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Vecchio 27-07-2010, 18:13
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Vecchio 27-07-2010, 18:16
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LISA
Non avevo inteso che, come dice l'articolo "le canzoni avranno il sound che il cantante avrebbe oggigiorno se fosse ancora vivo"

Devo ammettere che è una cosa che mi incuriosisce molto!!
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  #3  
Vecchio 27-07-2010, 18:18
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Nemmeno io, sinceramente, avevo capito fino in fondo quale sarebbe stata l'innovazione in questo cd.
Pensavo fosse solamente la colonna sonora dello spettacolo del Cirque Du Soleil, ma con le canzoni originali di Elvis
Evidentemente per lo spettacolo le hanno modificate e ora propongono questa nuova versione nel cd.

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Vecchio 27-07-2010, 18:20
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martedì 27 luglio 2010

intervista a Chuck Berry su Repubblica

da Repubblica del 19 luglio 2010 pagina 35 - sezione: SPETTACOLI E TV
E Chuck Berry arriva in Italia



Potessimo avere una foto del momento esatto in cui nel 1955 a Chicago Chuck Berry consegnò la sua "Maybellene" al discografico Leonard Chess, sarebbe come avere tra le mani un'istantanea del big bang dell'universo rock.
Berry fu quella scintilla: prima di lui c'era il blues e il country, dopo di lui si cominciò a parlare di rock'n'roll. I Beatles e i Rolling Stones hanno iniziato risuonando le sue canzoni, e quando John Lennon e Keith Richards si sono ritrovati su un palco con lui si sono fatti piccoli piccoli, rispettosi come ragazzini di fronte al genio della lampada.
A 83 anni Berry torna a suonare in Italia, il 6 agosto al festival Summer Jamboree di Senigallia.

Signor Berry, quando cominciò a suonare lei era consapevole di essere l'iniziatore di una rivoluzione musicale?

«Cominciai a suonare solo per compiacere me stesso. Allora, come del resto anche oggi, amavo il blues e la musica country, e mischiandole nella mia testa ho creato il mio suono»


Come si sente quando qualcuno dice che senza di lei non ci sarebbero stati i Beatles, i Rolling Stones o Bob Dylan?

«È vero, molti dicono che non ci sarebbero stati né Beatles, né Stones, né Dylan se non fosse stato per me. Ma non è del tutto vero. La musica è in continua evoluzione e ogni musicista suona ciò che gli frulla per la testa, è proprio quello il modo in cui ognuno raggiunge il suo suono. Ovviamente, ciò che ogni nuovo musicista realizza ha il suo fondamento nella musica che egli ha ascoltato e che ascolta intorno a lui, alla radio o nei club e negli altri luoghi in cui si suona musica dal vivo. Tutto questo contribuisce a disegnare il suo percorso musicale. Dunque in questo senso è vero, tutti questi artisti nei loro primi album realizzarono cover delle mie canzoni, sono andati avanti nel loro percorso partendo proprio dalla musica che avevano ascoltato nei miei dischi. Del resto anch'io ascoltavo la musica di Louie Jourdan, di Hank Williams Sr. e di Muddy Waters: è quello il background del mio suono»

Ci sono fattori o elementi specifici che hanno determinato il passaggio dal blues al rock'n'roll?

«La verità è che la gente continua a fare musica. Ogni persona, specialmente ogni innovatore, rielabora la musica che ascolta e il suono che produce è ciò per cui viene ricordato»

Ha mai provato un vero sentimento di rivalità nei confronti di Elvis Presley?

«Elvis era Elvis, un musicista unico nel suo genere. Chuck Berry è Chuck Berry. La mia unica competizione è quella che vivo con me stesso per realizzare bei concerti e per migliorare sempre la mia musica»

Cosa significa oggi per lei ritrovarsi su un palco a suonare la sua musica?

«Amo suonare. E mi diverto ancora a fare i miei show. Ho 83 anni e mi aspetto di poter suonare fino a quando ne avrò 100: il mio agente mi ha detto che fino ad allora lui continuerà ad organizzare serate per me»

Ascolta la musica di oggi? E ci sono artisti nuovi che preferisce?

