|
|
#1
|
||||
|
||||
![]() Quote:
![]() http://www.grazielvis.it/forum/showt...680&highlight= |
#2
|
|||
|
|||
![]()
Grazie Angelo
![]() Non solo non avevo collegato le due notizie internet, ma mi era anche sfuggito che avevo postato queste bellissime foto ![]() ![]() ![]() HAnno fatto sicuramente un bel lavoro ![]() |
#3
|
|||
|
|||
![]()
Dalla rivista GRAZIA
Che cosa hanno in comune Madonna, Marilyn Monroe, Francis Ford Coppola e un’altra dozzina di celebrità? ![]() Io direi il vino. Non sto diventando pazzo, non allarmatevi! Stando ai fatti sembra che le celebrità del del cinema, della musica, dell’arte e dello sport stiano sempre più abbracciando questo mondo tutto particolare. Madonna Louise Veronica Ciccone, una delle artiste femminili di maggior successo al mondo, è stampata sulle etichette di cinque varietà di vini: Pinot Grigio, Pinot Noir, Gewurztraminer, Cabernet Franc e Chardonnay. Il produttore è suo padre Tony Ciccone, proprietario della Ciccone Vineyard & Winery, che ha pensato bene di sfruttare l’immagine della popstar per creare un brand che è diventato molto popolare. Prezzo? Dai 25 ai 40 dollari! Anche Marilyn Monroe, il ’sogno proibito’ per milioni di appassionati di cinema, la ritroviamo in etichetta, precisamente su una bottiglia di Merlot. Ben alt(r)i i prezzi in questo caso: una bottiglia di Marilyn Monroe Merlot del 2002 quota a partire dai 199,99 dollari. Ma c’è chi va oltre e diventa celebrità/produttore. E’ il caso di Francis Ford Coppola, il regista che ci ha incantato un po’ tutti con Il Padrino, possiede la sua cantina dal nome Niebaum-Coppola Estate dove produce Merlot, Syrah, Cabernet e altro. E sembra che sia anche un esperto del settore: Per non parlare poi dei golfisti che sembrano siano attirati dalla bevanda più degli altri. Greg Norman produce vino in Australia, mentre Ernie Els in Sud Africa. La lista è interminabile, vi elenco altre celebrità del vino giusto per avere un’idea: Sam Neill, protagonista di Un grido nella notte, Jerry Garcia dei mitici Grateful Dead, Dan Aykroyd dei Blues Brothers, Wayne Gretzky, il più forte giocatore di ice hockey di tutti i tempi. Mi viene l’affanno, ma continuo: Robert De Niro e Leonardo Di Caprio sono proprietari terrieri e dopo il botto avutosi con Sideways, il film sul vino californiano, sembra che la moda stia letteralmente esplodendo tra i big di Hollywood. Anche Bob Dylan ed Elvis Presley sono finiti in etichetta per semplici ragioni commerciali. Ciliegina sulla torta? Savanna Samson, la pornostar di Rocco Meats an American Angel in Paris, produce Sogno Uno, un vino molto italiano composto da Cesanese, Sangiovese e Montepulciano (per vedere una video intervista clicca qui) A ben vedere il vino è abbastanza trasversale, no? Che altro dire? C’è chi di Coppola vede un film e chi preferisce berne un vino, no? |
#4
|
|||
|
|||
![]()
Da IL SOLE 24 ORE
26 giugno 2007 ![]() Dal Boogie-woogie al primo Elvis: Parigi celebra il rock'n'roll di Francesco Prisco Anno 1939. Mentre la follia omicida della Wehrmacht travolge l'Europa, in America i pianisti afroamericani Albert Ammons, Pete Johnson e Meade Lux Lewis cominciano la loro carriera discografica: è l'esplosione del fenomeno Boogie-woogie, musica da ballo prodotta da neri che incontra il favore del pubblico bianco. Anno 1959. Mentre lo scacchiere politico del Vecchio continente obbedisce alle ferree logiche della Guerra fredda, negli States precipita l'aereo privato che trasporta le rock star Buddy Holly, Ritchie Valens e Big Bopper. Il tutto mentre il "Re" Elvis Presley è in Germania a prestare il servizio militare, irrimediabilmente lontano dal suo ribellismo giovanile. A questo ventennio ricco di cambiamenti musicali e – soprattutto – culturali è dedicata la mostra "Rock ‘n' roll 39-59", in corso alla Fondation Cartier di Parigi fino al 28 ottobre. Un