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Vecchio 20-01-2008, 15:29
Gondar Gondar Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

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Ciao Gondar!!!!!!!!
Guarda che ti sento carico!!!!!!!!!!

Ciao. Crispi.
Ma, ultimamente cara Crispi, è bastato davvero poco per buttarmi giù. Il brutto è che per scaricarsi è stato sufficiente un attimo, ma per risalire la china temo che mi occorreranno ore se non giorni. Valla a capire la psiche umana. Ciao. Gondar.
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  #2  
Vecchio 20-01-2008, 18:38
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

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Ma, ultimamente cara Crispi, è bastato davvero poco per buttarmi giù. Il brutto è che per scaricarsi è stato sufficiente un attimo, ma per risalire la china temo che mi occorreranno ore se non giorni. Valla a capire la psiche umana. Ciao. Gondar.
Mi spiace Gondar. Vuol dire che aspetterò, non ti preoccupare!!!
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  #3  
Vecchio 20-01-2008, 21:34
Gondar Gondar Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis Presley: l’Extra Terrestre

Questa parte del racconto la voglio oggi dedicare al nostro caro e giovane amico Angelo alias Clint Reno, per avere egli corso in mio aiuto in vari momenti di questo racconto fornendomi alcuni tasselli indispensabili.

E così Elvis e Dixie furono al loro secondo appuntamento quella domenica sera ed il mercoledi successivo al terzo, durante i cui “rendez-vous” dedicarono quasi tutto il tempo alla reciproca conoscenza, alla narrazione delle rispettive vicende, al loro modo di vivere il quotidiano, alle loro abitudini, al rapporto con i propri genitori e parenti. Convennero infine, prima di rintanarsi in un cinema, che il sabato successivo Dixie lo avrebbe presentato ai suoi genitori, cosa che Elvis si sentì in dovere sin dal primo momento di fare. Mettiamoci quindi comodi, cari amici lettori, rilassandoci sulla poltroncina delle nostre postazioni, e gustiamoci la scena che caratterizzò questo incontro dal sapore insolito. Il nostro futuro mito giunse all’ora convenuta a casa di Dixie che, al rombo della Lincoln, si precipitò sulla soglia di casa a riceverlo. Sebbene Dixie avesse più volte descritto a sua madre la fisionomia ed il carattere del suo partner, quando Elvis le apparve davanti temette, vedendolo per la prima volta con gli occhi dei suoi genitori, che avrebbe sortito un effetto non proprio positivo. Eh già, proprio così. Elvis si conciava in maniera assai diversa dai suoi coetanei. Ma, Elvis, si sentiva intimamente un diverso. Riflettiamo insieme con questo cortometraggio.





Innanzitutto i suoi lunghi capelli impomatati cui spiccava prepotente sulla fronte un ciuffo pronunciato. Non gli stava mai fermo sulla fronte, a volte gli cadeva a sinistra, a volte di lato a destra e talvolta gli copriva quasi tutta la fronte mentre la sua mano irrequieta cercava in ogni momento di imporgli la giusta collocazione. Il temperamento poi era qualcosa di inverosimile; non stava mai fermo, si muoveva continuamente ora su una gamba ora sull’altra e le stesse mani sembravano che avessero il compito di accertarsi che tutto, sul suo corpo, fosse in ordine, tanto erano nervose. E poi l’abbigliamento. I colori predominanti erano solitamente il rosa e il nero. Infatti quel pomeriggio indossava un pantalone nero a tubo con due bande laterali di colore rosa, una camicia dai colori vivaci quadrettata, una giacca rosa pallido e le scarpe di velluto marrone. Dopo essersi scambiati un soave sorriso e presi per mano, Dixie lo introdusse in casa e, fermandosi oltre l’uscio di casa, esclamò “Mamma, papà, Elvis è qui. Potete venire un attimo?”. Vediamo intanto cosa ne pensa Celine Dion dell'amore.