«Ascolto le nuove band e amo il loro entusiasmo. È una grande cosa vedere questi ragazzini darsi da fare, ma nel mio cuore mi piacciono ancora BB King, Michael Jackson, Aretha Franklin e Hank Williams Senior»

CARLO MORETTI

************************
Peccato che anche quest'anno me lo perderò, così come perderò Wanda Jackson ........... uffa!!!!
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Vecchio 27-07-2010, 21:02
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martedì 27 luglio 2010

intervista a Chuck Berry su Repubblica

da Repubblica del 19 luglio 2010 pagina 35 - sezione: SPETTACOLI E TV
E Chuck Berry arriva in Italia



Potessimo avere una foto del momento esatto in cui nel 1955 a Chicago Chuck Berry consegnò la sua "Maybellene" al discografico Leonard Chess, sarebbe come avere tra le mani un'istantanea del big bang dell'universo rock.
Berry fu quella scintilla: prima di lui c'era il blues e il country, dopo di lui si cominciò a parlare di rock'n'roll. I Beatles e i Rolling Stones hanno iniziato risuonando le sue canzoni, e quando John Lennon e Keith Richards si sono ritrovati su un palco con lui si sono fatti piccoli piccoli, rispettosi come ragazzini di fronte al genio della lampada.
A 83 anni Berry torna a suonare in Italia, il 6 agosto al festival Summer Jamboree di Senigallia.

Signor Berry, quando cominciò a suonare lei era consapevole di essere l'iniziatore di una rivoluzione musicale?

«Cominciai a suonare solo per compiacere me stesso. Allora, come del resto anche oggi, amavo il blues e la musica country, e mischiandole nella mia testa ho creato il mio suono»


Come si sente quando qualcuno dice che senza di lei non ci sarebbero stati i Beatles, i Rolling Stones o Bob Dylan?

«È vero, molti dicono che non ci sarebbero stati né Beatles, né Stones, né Dylan se non fosse stato per me. Ma non è del tutto vero. La musica è in continua evoluzione e ogni musicista suona ciò che gli frulla per la testa, è proprio quello il modo in cui ognuno raggiunge il suo suono. Ovviamente, ciò che ogni nuovo musicista realizza ha il suo fondamento nella musica che egli ha ascoltato e che ascolta intorno a lui, alla radio o nei club e negli altri luoghi in cui si suona musica dal vivo. Tutto questo contribuisce a disegnare il suo percorso musicale. Dunque in questo senso è vero, tutti questi artisti nei loro primi album realizzarono cover delle mie canzoni, sono andati avanti nel loro percorso partendo proprio dalla musica che avevano ascoltato nei miei dischi. Del resto anch'io ascoltavo la musica di Louie Jourdan, di Hank Williams Sr. e di Muddy Waters: è quello il background del mio suono»

Ci sono fattori o elementi specifici che hanno determinato il passaggio dal blues al rock'n'roll?

«La verità è che la gente continua a fare musica. Ogni persona, specialmente ogni innovatore, rielabora la musica che ascolta e il suono che produce è ciò per cui viene ricordato»

Ha mai provato un vero sentimento di rivalità nei confronti di Elvis Presley?

«Elvis era Elvis, un musicista unico nel suo genere. Chuck Berry è Chuck Berry. La mia unica competizione è quella che vivo con me stesso per realizzare bei concerti e per migliorare sempre la mia musica»

Cosa significa oggi per lei ritrovarsi su un palco a suonare la sua musica?

«Amo suonare. E mi diverto ancora a fare i miei show. Ho 83 anni e mi aspetto di poter suonare fino a quando ne avrò 100: il mio agente mi ha detto che fino ad allora lui continuerà ad organizzare serate per me»

Ascolta la musica di oggi? E ci sono artisti nuovi che preferisce?

«Ascolto le nuove band e amo il loro entusiasmo. È una grande cosa vedere questi ragazzini darsi da fare, ma nel mio cuore mi piacciono ancora BB King, Michael Jackson, Aretha Franklin e Hank Williams Senior»

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che peccato!!!
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Vecchio 02-08-2010, 18:08
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http://viaggi.repubblica.it/articolo...usica/221841/1

Tennessee, vacanze a ritmo di musica

di Giulia Belardelli
Da Memphis, regno del blues e culla del rock ‘n' roll, a Nashville, capitale del country, ecco le tappe da non perdere per i fan di Elvis, B.B. King, Johnny Cash e Patsy Cline









