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I Doors cantano Elvis Presley
Nel triplo live "Live in Boston: 1970" Il triplo disco "Live in Boston: 1970" dei Doors (in uscita il prossimo 23 luglio) contiene delle chicche per tutti i fan della band. La registrazione riconsegna Jim Morrison in una delle ultime apparizioni con grandi successi del calibro di "Alabama Song (Whisky Bar)", "Light my fire" e "Break on through" oltre a una cover di "Mistery Train" di Elvis Presley. il tutto x dare ragione a quello ke penso ![]() |
#2
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![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() 1977-2007, continua la 'caccia' a Elvis Presley Avvistamenti, ipotesi fantasiose e persino una taglia. A trent'anni dalla scomparsa, il mistero che avvolge la morte del Re tiene banco tra i bit della rete ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Sull'argomento sono stati scritti libri, pagine di quotidiani e periodici, sono stati fatti servizi e programmi televisivi. Ma è internet a fare la parte del leone. Il sito www.elvislives.net, ad esempio, elenca 10 teorie per cui il Re del rock'n roll è vivo. La prima sostiene che sia stato messo nel programma protezione testimoni con una nuova identità dopo il famoso incontro con Richard Nixon. C'è poi la storia del nome scritto sbagliato sulla lapide (Elvis Aaron Presley anziché Elvis Aron Presley), le fotografie del corpo nella bara che lo fanno sembrare una statua di cera, le contraddizioni riguardo alle circostanze del decesso. Lascia poi interdetti la notizia che nel 2002 una etichetta indipendente ha pubblicato un album, 'Kingtinued', dove si sente la voce di Presley che canta almeno 14 canzoni mai esistite prima del 1977. Ma c'è di più. Adam Muskiewicz, scrittore, attore e produttore cinematografico, attraverso il sito www.elviswanted.com lo scorso anno ha annunciato una ricompensa di 3 milioni di dollari a chi proverà che Elvis è vivo e vegeto. Intervistando teorici, esperti, autori e amici intimi del Re, Muskiewicz ha deciso di produrre anche un documentario, il cui trailler è disponibile sul sito www.truthaboutelvis.com, che dovrebbe uscire proprio in occasione del trentesimo anniversario della (presunta) morte. Nella pellicola, dal titolo 'The Truth About Elvis', verranno analizzati fatti e persone, il rapporto dell'autopsia, la villa di Graceland, la Memphis Mafia e la questione del nome sulla sua lapide. Si prenderanno inoltre in considerazione i motivi per i quali Presley puo' aver simulato la sua morte e chi puo' averlo aiutato in tutto questo. Interessanti alcune testimonianze che riportano: "Nessuno sa perché due settimane prima di morire abbia detto che doveva andare via, e che non avrebbe avuto più la possibilità di vedere le persone care. Perché ha detto una cosa del genere?". Oppure: "Gente che lavorava all'ospedale, ancora adesso sostiene che il corpo che fu portato in ospedale non era quello di Elvis Presley". Linda Thompson racconta: "Mia madre era al funerale, e qualche giorno dopo disse: 'Sì, oggi fanno delle cose miracolose con le statue di cera; molte persone pensano che lui sia alle Bahamas'''. "Mi ricordo una persona che guardò al corpo nella bara e mi disse, no, non è Elvis", dice una donna, mentre un'altra afferma: "Elvis Presley è venuto nel nostro ristorante e ha ordinato un wopper cheeseburger, senza cipolle e patatine". Molte poi le teorie bizzarre che si susseguono nella rete e negli anni la leggenda per chi non si rassegna o per chi vuole giocare alla 'caccia' a Elvis ha avuto molte versioni. Il forum del sito www.grazielvis.it, ad esempio, riporta un articolo nel quale si afferma che una donna in visita a Graceland, dopo essere entrata in una zona proibita al pubblico, si è trovata davanti un uomo su una sedia a rotelle a cui ha scattato una foto prima che i guardiani la portassero via. La foto è stata quindi consegnata a un detective che si occupa di identikit di persone scomparse, il quale ha dichiarato che, secondo lui, l'uomo sulla sedia a rotelle era Elvis Presley. In particolare, la donna ha detto che quando le guardie l'hanno portata via, continuava a ripetere loro di aver visto Elvis Presley. E la cosa che l'ha stupita più di tutto è stato