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Vecchio 04-12-2007, 08:22
Gondar Gondar Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

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GONDAR, SEI GRANDE!!!

La tua empatia per Elvis e la tua grande sensibilità nell'immaginare i suoi sentimenti lo fanno rivivere nel tuo racconto. Continua senza esitazioni, noi ti seguiamo con entusiasmo!
Il tuo spronarmi, cara Wonder, non mi può che fare un gran bene. E' come ricevere una iniezione di ottimismo indispensabile per seguire il percorso prefissatomi. Grazie di cuore. Gondar.
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  #152  
Vecchio 06-12-2007, 18:07
Gondar Gondar Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

La Preghiera

Elvis aprì lo sportello della vecchia Lincoln, si accasciò rassegnato sul sedile, girò svogliatamente la chiave nel cruscotto e, dopo aver rivolto con amarezza un’ultima occhiata verso la sede della Sun Recording Studio, diresse la vettura verso casa abbozzando sottovoce la canzone “My Happiness” che di felicità in cuor suo non aveva davvero più niente. Egli rimuginava ostinatamente, sensibile quale egli era, sullo svogliato atteggiamento del Sig. Phillips nei suoi confronti. Giunto a casa, e resosi conto che sua madre non era ancora rientrata, pose l’acetato sul grammofono, si sedette sul vicino divanetto e si mise ad ascoltare i due lati del disco. Poi, improvvisamente, ricordandosi che doveva ottemperare a cosa importante, si alzò, spense il grammofono e si diresse verso la stanza da letto dei genitori sulla cui parete era appesa l’immagine del Cuore di Gesù. S’inginocchiò davanti ad essa e, intrecciando le dita tra le mani, sussurrò dicendo: “Ti prego, Signore, io che sono una Tua creatura, ascolta questa mia preghiera che giunge dal profondo del mio cuore. Fa’ che questo mio grande desiderio di cantare possa avverarsi; che le persone a cui mi sono rivolto possano interessarsi al modo con cui mi esprimo con la mia voce. Fa’ che essi scoprano in me qualcosa che li possa convincere che valga la pena aiutarmi a crescere in quella direzione. Tu sai quanto la mia famiglia sia povera e sai anche quanto sacrificio, specie mia mamma, abbia fatto e tutt’ora fa per me. Troppe volte m’è toccato vederla rinunciare a qualche boccone per darlo a me. Dimmi, o mio buon Gesù, come posso ripagare tutto questo loro sacrificio se non esaudendo questo mio desiderio? Ti prometto, o Signore, di impegnarmi con tutte le mie forze affinché non manchi loro mai nulla e nel contempo mi riprometto di elevare, cantando nella Tua casa, le lodi al Signore con più convinzione e passione di quanto non abbia fatto fino ad ora. Ti prego Signore, questo è tutto ciò che io Ti chiedo e che sia fatta la Tua volontà”. Rialzandosi, sentì la voce di sua madre che esclamava “El, dove sei?” “Eccomi, mamma, sono qui”. “Che t’è successo? Hai gli occhi lucidi” chiese preoccupata sua madre. “No, ma’ non ci pensare, non è niente, davvero; piuttosto ho qui un regalo per te, sai per il tuo scorso compleanno. Scusami se te lo faccio solo ora; ma prima non mi è stato possibile, credimi”. Recuperò l’acetato dall’apparecchio, lo infilò dentro la custodia e, consegnandolo a sua madre, le schioccò un gran bacio sulla guancia. “No, El, non c’è bisogno che tu ti scusi. So bene quanto mi ami e questo mi basta, figliolo. Ah, guarda. C’è pure il tuo nome” rispose la donna alquanto divertita; “che bello vederlo stampato sulla copertina. Ma dove sei andato a fartelo incidere? Chissà quanto ti sarà costato!”. “Non molto mamma. Sai, non molto distante da qui, sulla Union Avenue, si è aperta la casa discografica che leggi in copertina. Vedi? Si chiama Memphis Recording Service e sapessi quanto è interessante ed attrezzata. Ma’, vuoi sentire allora il disco?”. “Certo, El”, replicò la donna “fammelo ascoltare mentre ti preparo qualcosa da mangiare”. Elvis azionò l’apparecchio ed echeggiò nella stanza il lato A dell’acetato. La signora Gladys prese nel frattempo il tegame, vi ripose un tocco di burro ed un pezzo di pancetta, adagiò il tegame sul fornello acceso e, dopo aver preso due uova dalla dispensa, ne versò il relativo contenuto, ponendo orecchio a quel brano così dolce di “My Happiness” che le trasmise tenerezza e tanta contentezza. Rivolgendo, poi, lo sguardo verso suo figlio riprese a dire “Veramente bella, El, questa tua interpretazione. Però, figlio mio, mi renderesti ancora più felice se tu ti accasassi, magari con una brava giovane , e regalarci tanti bei nipotini”. “Si, ma’, va bene, intanto una bella e brava ragazza io già ce l’ho e quella ragazza non puoi essere che tu” e dicendo questo l’abbracciò felice. “Dai non scherzare”, incalzò la donna, “tu sai bene cosa intendo. Non vorrai mica deludermi, vero?”. “No, Gladys (ogni tanto gli piaceva chiamarla per nome, specie in assenza di suo padre), non è mia intenzione darti una delusione; però, ogni cosa a suo tempo, anche perchè mi sono riproposto innanzitutto di fare un po’ di soldi perché voglio comprare una bella casa per te e papà”, replicò con una certa baldanza Elvis, spezzando un pezzo di pane e masticandolo assieme ad un tocco di pancetta. E la signora Gladys di rimando: “Smetti di sognare, El, papà ed io abbiamo già una cosa bella e non abbiamo bisogno di altro”. Ed Elvis, intuendo già la risposta, non si fermò dal chiederle “E quale sarebbe questa cosa bella, ma’?” e Gladys, divertita, rispose: “Lo sai bene, la cosa bella che pà ed io abbiamo sei proprio tu. “Grazie, ma’”, disse Elvis dandole ancora un bacio sul collo e scappò di corsa in strada. Nel mentre, qualcuno dal futuro volle rievocare l'amore tra madre e figlio.



Si mise le mani in tasca, si strinse nelle spalle e s’incamminò per la Third Road per riflettere come poter far felice i suoi. Pensava che era indispensabile innanzitutto che trovasse un gruppo orchestrale e fare delle serate in qualche locale di Memphis. Già, un gruppo orchestrale. Era stato sempre il suo sogno, ma mai gli si era presentata l’occasione per poterlo realizzare. Sapeva benissimo che dipendeva principalmente da lui, dalla sua maledetta timidezza, dalla sua incapacità di socializzare, dalla sua introversione. Se avesse avuto, tuttavia, un gruppo tutto suo, pensava, forse sarebbe riuscito a calamitare l’attenzione di quel tipo, di quel signor Phillips , da cui si sentiva snobbato. Quello che, giusto per intenderci. incideva dischi, quello che Elvis anelava disperatamente che incidesse per lui. Inoltre, egli non aveva mai avuto l’opportunità di provare a tirare fuori le reali potenzialità della sua voce proprio perché non aveva né un locale seminterrato né un gruppo con cui provare. Certo, cantava in chiesa inni e lodi al Signore che lui tanto adorava. Ma erano tutti pezzi assorti, profondi, lenti, gutturali, sebbene sublimi e maestosi, ma pur sempre eseguiti statualmente. Che a lui piaceva provare e riprovare a casa, eseguendoli a modo suo, accentuando e vivacizzando il ritmo dei suoi amici di colore, gorgheggiando, giocando e singhiozzandovi su ogni nota. Si piaceva tanto quando li eseguiva, si divertiva da morire, ma temeva di sembrare ridicolo se avesse provato ad eseguirli, egli pensava, alla presenza di persone. Oh, quanto avrebbe inoltre voluto cantare con voce alta, sbrigliata, spigliata e sfrenata come faceva quelle rare volte a casa sua, dopo essersi accertato però che non ci fosse nessuno né in casa né nelle vicinanze. Altrimenti temeva che lo avrebbero preso per matto . Lo sentiva dentro di sé, glielo sollecitava la sua ugola, quindi, ogni volta che gli toccava di gridare per strada per richiamare l’attenzione di qualcuno. Pensava proprio a questo quando gli venne in mente una canzone dei Clovers che aveva sentito più volte alla radio, che eseguì a bassa voce, con un nodo alla gola, dovendola accomunare all’esperienza avuta con la Sun Recording Service di qualche ora fa.



Sì, era stato proprio uno stupido per come aveva eseguito quelle due canzoni alla Sun Records. “Ma la prossima volta” si ripromise “dimostrerò al Sig. Phillips di cosa è capace il vero Elvis Presley” e, come per sottolineare ciò che pensava, scaricò tutta la sua rabbia con un poderoso calcio ad una lattina vuota di coca cola facendola roteare per un tratto della Winchester Road. (continua)

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 18:42
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  #153  
Vecchio 11-12-2007, 17:47
Gondar Gondar Non in Linea
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Geicn 53 Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Nuovo tentativo di Elvis

Passarono giorni e giorni. Tanti. Poi trascorsero anche mesi senza che nulla accadesse. Però Elvis non demordeva perché con scuse o altro non perdeva occasione di recarsi presso lo studio della Sun Records e intrattenersi con la simpatica signora Marion, sempre pronta a regalargli un sorriso affettuoso, persino ad incoraggiarlo. La sua vera intenzione, per la verità, era quella di poter intraprendere un salutare colloquio con il signor Phillips che non aveva però mai tempo, si limitava a rispondere al saluto del giovanotto con fare sbrigativo e rinchiudersi in cabina per incidere dischi. Era chiaro che tale atteggiamento non faceva che aumentare a dismisura la tensione e l’ansia nell’animo di Elvis. Doveva pur esserci un modo, pensava, per indurlo a fermarsi un attimo con lui. Aveva tante cose da dirgli anche se non avrebbe saputo da dove incominciare. L’unica àncora di salvezza era Marion ma che, poverina, non poteva fare null’altro, se non assicurarlo che lo teneva presente ogni qualvolta le capitava di far scivolare il discorso su di lui, sia con Sam, sia con persone facenti parte di gruppi musicali a cui chiedeva se avessero bisogno di un bravo cantante. “Io per la verità” ebbe a dire in seguito la donna, “non mi intendevo molto di musicisti o di talenti, ma una cosa mi fu subito chiara e cioè che un tipo come Elvis non passava inosservato. Era diverso da tutti gli altri, sia per il modo di conciarsi, sia per come cui egli si poneva. Traspariva candidamente tutta la sua ingenuità, mista a timore e timidezza. Ad un tipo così, il destino non poteva che riservare qualcosa di veramente importante”. Intanto passarono diversi mesi ed Elvis incominciò a temere che non sarebbe successo più niente se non trovava un modo per sollecitare il destino. Sapeva bene che bisognava fare qualcosa, tenendo a mente quel detto secondo cui era necessario aiutarsi affinché il buon Dio potesse a sua volta darti una mano. E fu nel gennaio del 1954 quando, messo qualche dollaro da parte, si recò nuovamente al Memphis Recording Service per registrare un altro paio di canzoni, ancora accompagnandosi con la chitarra, sempre la stessa, che produceva, purtroppo, un suono aspro e stridente. Sentiamo insieme questa canzone dal titolo “I’ll never stand in your way” già incisa in passato da Joni James.



Ed ascoltiamo il suo quarto ed ultimo brano intitolato “It wouldn’t be the same without you”, inciso anni prima dal cantanto di ballate Jimmy Wakely.



Nonostante ci avesse messo tutto l’impegno possibile per interpretare questi due motivi, non riuscì a fare meglio dell’altra volta. Anzi fu peggio . Qui addirittura la sua anima non c’era, si era dileguata; ed Elvis non si spiegava il perché. Ma noi, cari amici miei, sappiamo ormai bene cosa gli succedeva. Lo abbiamo spiegato qualche capitolo fa. Quando Elvis si sentiva sotto esame, veniva a galla il lato fragile del suo carattere: l’insicurezza, la paura di sbagliare, il timore di essere criticato o deriso. Ciò nonostante, la voce c’era. Ma lo spirito si era defilato. E, come se non bastasse, anche questa volta il signor Phillips, seppure molto gentile e garbato, fu avaro in parole o incoraggiamenti. Anche se, nel profondo del suo animo, avvertiva qualcosa di sfuggente, di impalpabile, di indefinibile a cui neanche questa volta aveva dato troppo peso. Comunque, questo suo pensiero si trasformò in un nodo che ripose da qualche parte dentro di sé. Prima o poi quel nodo gli servirà per fargli venire in mente quel ragazzo dalla voce un po’ così e da un modo di fare speciale e pressoché insolito. Col senno di poi, possiamo tranquillamente affermare che in quel docile ragazzo non riusciva a cogliere l’essenza, l’evidenza, la trasparenza. Che possiamo tradurre come quel famoso detto, tutto nostrano, che recita “troppa grazia sant’Antonio”. Sam Phillips cercava qualcosa di speciale che era là davanti a lui, ma che non riusciva a vederlo. Era esattamente quello che da sempre andava cercando e lui era testardamente cieco. Al centro della sala di incisione c’era quell’alieno , sì giustappunto un extraterrestre, che era bianco nelle sembianze, ma che non riusciva ancora ad individuare quel nero che c’era nel profondo dell’animo di quel ragazzo, del quale gli era difficile ricordare persino il nome. Aveva il tesoro a portata di mano e lui, sedicente grande superbo scopritore di talenti, non focalizzava il luccichìo che da quell’essere continuamente emanava. Era così evidente da essere sopraffatto dal suo esatto contrario. “Il re è nudo” ebbe a gridare un bimbo nel lontano passato attirando l’attenzione di gente incredula ed impaurita . E il signor Sam Phillips, che tutto era fuor che un infante, ancora si ostinava a tenere basso il suo capo, imprigionata la mente e chiuso sotto chiave tutto ciò di cui gli era assolutamente congeniale: la “trasmissione dati”. Ed il destino, che vivaddio di pazienza ne ha da vendere, si è piegato all’indolenza di quell’uomo che primo o poi però avrebbe finito per aprire finalmente gli occhi. Occhi intesi come quelli del cuore. Oltre che della mente. (continua).

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 18:46
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Vecchio 11-12-2007, 18:31
marcygenny marcygenny Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Gondar carissimo, sto terminando di leggere la 2° parte della biografia di Peter Guralnick, bhe...sai che detto proprio inter nos...nonostante sia bellissima...non mi emoziona tanto quanto i tuoi racconti!!?? Non è per adularti ma dalle tue parole traspare puro e vero l'animo di Elvis, non solo tu conosci alla perfezione i fatti ma li hai elaborati con la mente di Elvis, è come leggere un suo diario!! Grazie e che Dio ti benedica per tanta dedizione e sensibilità d'animo!!
P.S. Secondo me Elvis ti sta dando una mano!!??
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Vecchio 12-12-2007, 00:03
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Allora, mi dite che ne pensate? Gondar.