Che sia in un museo, su un autobus o in mezzo a una strada, il Tennessee è innanzitutto voce, musica, suono. Un viaggio qui non si fa con gli occhi, ma si vive con le orecchie ogni volta che parte una canzone. Non importa quale: da queste parti c'è solo l'imbarazzo della scelta. E' in questo pezzo di terra, compreso tra le rive del Mississippi e quelle del fiume Cumberland, che dall'incontro di tradizioni ed esperienze diverse sono nate sonorità nuove e inaspettate, destinate a cambiare per sempre la storia della musica. Da Memphis, regno del blues e culla del rock ‘ n' roll, a Nashville, capitale indiscussa della country music, sono tantissime le tappe da non perdere per i viaggiatori in cerca di musica.

Memphis, sulle tracce di Elvis. Il legame indissolubile tra Elvis Presley, il Re del rock ‘n' roll, e la città di Memphis è ben riassunto in un cartello che troneggia poco lontano da Graceland, la lussuosa residenza in cui la star visse fino alla sua morte, nel 1977: "If you are not an Elvis fan, no explanation is possible" ("Se non sei un fan di Elvis, non c'è spiegazione possibile"). La città, nata con la musica nel sangue, ha trovato nel giovane dal ciuffo ribelle la sua icona immortale. E il fantasma di Elvis, in effetti, sembra far capolino da ogni angolo: nella periferia un po' abbandonata dove scintillano le sue Cadillac, tra le insegne al neon di Beale Street, nei negozi di souvenir e persino a bordo dei bus di linea, la cui destinazione, emblematica, è "E. Presley".

Graceland: nel tempio del Re. Ogni anno più di 700.000 visitatori varcano il cancello bianco e verde che segna l'ingresso a Graceland. Nel 1957, all'età di 22 anni, Elvis spese la bellezza di 100.000 dollari per acquistare questa proprietà e i 5,5 ettari di terreno circostanti, dove adesso sorgono un museo di cimeli, una collezione di automobili e una di velivoli. Il pezzo forte della visita è rappresentato dalla casa: nel 1974 fu lui stesso a ristrutturarla, trasformandola in un monumento dello stile anni Settanta. La famosa "jungle room", con tanto di animali, cascate e moquette verde prato, è unica nel suo genere: qui Elvis registrò gran parte dei suoi ultimi due album, "From Elvis Presley Boulevard, Memphis, Tennessee" e "Moody Blue". Altri spazi aperti al pubblico sono la cucina (a quanto pare la sua stanza preferita), la sala da biliardo con le pareti coperte da tappeti e il salotto giallo in cui Elvis era solito guardare non uno, ma tre televisori contemporaneamente. Fuori, accanto alla piscina, si trovano i Memorial Gardens e la tomba, con fiori e peluche dedicati alla leggenda del rock.



A spasso per Beale Street. E' la strada più famosa di Memphis, il punto in cui negli anni Venti la comunità nera incentrò la sua rinascita, insieme a quella della città intera. Da "Why I sing the blues" di B.B. King a un classico del folk come "Cocaine Blues", Beale Street compare da protagonista in una lista interminabile di canzoni. In una manciata di isolati, lungo il tratto che va da 2nd Street a 4th Street, la via pullula di locali e ristoranti che la rendono molto simile a una maratona di concerti. Dentro ogni sala, infatti, c'è musica dal vivo, e persino dove è il karaoke a farla da padrone ci si rende subito conto che da queste parti con la voce non si scherza. La Walk of Fame ha marciapiedi incastonati con note musicali e reca i nomi dei grandi musicisti del passato. Tra le insegne su cui soffermarsi ci sono quelle dei teatri che hanno fatto grande questo posto, come l'Orpheum Theater, il New Daisy e l'Old Daisy Theater. Nelle vicinanze sorge anche il Memphis Rock 'n' Soul Museum: la migliore lezione possibile sulle radici country e blues del rock, e sulla combinazione culturale, sociale e razziale che ha dato origine alla musica del delta del Mississippi.