allestimento senza precedenti che raccoglie dischi e oggetti d'epoca, documenti editi e inediti, foto d'arte e memorabilia: l'approccio non è storico, ma addirittura archeologico. E nessuno al mondo, in tema di rock, si è mai cimentato con un'operazione simile. «Prima di Elvis c'era il nulla», diceva John Lennon. Affermazione per certi versi condivisibile, se consideriamo l'impatto rivoluzionario che Presley esercitò sulla cultura musicale (perfezionò un accattivante quanto originale "cocktail" di blues e country), sulla società (era pur sempre il bianco che cantava come un nero) e sull'economia (con lui i giovani cominciarono ad "esistere" come target per l'industria, pubblico cui destinare musica, cinema, libri e abbigliamento). Ma è pur vero che, in natura come nell'arte, nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma. Ecco allora spuntare i debiti tutt'altro che trascurabili che la musica dell'incontrastato "Re" del Rock ‘n' roll ha nei confronti del Blues (ruvida esternazione di malinconia sepolcrale per chitarra e voce), del Country (prodotto dell'immaginario celtico e cristiano dei bianchi che abitavano gli Stati del Sud), dei Gospel battisti e delle innumerevoli musiche da ballo che tra gli anni Quaranta e i Cinquanta trascinavano in pista gente di ogni razza, religione e credo politico d'America. E' innanzitutto questo il territorio indagato dalla mostra della Fondation Cartier. Ma ci si spinge oltre: i vari Charlie Gillett, Peter Guralnick, David Halberstam, Greil Marcus, Florent Mazzoleni e Robert Palmer che hanno collaborato al progetto si spingono fino a ritroso sino all'esplosione del Boogie-woogie, quella variante pianistica del primo Jazz che per la prima volta lanciò un ideale ponte di collegamento tra la cultura afroamericana e il pubblico dei bianchi. C'è insomma l'ampio e complesso immaginario che ha anticipato il 1954, l'anno del "Big bang" del Rock ‘n' roll, raccontato innanzitutto attraverso le fotografie di maestri del genere come Alfred Wertheimer, Bruce Davidson, Marion Post Wolcott, Ernest C. Whiters e William Eggleston. Mette quasi soggezione "Goin' Home", ritratto fotografico a firma di Wertheimer che ritrae un Elvis di ritorno a Memphis subito dopo aver registrato (siamo nel 1956) a New York il 45 giri "Hound dog"/"Don't be cruel". Come pure è emozionante trovarsi a due passi dalla prima chitarra acustica di Buddy Holly, personalizzata con nome e cognome proprio alla maniera di "the Pelvis". Tra i manifesti d'epoca spicca quello che nel '39 esaltava le performance di Jimmie Lucenford, scalmanato eroe dell'era swing tanto da poter essere considerato un rocker ante litteram, ma emoziona anche quello che nel '53 pubblicizzava uno show del countryman di Hank Williams, meglio noto come "Mr. Lovesick Blues", un gigante che avrebbe lasciato una lunga scia d'influenza nella musica popolare statunitense. Ci sono i leggendari Juke-box Wurlitzer degli anni Quaranta, oggi preziosissimi giocattoli per collezionisti, ed una futuribile (per l'epoca) Cadillac, sogno di ogni teenager americano degli anni Cinquanta alle prese con il ballo di fine anno. In una piccola cabina è stato addirittura ricostruito uno studio d'incisione simile a quello della leggendaria Sun Records di Memphis, dove i vari Jerry Lee Lewis, Carl Perkins, Johnny Cash e ovviamente Elvis Presley mossero i primi passi. All'interno di essa si possono ascoltare stralci di prove in studio e rare interviste radiofoniche. Abbondano rarissimi dischi d'epoca, come il 78 giri in cui Elvis interpretava "You're a heartbreaker" (1955). E' come se un pezzo della Memphis postbellica si fosse realmente trasferito a poche centinaia di metri dalla Senna. Basta dare un'occhiata in giro, respirare il profumo del vinile e sintonizzarsi sulla giusta lunghezza d'onda emozionale per sentire risuonare quel motivo conturbante: «Well, since my baby left me/ I found a new place to dwell/ It's down at the end of lonely street/ at Heartbreak Hotel». Come diceva qualcuno, il "Re" se n'è andato, ma non è stato dimenticato. "Rock ‘n' roll 39-59", Parigi, Fondation Cartier Dal 22 giugno al 28 ottobre 2007 Catalogo: Éditions Xavier Barral Peri informazioni: +33 0142185650 http://fondation.cartier.com |