Gondarinooo ciao!!! Come vedi è parecchio che non intervengo...mannaggia...sempre casini...cmq ho letto della tua splendida idea di scrivere su quel sito del nostro mitico Elvis!!! Vai!!!!Sfonda tutto!!! Sono d'accordo anche con Guitarman...scrivi tutte le infinite emozioni che Elvis ha sempre regalato al mondo intero!!! Te lo dissi tempo fa..ricordi? Ti chiesi quando ancora non ti conoscevo...ma per caso fai lo scrittore? Sei bravo Gondar...anche tu hai talento...e usando queste tue speciali capacità di saper descrivere e raccontare nei minimi particolari...e poi grazie anche al tuo infinito amore per Elvis...rendi la sua vita tangibile e visibile a tutti noi...è molto bello quello che fai...è un contributo molto prezioso e ne sono certa (tutti siamo certi) che Elvis...lassù in cielo è immensamente felice per quello che stai facendo per lui...siamo tutti con te Gondar!!!continuaaaaaaaaaaaaa!!!!!!
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Vecchio 12-12-2007, 08:19
wonderofyou wonderofyou Non in Linea
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Gondarinooo ciao!!! Come vedi è parecchio che non intervengo...mannaggia...sempre casini...cmq ho letto della tua splendida idea di scrivere su quel sito del nostro mitico Elvis!!! Vai!!!!Sfonda tutto!!! Sono d'accordo anche con Guitarman...scrivi tutte le infinite emozioni che Elvis ha sempre regalato al mondo intero!!! Te lo dissi tempo fa..ricordi? Ti chiesi quando ancora non ti conoscevo...ma per caso fai lo scrittore? Sei bravo Gondar...anche tu hai talento...e usando queste tue speciali capacità di saper descrivere e raccontare nei minimi particolari...e poi grazie anche al tuo infinito amore per Elvis...rendi la sua vita tangibile e visibile a tutti noi...è molto bello quello che fai...è un contributo molto prezioso e ne sono certa (tutti siamo certi) che Elvis...lassù in cielo è immensamente felice per quello che stai facendo per lui...siamo tutti con te Gondar!!!continuaaaaaaaaaaaaa!!!!!!
CHE ALTRO DIRE? STRAQUOTO!!!!!
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Vecchio 12-12-2007, 08:59
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Gondar carissimo, sto terminando di leggere la 2° parte della biografia di Peter Guralnick, bhe...sai che detto proprio inter nos...nonostante sia bellissima...non mi emoziona tanto quanto i tuoi racconti!!?? Non è per adularti ma dalle tue parole traspare puro e vero l'animo di Elvis, non solo tu conosci alla perfezione i fatti ma li hai elaborati con la mente di Elvis, è come leggere un suo diario!! Grazie e che Dio ti benedica per tanta dedizione e sensibilità d'animo!!
P.S. Secondo me Elvis ti sta dando una mano!!??
E' meraviglioso sentirsi apprezzare in questo modo e specie sotto Natale. E' un regalo bellissimo che mi fai, Marcy. Stai aprendo il mio cuore e ne interpreti il contenuto, come solo un animo sensibile come il tuo può fare. Che dirti, Marcy, di più? Mii fai sentire importante. Gondar.
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  #158  
Vecchio 12-12-2007, 09:11
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Gondarinooo ciao!!! Come vedi è parecchio che non intervengo...mannaggia...sempre casini...cmq ho letto della tua splendida idea di scrivere su quel sito del nostro mitico Elvis!!! Vai!!!!Sfonda tutto!!! Sono d'accordo anche con Guitarman...scrivi tutte le infinite emozioni che Elvis ha sempre regalato al mondo intero!!! Te lo dissi tempo fa..ricordi? Ti chiesi quando ancora non ti conoscevo...ma per caso fai lo scrittore? Sei bravo Gondar...anche tu hai talento...e usando queste tue speciali capacità di saper descrivere e raccontare nei minimi particolari...e poi grazie anche al tuo infinito amore per Elvis...rendi la sua vita tangibile e visibile a tutti noi...è molto bello quello che fai...è un contributo molto prezioso e ne sono certa (tutti siamo certi) che Elvis...lassù in cielo è immensamente felice per quello che stai facendo per lui...siamo tutti con te Gondar!!!continuaaaaaaaaaaaaa!!!!!!
Vedi, Deliziosa, tu mi induci a continuare ed io continuerò a raccontare Elvis. Per me, ma soprattutto per voi tutti, da cui ricevo continuamente sollecitazioni che non possono che farmi bene e farmi sentire gratificato. Gondar.
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  #159  
Vecchio 12-12-2007, 09:19
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CHE ALTRO DIRE? STRAQUOTO!!!!!
Il tuo quotarmi, cara Wonder, mi riempie di gioia e mi aiuta ad avere stima di me stesso. Fino a quando ci sarà anche un solo lettore come te che mi farà sentire importante, io continuerò a raccontare di Elvis. Gondar.
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  #160  
Vecchio 12-12-2007, 09:39
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

ho gli occhi lucidissimi per la commozione caro gondar...grazie,grazie mille per questo tuo racconto...un racconto che sento sempre piu' "mio" per la tenerezza con cui e' narrato e da come fai apparire sempre piu' grande e immenso il mio e vostro elvis...raccontato da te in questo modo,vale piu' di mille autobiografie di mille autori!!!continua cosi' grande gondar!!!
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  #161  
Vecchio 13-12-2007, 08:44
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ho gli occhi lucidissimi per la commozione caro gondar...grazie,grazie mille per questo tuo racconto...un racconto che sento sempre piu' "mio" per la tenerezza con cui e' narrato e da come fai apparire sempre piu' grande e immenso il mio e vostro elvis...raccontato da te in questo modo,vale piu' di mille autobiografie di mille autori!!!continua cosi' grande gondar!!!
Ciao Henry, anche tu con le tue espressioni di calore mi hai prodotto commozione. Ciò significa che sto percorrendo un percorso ideale che solo gli autentici fans di Elvis possono percepire e comprendere. Grazie, amico mio, ti sono veramente grato. Gondar.
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  #162  
Vecchio 16-12-2007, 10:05
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

La disgrazia di papà Vernon

Lasciamo un attimo congelato questo distrattone di Sam Phillips il quale è talmente impegnato nella spasmodica ricerca di fare un disco che fosse unico nel suo genere senza accorgersi che ce lo aveva tra le sue mani, e pigliamoci un attimo di relax facendo mentalmente ritorno ad un non lontano passato. Eh sì, cari amici miei, noi stiamo girando attorno - ma la colpa, debbo ammetterlo, è solo mia - alla figura pressoché adulta del nostro grande mito. Ma, ci siamo mai chiesti, o per lo meno ci siamo qualche volta soffermati a pensare quale possa essere stata l’esperienza o una parte del vissuto del nostro idolo nell’epoca in cui era ancora un cucciolo di uomo? Vogliamo tentare insieme di mettere a fuoco con una immaginaria lente di ingrandimento alcuni momenti episodici ormai noti, anzi arcinoti, della sua infanzia? Vogliamo quindi fermare il tempo e scandagliare a fondo un tratto della sua vita? Proviamo, quindi ad immaginarcelo mentre era appena trascorso il periodo natalizio del 1938, senza però soffermarci nel giorno della nascita del Signore. Sarebbe troppo straziante persino immaginarcelo e non me la sento di proporvelo. Se non di crearne in qualche modo il clima.





Elvis bambino

Elvis aveva giusto quattro anni quando suo padre Vernon, il 6 gennaio del 1939, venne rilasciato, assieme a suo cognato Travis (fratello di sua moglie Gladys) e ad un altro tizio di nome Lether Gable, dal penitenziario di Parchman Farm, a circa cinque ore di macchina da Tupelo. I tre uomini erano stati accusati il 16 novembre 1937 di “emissione illecita di assegno contraffatto” e per la quale il 25 maggio dell’anno dopo erano stati condannati a tre anni di reclusione, in seguito ridotti a circa otto mesi grazie ad una petizione popolare e ad una lettera del loro accusatore signor Orville Bean con la quale veniva chiesta la sospensione della pena. L’importo di quattro dollari riportato sull’assegno a firma del signor Orville Bean ed intestato a Vernon Presley per avergli questi venduto un maiale, era stato grossolanamente corretto a otto dollari e quindi riscosso. Prima di essere internato, la famiglia Presley abitava ad est di Tupelo, sopra l’autostrada, in un minuscolo caseggiato di due sole piccole stanze che Vernon, con l’aiuto di suo padre e del fratello maggiore Vester, aveva costruito accanto alla grande casa dei suoi genitori un anno dopo il suo matrimonio con Gladys. La donna , come sappiamo, era in attesa di Elvis e del fratello gemello Garon poi nato morto, dopo aver contratto un mutuo di 180 dollari con quello stesso Orville Bean e presso la cui azienda casearia lavorava occasionalmente assieme a suo padre. Il contratto di mutuo prevedeva che la proprietà della casa restasse al signor Bean fino al totale rientro del credito. Come era prevedibile, qualche mese dopo l’internamento di Vernon, non potendo più onorare le rate del mutuo, i Presley persero la casa e madre e figlio dovettero essere ospitati in quella dei nonni paterni di Elvis. Ma tale sistemazione si rivelò alquanto inopportuna dato che non mancarono scontri verbali, a volte anche violenti, con il reciproco addossarsi di colpe che avevano portato al disastroso comportamento ed alla condanna di Vernon. A causa di questi continui litigi, Gladys si trasferì, ancora una volta, col figlio a Marple Street nel “down town” di Tupelo presso i cugini Frank e Leona Richards. Questo l’accaduto nudo e crudo, seppur unico episodio così traumatico, sconcertante e devastante che travolse la serenità, ma soprattutto la dignità della famiglia Presley. E fu in questa nuova sistemazione quando giunse suo padre Vernon il 6 gennaio 1939. Tutto questo, ripeto, quando Elvis aveva appena quattro anni .

A questo punto, amici, debbo farvi una proposta che non verrà gradita da tutti ma vi prego di accettare comunque il suggerimento che vi dò e sarebbe quello di tenere acceso il magnifico clip di Celine Dion, possibilmente a basso volume, che servirà a creare l'atmosfera giusta, destinato solamente agli autentici "figli" di Elvis.



Riusciamo, dunque, a immaginare con quale stato d’animo quel tenero passerotto ebbe a sopportare tale situazione? E quali sarebbero poi state le conseguenze psicologiche? Incominciamo col premettere che durante le fasi del processo, il piccolo Elvis si trovò, con tutta la sua innocenza, a vivere l’atmosfera per niente serena dei suoi cari. L’aria diventò addirittura irrespirabile quando erano a casa dei nonni e degli zii, o quando questi venivano a casa loro. Le discussioni erano pressoché quotidiane ed Elvis, suo malgrado, era sempre presente e, nonostante la sua tenera età, aveva incominciato a imparare a convivere con la tristezza e la malinconia che oramai la facevano da padrone nella casa. L’unico suo modo per sfogarsi, sottolineando la propria sofferenza, era quello di piangere, piangere ed ancora piangere, ogni qualvolta che pensava al suo caro papà, del quale sentiva una mancanza infinita. “Daddy, Daddy, voglio Daddy. Dove sei, Daddy? Perché non sei qui? Perché non torni? Non lasciarmi solo, Daddy” singhiozzava Elvis dalla disperazione. Il più delle volte, la sua mamma Gladys, al limite della sopportazione, arrivò a picchiarlo di santa ragione, lo picchiava così tanto da farsi male lei stessa. Per poi finire a piangere con lui, abbracciati, avvinti, stretti stretti l’una all’altro, bagnandosi di tiepide amare lacrime senza fine. Ciò nonostante, Elvis credette che la mamma non gli volesse più bene. Vernon, intanto, era finalmente tornato a casa, sebbene non nella sua, ma in quella dei cugini di sua moglie. Una calma apparente, mista a profonda rassegnazione da parte dei tre, aleggiava in quel mondo fatto di stracci. In quella calma così irreale si registrarono persino episodi di sonnambulismo collettivo che preoccuparono non poco i Richards. Questa era l’autentica seppur irreale atmosfera che si respirava nel 1939 in detta casa di quella piccola comunità di Tupelo quando arrivò quel fatidico giorno, i cui reali particolari ricordi Elvis se li portò per sempre con sé quando ci lasciò. Un giorno come tanti, intendiamoci, ma che sarebbe passato nella memoria storica dei Presley, e non solo della famiglia Presley, anche per le circostanze con cui ed in cui ebbero a svolgersi. (continua)

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 19:01
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  #163  
Vecchio 17-12-2007, 10:27
perlanera perlanera Non in Linea
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Ge712 Re: Elvis: l’Extra Terrestre

oh dio gondar!!
ho il cuore straziato! ascoltare l'ave maria di celine dion, e avere davanti ai miei occhi l'immaggine di elvis e sua madre piangere abbracciati, è una vera tortura...
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  #164  
Vecchio 17-12-2007, 16:25
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oh dio gondar!!
ho il cuore straziato! ascoltare l'ave maria di celine dion, e avere davanti ai miei occhi l'immaggine di elvis e sua madre piangere abbracciati, è una vera tortura...
Pensa, Perlanera, lo è stato anche per me. Gondar.
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  #165  
Vecchio 17-12-2007, 17:57
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Gondar devo proprio farti i complimenti!!!!! Hai azzeccato la canzone giusta!!!L'Ave Maria per me rimane una delle canzoni più belle e strazianti(ovviamente nel senso positivo del termine), poi insieme al tuo scritto....facevo fatica a finire di leggere..dal magone...
Complimenti davvero!!!!!!
e grazie per i tuoi racconti!!!!!!!
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  #166  
Vecchio 17-12-2007, 18:42
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Ciao caro Gondar! Sì...è proprio così...l'intera famiglia Presley(Smith) è stata sempre segnata dal dolore...da prima della nascita di Elvis fino a dopo la sua morte...
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  #167  
Vecchio 17-12-2007, 18:43
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Grazie Gondar per il video con l'Ave Maria di Celine Dion. L'Ave Maria di Schubert rimarrà sempre bellissima..... e pensare che la Chiesa l'aveva bandita dalle cerimonie perchè Schubert era ateo....mah!!!

Mentre l'ascoltavo ho provato ad immaginare che la cantasse ELvis......... penso che l'avrebbe resa un gioiello ancora più bello!!
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  #168  
Vecchio 17-12-2007, 19:43
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Gondar devo proprio farti i complimenti!!!!! Hai azzeccato la canzone giusta!!!L'Ave Maria per me rimane una delle canzoni più belle e strazianti(ovviamente nel senso positivo del termine), poi insieme al tuo scritto....facevo fatica a finire di leggere..dal magone...
Complimenti davvero!!!!!!
e grazie per i tuoi racconti!!!!!!!
Ti sono grato, caro Crispi, per le tue parole e ti sono ancora più grato per esserti aggiunto ai miei lettori. Inoltre ti do il mio benvenuto più sincero nel meraviglioso mondo del nostro Forum. Gondar.
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  #169  
Vecchio 17-12-2007, 19:46
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Ciao caro Gondar! Sì...è proprio così...l'intera famiglia Presley(Smith) è stata sempre segnata dal dolore...da prima della nascita di Elvis fino a dopo la sua morte...
Ciao, Deliziosa. E' da un pezzo che non ti sentivo. Sì, è vero, Elvis ha sempre sofferto. Secondo me prima e anche dopo il successo. Gondar.
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  #170  
Vecchio 17-12-2007, 19:54
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Grazie Gondar per il video con l'Ave Maria di Celine Dion. L'Ave Maria di Schubert rimarrà sempre bellissima..... e pensare che la Chiesa l'aveva bandita dalle cerimonie perchè Schubert era ateo....mah!!!