Sun Studio (http://www.sunstudio.com/). Oltre ad essere un museo, i Sun Studio sono ancora oggi uno studio di registrazione a tutti gli effetti, frequentato giornalmente da una folta schiera di artisti (ci hanno registrato anche Ringo Starr, gli U2 e Paul Simon). Si tratta della leggendaria sala che lanciò le carriere, tra gli altri, di Elvis, B.B. King, Johnny Cash, Jerry Lee Lewis e Roy Orbison. All'inizio degli anni Cinquanta il suo fondatore, Sam Phillips, trasformò Memphis nella "culla del blues" incidendo brani di artisti come Howlin'Wolf, B.B. King e Ike Turner, per poi sfondare con il rockabilly. La leggenda di un Elvis camionista, appena diciottenne, che un bel giorno entrò nell'edificio di mattoni rossi per incidere una canzone da regalare alla mamma è una delle pietre miliari della storia del rock. Da quell'incontro fortuito scaturì poco dopo "That's all right", il primo singolo che lanciò Elvis alla ribalta della scena musicale e televisiva americana. Oltre a vedere il microfono e la sala in cui tutto ciò avvenne, la visita comprende l'ascolto delle incisioni originali: il fruscio di sottofondo, insieme alle luci soffuse, ricrea una perfetta atmosfera anni Cinquanta.

Nashville, e country sia. Dalle honky-tonk del District agli studios della Music Row, Nashville è sinonimo di immersione a 360 gradi nella musica country. A partire dagli anni Venti la città ha attirato ondate di musicisti che hanno rinnovato il genere, dando vita a diverse correnti. Il destino è segnato dal 1925, quando la radio WSM lanciò per la prima volta il programma radiofonico "Barn Dance" ("Ballo nel fienile"), due anni dopo rinominato "Grand Ole Opry". Con il tempo la sua popolarità divenne tale che la città si proclamò "capitale mondiale della musica country". Dopo più di ottant'anni il programma esiste ancora, e il venerdì e il sabato sera è possibile assistere ai concerti live dei cantanti più famosi. Nel mese di giugno migliaia di appassionati arrivano a Nashville per celebrare il CMA Music Festival, un evento organizzato dalla Country Music Association.

Seguendo il suono di una chitarra. Il pellegrinaggio a Nashville non può fare a meno di due tappe fondamentali: la Country Music Hall of Fame e il Ryman Auditorium. Quest'ultimo, noto come Mother Church of Country Music, è ancora un palcoscenico d'eccezione per le esibizioni dal vivo: è qui che hanno suonato, tanto per fare qualche nome, Bob Dylan, le Indigo Girls, B.B. King, le Dixie Chicks e Martha Graham. La Country Music Hall of Fame, la cui missione dichiarata è "diffondere il vangelo del country", celebra i protagonisti più importanti che hanno fatto la storia del genere, e raccoglie centinaia di cimeli musicali. I pezzi più pregiati sono la chitarra di Johnny Cash, la Cadillac dorata di Elvis, l'abito da cocktail di Patsy Cline, testi di canzoni scritti su tovaglioli da bar e un'interminabile collezione di abiti, cravattini, chitarre e stivali da cowboy. Nella Music Row convivono fianco a fianco numerose case discografiche, da giganti come Sony e RCA a piccoli studi a conduzione familiare. Percorrendo 16 chilometri in direzione nord-est si arriva invece nella Music Valley, dove oltre al Grand Ole Opry Museum è possibile visitare la Gibson Bluegrass Showcase. Per gli appassionati delle mitiche Gibson, una sosta da queste parti rappresenta un'occasione unica per assistere dal vivo alla creazione di chitarre, mandolini e banjo.
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  #7  
Vecchio 02-08-2010, 19:55
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A parte qualche errore, comprensibile per chi non segue Elvis come fan, mi sembra un buon articolo nella parte inerente ad Elvis ed anche nel complesso
Mi fa piacere leggere articoli come questo, dove si invoglia le persone a conoscere Elvis e i suoi luoghi! Peccato siano rare recensioni simili..Ce ne vorrebbero molte di più, specialmente nel nostro Paese!