#5
|
|||
|
|||
![]()
Si copia, si copia
![]() L’erede di Sinatra ammalia New York di Silvia Kramar - venerdì 03 agosto 2007, da New York Ironico, gigione, seducente con le donne e maligno con i loro mariti. L’altra sera Michael Bublé, l’erede di Frank Sinatra, ha entusiasmato il pubblico del prestigioso Radio City Music Hall. Dove il «crooner» si è fatto accompagnare da quattordici incredibili musicisti, per intrattenere un pubblico di qualche anno più adulto del trentunenne cantante canadese con la voce d'oro. Una voce che, insieme alla sua classe di «entertainer</B>» vecchia maniera e di fenomeno musicale, ne ha fatto il nuovo re della tradizione musicale americana pre-rock. Ascoltando Bublé, le signore in abiti lunghi, gli uomini in giacca e cravatta (come lui), un'aria da ufficio e abiti forse troppo sexy per le cinquantenni, gli americani tornano al tempo in cui Las Vegas, Atlantic City e il Radio City newyorchese offrivano la voce di quei Frank Sinatra, Dean Martin o Tony Bennet... Certo, Bublé si giova della perfetta campagna pubblicitaria che i suoi due padrini, Paul Anca e David Foster hanno allestito già da qualche anno. Ma tutto questo non basterebbe a farne l'erede di Sinatra e Bennet. Mercoledì Bublé ha flirtato con le donne, ricordando agli uomini che anche lui è fatto di testosterone. Certo, quarant'anni fa Bennet o Sinatra non avrebbero mai osato camminare tra il pubblico e farsi baciare, rivelando poi sul palco, che una lady gli aveva accarezzato il sedere «mandandolo in brodo di giuggiole». Ma anche quando si atteggia a «bad boy», Bublé si fa perdonare, anzi piace forse di più. Basta che intoni un brano qualunque, magari del suo terzo album Call me irresponsible, salito al primo posto nella classifica pop americana, per ricordare a tutti che la sua voce, seppur giovane, non ha eguali nel mondo dello swing. Harry Connick Junior gli si avvicina, ma Bublé è unico. Mercoledì sera, ad esempio, ha stuzzicato il pubblico femminile dedicando un brano alle donne che avevano tradito il marito con un uomo più giovane (alcune sono saltate in piedi alzando le mani), e poi cantando Me and Mrs. Jones, scritta nel 1972 da Billy Paul. Poi è stata la volta di una perfetta imitazione di Elvis Presley con That's all right |
#6
|
||||
|
||||
![]() Quote:
|
#7
|
|||
|
|||
![]()
Blues sotto le stelle – 2007 sabato 04 agosto 2007
![]() L'Aquila - Blues sotto le stelle, alla sua ottava edizione, è uno degli appuntamenti più attesi dell’estate aquilana: un evento di grande rilievo culturale nella cornice di un monumento esclusivo. Arte, musica e spettacolo insieme per ricreare quell’atmosfera magica nell’antico Borgo della Rivera che riacquista così la funzione di aggregazione sociale che ha avuto nel corso dei secoli. La promozione di luoghi d’arte, unita a forme diversificate di spettacolo, ha portato in questi ultimi anni un forte incremento del turismo culturale: si pensi ai numerosi luoghi d’arte, edifici monumentali e centri storici che ogni anno ospitano le grandi star della musica jazz, etnica, rock internazionale (il depliant che riporta il programma del festival è sempre corredato da notizie storiche sulla Fontana delle 99 cannelle). L’originalità delle scelte musicali che hanno da sempre contraddistinto questo festival sono legate soprattutto alla continua contaminazione che la musica afroamericana ha operato sull’Occidente: il blues non solo quindi come genere musicale, ma custode ed artefice di forti