Mentre l'ascoltavo ho provato ad immaginare che la cantasse ELvis......... penso che l'avrebbe resa un gioiello ancora più bello!!
Hai ragione, Hurt. Elvis l'avrebbe resa un gioiello. E chissà quante volte avrà rinviato questa esecuzione. Sono certo che nella sua mente l'avrà avuta in programmazione. Per quanto riguarda Schubert, non so se "esternava" il suo ateismo. Una cosa è certa: tutti sanno che l'Ave Maria, la lode la più bella, è di Schubert. Una cosa così non può che nascere dal cuore, per una fede e bellezza immense. E allora? Gondar.
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  #171  
Vecchio 19-12-2007, 18:30
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Questa seconda ed ultima parte di Elvis Presley bambino la voglio dedicare, come promesso, alla cara amica Wonderofyou per il compimento dei suoi anni.

(Si raccomanda di tenere sempre in funzione il clip di Celine Dion mentre si è intenti a leggere questa seconda ed ultima parte del racconto di Elvis bambino.)



Un giorno Elvis si trovava a giocare in giardino, in prossimità del confine con i vicini di casa. Non gli sarà passato inosservato qualche dialogo tra donne che, seppure con fare sommesso, potrebbero verosimilmente aver detto così di lui. Voce 1 “povero bambino, quanto soffrirà in cuor suo; voce 2 “perché, a chi appartiene questo bambino?”; voce 1 “sai, sua madre è una cugina dei Richards e suo padre è stato in galera”; voce 2 “uh, ma davvero? Povero piccolo, ma cos’ha fatto il padre per finire in carcere?”; voce 1 “non so esattamente cosa abbia commesso, ma sicuramente sarà un cattivo elemento, la classica pecora nera della famiglia, un delinquente insomma; poi secondo me sua madre non sarà da meno dato che non fa che picchiarlo, povero bimbo”; voce 2 “ma che ha fatto il padre, ha ammazzato qualcuno?”; voce 1 “non saprei, si dice che abbia, d’accordo con altri malviventi, derubato qualcuno,”; voce 2 “ma di dov’è questa gente, non mi sembra siano di questi parti”; voce 1 “pare che la famiglia di questo bimbo abitasse, lassù, sai, sopra l’autostrada, nella zona est del paese”; voce 2 “ah, questo spiega tutto, sono della zona malfamata di Tupelo. Adesso che ricordo, questa famiglia non è parente del pastore Gains?”; voce 1 “sì, proprio così, la mamma di questo bambino è proprio la nipote del pastore Gains”. Elvis si sarà trovato ad ascoltare ciò che queste donne stavano dicendo tra di loro e provò un senso di vergogna e di paura da farlo fuggire di corsa sul retro della casa. Rannicchiatosi in un angolo, si pose il capo tra le ginocchia e si mise a piangere disperatamente, non sapendo cos’altro fare. “Se tutte quelle brutte cose stanno accadendo”, pensava, “la colpa è solo mia, perché sono un monello e li faccio soffrire. Per questo non mi vogliono più bene”. Beh, forse il piccolo Elvis aveva innocentemente colto il problema dal suo punto di vista. Ma la causa principale del comportamento del padre che lo vide ristretto nelle carceri di Parchman Farm era stato lo stato di estremo bisogno e avrebbe fatto, come purtroppo fece, qualsiasi cosa pur di non far mancare un minimo di sostentamento ai suoi cari. Era inoltre ossessionato dal pensiero che potessero ammalarsi. Sua moglie Gladys e suo figlio Elvis erano tutto ciò che lui aveva al mondo ed era suo preciso dovere badare a loro. Ad ogni costo. Il povero papà Vernon doveva provvedere al mantenimento della famiglia con un lavoro assai precario e poco redditizio da cui doveva tirar fuori mensilmente la quota di quel maledetto mutuo, contratto proprio con il signor Bean che poi lo denunciò alle autorità del paese. Ecco le vere ragioni che portarono Vernon ad accordarsi con suo cognato e con quel tale di nome Gable a commettere quell’unica azione poco pulita della sua vita. Il piccolo Elvis pensava, invece, che fosse solo colpa sua. E fu in quella circostanza che maturò in lui l’idea di scappare di casa e decise di metterla in pratica. Senza farsi vedere dai suoi, la sera preparò due pezzi di pane, li racchiuse in un fagottino e lo nascose sotto il suo lettino. Quando fu sicuro che mamma e papà dormivano , si vestì in tutta fretta senza farsi vedere né sentire, raccolse il fagottino di carta da sotto il letto, aprì pian pianino la porta di casa, la chiuse alle spalle con molta cautela. Era adesso per la strada, inghiottito dal buio, quel buio di cui Elvis aveva tanta paura. Per fortuna c’era uno spicchio di luna che rischiarava un tantino la strada. Doveva assolutamente allontanarsi da quella casa. Non gli volevano più bene e non c’era nessuna ragione al mondo che lui restasse ancora con loro. Papà era cattivo , diceva fra sé, faceva male alle altre persone. E poi non lo portava più al fiume a pescare come faceva di solito, non giocava più con lui e qualche volta gli dava anche le botte. Questa era la prova che non gli volesse più bene. E neanche mamma gli voleva più bene. Lo sgridava spesso, non lo lasciava parlare e quando piangeva, anziché sentire le ragioni del suo pianto, lo batteva pure. Sì, proprio così, anche sua madre non gli voleva più bene. Non c’era davvero nessun motivo per restare a casa. Doveva cercarsi un’altra mamma, pensava con le lacrime agli occhi, e un altro papà che lo amassero per davvero. Non come loro che sono cattivi cattivi cattivi. E giù a piangere in quella notte stellata ma pungente di fine febbraio. Anche gli angeli lassù in cielo piansero quella notte.



Scartò il fagottino, tirò fuori un tozzo di pane e, per farsi coraggio, incominciò ad azzannarlo e a masticarne i relativi pezzi come lui sapeva ben fare. Aveva freddo, tanto tanto freddo. Ed i suoi denti battevano tanto gli uni sugli altri. Ad un tratto sentì alle sue spalle un rombo di un’auto in avvicinamento, scappò verso il ciglio della strada nascondendosi dietro un grosso albero. La macchina gli passò oltre e lui riprese a camminare lungo la strada senza sosta nella notte buia verso l’ignoto, piangendo, sempre piangendo e poi persino urlando alla luna, anch’essa mesta e malinconica, lassù. Poi un dubbio atroce lo assalì. Sì, egli stava andando alla ricerca di una nuova mamma e di un nuovo papà. E se poi questi, oltre a non volergli bene, gli facevano anche del male? In fondo, pensava, non avrebbe rappresentato nulla per loro. Cosa avrebbe potuto fare poi lui, così piccolo ed indifeso, per sottrarvisi? E giù a piangere a dirotto, a squarciagola con tutto il fiato che aveva in corpo. Ora incominciò a guardarsi indietro, nostalgico, si fermò al centro della strada nel tentativo di cogliere un movimento familiare. Ecco, qualcosa si muoveva in fondo alla strada. Vide in lontananza due grandi occhi illuminati che si avvicinavano e lui si mosse impaurito ancora una volta verso il marciapiede, vi salì, si nascose dietro un cespuglio e scrutò quelle due luci ormai vicine. Il rumore del motore, che gli era familiare, era quello prodotto dal camioncino di suo padre che si fermò all’altezza del cespuglio. Lo vide uscire dalla macchina e, guardando verso il cespuglio, si sentì chiamare “Elvis, ehi Elvis, ti ho visto. Avanti, vieni fuori, andiamo a casa”. Di slancio il bimbo si lanciò tra le braccia del padre che lo accolse con dolce ma severa tenerezza. “Andiamo a casa, figliolo. Mamma è in pena per te”. Durante il tragitto, Elvis, imbarazzato, come lo può essere un bimbo di quella età ed in simili circostanze, si mise a rosicchiare l’altro pezzo di pane, giusto per colmare quel vuoto prodotto dal silenzio che si era creato nell’abitacolo del camioncino. Mamma Gladys era sulla veranda della casa, ansiosa e tremolante ad attenderli, e quando vide scendere il suo piccolo, gli andò incontro, lo avvolse in una coperta e, con le lacrime agli occhi e con le braccia aperte, lo strinse a sé forte forte e gli sussurrò dicendo: “grazie al cielo sei qui, Elvis caro. Ti prego, anima mia, se non vuoi farmi morire di crepacuore, non farlo mai più, mai più. Devi promettermelo”. Elvis annuì con decisione. Dopo un po’ il padre ruppe l'incanto con una voce rotta dall’emozione: “Vieni qui, El. Adesso vieni qui da me”. Elvis, divincolatosi dal tenero abbraccio di sua madre e, intuendo le ragioni dell’esortazione di suo padre, gli andò incontro, si fece riporre sulle sue ginocchia e si lasciò sculacciare senza emettere un solo grido. Finita la punizione che altro non era che una carezza, Elvis volle che il suo papà lo prendesse in braccio. Appena sollevato, gli baciò con trasporto più volte la guancia, ormai convinto che mamma e papà non avevano mai smesso, neanche per un solo istante, di volergli bene. Ora potevano tutti e tre finalmente andare a letto. E, recitata per la seconda volta la preghiera della sera assieme alla madre, si addormentò. Felice di essere ancora a casa. Intanto, là fuori, la luna si fece più splendente e le stelle più brillanti. Quel piccolo smarrito soldino di cacio aveva ritrovato la strada di casa. Ora anche loro, lassù, erano più tranquille. (Fine seconda ed ultima parte di Elvis bambino).

Felice Natale, amici miei. Con tutto il cuore.

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 01-02-2008 17:51
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  #172  
Vecchio 19-12-2007, 23:30
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Gondar, grazie di cuore per la tua dedica e per il bellissimo racconto!!! Mi sono commossa per entrambi e sopratutto per la tua grande sensibilità.
Un felicissimo Natale anche a te!!!
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  #173  
Vecchio 19-12-2007, 23:35
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

ANCHE A TE CARO GONDAR, AUGURI DI CUORE...
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  #174  
Vecchio 20-12-2007, 11:23
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Appena sollevato, gli baciò con trasporto più volte la guancia, ormai convinto che mamma e papà non avevano mai smesso, neanche per un solo istante, di volergli bene. Ora potevano tutti e tre finalmente andare a letto. E, recitata per la seconda volta la preghiera della sera assieme alla madre, si addormentò. Felice di essere ancora a casa. (Fine seconda ed ultima parte di Elvis bambino).

Felice Natale, amici miei. Con tutto il cuore.

Gondar.

Mamma mia che apprensione e che ansia!!! Poveri mamma e papà e soprattutto povero Elvisino...così angosciato e triste...
Certo...un abbraccio davvero commuovente...
Se Elvis è stato così unico...certamente è stato anche merito della sua cara mamma e del suo caro papà!!!

Buon Natale anche a te, caro Gondar...auguri di tanta serenità e felicità!!!!
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  #175  
Vecchio 20-12-2007, 11:34
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Grazie ancora Gondar per i tuoi racconti così emozionanti...
E ne approfitto anch'io per augurarti un buon Natale!!!!
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  #176  
Vecchio 28-12-2007, 19:48
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

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Grazie ancora Gondar per i tuoi racconti così emozionanti...
E ne approfitto anch'io per augurarti un buon Natale!!!!
Grazie, caro Crispi, per gli affettuosi auguri che ricambio di vero cuore per le festività in corso. Gondar.
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  #177  
Vecchio 31-12-2007, 18:53
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Ge743 Re: Elvis Presley: l’Extra Terrestre

Il primo amore di Elvis
(1^ parte)

In concomitanza con l’ultimo vano tentativo di indurre Sam Phillips ad accorgersi di lui, Elvis decise nel gennaio del 1954 di iniziare a frequentare la chiesa “Assembly of God” dislocata a McLemore Avenue a sud di Memphis, recandovisi a volte con la sua Lincoln ed a volte servendosi di uno dei tre autobus, che aveva la fermata proprio davanti a casa sua, che raccoglievano ogni domenica mattina i fedeli che non avevano l’auto. Della Assembly of God facevano parte un coro di cento elementi con a capo il già famoso James Blackwood ed un quartetto denominato “The Songfellows” il cui leader era Cecil Blackwood, nipote di James.



I due gruppi si alternavano con trasporto ed efficacia rendendo le funzioni religiose estremamente piacevoli ed interessanti. Inutile dire che Elvis girava attorno alle due formazioni al fine di cogliere l’occasione per unirsi a loro. Ma le probabilità di poterne fare parte, vuoi per la loro impenetrabilità, vuoi per la vocazione alla timidezza di Elvis, erano piuttosto remote. In compenso, però, ebbe modo di conoscere una bella e brava ragazza di nome Dixie Locke che frequentava lo stesso suo corso seminaristico per l’approfondimento del Libro Sacro della Bibbia. E fu durante questa frequentazione che i due si intercettarono per finire poi per incontrarsi alla pista di pattinaggio del “Rainbow Rollerdrome” nella zona periferica del sud-est di Memphis. Sia per Elvis che per Dixie rappresentò la prima esperienza d’amore. “Era un ragazzo molto diverso dagli altri, tanto da non passare inosservato” ebbe a dire Dixie anni dopo al suo intervistatore, “era decisamente bello, con una capigliatura folta lunga bionda e ribelle, vestiva stravagante secondo la moda “hillbilly” dell’epoca e dai modi accattivanti. Ne rimasi affascinata dalla sua compostezza mentre seguiva le lezioni e dalla sua eleganza espressiva. I nostri sguardi si incrociarono in più circostanze ed ogni volta provavo un sentimento sempre più forte da togliermi il fiato. Mi innamorai di lui ancor prima di parlarvici. Constatando che lui indugiava nel proporsi, mi venne spontaneo fare il primo passo. Infatti, durante una chiacchierata in chiesa tra amiche, sapendolo nei pressi, feci in modo di attirare la sua attenzione mentre concordavo con le amiche di vederci il successivo sabato sera alla pista di pattinaggio. Naturalmente non vidi l’ora che arrivasse quel sabato, non per la sola curiosità ma per appurare se aveva raccolto il mio anelito. E quando finalmente quella sera arrivò, mi venne un tuffo al cuore nel constatare che lui era già lì, con i pattini ai piedi, appoggiato alla sbarra, con un’aria disinvolta e apparentemente distratta. Vestiva un completo nero da torero con due bande laterali rosa pallido sui pantaloni ed una camicia bianca dalla tessitura sgargiante. Nel vedermi, lui non si mosse, anche se i suoi malcelati sussulti lo costrinsero a girare più volte su se stesso, riuscendo a tenersi ben saldo alla sbarra. Non mi ci volle molto a capire che non sapeva pattinare. Provai una indicibile tenerezza e, non pensandoci due volte, mi staccai dalle mie amiche per avvicinarmi a lui con il pretesto di averlo già visto in seminario. Naturalmente ci presentammo, nonostante ognuno di noi già sapesse il nome dell’altro. Ricordo che Elvis fu talmente felice della mia iniziativa che mi propose con un garbato invito di andare a bere con lui una coca cola al bar della pista. Ci sedemmo e parlammo, parlammo tantissimo quel sabato sera da non dare più importanza alcuna alle sessioni di pattinaggio cui io dovevo partecipare. Avrei voluto, nonostante le conseguenze che mi aspettavano da parte dei miei, che la serata non finisse mai. Non esisteva nessuno al mondo al di fuori di noi due in quei magici momenti. Nonostante non avessi mai fatto così tardi prima di quella sera e sebbene fossi al mio primo appuntamento d’amore, accettai senza indugio di recarmi al non lontano Drive-in nella cui Lincoln di Elvis avvenne il primo innocente ed indimenticabile bacio. E fu proprio così che iniziò il nostro meraviglioso rapporto”. Questi i ricordi di Dixie. E quali sarebbero stati invece quelli di Elvis? Occorre dire che Elvis Presley, durante la settimana che precedette quell’incontro, non fece altro che pensare a quella ragazza che gli procurava già da tempo una indescrivibile sofferenza interiore, sino ad allora sconosciuta, che lo faceva stare male ma che nel contempo lo rendeva straordinariamente vivo. Diverse erano state le notti insonni pensando a quella ragazza. Realizzava che il suo cuore gli batteva forte in petto ogni volta che i loro occhi si incrociavano e lui, incapace di reggerne l’intensità, finiva per abbassare per prima lo sguardo . Quegli sguardi gli procuravano uno strano malessere e gli trasmettevano sensazioni mai provate. Tutto questo succedeva per la prima volta; e con lei. Aveva scoperto, inoltre, di essere estremamente geloso, specie quando la vedeva intrattenersi a parlare con i vari ragazzi del corso e nonostante facesse di tutto per attirare l’attenzione, aveva l’impressione che lei non si accorgesse di lui. Ed Elvis per questo soffriva, soffriva così tanto da sanguinargli il cuore. Ogni qualvolta che si trovava in questo stato di atroce sublimazione, gli veniva spontaneo ed indispensabile attaccarsi alla sua chitarra per dare vita a struggenti canzoni molto simili a quella che sarebbe poi stata una delle sue più stupende creazioni interpretative quale “Love me tender”, già latente nel profondo del suo animo, per esprimere le sue più dolci sensazioni d’amore.