che queste non abbiano negato e nemmeno si siano comportate come se lei fosse stata una visionaria. C'è poi la teoria esposta da Massimo Polidoro che nel suo libro 'Elvis è vivo' vuole The King celato sotto lo pseudonimo John Carpenter, le cui iniziali J.C. stanno per Gesù Cristo, mentre lavora come agente speciale dell’FBI, reparto antidroga. Tutte queste teorie si basano su un concetto spiegato da Polidoro, che si richiama alla 'verità delle emozioni', come la chiama lo scrittore. E cioè che non si può accettare l’idea che qualcuno fuori dal comune sia morto per una casualità, e quindi nulla diventa più credibile dell’incredibile. |
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![]() ![]() ![]() ![]() LISA
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Trend globali
![]() ![]() ![]() ![]() ![]() 09.08.2004 I numeri parlano chiar fra meno di cento anni il pianeta sarà invaso da una pletora di imitatori del re del rock. Da persone di buon senso, puntereste su questa scommessa? I mercati finanziari sono luoghi in cui domanda e offerta di valori si incontrano. Il venditore di titoli ne ricava fondi da reinvestire nell'azienda, mentre l'acquirente si garantisce una rendita fissa oppure il diritto di partecipare agli utili futuri della relativa società. Un meccanismo semplice e logico che potrebbe indurci a credere che il mercato si comporti in modo altrettanto efficiente e razionale. Il seguente esempio, che si rifà al mondo dello spettacolo, è tratto da un'analisi della prestigiosa ABN Amro e ci fornisce conclusioni interessanti al riguardo. - Nel 1960 si contavano 216 imitatori di Elvis. - Nel 1970 erano passati a ben 2400. - Nel 1980 il loro numero era stimato intorno ai 6300 a livello internazionale. - Nel 1992 infine erano arrivati a 14 000. - Di questo passo, entro il 2100 gli imitatori di Elvis rappresenteranno il 25 per cento della popolazione mondiale. Segnali chiari eppure fuorvianti I dati rilevati sull'arco di trent'anni sembrerebbero suffragare l'ipotesi che entro il 2100 si verificherà un autentico boom degli imitatori del King. Chiunque negasse l'evidenza rischierebbe di vedersi accerchiato da frotte di cloni di Elvis, con tanto di costume bianco e capello impomatato. Male che vada, avremmo sbagliato i nostri pronostici e ci ritroveremmo a fare i conti con l'orgoglio offeso degli impersonator. Più gravi possono invece essere le conseguenze di un errore di valutazione in campo finanziario. Basti ricordare come in epoca recente l'euforia innescata dalla corsa dei titoli tecnologici abbia alimentato l'illusione di inesauste chance di guadagno, illusioni che il crollo della new economy ha spietatamente infranto cogliendo gli investitori completamente impreparati. E dire che le previsioni non sarebbero potute essere migliori. Ma per citare il grande economista John M. Keynes: "Resta un mistero che un essere razionale possa compiere un atto tanto insensato come quello di investire in borsa". Questa convinzione è tuttavia in netto contrasto con la teoria finanziaria neoclassica secondo cui gli operatori sarebbero dei soggetti perfettamente razionali e come tali riescono a ottimizzare i rischi rispetto alle opportunità di guadagno, anticipando la dinamica dei prezzi in base alle informazioni disponibili – e ciò con lucidità e senza essere vittime di distorsioni di carattere emotivo. Tuttavia questo "homo oeconomicus" è ben lontano dalla realtà e la teoria dei mercati cosiddetti efficienti non è in grado di spiegare alcuni fenomeni ricorrenti che smentiscono l'assunto stesso di razionalità del comportamento dei suoi attori. E con ciò non ci riferiamo alle varie "regole d'oro" o dritte per vincere in borsa (si veda il riquadro) proposte dagli esperti di turno, bensì ad alcuni quesiti ben più cruciali cui possiamo trovare risposte convincenti soltanto includendo nel nostro modello di pensiero l'irrazionalità come costante dell´agire umano. Fare i conti con l´emotività D'altronde è lecito chiedersi cosa spinga gli operatori a scambiarsi grandi volumi di titoli se ognuno di loro dispone delle stesse informazioni e basa le proprie decisioni sulle medesime aspettative. Altrettanto incongruo ci sembrerà il fatto che i prezzi dei titoli possano accusare oscillazioni