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Vecchio 16-08-2010, 15:13
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Nel pomeriggio di trentatré anni fa, milioni di suoi fan piansero a dirotto. Quando muore un re, c’è incredulità, sgomento, rabbia. Il 16 agosto del 1977, nella stanza da bagno della sua residenza, Elvis Presley, incontrastato re del rock per decenni, lasciava questo mondo per entrare nella leggenda. Oggi, in tutto il globo, anche nei luoghi più improbabili, migliaia di suoi fan organizzeranno veglie e manifestazione per ricordare l’inimitabile icona della musica nel secondo novecento. E’ difficile ,se non impossibile, sintetizzare cos’è e soprattutto cosa è stato il fenomeno Elvis.
Il mito che sopravvive. Una considerazione su tutte: nessuno o quasi, tra cantanti, attori o personaggi dello spettacolo, ha raccolto intorno a se un entusiasmo anche tra coloro che sono nati molti anni dopo la sua dipartita. Perché ciò che fa riflettere e stupire è che, i fan di Elvis Presley, in Giappone, Usa o Europa non sono soltanto nostalgici e variopinti cinquantenni con ciuffi e abbigliamento a tema. Ci sono giovanissimi, venticinquenni, ventenni. La riprova che il mito è sopravvissuto all’uomo. Tanto da far parlare qualche sociologo addirittura di una religione: una fede più che l’amore per un cantante.
Elvis Presley nell’era d’internet. Basta fare una ricerca su Google per rendersene conto.


Fan club virtuali, portali dedicati, forum, negozi on line monotematici. La Elvis- mania in realtà non è mai passata di moda, come le sue canzoni, alcune delle quali scritte oltre mezzo secolo addietro e continuamente suonate e cantate.
Un museo alla memoria. Graceland, la sua abitazione, poi trasformata in un museo alla sua memoria, non a caso è stata dichiarata monumento nazionale negli Stati Uniti d’America. Il secondo più visitato dopo la Casa Bianca: vorrà pur dire qualcosa. Il suo carisma e la sua voce attraversano l’America per almeno cinque generazioni, dagli anni cinquanta sino alla sua morte. Alla sua attività di cantante, si accompagna anche una parallela carriera a Hollywood con numerosi film musicali a fortissimo impatto commerciale
Il sogno americano che si concretizza. Nato da una famiglia poverissima, Presley iniziò la sua scalata verso la gloria quando, ad appena otto anni, prese in mano la sua prima chitarra. Per il ragazzo di Tupelo era il sogno americano che diveniva realtà. Dal nulla a vedere intorno a se gli uomini più importanti del globo,capi di stato e presidenti di nazioni potenti smaniosi di farsi fotografare insieme a lui. Qualche fan commentava sarcastico: “Così avranno qualcosa da raccontare ai nipotini




http://notiziefresche.info/elvis-mor...ve_post-28275/


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Vecchio 02-10-2010, 22:15
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La morte simulata per sottrarlo alla vendetta della mafia italo-americana

Elvis Presley è vivo

Il re del rock sotto copertura dal 1977 all’Avana protetto da Castro

L'Avana, 1 apr - Elvis Presley, “il re del rock”, creduto morto nel 1977 in seguito ad un attacco cardiaco, si nasconde a l’Avana da 30 anni. La scoperta è stata fatta da Matt Frost, un fotoreporter statunitense, che è riuscito ad entrare nell’ospedale della capitale cubana, dov’è ricoverato Castro, travestito da infermiere. Frost cercava di scattare delle foto al convalescente líder máximo, quando è entrato per errore nella stanza dell’ospedale Gregorio Maranon dov’è ricoverato Elvis. A far credere al fotogiornalista che in quella stanza ci fosse Castro, è stata la presenza di due militari dei servizi segreti cubani, appostati nelle vicinanze. Quando Frost ha aperto la porta, si è trovato di fronte un uomo di circa 70 anni, di corporatura massiccia. Credendo di essere stato scoperto, l’uomo ha esclamato, in perfetto ingelse: “Yes, it’s me, Elvis”. A quel punto, Frost, che nel frattempo si era avvicinato alla porta della stanza per uscirne, è tornato al capezzale del malato, e lo ha osservato attentamente. Nelle due ore che sono seguite, Presley ha riassunto al reporter statunitense gli ultimi 30 anni della sua vita segreta, ed i motivi che lo hanno costretto alla clandestinità.

L’intervista esclusiva e le foto di Elvis, che sono state acquistate dai giornali di tutto il mondo per la cifra record di 50 milioni di dollari (certificata dal Guinness), verranno pubblicate domani in anteprima dal quotidiano statunitense “Memphis Globe”, che uscirà con un’edizione speciale a colori ad un prezzo doppio rispetto al solito (2 dollari e mezzo anzichè 1).