Durante tali esibizioni, per le straordinarie emozioni che provava, riusciva a tirar fuori il meglio dalla sua voce, che gli risultò più bella, arrendevole, modulata, carezzevole, nonché dolce e potente. Se Sam, egli pensava, avesse potuto sentirlo in quei magici momenti di alta ispirazione emotiva, forse non sarebbe rimasto indifferente. Come non era rimasta indifferente sua madre Gladys mentre era un pomeriggio in cucina e suo figlio in camera da letto, che si deliziava e la deliziava con quelle canzoni che sprigionavano un particolare stato d’animo che non poteva significare che l’amore era finalmente arrivato per il suo figliolo. Gladys era così felice di questa sua intuizione che non resistette dal chiederglielo con quel tatto che solo una mamma può avere nei confronti di un figlio. Ed Elvis, quasi infastidito dalla precoce scoperta di sua madre, finì per dirle che si sbagliava, ma che se gli fosse capitato di conoscere una ragazza che faceva per lui, lei sarebbe stata ovviamente la prima a saperlo. Elvis, per la verità, dovette mentire per non doverle poi dare un dispiacere nel caso le cose non fossero andate per il giusto verso. Il suo interesse, comunque, per quella ragazza diventò così forte, così prepotente, da indurlo a trascurare, seppure momentaneamente, le sue regolari capatine alla Sun Records. (continua)

Per intanto ai miei cari amici lettori del Forum di Grazie Elvis, ma non solo del Forum di Grazie Elvis, auguro un mondo di bene e di gratificanti soddisfazioni per l'intero rotondo anno 2008.......da trascorrere sempre di più e felicemente con il nostro amato idolo. E di questa fine d'anno? Il mio auspicio è.................................. che non abbia mai fine.

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 19-01-2008 13:01
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  #178  
Vecchio 01-01-2008, 03:07
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GeA109 Re: Elvis: l’Extra Terrestre

grazie gondar... auguro anche a te un mondo di bene, e spero che questo 2008, sia ricco di tante tante storie, raccontate da te.personalmente, leggendo quello che scrivi,mi trasmetti dolcezza e un'infinita tenerezza hai la capacità di farmi isolare la mente da tutto il resto, e immaginare di essere catapultata indietro nel tempo osservando, da un'angolino, quello che accadeva ad elvis attraverso le tue parole. quindi grazie ancora, e ti prego.....non fermarti.
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  #179  
Vecchio 01-01-2008, 08:45
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grazie gondar... auguro anche a te un mondo di bene, e spero che questo 2008, sia ricco di tante tante storie, raccontate da te.personalmente, leggendo quello che scrivi,mi trasmetti dolcezza e un'infinita tenerezza hai la capacità di farmi isolare la mente da tutto il resto, e immaginare di essere catapultata indietro nel tempo osservando, da un'angolino, quello che accadeva ad elvis attraverso le tue parole. quindi grazie ancora, e ti prego.....non fermarti.
Grazie, cara amica Perlanera, per il bene che infondi nel mio animo con le tue parole sempre gentili ed incisive. Credo che mi fermerò solo quando qualcuno me lo chiederà o quando vedrò che scemeranno gli ingressi nel mio topic. Pensa, c'è una media di 50-60 contatti ogni volta che posto un frammento di racconto. Data l'atmosfera che si è prodotta mi piace postare questo dolcissimo duetto tra Andrea Bocelli e Celine Dion "The Prayer". Dedicato agli animi puri e sensibili come te.



Chi più felice di me? Gondar.
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  #180  
Vecchio 01-01-2008, 08:55
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Gondar, grazie di cuore per la tua dedica e per il bellissimo racconto!!! Mi sono commossa per entrambi e sopratutto per la tua grande sensibilità.
Un felicissimo Natale anche a te!!!
Anche se con un po' di ritardo, cara Wonder, mi piace salutarti questa bella prima mattina del nuovo anno auspicandoti solo gioia gioia e ancora gioia per i prossimi 365 giorni e grazie infinite per le tue espressioni piene di gioia e di lacrime per il nostro amato Idolo. Gondar.
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  #181  
Vecchio 01-01-2008, 09:00
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Mamma mia che apprensione e che ansia!!! Poveri mamma e papà e soprattutto povero Elvisino...così angosciato e triste...
Certo...un abbraccio davvero commuovente...
Se Elvis è stato così unico...certamente è stato anche merito della sua cara mamma e del suo caro papà!!!

Buon Natale anche a te, caro Gondar...auguri di tanta serenità e felicità!!!!
Essere sulla stessa frequenza d'onda è cosa davvero indispensabile per meglio comprendere l'animo di Elvis Presley. E tu, cara Deliziosa, non solo sei sulla stessa frequenza, ma ne fai addirittura parte. Elvis ti sarà grato. Di lassù. Gondar.
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  #182  
Vecchio 01-01-2008, 11:56
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Gondar non fermarti mai a scrivere i tuoi racconti!!!!!!!
Grazie ai tuoi racconti mi sento più vicina al nostro Elvis e a ciò che provava e sentiva, cosa che provo anch'io leggendo i tuoi racconti...
Ti auguro un 2008 pieno di amore e felicità che tu possa avere ciò che desideri!!!
Da parte mia non smetterò mai a leggere i tuoi fantastici racconti!!!
P.S. Aspetto con ansia il seguito...
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  #183  
Vecchio 01-01-2008, 13:10
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Gondar non fermarti mai a scrivere i tuoi racconti!!!!!!!
Grazie ai tuoi racconti mi sento più vicina al nostro Elvis e a ciò che provava e sentiva, cosa che provo anch'io leggendo i tuoi racconti...
Ti auguro un 2008 pieno di amore e felicità che tu possa avere ciò che desideri!!!
Da parte mia non smetterò mai a leggere i tuoi fantastici racconti!!!
P.S. Aspetto con ansia il seguito...
Scusami, cara Crispi, se in passato avevo frainteso il tuo essere femminuccia. Sono oltremodo lieto per averti come mia fedele lettrice ed a tale proposito debbo dirti che in un futuro non proprio prossimo il mio racconto riserberà delle gradite sorprese. Grazie per la tua ostentazione riservata al mio modo di raccontare le emozioni di Elvis. E' un modo speciale per incoraggiarmi a continuarle con passione e leale devozione per il nostro impareggiabile Idolo. Il tuo augurio possa per davvero concretarsi nell'avere ciò che desidero: far bene al cuore degli elvisiani. Gondar.
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  #184  
Vecchio 01-01-2008, 14:44
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Buon Anno Nuovo, Gondar! Spero che ti porterà tutto quello che desideri, salute, serenità e gioia, e che porterà a noi tante nuove puntate del tuo splendido racconto!
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  #185  
Vecchio 01-01-2008, 18:42
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Buon Anno Nuovo, Gondar! Spero che ti porterà tutto quello che desideri, salute, serenità e gioia, e che porterà a noi tante nuove puntate del tuo splendido racconto!
Me lo auguro anche io, cara Wonder. E soprattutto auspico di sorprendere me stesso di saper sorprendere tutte le amiche e gli amici del Forum. Felice anno a partire da oggi. Gondar.
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  #186  
Vecchio 04-01-2008, 20:20
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Il mio primo grande amore.

Abbiamo appena assistito allo sbocciare del primo amore di una coppia di giovani in quella parte del sud est degli Stati Uniti, precisamente a Memphis, nel Tennessee quando si era nell’A.D. 1954. Siccome, però, nella prima parte di questo racconto mi sono proposto di creare l’atmosfera ideale per raccontare l’impatto psicologico di un fan (che in questo caso sarebbe il redigente di queste pagine) dislocato a migliaia di chilometri da quel luogo, dall’altra parte dell’Atlantico, cioè in Europa, precisamente nella bassa Italia ed ancora più precisamente in un paesino della Puglia il cui nomignolo è Apulco, allorquando si imbattè, seppure mediaticamente, nell’extraterrestre Elvis Presley. L’organizzazione mentale di tale atmosfera è indispensabile per meglio definire i paralleli di vita vissuta. Pertanto, sebbene rischiassi di dare l’impressione di essere in ritardo rispetto agli avvenimenti del 1954, debbo riportarmi, per forza di cose, a qualche anno più tardi e precisamente negli anni tra il 1955 e il 1956, quando, all’età di 11 - 12 anni, provai la mia prima sofferenza d’amore verso l’altro sesso , anche se in un modo di gran lunga diverso da quello di Elvis. Vediamo, quindi, perchè. Frequentavo la prima media presso un istituto distante circa sei chilometri da Apulco. Proveniente dalle scuole elementari, ove c’era un insegnante unico per tutte le materie, mi ritrovai in una scuola ove c’erano diversi docenti ciascuno dei quali insegnava una o al massimo due materie diverse. Per la prima volta mi ritrovai in una classe promiscua composta quindi di maschi e femmine. Sin da piccolo sono stato un romantico timidone e non mancava occasione, mio malgrado, di diventare rosso come un peperone ogni qualvolta venivo a trovarmi in imbarazzo. Uno di questi insegnanti era la Prof Maria Cimino, insegnante di lettere e storia. Era una donna sulla trentina, esile, dal portamento soave, un faccino simpatico e sorridente, dai modi signorili e da un incedere elegante. Insomma era di una dolcezza infinita. Quotidianamente, ad eccezione del mercoledì, avevamo una o due ore di lezioni impartite da lei. In un religioso silenzio che si veniva a creare quando c’era lei, emergeva deliziosa la sua vocina melodica, tranquilla e delicata mentre ci commentava, ad esempio, l’opera omerica “L’Iliade” dopo che ci faceva leggere a turno le varie strofe. Io mi sentivo cullato dalla sua voce vibrante e carezzevole, a volte sommessa o sussurrata, a volte squillante mentre sognavo di essere Achille. Ogni giorno ne rimanevo affascinato dal suo charme, dal suo metodo di insegnamento, per la sua chiarezza espositiva, tanto da considerare le sue materie le mie preferite. Quando arrivava il mio turno di lettura, riuscivo, senza rendermene conto, a modulare il modo di declamare i relativi versi da stupirmi io stesso. Senza contare poi gli scimmiottamenti che dovevo sopportare da parte dei miei compagni di classe, una volta fuori dalla scuola. Ma a me poco importava. Senza saperlo, mi stavo facendo coinvolgere da un non so che di speciale che quella angelica creatura riusciva a infondermi. Debbo confessare, ma con l’ovvio senno del dopo, che, rivedendo le fotografie dell’epoca, la Cimino non era affatto una bella donna. Anzi era piuttosto bruttina, ma ai miei occhi di fanciullo, ella era il sole le stelle la luna tutto il firmamento. Era insomma un angelo. E finii per innamorarmi perdutamente di quella figura celestiale. Ma avevo io l'età, mi chiedevo, di innamorarmi, per giunta, della mia insegnante?



Anche se qualche anno più tardi dovetti convenire che il mio era un amore decisamente platonico e che lei stette al gioco solo perché rientravo nella casistica. Nel frattempo avvertivo una incontrollabile agitazione per tutto il mio essere senza capire cosa fosse. Dovetti realizzare che di quella presenza io non potevo fare assolutamente a meno. Tutto ciò mi portò pertanto a considerare che non potevo permettermi di fare brutte figure, specie ai suoi occhi, quando mi interrogava. Per questo motivo, ero sempre preparato, e tutte le volte che la Prof chiedeva chi voleva essere interrogato, io ero sempre quello che alzava la mano per primo. Finii per diventare davvero bravo in italiano. Non lo ero ahimè altrettanto nelle altre materie specie la matematica. La ragione era da ricercare, com’è ovvio, nel fatto che non dedicavo molto tempo alle altre discipline quanto a quelle della Cimino. I miei straordinari colloqui con lei avvenivano esclusivamente per via telepatica specie quando avevamo un compito in classe di italiano. Che solitamente prendeva l’intera mattinata. Immagino già che mi chiediate amici cari e fedeli lettori cosa mai potesse avvenire in quelle ore. Beh, per il mio modo di vedere, succedeva davvero di tutto. Infatti, mentre tutti gli altri compagni di classe si concentravano su quel foglio di protocollo, io restavo lì ad inseguirla con il cuore e con la mente, ad osservarla con estasi, a cogliere ogni espressione del suo viso, ogni gesto, ogni movimento delle sue labbra per berne il contenuto. E quando i suoi occhi si posavano su di me, venivo letteralmente investito da un qualcosa di molto simile ad una scossa elettrica che mi costringeva ad abbassare lo sguardo, mentre diventavo rosso in viso come un pomodoro maturo. Fino a quando lei si alzava, gironzolava tra i banchi e quando si trovava nei pressi del mio, io ne avvertivo il profumo, persino il respiro per poi poterne ammirare il suo incedere sensuale ed irresistibile. E il mio cuore si trasformava in un martello pneumatico quando casualmente capitava che mi sfiorasse il gomito al suo passaggio. Dio mio, mi chiedevo, possibile che tutto questo stia succedendo proprio a me? E i battiti del mio cuore diventavano così violenti da avere il timore che mi forassero il petto. Poi, lei ritornava a sedersi scivolando con grazia, dietro la cattedra, regalandomi un sorriso da Monna Lisa. E cominciava la “conversazione” telepatica. Con la mente le parlavo, la supplicavo, la imploravo stando seduto lì, in mezzo a tante facce di cera che oramai non erano altro che fantasmi; non avevano per la mia psiche né lineamenti nè vita. Qualcosa mi induceva a credere che lei colloquiasse con me. Che il suo pensiero mi dicesse delle cose. O per lo meno avevo la sensazione che lei mi trasmettesse impulsi di cui riuscivo a coglierne l’essenza. Ebbi l’impressione che tra di noi si fosse stabilita una formidabile intesa. Intanto si era giunti all’ultima ora e il mio foglio di protocollo era ancora bianco. Senza farmi prendere dal panico, rileggevo più volte la traccia (anche se qualche idea me la ero già fatta durante la sua trascrizione) e, riuscito a configurarne lo sviluppo, ci mettevo poco, anzi meno di poco a completarlo. E qualche volta mi capitava di consegnarlo direttamente in bella copia. Non so come, non so perché, riuscivo comunque tutte le volte a fare un compito mediocre a cui mi veniva dato sistematicamente un sei o un sei e mezzo che io sapevo di non meritare affatto. Una volta mi mise otto, e volle che lo leggessi addirittura in classe, con mia grande sorpresa ma anche con malcelato imbarazzo. Intanto i giorni passavano e non erano mai abbastanza lunghi per il mio spasmodico desiderio di lei. Ma lo strano era che non divenne mai un’abitudine. Anzi. Ogni giorno era come se fosse la prima volta. Col passar dei giorni e dei mesi diventai più temerario. Quasi tutte le mattine, prima che lei giungesse in classe, senza farmi accorgere da nessuno, inserivo una dedica, una poesia, una riflessione dedicate a lei scritta su un foglio di carta che ponevo, senza farmi notare dai compagni di classe all’interno del sottomano. Non m’importava un accidente delle conseguenze. Lo volevo fare e basta. Certo, quando osai la prima volta, per me fu sconvolgente dato che dovetti seguire in diretta il ritrovamento della mia prima poesia. Sapevo che la Prof tutte le mattine, una volta sedutasi, apriva il sottomano per prendere un foglio su cui scriveva alcuni appunti. Quella mattina fece esattamente quello che ho appena descritto. Entrò in classe, il capoclasse bum bum bum diede il “ritti”, lei si diresse verso la cattedra e nell’attimo bum bum bum di sedersi fece cenno al capoclasse di farci sedere. Subito dopo la Prof bum bum bum alzò la cartella bum bum bum bum strinse le palpebre, si aggiustò bum bum bum le lenti mentre puntava qualcosa sotto la cartella bum bum bum mosse il capo bum bum bum trasversalmente, tirò bum bum bum il foglio bum bum bum fuori dalla cartella, lo sollevò a mezz’aria bum bum bum e incominciò a scrutarne il contenuto bum bum bum. Il mio povero cuore era ormai impazzito.



