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Vecchio 18-04-2007, 15:09
hurt hurt Non in Linea
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Predefinito Re: Intervista A Red West - Da non perdere

D. Naturalmente c’è questa famosa storia su voi tutti che andaste nella showroom dell’Hilton e tingeste i cherubini di nero. Oggi tutti conoscno la storia, ma la domanda che vorrei fare è: dove prendevate il colore, perché a Las Vegas i negozi di colore, non sono facili da trovare?

RW. Nel retro dello stage c’erano delle grandi pile di rotoli di filo elettrico. Dietro a questi c’era tutto il materiale per lo stage, colori e altro.
Noi eravamo nel backstage, lo show era finito e la showroom si era svuotata. Elvis disse: “Voglio pitturare quelli, neri” Così mi tolsi le scarpe e salii su questa cosa alta 20 piedi! Salii, scesi dall’altra parte, presi il colore, lo agganciai alla cintura, tornai indietro e mi rimisi le scarpe e tutti ci mettemmo a pitturarli di nero. La sera successiva sembrava che nessuno l’avesse notato e lui disse :”Voglio farvi notare cosa abbiamo fatto la scorsa notte per cambiare la showroom e farvi conoscere il mio gruppo, the Sweet Inspirations. Tutto è bianco. Non più. Guardate. Dirigete gli spot su queste facce nere. Le Sweet Inspirations si stavano divertendo da morire. E’ andata così.

D. Facevate queste cose per noia o le ritenevi stupide?

RW. Eravamo dispettosi, persino negli ultimi anni. Io pensavo sempre a cose pazze da fare, quella fu una sua idea e fu per rompere la noia, ma anche per divertirci e probabilmente sconvolgere la gente dell’Hilton. Chi avrebbe fatto una cosa simile, invece rimase lì per molto tempo, prima che la cambiasseo. Infatti, l’ultima volta ci sono andato per vedere se c’era ancora, ma l’avevano cambiato.

D. Suppongo che tu conoscessi Elvis Presley meglio di chiunque altro. Cosa pensi farebbe oggi, se fosse arrivato a 65 anni?

RW. Starebbe facendo la stessa cosa che faceva allora. Se noti, almeno io l’ho notato, dopo la morte di Elvis, la musica è cambiata. Non è com’ era allora, in US c’era il country e adesso non puoi chiamarlo country, ma Elvis farebbe ancora Hound Dog e cose così, ancora le stesse cose. Avrebbe cambiato alcuni aspetti, ma farebbe sempre le stesse cose. Non avrebbe cambiato la sua musica.

D. Non ha mai voluto cambiare la sua musica? Non ha mai pensato di diventare un interprete di gospel?

RW. No. Una volta eravamo tra il pubblico e guardavamo Bobby Darin. Bobby Darin, se lo conosci, iniziava con “Splish Splash” poi faceva Frank Sinatra, cercando di somigliare molto a Sinatra. Una sera eravamo tra il pubblico e fece Splish Splash, si fermò a metà canzone e disse …. La faccio dopo…. Quindi ripartì con una delle sue ultime hits, dove sembrava Frank Sinatra. Elvis urlò: “Non abbattere ciò che ti ha portato li!!” Lui si fermò, sapeva chi aveva parlato e disse “Sai cosa, hai ragione” e mi riferisco a questo. Bobby Darin faceva i passaggi da Splish Splash a Frank Sinatra, per ogni tipo di canzone. Elvis era molto imbarazzato quando fece lo show con Frank Sinatra, al suo ritorno dal servizio militare. Cantò una canzone di Frank Sinatra e Frank Sinatra cantò una delle sue. Fu la cosa più terrificante e imbarazzante che gli capitò, perché non era il suo genere di canzone.

D. Tu ed Elvis vi siete introdotti in molti spettacoli a Las Vegas?

RW. Sì in molti. Eravamo là una settimana prima per le prove, poi attraversavamo 4 settimane d’inferno, poi la settimana successiva stavamo a rilassarci e lui andava a vedere gli show, specialmente quelli di Tom Jones. Avrebbe visto più show che poteva, Andy Williams. Prima parlavamo del fatto che socializzava con le persone. Lo faceva. Invitava sempre su Tom Jones e il quartetto era sempre sopra e dopo aver fatto uno show per un’ora e mezza, saliva. Veniva anche Tom Jones e il gruppo e cantavano. Tom Jones deve essere stato un paio di volte, ma Andy Williams, gente come lui, lui amava invitarli e starci insieme di sopra. Questo era quello che facevamo dopo lo show. Elvis cantava sempre, adorava avere lì i quartetti gospel e le Sweet Inspirations. Tutti insieme cantavano canzoni gospel e passavano bei momenti.