Apparve prima suo padre, un omone alto quasi due metri, con delle spalle enormi da impressionare chiunque, con uno sguardo severo penetrante ed impassibile, mentre Elvis cercò di assumere un aspetto di accondiscendenza e di rispetto , contemporaneamente da dietro l’omone fece capolino come dal nulla sua moglie, una donna minuta e piccola di statura, un volto belloccio, con stampato sul viso un malcelato sorriso da far invidia alla Gioconda del signor Da Vinci per quanto fosse stupita. “Papà, mamma, questo è il Signor Presley”, annunciò Dixie con un fare di circostanza, “Elvis, questi sono i miei genitori”. Dopo essersi stretti la mano, seguì un attimo di imbarazzante silenzio che denotava la sorpresa da parte dei Locke. Dopo uno sguardo di intesa con suo marito, la donna si eclissò nell’altra stanza trascinandosi con sé sua figlia che fece appena in tempo a rivolgere un sorriso di incoraggiamento ad Elvis. “Ma figlia mia, che ti sei impazzita a metterti con un tipo del genere?” ebbe subito a dire con severità la signora Locke una volta chiusa la porta alle sue spalle, “ma non hai visto che razza di capelli lunghi ha e come se li è conciati, senza parlare poi del vestito da giullare. E’ ridicolo. Dimmi, come hai potuto?”. "Mamma, ma non hai pensato che a me possa piacere?” incalzò la figlia, “che lo trovo meraviglioso e che dopotutto l’ho incontrato in chiesa? Ti prego mamma, non essere troppo severa con lui. E’ un bravo ragazzo e io lo amo. Lo amo, capisci?”. La Signora Locke, apparentemente rassegnata, si girò di spalle e toccandosi la fronte con una mano replicò piagnucolando “chissà come la prenderà tuo padre di là. Che guaio, oh che guaio”. Mentre si facevano queste considerazioni tra madre e figlia, si sentì improvvisamente provenire dalla stanza attigua un forte rumore di sconquasso seguito da un energico tonfo sul pavimento. Facciamo ora un piccolo salto indietro. Mentre le due donne si furono appartate nella stanza da letto, il signor Locke invitò il nuovo venuto a sedersi su una sedia del soggiorno prendendo egli stesso posto su un’altra. “Come hai detto che ti chiami?” esordì l’omone; “Elvis, signore. Elvis Presley” rispose il ragazzo scattando in piedi. “No, resta seduto, non è il caso di formalizzarsi. Dimmi un po’, mia figlia mi ha detto che vi siete conosciuti in chiesa, è così?”. “Sissignore”, rispose pronto il candidato genero. “Bene” riprese il Signor Locke “questo mi dovrebbe lasciare relativamente tranquillo….voglio dire… che mi aspetto il tuo assoluto rispetto per mia figlia, dico bene?”. “Sissignore”, bofonchiò arrossendo Elvis, “e che non ti lascerai tentare di farle del maaaaale…… scrath…….puff”, non terminò la frase quando, nell’attimo di appoggiare una gamba a cavallo dell’altra, la sedia cedette in tanti pezzi mentre la poderosa parte bassa del poveruomo sbattè miseramente sul pavimento da avere l’impressione di essersi scontrato con un universo fatto di stelle cadenti. Elvis lo soccorse con un balzo felino ma giusto in tempo per afferrarlo per la giacca da cui si divelsero un paio di bottoni. Tale slancio aveva evitato che la testa squadrata e massiccia del signor Locke sbattesse rovinosamente sul pavimento. Fu a questo punto che madre e figlia fecero il loro ingresso nel soggiorno ed alla vista del marito a terra con il giovanotto che lo prendeva per il bavero, la signora Locke, accecata dal risentimento, si scagliò contro Elvis prendendolo a calci, pugni e schiaffi, gridando a squarciagola “lascia stare mio marito, hai capito? come ti permetti di picchiarlo?” , ritenendo che ci fosse stata una zuffa tra di loro. “No, mamma, che stai facendo?” implorò disperata Dixie, “non fare del male ad Elvis” e la afferrò per la vita trascinandola più in là. Elvis era sconvolto , si tirò più volte ciuffo e capelli all’indietro non riuscendo ancora a capire quello che stava succedendo, si mise a posto il vestito dopo essersi stiracchiato in qualche modo la camicia. Per un attimo credette che lui potesse essere stata la causa della reazione della donna e le chiese addirittura scusa per non avere fatto in tempo ad evitare l'incidente. Il Signor Locke, ripresasi dal momentaneo stordimento e, realizzando l’equivoco della moglie, si sollevò da terra, strinse con forza la mano al giovanotto per averlo soccorso al momento giusto regalandoli addirittura un sorriso che valeva più di mille approvazioni circa il suo futuro rapporto con sua figlia. La signora Locke, imbarazzata non poco per ciò che aveva fatto, si avvicinò ad Elvis, gli accarezzò il viso ancora spaurito con le mani il viso, gli chiese scusa con le lacrime agli occhi e lo baciò sulla guancia mentre Dixie gli si strinse forte sul fianco dandogli anche lei un dolce schiocco di gratitudine.
Ricevuta intanto tacita autorizzazione dai suoi, Dixie prese per mano Elvis, lo trascinò con lei fuori di casa e si diressero verso la macchina. Appena nei pressi, Elvis realizzò che doveva ottemperare a qualcosa di importante. Sfilò dal dito mignolo l’anello che aveva acquistato da un negozio sulla Beale Street il giorno prima, prese con dolcezza la mano di Dixie tra le sue e, infilando l’anello nell’anulare di Dixie, le disse con tenerezza “amore, questo mio gesto vuole significare che ora tu ed io siamo una coppia e che nulla e nessuno potrà mai separare”. La giovane, dopo un attimo di stupore misto a felicità, lanciò una languida occhiata prima alla sua mano resa preziosa da quel piccolo cerchio luminoso, poi quello stesso sguardo lo trasferì compenetrandosi negli occhi azzurri di Elvis, finendo per dire “Oh, Elvis, mio caro”. Ed offrendogli le sue labbra, si fece preda dell’impeto passionale di lui. Questa scena non se la persero i signori Locke che avevano seguito, attraverso la finestra, la fuga dei due giovani. La Signora Locke, appoggiandosi sospirosa alla spalla del marito gli disse visibilmente commossa “Oh, com’è felice la nostra Dixie. Speriamo che non abbia a soffrire, povera piccola”. “Non credo, cara, che quel ragazzo possa farle del male”, rispose il marito, “l’istinto mi dice che quel tipo lì è un bravo ragazzo” e incamminandosi verso l’interno della casa, si bloccarono davanti alla sedia rotta. Si guardarono un attimo negli occhi e, tornata loro in mente la dinamica dell’accaduto, proruppero in una fragorosa quanto interminabile risata. (continua).