Il suo viso rimase senza espressione per tutto il tempo. Né disse una sola parola. Poi, improvvisamente, il mio cuore mi sembrò che si fosse fermato dal momento che non avvertivo più i battiti, mentre ero lì ad osservarla – un cencio doveva essere il mio viso - in attesa della sentenza. Terminata la tacita lettura, accennò semplicemente ad un sorriso e ripose il foglio nella cartella. Non successe nulla. Tranne che a me. Ero allucinato e del tutto svuotato. Quella mattina, ricordo, non proferii una sola parola tanto che il mio compagno di banco dovette chiedermi se stavo bene. Stetti nel frattempo attento a seguire le mosse della Cimino prima che lei lasciasse la classe. Finalmente, a fine lezione, prese il foglio dalla cartella, lo infilò con nonchalance nella sua borsetta ed uscì. Solo allora mi risvegliai dal mio torpore e mi chiesi cosa sarebbe successo l’indomani. (continua). Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 19-01-2008 13:10
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  #187  
Vecchio 07-01-2008, 12:42
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Ciao caro Gondar, buon 2008!!!
Sono qui zitta zitta, aspettando con ansia il seguito!!!
Nelle feste mi sono letta tutto il tuo racconto dalla prima all'ultima pagina!!!!
Ti rinnovo i miei complimenti!!!
Ieri ti avevo scritto quasi un romanzo di complimenti ma poi al momento di mandarlo il mio pc è saltato ed è successo per quattro volte!!!!!!
E' per questo che scrivo velocemente perchè non vorrei ricapitasse!!!
Ciao. Crispi.
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  #188  
Vecchio 07-01-2008, 12:53
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Ciao caro Gondar, buon 2008!!!
Sono qui zitta zitta, aspettando con ansia il seguito!!!
Nelle feste mi sono letta tutto il tuo racconto dalla prima all'ultima pagina!!!!
Ti rinnovo i miei complimenti!!!
Ieri ti avevo scritto quasi un romanzo di complimenti ma poi al momento di mandarlo il mio pc è saltato ed è successo per quattro volte!!!!!!
E' per questo che scrivo velocemente perchè non vorrei ricapitasse!!!
Ciao. Crispi.
Sì, cara Crispi, anche a me è successo diverse volte che al momento di postare mi ha cancellato tutto. Però ho trovato un sistema per non farlo succedere più. Prima di postare o di rivedere l'anteprima, bisogna fare l'operazione di "copia" per poi fare "incolla" nel caso la permanenza in sito dovesse cessare. Immagino, cara Crispi, cosa avresti voluto dirmi e ti sono grato almeno quanto sarebbe stato il tuo scritto. Grazie.Gondar.
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  #189  
Vecchio 07-01-2008, 16:05
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Essere sulla stessa frequenza d'onda è cosa davvero indispensabile per meglio comprendere l'animo di Elvis Presley. E tu, cara Deliziosa, non solo sei sulla stessa frequenza, ma ne fai addirittura parte. Elvis ti sarà grato. Di lassù. Gondar.


Carissimo Gondar...che tu sia Benedetto!!! Perdonami soltanto adesso ho letto la tua troppo ma troppo generoso pensiero nei miei confronti...ciò che hai scritto non solo è tropo bello ma troppo importante che non sento di meritare...davvero!!! Ma non ti nascondo...che sono tanto commossa per aver letto queste bellissime parole...Elvis è davvero speciale...per tutti noi...lo amiamo da morire e in qualche modo riusciamo ad immaginarci cosa avrebbe potuto provare nel suo tanto buono e generoso cuore...da lassù immagino che sia grato soprattutto a te che hai un cuore tanto simile al suo riuscendo per questo a cogliere tutti i momenti più importanti della sua vita e a raccontarceli con tanta passione e amore...regalandoci ogni giorno mille emozioni...Grazie Gondar!!! Grazie per ciò che hai scritto...te ne sono riconoscente...ma ti ripeto è troppo per me...Grazie per tutto ciò che scrivi...quando tu ci racconti Elvis... lo sentiamo tutti più vicino!!! Grazie di cuore Gondar!!!
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  #190  
Vecchio 07-01-2008, 18:00
Gondar Gondar Non in Linea
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Carissimo Gondar...che tu sia Benedetto!!! Perdonami soltanto adesso ho letto la tua troppo ma troppo generoso pensiero nei miei confronti...ciò che hai scritto non solo è tropo bello ma troppo importante che non sento di meritare...davvero!!! Ma non ti nascondo...che sono tanto commossa per aver letto queste bellissime parole...Elvis è davvero speciale...per tutti noi...lo amiamo da morire e in qualche modo riusciamo ad immaginarci cosa avrebbe potuto provare nel suo tanto buono e generoso cuore...da lassù immagino che sia grato soprattutto a te che hai un cuore tanto simile al suo riuscendo per questo a cogliere tutti i momenti più importanti della sua vita e a raccontarceli con tanta passione e amore...regalandoci ogni giorno mille emozioni...Grazie Gondar!!! Grazie per ciò che hai scritto...te ne sono riconoscente...ma ti ripeto è troppo per me...Grazie per tutto ciò che scrivi...quando tu ci racconti Elvis... lo sentiamo tutti più vicino!!! Grazie di cuore Gondar!!!
Non avrai letto a tempo dovuto la mia replica, ma in compenso l'hanno letta gli altri amici del Forum, cara deliziosissima Deliziosa. Quando ciascuno di noi scrive, è come se scrivesse o rispondesse a tutti i cuori sensibili. Sono dei messaggi che vengono recipiti da tante "Deliziosa" come te. Tuttavia, ti sono ancora una volta debitore per le tue accorate espressioni, anche a nome della platea elvisiana. Gondar.
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  #191  
Vecchio 07-01-2008, 18:11
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Non avrai letto a tempo dovuto la mia replica, ma in compenso l'hanno letta gli altri amici del Forum, cara deliziosissima Deliziosa. Quando ciascuno di noi scrive, è come se scrivesse o rispondesse a tutti i cuori sensibili. Sono dei messaggi che vengono recipiti da tante "Deliziosa" come te. Tuttavia, ti sono ancora una volta debitore per le tue accorate espressioni, anche a nome della platea elvisiana. Gondar.


NON SO COME INGRANDIRLO!!!
TU LO HAI GRANDE
GRANDISSIMO!!!
GRAZIE!!!
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  #192  
Vecchio 07-01-2008, 18:33
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Grazie Gondar per tutti i bei racconti che scrivi! (sei bravissimo e ci fai emozionare) TI AUGURO BUON ANNO !!!!.....e buona continuazione!
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  #193  
Vecchio 07-01-2008, 18:47
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Il mio primo grande amore.


Ciao di nuovo caro Gondar...come sempre hai il dono di incantare chi legge ciò che scrivi...che tenera questa storia!!! La tua prima cotta!!! Wow mica male per un ragazzino!!! Fin da piccolo era evidente quanto fossi romantico e sentimentale...complimenti!
Certo che la Prof Maria Cimino è stata proprio fortunata!!! Penso che sia bello sapere che sentimenti così puri e profondi provengano da un cuore di un fanciullo...io ne sarei lusingata e al tempo stesso intenerita...
Poi Gondarino...alla fine la tua poesia l'ha conservata nella sua borsetta...quindi l'avrà più che gradita!!!
Ti stiamo facendo troppi complimenti? Ma caro Gondar...tutto ciò che racconti è molto bello e coinvolgente!!! Soprattutto perché tutti i tuoi racconti sono ricchi di emozioni...non ti fermare mai Gondar!!! Ciao!!!
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  #194  
Vecchio 07-01-2008, 21:40
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Ge729 Re: Elvis Presley: l’Extra Terrestre

Il mio primo grande amore.
(Parte 2^)

L’indomani non successe nulla. E neanche il giorno successivo. Neppure nei giorni e nelle settimane a venire. Un paio di cosette mi confortarono. Una era che nessuno seppe mai niente e l’altra era che la Prof fece sempre finta di nulla, né cercò in alcun modo di avvicinarmi. Si comportò come si era sempre comportata. Cioè con deferente indifferenza, come se non avesse mai letta quella poesia anche se in sostanza era una dichiarazione d’amore. E questo mi fece un gran male al cuore. Ma non disperai, sebbene furono tante le notti che non riuscii a chiudere occhio pensando a quella creatura troppo avanti negli anni rispetto a me. E quando dormivo, varie sono state le volte che l’ho sognata in atteggiamenti intimi ma mai osceni. Voglio dire che sognavo che mi accarezzava i capelli, con dolcezza, e che mi baciava sulla bocca, teneramente, come avevo molte volte visto fare in numerosi film.



E fu proprio con l’immagine di lei che scoprii il sesso, che incominciai ad esaminare a fondo i cambiamenti del mio corpo, soffermandomi su alcune parti sino ad allora ritenute proibite. In casa non si era mai parlato di sesso, in quanto era considerato vergogna, oscenità. Era insomma tabù. Ma penso che ancora oggi sia ancora un po’ così, almeno dalle mie parti. Sono, perciò, cose che finisci per scoprirle piano piano, e quando sei in luoghi appartati con amici, quasi per gioco. Fino a quando, incuriosito dal sentito dire, finisci per scoprirlo da te quando sei in totale solitudine, in compagnia dell’oggetto del tuo desiderio. Ed è in quella solitudine che scopri l’America . E ti rendi conto quanto importante e stupenda possa essere da quel momento in poi la tua esistenza. Solo che hai bisogno di tempo, di più tempo per capire a pieno che quella meravigliosa condizione puoi condividerla con un’altra persona, già, con una donna, ma non con una qualsiasi, bensì con una compagna ideale che ti aiuti a toccare il cielo con un dito. Bene, ci conviene adesso uscire da queste divagazioni anche se divagazioni non sono in quanto sono alla base della continuità della specie umana. Diamo quindi una strizzatina alle palpebre della mente e poggiamo i nostri piedi ben saldi per terra. In quella scuola ubicata a sei chilometri da Apulco. Questo mio soffermarmi sulla Prof, i cui sentimenti li ho sempre tenuti per me e mai raccontato ad alcuno, perdurò per tutte le vacanze estive. Le quali furono ben diverse dalle precedenti, nel senso che incominciai a guardarmi attorno con una nuova vitalità e ad interessarmi non tanto ai giochi con gli amici del rione, quanto alle mie coetanee, delle quali incominciai ad apprezzarne forme e rotondità. Congelando, incomprensibilmente, il mio interesse per la Prof. Con la rinascita della mia nuova condizione, cominciai a notare i miei profondi cambiamenti organici, estetici e psicologici direttamente proporzionati ai turbamenti che provavo alla vista di zone sensibili femminili appena esposte che, per tramandato pudore, dovevano invece rimanere assolutamente coperte. Per ovvi motivi voglio sorvolare sui cambiamenti organici anche perché sono stati già trattati, seppure marginalmente. Per quanto attiene l’estetica, debbo confessare che prima di allora dipendevo in linea di massima dalla volontà di mia madre, nel senso che mi obbligava quando e come dovevo lavarmi nonché quando e come dovevo vestirmi. Incominciai ad essere più esigente verso me stesso nel senso che ebbi più cura della mia persona, anche se questo significò dare delle imbarazzanti spiegazioni alla mia genitrice che, per fortuna, accondiscese con comprensione alle mie richieste. Mi lavavo pertanto più spesso rispetto a prima, anche se questo mi comportò più faticosi pendolarismi alla non proprio vicina fontanella. Il corteggiamento è il passo successivo a questo nuovo stato di cose.