Sebbene Elvis Presley non fosse personalmente il soggetto di una investigazione dell’FBI, il Federal Bureau of Investigation teneva documenti registrati sotto il suo nome comprendenti oltre 600 pagine, riportanti anche il fatto che “The King” era il bersaglio di un progetto di omicidio orchestrato dalla mafia italo-americana. Elvis era entrato nel mirino della malavita organizzata a causa del suo appoggio al presidente Nixon – poi travolto e costretto alle dimissioni dallo scandalo Watergate - e del suo rifiuto ad esibirsi esclusivamente per i casinò di Las Vegas, controllati dalla mafia sin dalla fondazione, nel 1946 del celebre Flamingo di Bugsy Siegel.

Nel dicembre del ’46, alcuni dei soci in affari di Siegel, erano volati all’Avana per una riunione con Lucky Luciano. Uno dei principali argomenti all’ordine del giorno del meeting della cupola americana in trasferta, era proprio l’omicidio di Siegel, che era stato tenuto all’oscuro dell’incontro. Lucky Luciano, confidando nel fatto che Siegel avrebbe potuto far fare un sacco di soldi alla mafia a Las Vegas, convinse i colleghi a rinunciare ad assassinarlo. Siegel inaugurò il Flamingo la notte del 26 dicembre, ma non potè contare sulla presenza di molte star di Hollywood come si augurava, ed il casinò chiuse solo due settimane dopo, per riaprire a marzo. In primavera, i gangster americani che avevano investito nell’avvenura nel deserto del Nevada, si riunirono ancora all’Avana, e decisero di “liquidare” Siegel, che però fù risparmiato per la seconda volta grazie ai primi profitti. I mesi successivi rivelarono tuttavia il fiasco del Flamingo, e il 20 giugno 1947 Bugsy venne ucciso con un proiettile in mezzo agli occhi.

Il fallimento di Las Vegas, convinse così la mafia che, per poter avere successo, era necessario avere delle star che si esibissero in esclusiva per i loro casinò. Negli anni successivi, la malavita potè contare sull’appoggio di Frank Sinatra, Dean Martin, Sammy Davis Jr., Peter Lawford e Joey Bishop, il famoso "Rat Pack" ("branco di topi"), come lo definì l’attrice Lauren Bacall, a cui, saltuariamente, si univa anche Shirley MacLaine.

Negli anni ’70 Cosa nostra contattò numerose altre “star”, tra cui Elvis, chiedendo loro di esibirsi in esclusiva per i loro casinò a Las Vegas. Nonostante le pressioni esercitate anche sul manager di Presley, il colonnello Parker, proprio il rifiuto del re del rock convinse la mafia a decidere di pianificare il suo assassinio, temendo che suo il dieniego avrebbe potuto spingere altri cantanti ed attori famosi a respingere le “offerte” della cupola statunitense. Elvis infatti era molto stimato da molte altre personalità dello star system del suo tempo, da Marilyn Monroe ai Beatles (John Lennon, quando lo incontrò per la prima volta gli disse: “Elvis, prima di te non c’era niente).

Il funerale che si celebrò il 19 agosto 1977 a Memphis, tre giorni dopo la simulazione della sua morte, fù solo una messinscena orchestrata dall’Fbi e dalla Nsa, la National Security Agency, per proteggerlo dalla vendetta delle cosche americane. Elvis, infatti, era terrorizzato dall’idea di morire, e sicuro che, una volta entrato nel mirino della mafia, sarebbe sicuramente stato ucciso. L’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy, ucciso a Dallas il 22 novembre 1963, aveva infatti convinto Presley che non sarebbe riuscito a salvarsi dalla furia dei killer.

Il decesso di Elvis, a 42 anni, fù ufficialmente attribuito ad «aritmia cardiaca» causata da «motivi indeterminati». I familiari ed il clan di Elvis si sono sempre opposti alla pubblicazione dei risultati dell'autopsia.

