da Elvis che da Parker, alimentando il gossip su Elvis (e sulle vostre vite private) che poi andava a riferire anche il Colonnello.
Pensavate di avere una spia in mezzo a voi?

SW. No. Non lo sapevamo e non penso che ci fosse molto da dire su di noi, da poter riportare al Colonnello. Più che altro erano cose che riguardavano Elvis perché quando peggiorò, chi interessava al Colonnello era Elvis, non noi

D. Larry Geller ci ha raccontato la storia del Colonnello secondo cui, nella camera dell’hotel prima di un concerto, vedendo Elvis semi-incosciente, Parker avrebbe detto “Adesso ascoltami bene. La sola cosa conta è che quell’uomo sia sul palco stasera! Mi hai sentito? Non mi interessa niente altro”. Hai anche tu storie simili. E’ possibile che il Colonnello fosse così incurante?

SW. Come prima cosa lasciami dire che non do credibilità a niente di quello che racconta Geller, in quanto ho sentito troppe falsità che gli sono state attribuite. Come Joe Esposito, anche a lui piace rivedere la storia. Non è vero quello che racconta che è stato con noi per quasi 13 anni, perché è rimasto circa tre anni e mezzo, in totale e questo include anche l’ultimo anno, quando noi ce n’eravamo già andati. Il lavoro gliel’aveva dato Sal Orifice e non Alana Fortas, come dichiara lui. Detto questo è chiaro che non credo a quello che dice del Colonnello, visto che non c’era amore tra i due uomini.

D. C’eri nel settembre del 1973, quando Elvis licenziò il Colonnello? Elvis ti confidò quali erano i suoi piani o circa il suo desiderio di andare oltremare?

SW. Sì erò là. L’incidente che portò a questa situazione fu il licenziamento di un cameriere che, durante le pause tra i concerti, portava i pasti ad Elvis nella sua suite. Il cameriere raccontò ad Elvis di essere stato licenziato e questo fece arrabbiare Elvis moltissimo. Non so quale sia stata la motivazione che il cameriere diede ad Elvis circa il licenziamento, ma sicuramente creò un grosso attrito tra Elvis e il Colonnello.
Quella sera Elvis salì sul palco e durante lo show parlò molto male di Barron Hilton e di altra gente dell’hotel, rimproverandoli per il licenziamento del cameriere.
Il Colonnello non era presente, ma qualcuno lo informò della cosa e, appena saliti, lui si presentò nella suite di Elvis. Era visibilmente molto arrabbiato e andò nella camera di Elvis per parlare con lui. Da fuori noi potevamo sentire entrambi che urlavano. Non riuscivamo a sentire tutte le parole, ma non passò molto tempo prima che il Colonnello uscisse sbattendo la porta e urlando che avrebbe indetto una conferenza per la mattina dopo, per annunciare la fine della loro collaborazione. Elvis gli urlò che andava benone e che, anzi, la conferenza l’avrebbe indetta lui la notte stessa. (erano circa le 2 di notte). Il Colonnello, a quel punto urlò che avrebbe fatto i calcoli di quanto Elvis gli doveva e che, il giorno dopo, avrebbe mandato la fattura ad Elvis e Mr. Presley. Poi se ne andò.
Non ricordo che Elvis sia uscito dalla sua stanza, dopo che tutto era finito, ma ricordo la discussione tra noi ragazzi, su quanto era appena successo e le possibili ripercussioni che ci sarebbero state. Così come uscì una lista di nuovi potenziali managers per Elvis.
Io non volli nominare nessuno, ma uno dei ragazzi pensava che tra Elvis e il Colonnello fosse veramente finita. Gli dissi che non ci credevo, anzi che ero più sicuro che una volta sbollita la cosa tutto sarebbe tornato come prima. Devo ammettere, però, che la cosa andò più alla lunga di quello che pensavo, perché passarono due settimane prima che Elvis mi chiedesse di chiamare il Colonnello nel suo ufficio agli MGM Studios. Quando Elvis prese la telefonata, io lasciai la stanza per andarmi a risposare, visto che nelle ultime due settimane non avevo dormito molto. Quando mi alzai, Elvis mi informò che tutto era rientrato.

D. Molti fans rimproverano il Colonnello Parker di aver portato Elvis alla morte, facendolo lavorare troppo,. Hai letto il libro di Alanna Nash “Elvis and The Colonel”? Cosa ne pensi?