D. C’erano tante ragazze?

RW. Ce n’erano a centinaia, infatti, una volta che mia moglie era con me, la feci salire a vederlo. Questo era quello che lui voleva. Voleva un pubblico di persone con cui parlare, faceva le sue citazioni religiose e amava parlare con queste persone. Naturalmente, guardava attraverso la folla per vedere com’erano. Questo faceva parte della norma, per rilassarsi dopo uno show. Voleva avere un sacco di gente, da lui nella suite e quindi c’era sempre tanta gente.

D. Vuoi dirci se Elvis era un cacciatore di donne? Un sacco di donne vogliono saperlo!

RW. OK. C’è un prima e un dopo. Quando andò a Vegas la prima volta, e penso per i primi films, non si salvava nessuna donna, ma negli ultimi anni c’erano Linda o Priscilla. Negli ultimi due anni, non riesco a pensare a nessuno, se non chi c’era al tempo, Linda e l’altra ragazza (non ricordo il nome). Per il resto, le altre erano solo qualcuno con cui parlare. E’ la verità. Penso che stesse invecchiando! Aveva quei libri che la gente gli portava, alcuni piuttosto strani, ma ne era preso più di qualsiasi altra cosa. Iniziò a vedere cose nel cielo e cose simili.

D. Pensi che questo fu deteriorante per la psiche di Elvis, in quel momento? Pensi che alcune persone non dovevano fare quello che hanno fatto?

RW. Queste cose non avrebbero mai dovuto essergli portate, perché la gente che gliele portava era strana e lo è tuttora e lo immersero in altre cose. Era alla ricerca di qualcosa e pensava che fosse in queste cose.

D. Vedi ancora persone come Linda, Ginger e così via?

RW. No. Io, mia moglie e alcuni del gruppo, siamo andati a trovare Linda, perché eravamo in California. Linda è carina, è OK. Lei ha fatto il massimo che poteva, ma il gruppo ormai si è diviso. Io sono stato il primo della Memphis Mafia, poi arrivarono Lamar, Sonny, Marty e Billy. Billy c’era sempre, Billy era come un fratello minore, ma non era coinvolto in tutto quello che riguardava i tour, come lo eravamo noi, fino a che non si è fatto più adulto. Poi lui aveva l’altro gruppo, ci siamo, come dire, separati, sono successe delle cose.

D. Com’era la mamma di Elvis?

RW. Sua mamma era un angelo. Lui la amava molto e lei amava lui, era preoccupata per lui, al punto di ammalarsi. Non ha mai offeso nessuno. Era una donna con una grande forza di volontà e mi è mancata. L’ultima volta che l’ho vista ero nel corpo dei Marines. Ero a casa in licenza. Elvis stava girando King Creole e io andai a Graceland a trovare lei e Vernon. Avevano appena chiamato Elvis. Mi dissero: Elvis vuole che tu prenda un volo e poi torni in treno a New Orleans. Elvis non poteva allontanarsi in quei giorni e stavano finendo di girare a Hollywood. Così andammo e tornammo in treno fino New Orleans. Avevo una settimana di licenza e l’ultima notte sua mamma mi disse: “prenditi cura di Elvis” e io ho preso questa cosa, seriamente per tutta la mia vita.

D. Credi che Elvis avesse bisogno di fare il Comeback 68, per ritornare in pista?

RW. Era frastornato, dopo tutti quei films, era un po’ insicuro e questo era esattamente ciò che gli serviva per capire se esisteva ancora. La cosa che il Colonnello aveva in mente di fare, lo avrebbe distrutto. Voleva che facesse un certo numero di canzoni di Natale! Elvis gli disse: vai al diavolo, io faccio questo, così questo diventò il suo “tastare il terreno”.

D. Hai detto che eravate uniti come fratelli, hai mai litigato con Elvis?

RW. Mai. Mai. Come ho già detto, sua madre mi disse di prendermi cura di lui, di non farlo soffrire. Ci sono state 3 volte che fummo vicino a litigare, ma non avrebbe fatto in tempo a puntare, su di me, una pistola o un coltello, che l’avrei colpito. L’avrei fatto.