emozioni, stati d’animo, modi di vivere, una grande cultura da scoprire nei suoi molteplici aspetti La musica blues, ha assunto una sua precisa connotazione e struttura all’inizio del novecento, sviluppando le proprie radici principalmente lungo il corso del fiume Mississippi ed estendendosi poi con caratteristiche diverse negli altri Stati del Nord-America, ma è nella seconda metà del secolo, nel dopoguerra, che mostra la sua grande energia e vitalità, trasformandosi rapidamente e assumendo le caratteristiche e i colori di varie culture e contesti sociali. Il blues ha avuto un ruolo rilevante nell’integrazione del popolo nero, nell’evoluzione del costume e nella rivoluzione culturale degli anni “60: dal rock’n’roll di Jerry Lee Lewis ed Elvis Presley, attraverso i Beatles, i Rolling Stones, Bob Dylan e successivamente il punk, l’hip pop, il rap, tutte derivazioni ed evoluzioni di una cultura che ha radici molto lontane e che non accenna a fermarsi, rinnovandosi e riproducendosi in modi e circostanze differenti. Il festival in questi 8 anni ha narrato la storia del blues attraverso la voce dei musicisti che ne sono stati protagonisti negli anni migliori, che hanno saputo promuoverne e divulgarne l’emozione. E’ da queste considerazioni che nasce la scelta artistica di voler evitare la ripetizione di programmi standard, così frequenti nella miriade di festival presenti nella nostra penisola, e voler differenziare “blues sotto le stelle” dell’Aquila proprio ricercando i musicisti di culto negli angoli più remoti dove il blues ha lasciato traccia, spaziando nelle contaminazioni, evoluzioni e provocazioni che sono l’essenza nell’anima blues. L’edizione di quest’anno ci porta ad esplorare ulteriori territori musicali: il manouche iazz omaggio al mitico Django Reinhardt proposto dal gruppo olandese Tolga Quartet, le blues ballads del canadese John Campbelljohne la sua deliziosa pedal guitar, le incursioni heavy- metal- funk del newyorkese TM Stevens. L’evento più atteso è certamente la performance di Uli John Roth ex chitarrista degli Scorpions che, attraverso una rilettura della storia della musica, propone un excursus musicale dalle forme barocche di Antonio Vivaldi al rock-blues di Jimi Hendrix con ospiti molto attesi quali Graham Oliver (Saxon) e Nathaniel Peterson (Savoy Brown). Una grande festa è prevista per l’ultima serata, un omaggio al Borgo della Rivera che a distanza di otto anni dalla prima edizione del festival appare notevolmente riqualificato. Alcuni edifici limitrofi sono stati restaurati e la nascita di nuove attività quali ristoranti ed alberghi lasciano presagire le potenzialità del luogo deciso a diventare centro di grandi avvenimenti culturali: di questa rinascita sicuramente “blues sotto le stelle” ne è stato promotore e protagonista. Sul palco una band dal sapore e tradizioni italiane, l’Officina Zoè con un ospite d’eccezione il percussionista africano (Mali) Baba Sissoko: la pizzica tarantata incontra i ritmi africani, il canto griko si fonde con la tradizione orale dei griot del Mali. Blues sotto le stelle unisce alla gradevoli serate di divertimento la conoscenza di una cultura in continuo mutamento, proponendo stili musicali e visioni diverse appartenenti però ad una radice comune: blues borderline, blues di confine. |
![]() |
Bookmarks |
|
|
![]() |
||||
Discussione | Ha Iniziato questa Discussione | Forum | Repliche | Ultimo Messaggio |
Nuovi articoli su ShopElvis.it | Lisa | News Shopelvis Italia | 2 | 21-06-2010 18:42 |
Articoli In Pronta Consegna! | Lisa | News Shopelvis Italia | 22 | 18-11-2009 17:23 |
HOLLYWOOD - Nuovi articoli | Lisa | News Shopelvis Italia | 0 | 24-03-2008 16:52 |
Articoli In Pre-ordinazione | Lisa | Assistenza ShopElvis | 0 | 04-03-2008 17:40 |
Articoli X Commemorazione 30° Anniversario | hurt | Elvis dopo Elvis | 14 | 07-01-2008 10:59 |