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 30-01-2008 19:54
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  #4  
Vecchio 21-01-2008, 17:06
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre


Se fosse capitato a me quello che è successo a Elvis, non sarei riuscita a trattenermi dalle risa, mancando probabilmente di rispetto!!
Ma sicuramente non sarei riuscita a trattenermi!!!

Ciao. Crispi.

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  #5  
Vecchio 03-02-2008, 20:24
Gondar Gondar Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Il primo amore di Elvis
(3^ parte)

(2^ Parte pag. 20 - post n. 195)

Questa parte del racconto la voglio oggi dedicare al nostro caro e giovane amico Paul1, per avere egli corso in mio aiuto regalandomi qualcosa di "auscultabile" che cercavo invano da moltissimi anni. Grazie Paul.

Il nostro mito Elvis Presley, dopo aver fatto accomodare Dixie nella macchina e chiuso lo sportello del lato passeggeri, si sedette alla guida della Lincoln e, sospinto da una indicibile energia, partì sfrecciando in direzione di McKellar Lake, nella parte sud ovest della città. Una incontrollabile energia vitale lo portò letteralmente ad emettere possenti gorgheggi scandendo, con le dita della mano destra, con le gambe, con la testa dalla folta chioma ribelle e con la chiamata a raccolta di ogni nervo del suo corpo, a lanciarsi con la sua voce prorompente in un ritmo scatenato che faceva così: Well, that's all right, mama / That's all right for you / That's all right mama, just anyway you do / Well, that's all right, that's alright./ That's all right now mama, anyway you do / Well, mama she done told me, / Papa done told me too / Son, that gal your foolin' with, / She ain't no good for you' / But that's all right, that's all right. / That's all right now mama, anyway you do / I'm leavin' town now baby / I'm leavin' town for sure / Well, then you wont be bothered with / Me hangin' 'round your door / But, that's all right, that's all right. That's all right now mama, anyway you do / I done a di-di di-di-di-di di-di-di-di di-di-di-di I don't need your lovin', that's all right. / That's all right now mama, anyway you do”.

Si trattava della canzone “That's all right mama” il cui disco a 78 giri, appena lo ebbe sentito alcuni giorni prima alla radio WHBQ nel corso di un programma di Dewey Phillips, era corso subito ad acquistarlo. La canzone era stata scritta ed interpretata da un cantante di colore di nome Arthur Crudup. Mai avrebbe osato Elvis registrarla presso gli studi di Sam Phillips sapendo bene quale fosse la provenienza di quella canzone. Era infatti subcoscientemente convinto che quel brano, o qualunque altro brano appartenente alla cultura musicale nera, se fosse stato eseguito da un bianco avrebbe con molta probabilità suscitato una reazione negativa da parte del discografico. Povero caro Elvis, se avesse solo saputo che Sam era alla ricerca di un tassello mancante e che quel tassello era proprio lui, la storia del rock avrebbe avuto quasi certamente un inizio più precoce. Ascoltiamolo intanto questo fantastico brano dalla viva voce di Arthur Crudup.