D. Ha mai voluto incontrare Marilyn Monroe, quando ne aveva l’opportunità e, che tu sappia, ci sono in giro fotografie di loro insieme?

RW. Avrebbe voluto incontrarla, ma lei era troppo occupata e quindi, non è mai successo.
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  #2  
Vecchio 18-04-2007, 15:10
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Predefinito Re: Intervista A Red West - Da non perdere

D. Elvis aveva qualcuno con cui confidarsi, se non coloro che erano nel libro paga o dipendenti da lui finanziariamente?

RW. No

D. Quando scrivesti il libro che screditava Elvis, lui morì poche settimane più tardi. Ti sei sentito, in qualche modo responsabile della sua morte?

RW. No, non ho sentito alcuna responsabilità perché Elvis era già morto una volta precedente, ma l’abbiamo trovato giusto in tempo. Sapevo che stava arrivando e questa era uno dei motivi per cui ho scritto il lbro. Come ho detto prima, ho cercato di fermare ciò che stava succedendo, già quando ero con lui e non è servito, così abbiamo scritto questo libro, per fargli vedere la realtà che ciò che stava accadendo, non era niente di buono.
E’ stata una coincidenza, ma ti assicuro, che io so quali erano le sue condizioni.
Voi non sapete in che condizioni era, ma tutti noi lo sapevamo.
Se non ci fossimo stati, un paio di volte, se ne sarebbe andato prima e noi abbiamo cercato di aprirgli gli occhi. Come hai detto tu, non c’era un posto dove metterlo e non potevamo portarlo all’ospedale. L’unico che poteva farlo era suo padre e non l’ha fatto. Quindi è come se si fosse trovato senza aiuto.

D. Quando fu l’ultima volta che parlasti con Elvis, in termini cortesi?

RW. L’ultima volta che parlai con Elvis, fu quando mi chiamò, quando seppe del libro che stavamo scrivendo. Infatti quella conversazione è nel libro e mi chiamò per capire cosa stavo facendo. Penso che fosse un po’ nervoso per il libro. Abbiamo avuto una lunga conversazione e fu l’ultima volta che parlai con lui.

D. Avresti potuto fare diversamente?

RW. Sì. Avrei potuto mentire, ma tutto quello che c’è nel libro corrisponde a verità. Non so se l’hai letto, e si sono notate le cose belle in quel libro? Il 90% del libro contiene cose positive, ma si è preferito non vederle. Una cosa devo dire su tutti gli altri libri usciti ed è che sono pieni di stronzate.

D. Dov’eri quando Elvis morì?

RW. Ero nel bel mezzo di un episodio di “Black Sheep Squadron” che si chiamava 200 Pound Gorilla. Era imperniato su di me, ero con Robert Conrad e uno stunt coordinator. Stavamo provando una scena, era mattina presto e Chuck arrivò correndo e disse: “Credo di aver sentito alla radio che Elvis è morto”. Robert Conrad era diventato amico di Elvis e, molte volte, avevamo chiacchierato insieme su quanto accadeva. E’ l’unica volta, che io sappia, di uno show che sia stato bloccato. Niente blocca un film o uno show televisivo. The show must go on! Eppure questo show non venne trasmesso quel giorno. Mia moglie e i miei due figli arrivarono piangendo e non ci importò un fico secco di continuare quel giorno o di continuare il resto dell’episodio.

D. Elvis ha mai pensato di scrivere canzoni con te?

RW. Mi dava i titoli. Mi diede il titolo di “That’s Someone You Never Forget”. Credo che ci abbia provato una volta. Charlie, io e lui ci sedemmo, cercando di scrivere qualcosa, ma non riuscivamo a starci a lungo. Mi dava il titolo e diceva: Scrivi! Funzionava così.
D. Prima dicevi che ti sei sempre considerato uno degli amici più stretti di Elvis. Questo fa nascere due tipi di domande. Se così fosse, credo che se fosse stato uno dei miei amici, non avrei mai pensato di scrivere un libro del genere e renderlo pubblico e credo anche che tu abbia detto, che l’hai fatto per aiutare Evis e fargli aprire gli occhi. Se è così, se l’hai fatto per aiutarlo, sarebbe bello dire che i soldi che, hai guadagnato dal libro, sono andati in beneficenza.