SW. Non ho letto il libro e ho anche rifiutato il suo invito ad essere intervistato per farlo. Ripeto, i fans possono solo fare congetture per conto loro o leggere il libro di qualcuno o le affermazioni come questa e crederci.
La verità è che il Colonnello fece lavorare molto Elvis perché (e loro questo non lo vogliono sentire) più tempo Elvis aveva tra i tour, più era a rischio di quello che poteva capitare nel periodo tra i due tours.
Qualche volta nessuno aveva la certezza che fosse in grado di affrontare un tour. Iniziammo a fare tours più lunghi, con periodi di pausa più lunghi, ma come ho detto, questo metodo non andava bene. Andavano meglio periodi di pausa brevi, ma non troppo. Era l’unico modo per evitare che Elvis avesse il tempo materiale per entrare in confusione.

D. Secondo te il Colonnello aveva bisogno di Elvis per foraggiare la sua passione per il gioco d’azzardo?

SW. No. Il Colonnello era pieno di soldi e le sue perdite sono state descritte, da molti, in modo esagerato. Perse un sacco di soldi, ma non più di quello che poteva permettersi di perdere. Il Colonnello teneva sempre sotto controllo quello che poteva permettersi di perdere o vincere. Credimi, io ero lì con lui un sacco di volte.

D. Alla fine il Colonnello si prendeva più della metà delle entrate di Elvis, il che significa che Elvis doveva per forza fare i tours. Visto che la maggior parte dei manager prendono il 10-15%, come si può giustificare questa cosa?

Sw. Innanzittutto io e quasi tutti gli altri non sapevano quali fossero gli accordi contrattuali tra Elvis e il Colonnello, che peraltro erano svariati. Uno era la percentuale sulle vendite dei dischi e dei films, uno era sulle concessioni che venivano vendute, cosa che avveniva tramite una società che il Colonnello aveva fondato, dove lui ed Elvis si dividevano gli utili al 50/50.
Qui negli USA i manager personali prendono il 25%, gli agenti il 10-15%. Ricorda che la prevalenza dei managers hanno più di un cliente e si prendono una percentuale da tutti loro. Il Colonnello rifiutò di gestire molti altri artisti, che lo volevano come manager, dicendo che lui aveva tempo solo per Elvis, a cui dedicava il 100% del suo tempo sia per il management che per lapromozione.


La morte di Elvis Presley

D. Sonny, guardando indietro a questi 30 anni, se Elvis non fosse morto nel 1977, quanto diversa sarebbe la tua vita oggi?

SW. E’ una domanda molto interessante. Non sono sicuro di conoscere la risposta. Anzi sono sicuro di non conoscere la risposta, ma posso solo ipotizzarla. Mi piacerebbe pensare che avremmo raggiunto il nostro scopo e che lui fosse riuscito a vincere la sua battaglia. In questo modo saremmo tornati con lui per tutto il tempo di cui avrebbe avuto bisogno di noi, Magari avrebbe ripreso a fare qualche film, ma questa volta scegliendo lui cosa interpretare, senza vincoli di contratto. So di averlo detto tante volte e che la gente si sarà stancata di sentirmelo dire, la adoravo lavorare per Elvis e amavo il business del cinema e sarebbe perfetto riuscire a far combaciare le due cose.

D. E ancora, se Elvis non fosse morto nel 1977, oggi quanto diversa sarebbe l’opinione del mondo sulla sua leggenda?

SW. Questa è un’altra domanda interessante. Se Elvis oggi fosse ancora vivo, non sono così sicuro che sarebbe stato grande come la leggenda che è. Io credo che una leggenda diventi ancora più grande, se è creata dall’inizio. Però sarebbe ancora la leggenda di tutte le leggende, in quanto non credo che ci sia stato nessun intrattenitore grande come lui.

D. Queste due domande creano i presupposti per altre importante domande. La prima è: perché Elvis Presley è morto?

SE. Non so perché è morto. Sicuramente non penso che avrebbe dovuto morire. So che dentro di sè aveva ancora delle cose che voleva fare, come tour nel mondo o andare in posti dei quali aveva solo letto o sentito parlare. Lui parlava spesso del fascino delle culture diverse e dei modi di vivere di altri popoli, molto diversi dai nostri.

D. Seconda domanda. Doveva morire?

SW. Qui ti rispondo in modo determinato NO! Perchè dovrebbe morire così presto una persona con così tanto talento e che ha ancora così tanto da offrire al mondo musicale e al cinema. Se è vero il detto “Solo il buono muore giovane” è vero, allora Elvis lo impersona.