Elvis non poteva sapere, nè avrebbe mai potuto immaginare che proprio questa canzone avrebbe fatto impazzire qualche mese più tardi l’America intera. Non è un segreto affermare che nell’epoca in narrazione, c’era una netta distinzione tra la musica dei bianchi, che era anche quella più diffusa e la più seguita, e quella dei neri considerata, a torto, di basso livello . I bianchi del sud producevano musica tradizionale che comprendeva anche le svariate ballate nonché la musica Hillbilly da cui poi derivò nella metà degli anni cinquanta la musica country. I neri d’America producevano invece il R & B e i Gospels, questi ultimi eseguiti durante i riti religiosi nelle chiese cattoliche. A quel tempo era impensabile ed improponibile una fusione tra questi generi. Ergo, tra le due culture vi era una netta ed inconciliabile distinzione. E qui non possiamo davvero fare a meno di chiamare in causa ancora una volta quel filone di Sam Phillips. Costui aveva dedicato gran parte della sua vita all’affannosa ricerca di individuare il modo – perché era convinto che doveva pur esserci un modo - di poter divulgare la musica nera nel mondo dei bianchi.



Si dice che ogni anno, a primavera, Sam si recasse nei campi di cotone per registrare quella musica e quel ritmo decisamente diversi ed accattivanti di quelle creature costrette a stare ore ed ore riverse sulla terra per zappare solco su solco per poi seminare granelli di “gossypium” negli sterminati campi di cotone. Non a caso, egli non si perdeva mai un concerto dei quartetti neri, era sempre stato un assiduo frequentatore delle loro performance perché fortemente innamorato del valore e della bellezza della musica afroamericana, in quanto l’aveva da sempre ritenuta genuina e spontanea. Egli era certamente un precursore dello stile musicale che stava per nascere, potendo tranquillamente affermare, seppure con il senno di poi, che sapeva guardare molto al di là del proprio naso. Aveva ben in mente cosa potesse rappresentare quella cultura, anche se non sapeva ancora come poterla proporre. Beh, dato che la faccenda si fa un tantino complicata, mi conviene lasciare Sam a cuocere nel suo brodo per ritornare con un acrobatico salto mentale all'emozionante momento che stanno attraversando i nostri due innamorati.

Elvis era decisamente elettrizzato per come si erano svolte le cose in casa di Dixie. Era felice a tal punto da non crederci ancora. Ora aveva una ragazza, si chiedeva, una adorabile ragazza con cui condividere ansie, progetti e sogni. E mentre proseguiva a cantare freneticamente, prese più volte la mano della sua compagna baciandola con amore senza distogliere lo sguardo dalla strada. E al ritmo di quella canzone si muoveva, si agitava, si contorceva, si dibatteva tamburellando freneticamente le dita sul cruscotto in metallo cromato. E Dixie che, scivolandogli di fianco, si stringeva sempre di più fino ad avvertire tutta l’intensità vibrante del corpo di lui. Realizzò che questo era un lato di Elvis che ancora non conosceva; ebbe modo di constatare che la musica riusciva a trasformarlo totalmente, il suo viso si illuminava a tal punto da sembrare un altro, mentre la timidezza, caratteristica principale del suo innamorato, si dileguava in un istante per lasciare il posto ad una sfrontata audacia. Di una cosa ella fu certa: di tale effetto, di questa sua esplosione di felicità, lei non poteva che esserne la causa scatenante se non addirittura di esserne l’unica ragione. E non le fu difficile modulare le sue sensazioni a quelle seppur eclettiche del suo compagno. Anche lei si muoveva gioiosa al ritmo vertiginoso scaturente dalla felicità del suo uomo e ne era parte attiva, fino a schioccare le mani con una puntuale cadenza. E mentre era nella piena euforia canterina, Elvis ogni tanto le rivolgeva uno sguardo, meravigliato ed estasiato per ciò che era riuscito a trasmetterle. La sua Dixie si muoveva perfettamente all’unisono con lui, nonostante l'impetuoso scandire di quei versi. Giunti al lago, Elvis fermò la macchina strappando letteralmente la chitarra dai sedili posteriori, se ne impossessò ponendola tra le ginocchia e le lunghe braccia, portando così a termine quella canzone che meglio si addiceva al suo animo inquieto. Elvis si rese conto di non averla mai cantata così bene quella canzone e che qualcosa in lui era scattato dato che la voce gli fuorusciva vibrante e potente, coinvolgendo anche il groppo che gli andava su e giù per la gola. Senza che se ne accorgessero, attorno alla macchina si era formato un nugolo di giovani coppie che, avendo interrotto il loro tubare tra le vicine macchie erbose, si erano avvicinate perché incuriosite da tale inaspettata rappresentazione. Ed Elvis continuò ancor più galvanizzato, se non sollecitato da rinnovata adrenalina, scese dalla macchina seguito subito da Dixie, scaricando tutta la sua energia su quelle povere corde, alcune delle quali cedettero, ponendo improvvisamente termine a quella spontanea e straordinaria performance. Seguirono addirittura alcuni applausi ed inaspettati complimenti per quel ritmo forsennato che Elvis aveva tirato fuori senza neanche rendersene conto. Posò la chitarra in macchina, borbottò loro qualcosa, finendo poi con un timido saluto. Cinse la sua Dixie con un braccio, allontanandosi per adagiarsi sull’erba in prossimità del lago. Da quel giorno i due colombi si videro ogni volta che poterono. Specie dopo che Elvis la portò a casa sua per farla conoscere ai suoi genitori. Non ci volle molto a Gladys per apprezzare il carattere e la bontà d’animo della candidata nuora. Dixie, dal canto suo, ebbe modo di constatare quanto madre e figlio fossero uniti e quanto dipendessero l’una dall’altro. E finì per volergliene un gran bene, considerato che ogni volta che Elvis la portava a casa sua, Gladys le confidava ogni dettaglio della vita di suo figlio e lei ne restava sempre più affascinata. Diventarono quindi grandi amiche, tanto da vedersi finanche in assenza di Elvis; e Gladys finì per considerarla come una figlia. Elvis e Dixie diverse volte parlarono volentieri di matrimonio in quanto erano convinti di essere fatti l’uno per l’altra. Solo che, al momento di decidere, una volta a causa di lei, una volta a causa di lui, si lasciavano travolgere da dubbi e timori che li portavano a rinviare la decisione alle volte successive. Tutti e due, però non potevano sapere che il destino aveva deciso per loro due percorsi diversi ed inconciliabili. (continua)