talora marcate se queste non trovano riscontro in eventi altrettanto significativi nell'azienda sottostante. O ancora, come mai la prospettiva di un aumento del dividendo faccia lievitare le quotazioni in misura sproporzionata rispetto al resto del listino. Tutte domande che ci lasciano perplessi e non trovano altra giustificazione se non quella che le scelte degli investitori non sono frutto di riflessioni spassionate e obiettive. Questa consapevolezza ha portato all'emergere di una nuova disciplina, la cosiddetta finanza comportamentale, che sposa la psicologia con le scienze economiche. Giungendo a scoperte sconcertanti. È ormai comprovato che il processo cognitivo degli investitori – dall´acquisizione all'elaborazione dei dati utili ai fini della decisione circa il titolo più promettente – contravviene sistematicamente ai dettami di razionalità cari ai manuali di borsa. La "behavioural finance" ha messo in luce alcune trappole psicologiche come la percezione selettiva della realtà, l'ipersicurezza che induce un´eccessiva fiducia nelle proprie capacità oppure l'avversione alle perdite. Concetti questi che in breve tempo si sono imposti a pieno diritto fra le teorie finanziarie più accreditate, sfatando definitivamente il mito della borsa come entità razionale. P.S.: Quanto agli imitatori di Elvis purtroppo mancano stime affidabili e aggiornate al 2004. Se le proiezioni di cui prima dovessero avverarsi, fra trent'anni saremo circondati da migliaia di nostalgici che faranno rivivere il mito del King – a suon di rock'n' roll. |
#5
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Sono stati venduti all'asta un'arma appartenuta ad Elvis che ha raggiunto i 28.000 dollari e un flacone (vuoto) di Naldecon, un antistaminico prescritto dal dott.Nik negli anni 70, venduto x 2.640 dollari
![]() Inutile scrivere che sono alquanto disgustata x il flacone di antistaminici ![]() ![]() |
#6
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![]() ![]() ![]() Elvis Presley - ELV1S - 30 #1 HITS - Bmg Ricordi (CD) Ha funzionato, eccome, per i Beatles. Perché non dovrebbe funzionare con Elvis? L’idea, che la BMG ha mutuato dalla EMI, è esattamente la stessa: impacchettare in un’antologia nuova di zecca, nel packaging come nella rimasterizzazione digitale, i numeri uno del King del rock and roll (non tutti, come riconoscono onestamente le note di copertina) e aspettare che il pubblico accorra a frotte a comprarla nei negozi. Difficile resistere alla tentazione, in effetti: collezionisti e “completisti”, condannati a procurarsi ogni briciola discografica disseminata dagli amministratori dell’eredità Presley, possono trovare motivo di soddisfazione nella cristallina resa sonora delle incisioni (i tecnici incaricati, Ted Jensen e George Marino, hanno lavorato bene); i novizi hanno modo di riscoprire, non è mai troppo tardi, una quantità di gemme straordinarie, alcune delle quali neppure troppo note all’appassionato “medio” italiano. E chi da un greatest hits pretende cura dei particolari e attenzione al dettaglio non può lamentarsi: grafica elegante ed essenziale, crediti precisi (comprese puntuali informazioni sulla “chart life” di ogni singolo pezzo), note brano per brano redatte da Peter Guralnick, riconosciuta eminenza in elvisologia. Qualcuno, semmai, storcerà il naso per l’inclusione di “A little less conversation” nella versione shakerata dal dj olandese JXL ad uso delle piste da ballo di tutto il mondo. Lo stacco sonoro rispetto al resto del programma è indubbiamente forte e farà sobbalzare sulla sedia qualche purista: ma la canzone si guadagna il diritto di accesso in qualità di ultimo numero uno della serie, la voce del rocker resta inconfondibile in primo piano, e il cocktail rockabilly-house ha un sapore irresistibile (solo Fat Boy Slim aveva raggiunto risultati altrettanto brillanti nel miscelare dance e rock). Chi di Presley ricorda soprattutto il ciuffo, l’ingenua filmografia e i movimenti del bacino, troverà ciò che si aspetta di trovare: l’Elvis elettrico e ad altissima gradazione erotica di “Jailhouse rock”, di “All shook up” e di “Heartbreak hotel” (il primo e più improbabile degli hits, sottolinea Guralnick: il testo è ispirato al bigliettino di commiato lasciato da