E questo avveniva di domenica e nei giorni festivi. Lo si attuava passeggiando avanti e indietro, di solito con un amico più o meno fisso, lungo la strada principale della cittadina che nei predetti giorni veniva interdetta all’uso dei mezzi di trasporto. A questo proposito, debbo dire che per mezzi di trasporto nel 1956-58 si intendono autobus, macchine per trasporto di più persone ma anche traini agricoli trasportati da muli, carretti a mano e quant’altro. Si adocchiavano, quindi, un paio di ragazzine assolutamente piacenti, stabilita a priori la reciproca selezione, e via ad inseguirle modulandoci con il loro stesso passo. Il mio amico ed io ci sorprendevamo ogni volta di più circa le nostre capacità di aggancio discutendo stando dietro di loro, con un timbro di voce tale da essere uditi, di varie banalità tutte mirate alla conquista della rispettiva “Venere”. Soffermiamoci su uno dei tanti approcci e di cui ho ancora viva memoria, anche se riferito a qualche episodio accaduto qualche anno più tardi nelle medesime circostanze. I retro dialoghi furono più o meno questi: “Hai visto Nicola, che le abbiamo ritrovate queste due bambole? Te lo dicevo io di non disperare”. “Si Gondar, in effetti, ero piuttosto pessimista, ma ora, ringraziando il cielo, sono qui davanti a noi”. “Che sogno di ragazze, potevi mai sperare di più?”. “Pensa te, stavo per dirti di tornarcene a casa, tanto la serata poteva considerarsi conclusa. Meno male che mi hai convinto a restare”. “Senti Nicola, loro sanno i nostri nomi, ma tu hai idea come si possano chiamare?”. “Io penso sia sufficiente chiederglielo. Non ci sarebbe alcun male se ci dicessero come si chiamano. Almeno questa notte, al momento di addormentarci, potremo pensare a loro chiamandole per nome”. “E’ un’ottima osservazione, Nicola, sarebbe bello. Pensa, sarebbe ancora più bello poterci addormentare immaginando che anche loro si addormentassero con i nostri nomi. Non sarebbe fantastico?”. “Allora, gentili fanciulle, ci dite, vi prego, i vostri nomi? Io mi chiamo Gondar ed il mio amico si chiama Nicola”. Dopo un breve concitato dialogo sottovoce tra le due, finalmente la prima ci accontentò dicendo “Io sono Maria”. “Io sono Rosalba” le fece eco l’altra. Rotto il ghiaccio, ci affiancammo, felici, ai rispettivi lati e giù a parlare, a dire, a discorrere, ad esporre, a conversare, a cincischiare, a concionare. Tutto questo, nella lingua italiana o pseudo tale appena appresa tra i banchi di scuola. Debbo dire che questa lingua ancora “sconosciuta” faceva presa, addomesticava, affascinava, ammaliava, incantava, confondeva. Insomma era come quell’apriti Sesamo dei famosi quaranta ladroni. Funzionava. Ed il bello è che le parole uscivano dalle nostre labbra come un fiume in piena, in giusta sintonia con il ritmo forsennato del battito cardiaco che lavorava a più non posso. Intanto l’estate stava finendo e l’apertura delle scuole era ormai prossima. E l’incontro con il mitico personaggio Elvis Presley era anch’egli sulla soglia dei miei occhi. (continua)

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 14-01-2008 08:58
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  #195  
Vecchio 13-01-2008, 20:37
Gondar Gondar Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis Presley: l’Extra Terrestre

Il primo amore di Elvis
(2^ parte)

(1^ Parte a pag 18 post.n. 177)

Tutti i timori e le trepidazioni di Elvis ebbero termine, come già ampiamente descritto dalla stessa Dixie, con il tanto atteso incontro della sera prima alla pista di pattinaggio del “Rainbow Rollerdrome” di Memphis. Rientrò a casa quella fredda domenica notte quando si erano fatte le 1,30 del mattino. Elvis non prese facilmente sonno quella notte pensando alla sua Dixie, a quanto fosse bella, per come era stata affettuosa, carina e deliziosa in quel primo fantastico incontro e di quanto ella si dimostrasse ben disposta ad ascoltarlo. E quel che gli fece emettere un sospiro di sollievo e di gratitudine fu che ella pendesse completamente dalle sue labbra. Gli piaceva, inoltre, quel suo sguardo arrendevole , quel sorriso luminoso, quel suo modo di entusiasmarsi, quel modo di approcciarsi, di stringersi e di offrirsi a lui.
E poi quella bocca voluttuosa modellata a forma di cuore che gli faceva venire una voglia indicibile di coprirla di baci, di carezze, di succhiarne l’essenza per abbandonarsi poi alle innocenti trepidazioni di lei. “Oh Dio mio”, si chiedeva, “se questo è l’amore, fa’ che io possa affogare in questo dolce sentimento e per l'immensa felicità che mi pervade”. E finalmente a notte fonda si addormentò cullato dalla mano di Cupido. Il mattino si svegliò quando erano ormai le 11,30. Nonostante mamma e papà avessero fatto di tutto per non svegliarlo quando uscirono per recarsi a messa, Elvis era ormai già sveglio, realizzando che non faceva più in tempo a recarvici anche lui. Nonostante sapesse che era già pronta la colazione preparata con amore dalla cara mamma, Elvis volle indugiare mettendosi a sedere al lato del letto. Senza accorgersene e con un movimento meccanico, imbracciò la chitarra e si mise ad accarezzarne le forme, facendo scivolare la mano destra sulle sue curve, mentre le dita dell’altra si appuntarono sulle corde producendo nel silenzio della stanza un sottofondo musicale di meravigliosi accordi dettati da un cuore colmo d’amore. Era praticamente in estasi quella fredda domenica mattina di gennaio. Con la visione di Dixie nella mente, si mise a cantare il brano “Little Girl Blue” che aveva sentito diverse volte dalla famosa cantante Jony James, che lui adorava e le cui parole gli erano rimaste impresse, e che gli venne quasi automaticamente di eseguirla. Ascoltando Joni, sforziamoci di immaginare come l'avrebbe eseguito Elvis.





Era talmente preso da tali sentimenti che dimenticò di fare colazione. Rimediò subito versando del latte in una tazza e lo bevve tutta d’un fiato, tornando a sedersi sul suo letto. “Chissà cosa avrà pensato Dixie” si chiese Elvis, “non vedendomi a messa questa mattina”. Un improvviso pensiero lo assalì e, dopo aver guardato l’orologio che segnava le 12,15, si precipitò al telefono e chiamò la zia di Dixie, dato che la famiglia Locke non aveva il telefono. I Presley invece si erano fatto installare l’apparecchio telefonico qualche mese prima e da allora tutto sembrò molto più semplice risolvere taluni problemi. Gli rispose appunto la zia di Dixie che si mise a chiamarla bussando alla porta accanto. Dixie si precipitò all’apparecchio scrollandosi di dosso tutti i timori che l’avevano sino a quel momento pervasa e la delusione provata non avendolo visto in chiesa. Senza rendersene conto, stettero oltre mezz’ora a parlare sottovoce dichiarando reciprocamente tutto l’amore che provavano l’uno verso l’altra. Nel notare sua mamma Gladys entrare in casa, mentre suo padre Vernon si era fermato a parlare con un suo amico all’uscita dalla chiesa, Elvis credette opportuno salutare con una certa apprensione la sua amata, non prima di essersi assicurato che si sarebbero visti in serata per andare a cinema. Appoggiò il telefono sulla cornetta e, mentre rifletteva sul fatto che era giunto il momento di informare sua madre circa gli ultimi accadimenti, andò ad abbracciarla con il solito slancio. Gladys, intercettando il pensiero di suo figlio, gli chiese con dolcezza: “Sei rientrato piuttosto tardi questa notte, El, non ho chiuso occhio fino al tuo rientro. C’è qualcosa che mi devi dire a proposito?”. “Oh, sì, mamma”, rispose con eccitazione suo figlio. “Sai, ieri sera sono stato in compagnia di una ragazza che ho conosciuto al corso sullo studio della Bibbia. Forse questa volta ho trovato la ragazza che fa per me e sono sicuro che ti piacerà”. “L’avevo immaginato sin da ieri” gli fece eco la madre, “quando ti ho visto lustrare la macchina come tu non avevi mai fatto prima. E poi sei stato in silenzio per tutta la giornata, senza contare che prima di uscire ieri sera avrai cambiato “look” due o tre volte e dedicato tanto di quel tempo per metterti a posto quei tuoi capelli. A parte questo, sai bene quanto io desideri che ti trovi una brava ragazza. A proposito, El, come si chiama?”. “Si chiama Dixie. Dixie Locke, e non abita tanto lontano da noi. Comunque, mamma, non mi va che tu mi stia a controllare in ogni momento. Non sono più un bambino e so badare come si conviene a me stesso”. “Vabbè’ come vuoi”, rispose imbronciata Gladys, “se ti dà tanto fastidio, vorrà dire che d’ora in poi guarderò da tutt’altra parte” e gli girò le spalle, ritenendosi offesa. “Ma no, mamma, che hai capito”, riprese Elvis molto preoccupato ed amareggiato per averle procurato dolore e stringendola a sé le sussurrò “su, non ti crucciare e se puoi scusami. Tu puoi badare a me come hai sempre fatto, solo che a volte vorrei che tu ti renda conto che ormai sono grande. Che sono insomma un uomo, mamma” e la baciò teneramente sul collo. Gladys, ripresasi dal breve rincrescimento, lo guardò negli occhi e riprese domandando: “Quando pensi di presentarla a me e a tuo padre? Sai, tuo padre ti vuole bene forse più di me, ci tiene molto a te anche se non te lo dà molto a vedere. Quando non ci sei, non fa che parlarmi di te, del tuo nuovo lavoro, se ne sei contento. Poi debbo confessarti e, bada bene che questo che ciò sto per dirti deve rimanere un segreto fra me e te, a lui dispiace molto che tu debba dare tutta la paga a noi ed essere l’unico in questo momento a provvedere al nostro fabbisogno e si dispera per il fatto che non possa lavorare per questi benedetti dolori che ha alla schiena. Spero che tutto questo finisca presto, figlio mio”. E si sedette al tavolo reggendosi la fronte con una mano. “Ascolta, mamma”, fece Elvis sedendole accanto “è meglio chiarire una cosa una volta per tutte. Io sto bene, non mi manca nulla. Dalla paga settimanale mi trattengo un dollaro e mezzo e, credimi, mi bastano e mi avanzano pure parecchi centesimi. E poi, se certi miei progetti dovessero andare per il verso giusto, tutti questi sacrifici avranno termine, te lo giuro mamma”. Gladys considerò: “Tu sogna quanto vuoi, figlio mio, ma se questi sogni dovessero significare la messa in atto di cattive azioni, ricordati che perderesti per sempre me e tuo padre, senza contare che mi faresti sanguinare il cuore”. Elvis precisò: “No, Love, non giocare sulle mie parole, ho parlato di progetti leciti, anche se difficili da perseguire, e non di quelle brutte cose che stai pensando, mamma. Lo sai che non ne sarei mai capace. Stai tranquilla ed abbi solo fiducia, esattamente come hai sempre fatto sino ad ora”. Arrivato nel frattempo papà Vernon, Elvis lo salutò e si misero a tavola e, dopo aver tutti e tre in piedi proferito la preghiera di ringraziamento al Signore, consumarono il solito essenziale pasto domenicale. Il pomeriggio, dopo aver dato un’ultima lustratina alla sua Lincoln, si sedette con la chitarra nel cabinato della vettura e si mise a strimpellare un gioioso motivo di Eddy Arnold, uno dei suoi cantanti preferiti, molto in tema alla sua trepidazione dato che non vedeva l’ora di poter incontrare la sua dolce Dixie. Ascoltando Arnold immaginiamo come l’avrebbe eseguito il futuro mito.





Si erano fatte le 17,00. Chiuse la portiere della Lincoln, si precipitò in bagno ad imbellettarsi avendo particolare cura nel distribuire tra i suoi capelli ribelli due ed anche tre tipi di olio vegetale indispensabili per tenerli raccolti come piaceva a lui, per poi pettinarli ripetutamente. Doveva essere più che mai presentabile agli occhi della sua bella Dixie Locke. Terminato l’inevitabile ma indispensabile rituale, dopo essersi dato un’ultima accurata occhiata nello specchio, si proiettò nella macchina e si dileguò nell’oscurità della sera al grido di “sto arrivando, dolcissimo amore mio”. (Continua).


Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 14-01-2008 09:01
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  #196  
Vecchio 13-01-2008, 21:21
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WOWW Gondar, sei proprio un poeta!!! Grazie!!!Comincia bene quest'anno nuovo!!!Continua, ti prego.
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  #197  
Vecchio 14-01-2008, 09:07
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WOWW Gondar, sei proprio un poeta!!! Grazie!!!Comincia bene quest'anno nuovo!!!Continua, ti prego.
Ne avevo davvero bisogno. Grazie, Wonder cara. Gondar.
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  #198  
Vecchio 15-01-2008, 12:10
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Bravo Gondar!!!!!!!!!!
Finalmente il racconto continua!!!!!!

Non posso fare altro che spronarti sempre nel continuare a scrivere perchè ormai questo topic è diventato per me tappa fissa!!!
Sicura di trovare sempre un bellissimo racconto che a volte mi emoziona così tanto che non nego che perdo qualche lacrimuccia.
P.S. grazie di avermi suggerito il copia, incolla... io non ci avevo mai pensato!!!
Aspettando il seguito... ti faccio ancora i miei più sinceri complimenti!!! E ricorda c'è una ragazza al di qua dello schermo sempre ansiosa di leggere i tuoi bellissimi racconti. Ciao. Crispi.
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  #199  
Vecchio 15-01-2008, 15:25
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Elvis non prese facilmente sonno quella notte pensando alla sua Dixie, a quanto fosse bella, per come era stata affettuosa, carina e deliziosa in quel primo fantastico incontro e di quanto ella si dimostrasse ben disposta ad ascoltarlo. E quel che gli fece emettere un sospiro di sollievo e di gratitudine fu che ella pendesse completamente dalle sue labbra. Gli piaceva, inoltre, quel suo sguardo arrendevole , quel sorriso luminoso, quel suo modo di entusiasmarsi, quel modo di approcciarsi, di stringersi e di offrirsi a lui.
E poi quella bocca voluttuosa modellata a forma di cuore che gli faceva venire una voglia indicibile di coprirla di baci, di carezze, di succhiarne l’essenza per abbandonarsi poi alle innocenti trepidazioni di lei. “Oh Dio mio”, si chiedeva, “se questo è l’amore, fa’ che io possa affogare in questo dolce sentimento e per l'immensa felicità che mi pervade”.


Gondar.

Carissimo Gondar...qua c'è davvero da rabbrividire...di passione!!!
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  #200  
Vecchio 15-01-2008, 18:31
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Bravo Gondar!!!!!!!!!!

Non posso fare altro che spronarti sempre nel continuare a scrivere perchè ormai questo topic è diventato per me tappa fissa!!!
SONO D'ACCORDO CON TE CRISPI!! I TOPIC "ELVIS:L'EXTRA TERRESTRE" DI GONDAR E "IL DIARIO DI ELVIS" DI HURT, SONO I PRIMI DUE TOPIC CHE VADO A VISITARE OGNI GIORNO!!
CONTINUATE COSI' AMICI!!!!
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  #201  
Vecchio 15-01-2008, 19:38
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Bravo Gondar!!!!!!!!!!
Finalmente il racconto continua!!!!!!

Non posso fare altro che spronarti sempre nel continuare a scrivere perchè ormai questo topic è diventato per me tappa fissa!!!
Sicura di trovare sempre un bellissimo racconto che a volte mi emoziona così tanto che non nego che perdo qualche lacrimuccia.
P.S. grazie di avermi suggerito il copia, incolla... io non ci avevo mai pensato!!!
Aspettando il seguito... ti faccio ancora i miei più sinceri complimenti!!! E ricorda c'è una ragazza al di qua dello schermo sempre ansiosa di leggere i tuoi bellissimi racconti. Ciao. Crispi.
Grazie, Crispi, per le tue espressioni di calore. Vorrei scrivere di più, ma non sempre sono in vena. E poi ho troppo rispetto per voi tutti per postarvi uno scritto svogliato. Tuttavia, vi chiedo solo un po' di pazienza ed io ve ne sarò sempre grato. Gondar.
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  #202  
Vecchio 15-01-2008, 19:48
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SONO D'ACCORDO CON TE CRISPI!! I TOPIC "ELVIS:L'EXTRA TERRESTRE" DI GONDAR E "IL DIARIO DI ELVIS" DI HURT, SONO I PRIMI DUE TOPIC CHE VADO A VISITARE OGNI GIORNO!!
CONTINUATE COSI' AMICI!!!!
Tu, cara Perlanera, assieme alle care amiche Deliziosa Crispi Rosanna e Wonder, continuate a infondermi tanta di quella grinta che non credo che porrò la parola "fine" a questo racconto tanto facilmente. Peggio per voi. Gondar.
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  #203  
Vecchio 16-01-2008, 11:24
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Ciao Gondar non ti preoccupare noi aspettiamo!!!!!!!
Quando non ti senti in vena pensa a noi!!!!!
Un grosso abbraccio!!!!
Ciao.Crispi.
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  #204  
Vecchio 16-01-2008, 15:23
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Tu, cara Perlanera, assieme alle care amiche Deliziosa Crispi Rosanna e Wonder, continuate a infondermi tanta di quella grinta che non credo che porrò la parola "fine" a questo racconto tanto facilmente. Peggio per voi. Gondar.