D. Terza domanda. Pensi che prima di morire Elvis avesse coscienza della sua importanza culturale nel mondo?

SE. Elvis sapeva che aveva qualcosa di speciale per essere chi e che cosa era. Ma non sapeva cosa e perché. Io, però, sono sicuro, come gli altri, che non si sarebbe mai aspettato che questo fosse talmente schiacciante da durare per così tanto tempo e senza una fine all’orizzonte. E’ qualcosa di veramente speciale e unico.

D. I fans odiano il Dr. Nick rimproverandogli spesso di essere la causa della morte di Elvis. Cosa provi verso il Dr. Nick e, secondo te, sono giustificate queste opinioni dei fans?

SW. So cosa significa essere odiati da alcuni fans, credimi.
Non credo che l’odio sia giustificato verso di me e non credo che sia giustificato verso il Dr. Nick. Il Dr. Nick non è un uomo cattivo e nemmeno un cattivo dottore. Di fatto è un uomo premuroso e anche un medico premuroso. E’ stato dimostrato che il Dr. Nick ha prescritto farmaci in eccesso anche a persone che non erano ricche o famose e questo dimostra che non l’ha fatto a scopo di lucro. E’ stato un conforto per i suoi pazienti e abbiamo ragione quando diciamo che non doveva farlo e visto che come medico ne aveva la possibilità, non doveva compiacere ai suoi pazienti.
Elvis sapeva essere molto persuasivo quando voleva qualcosa di sbagliato, il Dr. Nick avrebbe dovuto dirgli di no. Ma quella volta, c’era un sacco di gente che, sin dall’inizio, avrebbe dovuto dire di no ad Elvis, ma era difficile, così come lo è stato per il Dr. Nick.
Avrebbe dovuto essere Elvis a dire di NO alle sue voglie morbose, che lo stavano distruggendo. Questa è la battaglia che doveva vincere.
A questo mondo ci sono tante persone che hanno un desiderio morboso, per cose diverse e ci saranno sempre. Devono essere continuamente contrastati e combattuti e si deve rimanere sempre in guardia. Non sto né difendendo né condannando il Dr. Nick, sto dicendo solo quello che penso.

D. Cosa c’è da dire degli altri medici quali il Dr. Ghanem e Dr. Flash? Non erano bravi medici?

SW. Dr. Ghanem e Dr. Flash erano pessimi medici. Davano ad Elvis tutto quello che voleva e quando lo voleva. Entrambi erano a Las Vegas. Il Dr. Ghanem per un periodo ha saputo ingannare anche qualcuno di noi, ma poi si è rivelato essere come gli altri dottori che si facevano comprare.
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  #7  
Vecchio 30-05-2008, 13:21
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Predefinito Re: Sonny West - Agosto 2007

Elvis dopo il 16 Agosto 1977

D. Sonny, molti asseriscono che i media si sono focalizzati troppo sul soprappeso, sul cibo spazzatura a discapito della grande musica che ha lasciato. Cosa ne pensi?

SW. Credo che le storie che riguardano quello che Elvis mangiava o il suo soprappeso siano state create per vendere i giornali spazzatura.
Mi arrabbiavo sempre quando i recensori scrivevano del suo aumento di peso, piuttosto che la recensione dello show, della musica e della voce di Elvis. C’erano alcuni che recensivano la musica e quanto Elvis lavorasse sodo per piacere al pubblico e quello era bello da leggere.

D. Se Elvis fosse vissuto avrebbe 72 anni. Cosa pensi dei fans che non credono sia mortoil 16 agosto 1977 e che invece è ancora vivo?

SW. Sai ci sono alcuni fans che credono veramente che Elvis sia vivo, letteralmente. Ne incontro sempre qualcuno e dico loro alcune cose che dovrebbero farli riflettere su quello che credono. Chedo loro, se Elvis fosse veramente vivo e si stesse nascondendo, pensate veramente che sa rimasto da parte, permettendo a Lisa Marie di sposare Michael Jackson?
Non faccio questa domanda come discriminazione, ma è un fatto che Elvis non lo avrebbe permesso o al limite avrebbe cercato di non farla arrivare al matrimonio. Non le avrebbe permesso di fidanziarsi con gente del mondo dello spettacolo, soprattutto un idolo pop come era lui. E non avrebbe nemmeno permesso che sposasse Nichola Cage, per lo stesso motivo di Miche, Nessuno dello show business, che fosse attore o cantante o altro, avrebbe avuto il privilegio di fidanzarsi con Lisa e tantomeno sposarla.
So che molta gente direbbe che Elvis si sarebbe trovato nella stessa posizione di altri genitori, quando per i loro figli arriva il momento di dire cosa fare. Lascia che ti dico una cosa. Tu non hai idea la forza che avrebbe avuto Elvis se sua figlia avrebbe fatto quello che voleva, incurante dell’opinione di suo padre. In nessun modo. Punto.