RW. Sono d’accordo con te, ma ero rovinato. No, l’ho scritto per i soldi. E’ questo che vuoi sentirti dire? L’ho scritto per i soldi e per cercare di aiutarlo. La finiamo con questa cosa maledetta? Mi dispiace che la pensi in questo modo, ma sappi che io, quell’uomo, lo amavo molto. Tu non sai cosa ho passato e quanto ho cercato di tirarlo fuori. Ok, tu hai la tua opinione sul perché ho scritto il libro. Io ti ho detto la mia e puoi anche non accettarlo. Mi dispiace, ma è vero che ho scritto il libro per cercare di salvarlo e anche per avere soldi.

D. E’ vero che Elvis portava con sé una pistola, ovunque? Ci sono storie che vuoi raccontarci?

RW. Tutti noi le avevamo. Dopo essere stati autorizzati a Dever, Vegas e Memphis. In passato c’erano state indagini per la sicurezza. Noi eravamo tutti armati e pericolosi.

D. Di tutti gli scherzi che Elvis ha fatto ai membri della Memphis Mafia, quale ritieni sia la più divertente?

RW. Questa è una delle cose che ci aiutava a rompere la noia di Las Vegas e questa si trova nel libro, uno dei momenti migliori.
Ricevevamo queste minacce che andavano e venivano. Un giorno non avevamo niente da fare e decidemmo di fare qualcosa agli Stamps. Elvis, Sonny ed io decidemmo: Facciamo uno scherzo agli Stamps, diciamogli che abbiamo ricevuto un’altra minaccia così e così…. OK così abbiamo organizzato.
Per prima cosa, abbiamo radunato le vere guardie di sicurezza dell’holtel, per svuotare le loro pistole, (per contro pensavamo a cosa sarebbe successo, se, quella notte fosse successo qualcosa, veramente).
In ogni caso, dopo lo show, nel camerino, abbiamo chiamato gli Stamps e abbiamo detto: “Hey ragazzi, c’è un problema serio. Stasera abbiamo ricevuto una minaccia, perciò dovete prendere l’ascensore, andare fino al 30° piano, uscire e attraversare il corridoio fino alla suite”
Così per tutto il percorso, Sonny ed io istruivamo i ragazzi. “Ragazzi, state sull’attenti, per questa cosa”. Per tutta la salita dell’ascensore, avevano i nervi a pezzi. Salimmo e andammo nella suite. C’era un percorso che portava davanti alla suite e uno dietro la suite, attraverso il salotto, fino alla sala da pranzo. Andai con loro, chiusi la porta. Sonny tornò indietro e andò dall’altra parte. Non appena raggiunta la suite, dissi “OK., sembra sia tutto a posto Ok”. Poi all’improvviso Sonny urlò “Figlio di p******a, boom…… avevamo messo cartucce nelle pistole. JD Sumner spinse giù Elvis e si stese sopra di lui, Donnie Sumner saltò sopra il bar, sbattè le ginocchia sul bancone e quasi si ruppe le gambe.. Si nascose dietro il bar. Io arrivai correndo, sparai un paio di colpi, e Sonny uno. Mi tenni lo stomaco e dissi “Oh, sono stato colpito” e caddi per terra.
Tutte le guardie che arrivarono spararono, sentivi spari ovunque e tutte le guardie erano “morte”. Uno degli Stamps era sotto il tavolo. Era molto religioso e pregava! L’altro, il selvaggio del gruppo disse: “Dammi una pistola, dammi una pistola” Uscì e prese la pistola di una guardia “morta”. “Figlio di p*****a è vuota”. Nel frattempo, Sonny mise il braccio intorno ad Elvis (che era ancora disteso, con JD Sumner sopra di lui) e Donnie Sumner, dietro il banco de bar, poteva vedere questa mano con una pistola. Prese una grande bottiglia di succo di pomodoro e la tirò. La bottiglia mancò la mano di Sonny e Sonny si girò dicendo “figlio di p*******a” e scoppiò a ridere. Questo era il genere di cose che facevamo per divertirci.
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  #3  
Vecchio 18-04-2007, 16:32
gabby gabby Non in Linea
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Ancora grazie Hurt!!!
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  #4  
Vecchio 18-04-2007, 16:47
aron aron Non in Linea
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Predefinito Re: Intervista A Red West - Da non perdere

bellissime parole red lo stimava molto e glia voleva anche tanto bene ma perche l'avra licenziato
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  #5  
Vecchio 18-04-2007, 17:08
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bellissime parole red lo stimava molto e glia voleva anche tanto bene ma perche l'avra licenziato
per fare dei tagli alle spese, e nn ero poi così amico come sembra cmq!!!!
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