Caduto nel ‘59 il regime del dittatore Fulgencio Batista, rovesciato dalla rivuluzione castrista, Cuba divenne un’isola sicura, e la mafia non potè più organizzarvi le proprie riunioni, e le proprietà nelle quali la malavita statunitense avevano investito, furono confiscate dal governo comunista. In seguito allo sbarco della Baia dei Porci, il tentativo di invasione di Cuba effettuato il 16 aprile 1961 a sud dell’Avana da 1.500 anti-castristi emigrati negli Stati Uniti e oppositori del governo di Fidel Castro per rovesciare governo dell’isola. Lo sbarco nella Baia dei porci fu l’inizio del tentativo di invasione; ideata durante la presidenza di Dwight Eisenhower, l’operazione fu autorizzata dal suo successore John Fitzgerald Kennedy, il presidente assassinato a Dallas.

A seguito dell’invasione, anche se ufficialmente i rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Cuba erano stati interrotti, alcuni agenti segreti americani continuarono ad operare sull’isola centroamericana, mantenendo i contatti con esponenti del governo castrista. Proprio questa rete segreta negoziò l’accordo per trasportare Elvis all’Avana, e per garantirgli l’anonimato ed una nuova identità. L’ormai ex re del rock venne sottoposto ad un delicato intevento maxillo-facciale, ed i chirurghi cubani – che in questo campo sono tra i migliori al mondo – diedero un nuovo volto a Prelsey. Al resto pensò il governo castrista, che gli regalò, oltre ad una nuova vita, ed una casa vicino alla spiaggia di Varadero, una nuova identità. Per 30 anni, “The King” è stato solamente Josè Rey, uno degli 11 milioni di cittadini cubani. E’ stato lo stesso Elvis che ha scelto il suo nuovo cognome (Rey, in spagnolo, significa appunto “Re”).

La pianificazione della “morte” di Elvis era stata accuratamente preparata già nella primavera del 1973. Nell’ottobre di quell’anno, infatti, il re viene ricoverato in ospedale per una polmonite, una pleurite, problemi intestinali ed epatite. Alla fine del ’75 venne finì nuovamente in ospedale, e nel corso degli ultimi anni venne ricoverato più volte. Il suo peso era aumentato notevolmente, e l'immagine che venne trasmessa dall’ultimo special del giugno del ’77 è scioccante: il suo sguardo è spento, la fatica del suo corpo mentre si esibisce è evidente, e anche moralmente si percepisce tanta stanchezza in lui, Una perfetta messinscena degna del “re del rock”.

E anche “il ritorno del re” sembrerebbe essere parte di una sapiente regia: il 16 agosto, infatti, uscirà “The Truth About Elvis”, il film di Adam Muskiewicz sulla caccia alla verità sulla scomparsa di Prelsey. Nel corso degli anni, infatti, sull'argomento sono stati scritti libri, pagine di quotidiani e periodici, sono stati fatti servizi e programmi televisivi, e sono sorte le teorie più disparate: Elvis nascosto su un'isola lontana, Elvis agente segreto dell'Fbi, Elvis in Alaska, Elvis ormai settantenne che si aggira nel parco della sua villa a Memphis. C'è anche la teoria esposta da Massimo Polidoro, che nel suo libro “Elvis è vivo” vuole The King celato sotto lo pseudonimo del regista John Carpenter, le cui iniziali J.C. stanno per Gesu' Cristo, mentre lavorerebbe come agente speciale dell’FBI, reparto antidroga. Tutte teorie ora decadute.

Muskiewicz, attraverso il sito www.elviswanted.com lo scorso anno ha annunciato una ricompensa di 3 milioni di dollari a chi avrebbe provarato che Elvis è vivo e vegeto. Matt Frost si è aggiudicato anche questo premio, oltre ai lauti proventi derivanti dalla vendita dello scoop planetario.

Nessun commento è stato rilasciato dalla ex moglie Priscilla, dalla quale si era separato nel ’72, e dalla figlia Lisa Marie, moglie di Michel Jackson. Entrambe sono volate all’Avana con un jet privato, il cui volo è stato autorizzato dal presidente Bush (del 1962 vige l’embargo nei confronti dell’isola), con il consenso delle autorità cubane. Sicuramente l’ex moglie era all’oscuro del piano organizzato dai servizi segreti Usa, con la complicità del governo cubano, visto che nel suo testamento Presley nominò il padre suo esecutore e fiduciario, escludendo Priscilla.

Ci si chiede se continuerà il pellegrinaggio delle 35-40.000 persone che ogni anno si recano in pellegrinaggio a Graceland, sulla tomba costruita nel parco della residenza di Elvis.

John Kamut
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