D. Hai mai letto delle teorie sulla cospirazione? Ti hanno fatto piangere o ridere?

SW. Non so quante ce ne siano e non ho letto tutti I libri, ma quelli che ho letto rasentano il ridicolo. Per rispondere alla tua domanda, non mi fanno ridere, ma sicuramente mi fanno sorridere.

D. La figlia di Lucy De Barbin, Desiree e tutti gli altri ipotetici figli di Elvis. Cosa ne pensi? Non è strano che un uomo che ha passato tanto tempo con un sacco di ragazze, non abbia dei figli nascosti?

SW. E’ sorprendente e sono completamente d’accordo con te, ma è un fatto, per quanto ne so, che coloro che dicono che sono suoi figli, sicuramente lo dicono perchè gli è stato detto dalla madre, non appena hanno iniziato a capire il significato delle parole. Credo sia vergognoso che una madre faccia questo a suo figlio, sapendo che è falso. Coloro, invece, che hanno un certificato del DNA che confermerebbe le loro affermazioni, è un falso.

D. Dee Stanley è stata sui giornali dicendo che Elvis era gay, che aveva rapporti incestuosi con sua madre. Perché l’avrebbe fatto? Che rapporti avevi con lei quando vivevi a Graceland?

SW. Dee è una persona con dei disturbi. Nel corso degli anni, ha raccontato delle cose bizzare, ma quando ha raccontato che Vernon le aveva confidato che Gladys e suo figlio avevano una relazione incestuosa, ha superato ogni limite.
Stava facendo la trattativa per un libro da pubblicare che era qualcosa di oltraggioso. Ricordo di aver visto quello show in cui c’erano Dee, insieme a un tipo del National Enquirer e anche JD Sumner.
L’uomo dell’Enquirer, che credo si chiamasse Cadler era seduto tra Dee e JD. Quando ad un certo punto, JD le saltò quasi addosso aggredendola verbalmente e in modo molto pesante, Calder che stava sul bordo del suo posto, si ritirò nella sua sedia, in modo tale da non trovarsi in mezzo qualora succedesse qualcosa. Credo abbia pensato che JD stesse per darle un ceffone o qualcosa di simile. Ma devo dire che JD ha detto tutto quello che voleva dire ed era giusto.
Ricordo quando lei, Marty Lacker ed io eravamo ad show a show in Los Angeles. Si chiamava AM Los Angeles con Regis Philbin e Cindy Garvey. Eravamo tutti là per parlare dei nostri libri. Lei chiese a Marthy e a me di mnon dire niente di cattivo su di lei, cosa che, comunque, nessuno dei due avevain mente di fare. Questo però succedeva anni prima che lei facesse quest’affermazione su Elvis e sua mamma.

Chi è Sonny West oggi

D. Chi è Sonny West oggi?

SW. Sono produttore esecutivo di un reality televisivo che andrà in onda il prossimo anno. Inoltre faccio presenza per diversi promoters nel mondo, dove parlo della mia vita e del mio periodo con Elvis. Lavoro anche con l’Elvis Tribute Artists, che, secondo me, fa molto per divulgare l’immagine di Elvis e farlo conoscere a nuovi fans.

D. Dopo la morte di Elvis, com’è cambiata la tua vita e quella di Judy?

SW. Stiamo bene. Abbiamo continuato a viaggiare e vedere tanti posti del mondo che probabilmente non avrei mai visto, se non fossi stato vicino ad Elvis. Devo essergli molto grato.

D. Che cosa fa Sonny West nel tempo libero?

SW. Quale tempo libero? A modo suo,. Elvis mi tiene ancora piuttosto occupato con apparizioni personali e con spettacoli che faccio. Poi passo il tempo con la mia famiglia, gioco a golf e passo del tempo facendo niente, cosa che sembra sia piacevole.

D. Dopo Elvis, chi sono I tuoi cantanti preferiti?
SW. Assolutamente Celine Dion. Come ho scritto anche nel mio libro, credo che sarebbe piaciuta anche ad Elvis, se non addirittura la sua preferita. La prima volta che ho ascoltato “The Power Of Love, ero in macchina con mia figlia, Alana e la stavo portando a scuola. Ho alzato il volume al massimo e ho detto a mia figlia che sarebbe diventato un successo.
Naturalmente, mi piacciono anche altri come Shania Twain, Tom Jones, Elton John, Roy Orbison, Frankie Valli, Jackie Wilson eConnie Francis.