E tu non finirlo mai!!! Dove c'è Elvis non c'è mai una fine!!!
Gondar sei tutti noi!!! Ciao
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  #205  
Vecchio 16-01-2008, 21:48
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aspetteremo gondar!! avremo tanta pazienza, perchè sappiamo che ne sarà valsa la pena! segui il consiglio di crispi, quando non ti senti in vena pensa a noi e fai un piccolo sorriso. un bacione da perla!!!
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  #206  
Vecchio 17-01-2008, 16:59
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Ciao Gondar non ti preoccupare noi aspettiamo!!!!!!!
Quando non ti senti in vena pensa a noi!!!!!
Un grosso abbraccio!!!!
Ciao.Crispi.
Adesso, ad esempio, sto pensando a voi. E mi carico. Gondar.
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  #207  
Vecchio 20-01-2008, 11:57
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Ciao Gondar!!!!!!!!
Guarda che ti sento carico!!!!!!!!!!

Ciao. Crispi.
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  #208  
Vecchio 20-01-2008, 15:29
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Ciao Gondar!!!!!!!!
Guarda che ti sento carico!!!!!!!!!!

Ciao. Crispi.
Ma, ultimamente cara Crispi, è bastato davvero poco per buttarmi giù. Il brutto è che per scaricarsi è stato sufficiente un attimo, ma per risalire la china temo che mi occorreranno ore se non giorni. Valla a capire la psiche umana. Ciao. Gondar.
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  #209  
Vecchio 20-01-2008, 18:38
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Ma, ultimamente cara Crispi, è bastato davvero poco per buttarmi giù. Il brutto è che per scaricarsi è stato sufficiente un attimo, ma per risalire la china temo che mi occorreranno ore se non giorni. Valla a capire la psiche umana. Ciao. Gondar.
Mi spiace Gondar. Vuol dire che aspetterò, non ti preoccupare!!!
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  #210  
Vecchio 20-01-2008, 21:34
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Predefinito Re: Elvis Presley: l’Extra Terrestre

Questa parte del racconto la voglio oggi dedicare al nostro caro e giovane amico Angelo alias Clint Reno, per avere egli corso in mio aiuto in vari momenti di questo racconto fornendomi alcuni tasselli indispensabili.

E così Elvis e Dixie furono al loro secondo appuntamento quella domenica sera ed il mercoledi successivo al terzo, durante i cui “rendez-vous” dedicarono quasi tutto il tempo alla reciproca conoscenza, alla narrazione delle rispettive vicende, al loro modo di vivere il quotidiano, alle loro abitudini, al rapporto con i propri genitori e parenti. Convennero infine, prima di rintanarsi in un cinema, che il sabato successivo Dixie lo avrebbe presentato ai suoi genitori, cosa che Elvis si sentì in dovere sin dal primo momento di fare. Mettiamoci quindi comodi, cari amici lettori, rilassandoci sulla poltroncina delle nostre postazioni, e gustiamoci la scena che caratterizzò questo incontro dal sapore insolito. Il nostro futuro mito giunse all’ora convenuta a casa di Dixie che, al rombo della Lincoln, si precipitò sulla soglia di casa a riceverlo. Sebbene Dixie avesse più volte descritto a sua madre la fisionomia ed il carattere del suo partner, quando Elvis le apparve davanti temette, vedendolo per la prima volta con gli occhi dei suoi genitori, che avrebbe sortito un effetto non proprio positivo. Eh già, proprio così. Elvis si conciava in maniera assai diversa dai suoi coetanei. Ma, Elvis, si sentiva intimamente un diverso. Riflettiamo insieme con questo cortometraggio.





Innanzitutto i suoi lunghi capelli impomatati cui spiccava prepotente sulla fronte un ciuffo pronunciato. Non gli stava mai fermo sulla fronte, a volte gli cadeva a sinistra, a volte di lato a destra e talvolta gli copriva quasi tutta la fronte mentre la sua mano irrequieta cercava in ogni momento di imporgli la giusta collocazione. Il temperamento poi era qualcosa di inverosimile; non stava mai fermo, si muoveva continuamente ora su una gamba ora sull’altra e le stesse mani sembravano che avessero il compito di accertarsi che tutto, sul suo corpo, fosse in ordine, tanto erano nervose. E poi l’abbigliamento. I colori predominanti erano solitamente il rosa e il nero. Infatti quel pomeriggio indossava un pantalone nero a tubo con due bande laterali di colore rosa, una camicia dai colori vivaci quadrettata, una giacca rosa pallido e le scarpe di velluto marrone. Dopo essersi scambiati un soave sorriso e presi per mano, Dixie lo introdusse in casa e, fermandosi oltre l’uscio di casa, esclamò “Mamma, papà, Elvis è qui. Potete venire un attimo?”. Vediamo intanto cosa ne pensa Celine Dion dell'amore.




Apparve prima suo padre, un omone alto quasi due metri, con delle spalle enormi da impressionare chiunque, con uno sguardo severo penetrante ed impassibile, mentre Elvis cercò di assumere un aspetto di accondiscendenza e di rispetto , contemporaneamente da dietro l’omone fece capolino come dal nulla sua moglie, una donna minuta e piccola di statura, un volto belloccio, con stampato sul viso un malcelato sorriso da far invidia alla Gioconda del signor Da Vinci per quanto fosse stupita. “Papà, mamma, questo è il Signor Presley”, annunciò Dixie con un fare di circostanza, “Elvis, questi sono i miei genitori”. Dopo essersi stretti la mano, seguì un attimo di imbarazzante silenzio che denotava la sorpresa da parte dei Locke. Dopo uno sguardo di intesa con suo marito, la donna si eclissò nell’altra stanza trascinandosi con sé sua figlia che fece appena in tempo a rivolgere un sorriso di incoraggiamento ad Elvis. “Ma figlia mia, che ti sei impazzita a metterti con un tipo del genere?” ebbe subito a dire con severità la signora Locke una volta chiusa la porta alle sue spalle, “ma non hai visto che razza di capelli lunghi ha e come se li è conciati, senza parlare poi del vestito da giullare. E’ ridicolo. Dimmi, come hai potuto?”. "Mamma, ma non hai pensato che a me possa piacere?” incalzò la figlia, “che lo trovo meraviglioso e che dopotutto l’ho incontrato in chiesa? Ti prego mamma, non essere troppo severa con lui. E’ un bravo ragazzo e io lo amo. Lo amo, capisci?”. La Signora Locke, apparentemente rassegnata, si girò di spalle e toccandosi la fronte con una mano replicò piagnucolando “chissà come la prenderà tuo padre di là. Che guaio, oh che guaio”. Mentre si facevano queste considerazioni tra madre e figlia, si sentì improvvisamente provenire dalla stanza attigua un forte rumore di sconquasso seguito da un energico tonfo sul pavimento. Facciamo ora un piccolo salto indietro. Mentre le due donne si furono appartate nella stanza da letto, il signor Locke invitò il nuovo venuto a sedersi su una sedia del soggiorno prendendo egli stesso posto su un’altra. “Come hai detto che ti chiami?” esordì l’omone; “Elvis, signore. Elvis Presley” rispose il ragazzo scattando in piedi. “No, resta seduto, non è il caso di formalizzarsi. Dimmi un po’, mia figlia mi ha detto che vi siete conosciuti in chiesa, è così?”. “Sissignore”, rispose pronto il candidato genero. “Bene” riprese il Signor Locke “questo mi dovrebbe lasciare relativamente tranquillo….voglio dire… che mi aspetto il tuo assoluto rispetto per mia figlia, dico bene?”. “Sissignore”, bofonchiò arrossendo Elvis, “e che non ti lascerai tentare di farle del maaaaale…… scrath…….puff”, non terminò la frase quando, nell’attimo di appoggiare una gamba a cavallo dell’altra, la sedia cedette in tanti pezzi mentre la poderosa parte bassa del poveruomo sbattè miseramente sul pavimento da avere l’impressione di essersi scontrato con un universo fatto di stelle cadenti. Elvis lo soccorse con un balzo felino ma giusto in tempo per afferrarlo per la giacca da cui si divelsero un paio di bottoni. Tale slancio aveva evitato che la testa squadrata e massiccia del signor Locke sbattesse rovinosamente sul pavimento. Fu a questo punto che madre e figlia fecero il loro ingresso nel soggiorno ed alla vista del marito a terra con il giovanotto che lo prendeva per il bavero, la signora Locke, accecata dal risentimento, si scagliò contro Elvis prendendolo a calci, pugni e schiaffi, gridando a squarciagola “lascia stare mio marito, hai capito? come ti permetti di picchiarlo?” , ritenendo che ci fosse stata una zuffa tra di loro. “No, mamma, che stai facendo?” implorò disperata Dixie, “non fare del male ad Elvis” e la afferrò per la vita trascinandola più in là. Elvis era sconvolto , si tirò più volte ciuffo e capelli all’indietro non riuscendo ancora a capire quello che stava succedendo, si mise a posto il vestito dopo essersi stiracchiato in qualche modo la camicia. Per un attimo credette che lui potesse essere stata la causa della reazione della donna e le chiese addirittura scusa per non avere fatto in tempo ad evitare l'incidente. Il Signor Locke, ripresasi dal momentaneo stordimento e, realizzando l’equivoco della moglie, si sollevò da terra, strinse con forza la mano al giovanotto per averlo soccorso al momento giusto regalandoli addirittura un sorriso che valeva più di mille approvazioni circa il suo futuro rapporto con sua figlia. La signora Locke, imbarazzata non poco per ciò che aveva fatto, si avvicinò ad Elvis, gli accarezzò il viso ancora spaurito con le mani il viso, gli chiese scusa con le lacrime agli occhi e lo baciò sulla guancia mentre Dixie gli si strinse forte sul fianco dandogli anche lei un dolce schiocco di gratitudine.
Ricevuta intanto tacita autorizzazione dai suoi, Dixie prese per mano Elvis, lo trascinò con lei fuori di casa e si diressero verso la macchina. Appena nei pressi, Elvis realizzò che doveva ottemperare a qualcosa di importante. Sfilò dal dito mignolo l’anello che aveva acquistato da un negozio sulla Beale Street il giorno prima, prese con dolcezza la mano di Dixie tra le sue e, infilando l’anello nell’anulare di Dixie, le disse con tenerezza “amore, questo mio gesto vuole significare che ora tu ed io siamo una coppia e che nulla e nessuno potrà mai separare”. La giovane, dopo un attimo di stupore misto a felicità, lanciò una languida occhiata prima alla sua mano resa preziosa da quel piccolo cerchio luminoso, poi quello stesso sguardo lo trasferì compenetrandosi negli occhi azzurri di Elvis, finendo per dire “Oh, Elvis, mio caro”. Ed offrendogli le sue labbra, si fece preda dell’impeto passionale di lui. Questa scena non se la persero i signori Locke che avevano seguito, attraverso la finestra, la fuga dei due giovani. La Signora Locke, appoggiandosi sospirosa alla spalla del marito gli disse visibilmente commossa “Oh, com’è felice la nostra Dixie. Speriamo che non abbia a soffrire, povera piccola”. “Non credo, cara, che quel ragazzo possa farle del male”, rispose il marito, “l’istinto mi dice che quel tipo lì è un bravo ragazzo” e incamminandosi verso l’interno della casa, si bloccarono davanti alla sedia rotta. Si guardarono un attimo negli occhi e, tornata loro in mente la dinamica dell’accaduto, proruppero in una fragorosa quanto interminabile risata. (continua).

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 30-01-2008 19:54
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  #211  
Vecchio 21-01-2008, 17:06
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre


Se fosse capitato a me quello che è successo a Elvis, non sarei riuscita a trattenermi dalle risa, mancando probabilmente di rispetto!!
Ma sicuramente non sarei riuscita a trattenermi!!!

Ciao. Crispi.

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  #212  
Vecchio 03-02-2008, 20:24
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Il primo amore di Elvis
(3^ parte)

(2^ Parte pag. 20 - post n. 195)

Questa parte del racconto la voglio oggi dedicare al nostro caro e giovane amico Paul1, per avere egli corso in mio aiuto regalandomi qualcosa di "auscultabile" che cercavo invano da moltissimi anni. Grazie Paul.

Il nostro mito Elvis Presley, dopo aver fatto accomodare Dixie nella macchina e chiuso lo sportello del lato passeggeri, si sedette alla guida della Lincoln e, sospinto da una indicibile energia, partì sfrecciando in direzione di McKellar Lake, nella parte sud ovest della città. Una incontrollabile energia vitale lo portò letteralmente ad emettere possenti gorgheggi scandendo, con le dita della mano destra, con le gambe, con la testa dalla folta chioma ribelle e con la chiamata a raccolta di ogni nervo del suo corpo, a lanciarsi con la sua voce prorompente in un ritmo scatenato che faceva così: Well, that's all right, mama / That's all right for you / That's all right mama, just anyway you do / Well, that's all right, that's alright./ That's all right now mama, anyway you do / Well, mama she done told me, / Papa done told me too / Son, that gal your foolin' with, / She ain't no good for you' / But that's all right, that's all right. / That's all right now mama, anyway you do / I'm leavin' town now baby / I'm leavin' town for sure / Well, then you wont be bothered with / Me hangin' 'round your door / But, that's all right, that's all right. That's all right now mama, anyway you do / I done a di-di di-di-di-di di-di-di-di di-di-di-di I don't need your lovin', that's all right. / That's all right now mama, anyway you do”.

Si trattava della canzone “That's all right mama” il cui disco a 78 giri, appena lo ebbe sentito alcuni giorni prima alla radio WHBQ nel corso di un programma di Dewey Phillips, era corso subito ad acquistarlo. La canzone era stata scritta ed interpretata da un cantante di colore di nome Arthur Crudup. Mai avrebbe osato Elvis registrarla presso gli studi di Sam Phillips sapendo bene quale fosse la provenienza di quella canzone. Era infatti subcoscientemente convinto che quel brano, o qualunque altro brano appartenente alla cultura musicale nera, se fosse stato eseguito da un bianco avrebbe con molta probabilità suscitato una reazione negativa da parte del discografico. Povero caro Elvis, se avesse solo saputo che Sam era alla ricerca di un tassello mancante e che quel tassello era proprio lui, la storia del rock avrebbe avuto quasi certamente un inizio più precoce. Ascoltiamolo intanto questo fantastico brano dalla viva voce di Arthur Crudup.




Elvis non poteva sapere, nè avrebbe mai potuto immaginare che proprio questa canzone avrebbe fatto impazzire qualche mese più tardi l’America intera. Non è un segreto affermare che nell’epoca in narrazione, c’era una netta distinzione tra la musica dei bianchi, che era anche quella più diffusa e la più seguita, e quella dei neri considerata, a torto, di basso livello . I bianchi del sud producevano musica tradizionale che comprendeva anche le svariate ballate nonché la musica Hillbilly da cui poi derivò nella metà degli anni cinquanta la musica country. I neri d’America producevano invece il R & B e i Gospels, questi ultimi eseguiti durante i riti religiosi nelle chiese cattoliche. A quel tempo era impensabile ed improponibile una fusione tra questi generi. Ergo, tra le due culture vi era una netta ed inconciliabile distinzione. E qui non possiamo davvero fare a meno di chiamare in causa ancora una volta quel filone di Sam Phillips. Costui aveva dedicato gran parte della sua vita all’affannosa ricerca di individuare il modo – perché era convinto che doveva pur esserci un modo - di poter divulgare la musica nera nel mondo dei bianchi.