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 07-02-2008 15:41
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Vecchio 05-02-2008, 09:31
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CHISSA' COME SAREBBE ANDATA, SE ELVIS AVESSE SPOSATO DIXIE...
MA QUALE E' STATO IL DESTINO DI DIXIE?
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  #7  
Vecchio 06-02-2008, 13:16
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....Si trattava della canzone “That's all right mama” il cui disco a 78 giri, appena lo ebbe sentito alcuni giorni prima alla radio WHBQ nel corso di un programma di Dewey Phillips, era corso subito ad acquistarlo. La canzone era stata scritta ed interpretata da un cantante di colore di nome Arthur Crudup....
Ciao Gondar, scusami, ma volevo chiederti un chiarimento: non riesco più a capire se questo è un racconto di fantasia o altro....
Il dubbio mi è sorto in quanto non mi ritrovo con l'ordine cronologico di alcuni avvenimenti.
Ti porto ad esempio quest'ultima tua citazione sulla canzone "That's All Right Mama"...Se non ricordo male, la versione di Arthur Crudup è del 1946, quindi non mi ritrovo con il periodo della frequentazione di Elvis con Dixie e l'acquisto del disco da parte di Elvis pochi giorni prima.....
Mi potresti spiegare perfavore? Grazie!

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Vecchio 06-02-2008, 17:20
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Ciao Gondar, scusami, ma volevo chiederti un chiarimento: non riesco più a capire se questo è un racconto di fantasia o altro....
Il dubbio mi è sorto in quanto non mi ritrovo con l'ordine cronologico di alcuni avvenimenti.
Ti porto ad esempio quest'ultima tua citazione sulla canzone "That's All Right Mama"...Se non ricordo male, la versione di Arthur Crudup è del 1946, quindi non mi ritrovo con il periodo della frequentazione di Elvis con Dixie e l'acquisto del disco da parte di Elvis pochi giorni prima.....
Mi potresti spiegare perfavore? Grazie!

LISA
Pensavo, cara Lisa, di essermi documentato abbastanza prima di scrivere questo racconto. Nulla toglie però che io possa porvi rimedio nel caso abbia scantonato. Comunque vada la ricerca, ti ringrazio per la tua segnalazione. Intanto ti prego di dare una lettura a questo sito di Wikipedia e di leggere quanto viene in esso riportato. Fammi cortesemente sapere.

http://en.wikipedia.org/wiki/That's_All_Right_(Mama)

Gondar.
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