D. E i tuoi attori preferiti?

SW: Gene Hackman, Clint Eastwood, Dustin Hoffman, Jon Voight, Russell Crowe, James Woods, Kurt Russell, Denzel Washington, Mel Gibson, Sidney Poitier, Robert DeNiro, Al Pacino, Marlon Brando, Christopher Walken e molti altri. Comunque James Dean rimane il mio preferito degli anni '50.

Sonny West – Il DVD e il sito

D. A parte il tuo nuovo libro, mi sembra di capire che sta uscendo anche un nuovo DVD dal titotlo ELVIS: Up Close & Personal With Sonny West . Vuoi parlarne?

SW. Sono molto orgoglioso del DVD. E’ un prodotto professionale e stiamo trattando per la distribuzione. Sono due ore e mezza con pezzi di show presi di fronte, con tre telecamere dalla parte del pubblico, un Domanda & Risposta – incontro e saluto – una domanda private che come risposta ha un segmento con il produttore e regista e un segmento del backstage originale. Non appena avremo concluso la trattativa ti farò sapere.

D: Quando verrà pubblicato?

SW: Sto aspettando. Ti farò sapere

D: Dove si potrà comprare?

SW: Sia sul mio sito , www.sonnywest.com che in altri posti: E’ un sito creato per le vendite del libro e per dare ai fans la possibilità di mandarmi delle mail. E’ ancora in costruzione perché c’è un problema con il link di Paypal
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  #8  
Vecchio 30-05-2008, 22:39
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Mi sbaglierò, ma quest'uomo continua a non convincermi....
Mi sembra che in alcuni punti di questa intervista parli più per simpatie/antipatie personali che per verità e fatti concreti.

E in ogni caso nessuno mi toglie dalla testa che non ci sono scusanti per il libro "Elvis What Happened?": non si è mai visto che per risollevare e/o aiutare qualcuno, si lavino i suoi panni sporchi in piazza!!!!
Questo non è aiutare qualcuno, è farlo sprofondare, umiliarlo, fargli perdere fiducia nelle persone, e chi più ne ha più ne metta!!
Non vado nemmeno a sindacare se l'hanno fatto per soldi, per vendetta o per qualsiasi altro motivo. Posso anche pensare, per assurdo, che nella loro testa l'abbiano fatto in buona fede, ma se volevano davvero aiutare Elvis hanno usato il modo più sbagliato che ci poteva essere!! Non solo perchè era Elvis...penso che il discorso valga per chiunque!!
Questa frase "Decidemmo di scrivere il libro per raccontare come ormai fosse vincolato ai farmaci e che aveva bisogno di uscirne.
Così come era successo a Jerry Lee e Dean Martin, che ne sono usciti e hanno potuto raccontare la loro storia" è una contraddizione, nel senso che Jerry Lee Lewis e Dean Martin ne sono usciti e sono stati loro in prima persona a raccontare la loro storia; hanno deciso loro di farlo, nei tempi e nei modi in cui si sentivano di farlo! Nessuno l'ha fatto per loro! Quindi il paragone non regge.....
Mah...mi sembra di leggere "il duomo che parla male della altre chiese..."

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  #9  
Vecchio 31-05-2008, 11:51
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Predefinito Re: Sonny West - Agosto 2007

Credo che Sonny West non cambierà mai....Critica Larry Geller, Lisa Marie, Jerry schilling che sono gli unici che hanno difeso e amato Elvis. E deficinisce il Colonnello una brava persona, come se quasi avesse avuto le colpe Elvis.
Questa secondo me è la punizione di Sonny per aver umiliato Elvis....doversi discolpare per 30 anni e dover quasi d'obbligo difendere la sua posizione...
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  #10  
Vecchio 31-05-2008, 12:02
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Infatti Valep!..Non fa altro che ripetere le motivazioni di quel libro. C'è da chiedersi se cerca di far convinti noi fans oppure se, in fondo in fondo, sta cercando di convincere se stesso....
E dopo 30 anni dalla morte di Elvis, stanno ancora litigando - più o meno a distanza - su chi ha ragione e chi no e arrivando a farsi causa uno con l'altro per diffamazioni, etc....
E' a dir poco sconfortante!!! Se qualcuno aveva dei dubbi su che tipo di persone fossero a suo tempo quando stavano con Elvis, più passa il tempo e più arrivano le certezze....

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