Si dice che ogni anno, a primavera, Sam si recasse nei campi di cotone per registrare quella musica e quel ritmo decisamente diversi ed accattivanti di quelle creature costrette a stare ore ed ore riverse sulla terra per zappare solco su solco per poi seminare granelli di “gossypium” negli sterminati campi di cotone. Non a caso, egli non si perdeva mai un concerto dei quartetti neri, era sempre stato un assiduo frequentatore delle loro performance perché fortemente innamorato del valore e della bellezza della musica afroamericana, in quanto l’aveva da sempre ritenuta genuina e spontanea. Egli era certamente un precursore dello stile musicale che stava per nascere, potendo tranquillamente affermare, seppure con il senno di poi, che sapeva guardare molto al di là del proprio naso. Aveva ben in mente cosa potesse rappresentare quella cultura, anche se non sapeva ancora come poterla proporre. Beh, dato che la faccenda si fa un tantino complicata, mi conviene lasciare Sam a cuocere nel suo brodo per ritornare con un acrobatico salto mentale all'emozionante momento che stanno attraversando i nostri due innamorati.

Elvis era decisamente elettrizzato per come si erano svolte le cose in casa di Dixie. Era felice a tal punto da non crederci ancora. Ora aveva una ragazza, si chiedeva, una adorabile ragazza con cui condividere ansie, progetti e sogni. E mentre proseguiva a cantare freneticamente, prese più volte la mano della sua compagna baciandola con amore senza distogliere lo sguardo dalla strada. E al ritmo di quella canzone si muoveva, si agitava, si contorceva, si dibatteva tamburellando freneticamente le dita sul cruscotto in metallo cromato. E Dixie che, scivolandogli di fianco, si stringeva sempre di più fino ad avvertire tutta l’intensità vibrante del corpo di lui. Realizzò che questo era un lato di Elvis che ancora non conosceva; ebbe modo di constatare che la musica riusciva a trasformarlo totalmente, il suo viso si illuminava a tal punto da sembrare un altro, mentre la timidezza, caratteristica principale del suo innamorato, si dileguava in un istante per lasciare il posto ad una sfrontata audacia. Di una cosa ella fu certa: di tale effetto, di questa sua esplosione di felicità, lei non poteva che esserne la causa scatenante se non addirittura di esserne l’unica ragione. E non le fu difficile modulare le sue sensazioni a quelle seppur eclettiche del suo compagno. Anche lei si muoveva gioiosa al ritmo vertiginoso scaturente dalla felicità del suo uomo e ne era parte attiva, fino a schioccare le mani con una puntuale cadenza. E mentre era nella piena euforia canterina, Elvis ogni tanto le rivolgeva uno sguardo, meravigliato ed estasiato per ciò che era riuscito a trasmetterle. La sua Dixie si muoveva perfettamente all’unisono con lui, nonostante l'impetuoso scandire di quei versi. Giunti al lago, Elvis fermò la macchina strappando letteralmente la chitarra dai sedili posteriori, se ne impossessò ponendola tra le ginocchia e le lunghe braccia, portando così a termine quella canzone che meglio si addiceva al suo animo inquieto. Elvis si rese conto di non averla mai cantata così bene quella canzone e che qualcosa in lui era scattato dato che la voce gli fuorusciva vibrante e potente, coinvolgendo anche il groppo che gli andava su e giù per la gola. Senza che se ne accorgessero, attorno alla macchina si era formato un nugolo di giovani coppie che, avendo interrotto il loro tubare tra le vicine macchie erbose, si erano avvicinate perché incuriosite da tale inaspettata rappresentazione. Ed Elvis continuò ancor più galvanizzato, se non sollecitato da rinnovata adrenalina, scese dalla macchina seguito subito da Dixie, scaricando tutta la sua energia su quelle povere corde, alcune delle quali cedettero, ponendo improvvisamente termine a quella spontanea e straordinaria performance. Seguirono addirittura alcuni applausi ed inaspettati complimenti per quel ritmo forsennato che Elvis aveva tirato fuori senza neanche rendersene conto. Posò la chitarra in macchina, borbottò loro qualcosa, finendo poi con un timido saluto. Cinse la sua Dixie con un braccio, allontanandosi per adagiarsi sull’erba in prossimità del lago. Da quel giorno i due colombi si videro ogni volta che poterono. Specie dopo che Elvis la portò a casa sua per farla conoscere ai suoi genitori. Non ci volle molto a Gladys per apprezzare il carattere e la bontà d’animo della candidata nuora. Dixie, dal canto suo, ebbe modo di constatare quanto madre e figlio fossero uniti e quanto dipendessero l’una dall’altro. E finì per volergliene un gran bene, considerato che ogni volta che Elvis la portava a casa sua, Gladys le confidava ogni dettaglio della vita di suo figlio e lei ne restava sempre più affascinata. Diventarono quindi grandi amiche, tanto da vedersi finanche in assenza di Elvis; e Gladys finì per considerarla come una figlia. Elvis e Dixie diverse volte parlarono volentieri di matrimonio in quanto erano convinti di essere fatti l’uno per l’altra. Solo che, al momento di decidere, una volta a causa di lei, una volta a causa di lui, si lasciavano travolgere da dubbi e timori che li portavano a rinviare la decisione alle volte successive. Tutti e due, però non potevano sapere che il destino aveva deciso per loro due percorsi diversi ed inconciliabili. (continua)

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 07-02-2008 15:41
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  #213  
Vecchio 05-02-2008, 09:31
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CHISSA' COME SAREBBE ANDATA, SE ELVIS AVESSE SPOSATO DIXIE...
MA QUALE E' STATO IL DESTINO DI DIXIE?
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  #214  
Vecchio 05-02-2008, 09:42
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molto meglio priscilla!!!
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  #215  
Vecchio 05-02-2008, 09:57
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GRAZIE GUITAR... MI HAI FATTO VENIRE L'IDEA PER UN NUOVO TOPIC . VAI A VEDERE NELLA SEZIONE "TUTTO ELVIS".
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  #216  
Vecchio 06-02-2008, 13:16
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....Si trattava della canzone “That's all right mama” il cui disco a 78 giri, appena lo ebbe sentito alcuni giorni prima alla radio WHBQ nel corso di un programma di Dewey Phillips, era corso subito ad acquistarlo. La canzone era stata scritta ed interpretata da un cantante di colore di nome Arthur Crudup....
Ciao Gondar, scusami, ma volevo chiederti un chiarimento: non riesco più a capire se questo è un racconto di fantasia o altro....
Il dubbio mi è sorto in quanto non mi ritrovo con l'ordine cronologico di alcuni avvenimenti.
Ti porto ad esempio quest'ultima tua citazione sulla canzone "That's All Right Mama"...Se non ricordo male, la versione di Arthur Crudup è del 1946, quindi non mi ritrovo con il periodo della frequentazione di Elvis con Dixie e l'acquisto del disco da parte di Elvis pochi giorni prima.....
Mi potresti spiegare perfavore? Grazie!

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  #217  
Vecchio 06-02-2008, 17:20
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Ciao Gondar, scusami, ma volevo chiederti un chiarimento: non riesco più a capire se questo è un racconto di fantasia o altro....
Il dubbio mi è sorto in quanto non mi ritrovo con l'ordine cronologico di alcuni avvenimenti.
Ti porto ad esempio quest'ultima tua citazione sulla canzone "That's All Right Mama"...Se non ricordo male, la versione di Arthur Crudup è del 1946, quindi non mi ritrovo con il periodo della frequentazione di Elvis con Dixie e l'acquisto del disco da parte di Elvis pochi giorni prima.....
Mi potresti spiegare perfavore? Grazie!

LISA
Pensavo, cara Lisa, di essermi documentato abbastanza prima di scrivere questo racconto. Nulla toglie però che io possa porvi rimedio nel caso abbia scantonato. Comunque vada la ricerca, ti ringrazio per la tua segnalazione. Intanto ti prego di dare una lettura a questo sito di Wikipedia e di leggere quanto viene in esso riportato. Fammi cortesemente sapere.

http://en.wikipedia.org/wiki/That's_All_Right_(Mama)

Gondar.
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  #218  
Vecchio 06-02-2008, 17:22
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Ciao Gondar, ho guardato il link che hai riportato, ma non ho trovato nulla. Cosa devo cercare precisamente?

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  #219  
Vecchio 06-02-2008, 17:33
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Ciao Gondar, ho guardato il link che hai riportato, ma non ho trovato nulla. Cosa devo cercare precisamente?

LISA
Riprova su questo

http://en.wikipedia.org/wiki/That%27...ght_%28Mama%29

dove troverai questo



"That's All Right Mama" was written and originally recorded by
Arthur Crudup in 1954 and is best known by Elvis Presley's version recorded later that year. Elvis' version of the song, was combined with "Blue Moon of Kentucky" as the B-side. Its catalogue number was Sun 209. The label reads "That's All Right" (omitting (Mama) from the original title), and names the performers as Elvis Presley, Scotty & Bill. Arthur Crudup is also listed on this label, giving him credit for authorship.entucky" as the B-side. Its catalogue number was Sun 209. The label reads "That's All Right" (omitting (Mama) from the original title), and names the performers as Elvis Presley, Scotty & Bill. Arthur Crudup is also listed on this label, giving him credit for authorship.

Scusami, Lisa, questo tipo di scrittura è stato prodotto in automatico. Gondar.
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  #220  
Vecchio 06-02-2008, 17:59
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“That's All Right Mama” - incisa da Elvis Presley lunedì 5 Luglio 1954
Scritta da: Crudup
Originariamente incisa da Arthur "Big Boy" Crudup nel 1946
Versione originale di Elvis Presley su: The Sun Sessions CD; The Complete 50's Masters 1
L’originale di Crudup era intitolato semplicemente "That's All Right." All’audizione con Sam Phillips, le cose per Elvis Presley non erano andate molto bene, fino a che, durante una pausa, Elvis Presley iniziò a fare questo pezzo, con il suo ritmo (fino a quel momento aveva cantato solo ballate). Scotty Moore e Bill Black si unirono a lui, Sam Phillips ne rimase piacevolmente sconvolto ed il resto è storia.
Elvis Presley non aveva mai pensato di “rubare” la musica ai negri, che l’avevano creata. Fu il primo. Fu anche il primo a dare loro il merito dovuto, come testimonia ciò che disse nel 1956: "La gente di colore, da molto prima che io la conoscessi, l’ha sempre cantata e suonata, come la sto facendo io adesso, Ero solito ascoltare il vecchio Arthur Crudup che colpiva la sua fisarmonica, nello stesso modo in cui lo faccio io adesso e dicevo, se mai un giorno arriverò dov’è lui e potrò sentirmi. come si sente il vecchio Arthur, allora sarò un musicista, come non è mai stato visto." Ciò che è interessate e che sembra che Crudup, in altre sue registrazioni, abbia usato diversi versi di "That's All Right", (ad esempio "I Don't Know It," che forse, è il pezzo che Elvis Presley ricordava), così si direbbe che abbia mescolato ciò, che si ricordava di pezzi precedenti. Vedi anche My Baby Left Me e So Glad You're Mine.
Ciao Gondar,
questo scritto, postato tempo fa dalla nostra Hurt nel topic sulla storia delle canzoni, è tratto da un sito - di cui puoi vedere il link nel suddetto topic - specializzato sulle canzoni incise da Elvis Presley, ma già precedentemente registrate da altri.
Inoltre sia Paul Simpson, autore della "Guida Completa ad Elvis Presley" e Peter Guralnick nel libro "L'ultimo Treno Per Memphis" danno chiari riferimenti circa il periodo storico di incisione del pezzo da parte di A. Crudup.
Se poi tutte queste persone si sono sbagliate...vorrà dire che segnaleremo loro l'errore commesso

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  #221  
Vecchio 06-02-2008, 18:20
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Ciao Gondar,
questo scritto, postato tempo fa dalla nostra Hurt nel topic sulla storia delle canzoni, è tratto da un sito - di cui puoi vedere il link nel suddetto topic - specializzato sulle canzoni incise da Elvis Presley, ma già precedentemente registrate da altri.
Inoltre sia Paul Simpson, autore della "Guida Completa ad Elvis Presley" e Peter Guralnick nel libro "L'ultimo Treno Per Memphis" danno chiari riferimenti circa il periodo storico di incisione del pezzo da parte di A. Crudup.
Se poi tutte queste persone si sono sbagliate...vorrà dire che segnaleremo loro l'errore commesso

LISA
Io comunque, cara Lisa, ho dato per valido ciò che scrive Wikipedia e tu sai che questo sito si modifica continuamente in base alla segnalazione dei collaboratori di mezzo mondo. Tu mi avevi chiesto dove l'avevo letto e io ti ho risposto. Certamente Simpson e Guralnick non sono in grado di aggiornarsi continuamente anche se si rendono conto di essere in errore e quindi per me fa fede il sito in questione. Fino a notizia contraria. Gondar.
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  #222  
Vecchio 06-02-2008, 18:31
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Gondar, nulla in contrario sulle tue convinzioni.
Giustamente ognuno attinge le informazioni dalle fonti che ritiene più attendibili.

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  #223  
Vecchio 06-02-2008, 19:08
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Gondar, nulla in contrario sulle tue convinzioni.
Giustamente ognuno attinge le informazioni dalle fonti che ritiene più attendibili.

LISA
Comunque, Lisa, ho già provveduto ad inviare a David Neale, responsabile del sito "Elvis Presley - The Original", una mail di chiarimento in merito. Appena riceverò la risposta, sarà mia cura postartela. Gondar.
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  #224  
Vecchio 07-02-2008, 07:57
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that's all right di elvis è del luglio 54,quella di cudrup è datata 1946 da diverse fonti...ho da sempre letto così...
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  #225  
Vecchio 07-02-2008, 11:22
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that's all right di elvis è del luglio 54,quella di cudrup è datata 1946 da diverse fonti...ho da sempre letto così...
Secondo quanto mi è dato da ricercare, Crudup l'ha scritta nel 1946 registrandola probabilmente due volte e l'ultima sembrerebbe incisa, stando a Wikipedia, nel 1954. Sto ancora impazzendo per coglierne la verità. Anzi, a questo proposito mi hai fatto venire un'idea. Gondar.
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  #226  
Vecchio 07-02-2008, 11:30
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sto cercando una foto del disco originale x scoprirne la data d'incisione ma nulla,non vi è foto...
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  #227  
Vecchio 07-02-2008, 11:37
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sto cercando una foto del disco originale x scoprirne la data d'incisione ma nulla,non vi è foto...
Guarda che la foto, anzi il videoclip, è stato giò postato ed è questo



Ma io non riesco a leggere quasi nulla. Gondar.
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  #228  
Vecchio 08-02-2008, 18:21
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LA NARRAZIONE

E'

TEMPORANEAMENTE

SOSPESA




Gondar.
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  #229  
Vecchio 08-02-2008, 18:38
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SPERO, CARO GONDAR, CHE LA SOSPENZIONE DURI POCO.....
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  #230  
Vecchio 26-02-2008, 19:07
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GONDARINO....MA QUANDO RITORNI?
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  #231  
Vecchio 04-03-2008, 15:00
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Ciao Gondar....ti aspettiamo in Forum!!!!!! Torna a scrivereeeeeeeeee
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