un suicida). Il languoroso e confidenziale crooner di “Love me tender”, “Are you lonesome tonight?” e “Can’t help falling in love”. Quello rilassato, controllato ed infallibile della maturità (“Return to sender”, “Suspicious minds”, “In the ghetto”). E anche – nota dolente - quello tentato dalla tradizione melodica del belcanto (“O sole mio” e “Torna a Sorrento” tradotte rispettivamente in “It’s now or never” e “Surrender”). Ma potrà anche (ri)scoprire tante altre cose. Innanzitutto l’incredibile versatilità di un interprete capace, con quella voce, di cantare qualunque cosa, il blues di Big Mama Thornton (“Hound dog”) e il country & western di Hank Snow (“A fool such as I”), l’r&b di New Orleans (“One night”) e il candido gospel di “Crying in the chapel”: il diavolo e l’acqua santa, davvero (e nessuno c’era arrivato prima di lui, al matrimonio misto e sacrilego tra country bianco e rhythm and blues nero). E poi tanti dettagli e particolari gustosi. Come le impeccabili, pulsanti voci di supporto dei Jordanaries (tanti anni dopo ripescati dai Blasters dei fratelli Alvin). La chitarra acuminata di Scotty Moore e la stilosissima Telecaster di James Burton (un quarto dei leggendari TCB, band di accompagnamento anni ’70, che qui sfoggia la sua potenza in “Burning love”). La ruvidezza da “buona la prima” di “Too much” e i collage di studio di “Hound dog” e “Don’t be cruel” (venti, trenta takes diverse per arrivare al massimo grado di semplicità). E ancora, la squisita scrittura di autori di lusso come Otis Blackwell, Doc Pomus, Leiber& Stoller. Ci sarebbe molto altro Elvis, naturalmente, da mettere in scaffale a fianco di questo super-greatest hits. Ventinove canzoni (più una) non bastano a disegnare i contorni del mito. Il consiglio, inevitabile, è di procurarsi almeno le prime leggendarie incisioni per la Sun di Memphis, “That’s alright (mama)”, “Mystery train”, “Baby, let’s play house” e le altre: un Presley così libero e selvaggio non lo ascolterete più, neppure negli anni dorati raccontati da “Elv1s”. Perché regalarlo: Elvis è "The king". Per una volta un soprannome che dice le cose come stanno, e questa godibilissima e corposa raccolta ci ricorda da dove è nata tutta la musica odierna. Iniziate (o ripartite) da qui. TRACKLIST (Alfredo Marziano) “Heartbreak hotel” “Don’t be cruel” “Hound dog” “Love me tender” “Too much” “All shook up” “(Let me be your) Teddy bear” “Jailhouse rock” “Don’t” “Hard headed woman” “One night” “(Now and then there’s) A fool such as I” “A big hunk o’ love” “Stuck on you” “It’s now or never” “Are you lonesome tonight?” “Wooden heart” “Surrender” “(Marie’s the name) His latest flame” “Can’t help falling in love” “Good luck charm” “She’s not you” “Return to sender” “(You’re the) Devil in disguise” “Crying in the chapel” “In the ghetto” “Suspicious minds” “The wonder of you” “Burning love” “A little less conversation (JXL radio edit remix)” (23 Dic 2002)
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Trent’anni dalla scomparsa di Elvis: si comincia con una statua
Con un annuncio proveniente dalle isole Hawaii è iniziata la serie di iniziative che marcherà i trent’anni dalla scomparsa di Elvis Presley. Le autorità locali hanno dato il semaforo verde ad una statua del King che sarà piazzata nel prossimo luglio, poco prima del giorno dell’ anniversario, davanti al Neal Blaisdell Center, dove Presley nel 1973 tenne il concerto “Elvis: aloha from Hawaii”. La statua sarà in bronzo ed in scala 1:1. “Per molti di noi Elvis rimane un idolo”, ha affermato Mufi Hannemann, sindaco di Honolulu, “e, visto che qui trascorse un certo periodo, lo consideriamo come un figlio adottivo. Elvis farà sempre parte dell’identità delle Hawaii, dal suo film ‘Blue Hawaii’ allo storico concerto che la scultura commemora”. Presley morì il 16 agosto 1977. Da Rockol |
#8
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Il francobollo di Elvis Presley è il più collezionato negli Stati Uniti
Il francobollo che raffigura Elvis Presley è il più collezionato negli Stati Uniti. A poche settimane dal trentesimo anniversario della scomparsa di Elvis, che avvenne il 16 agosto 1977, il Servizio Postale d’oltreoceano fa una scoperta: su cinquecentodiciassette milioni di francobolli venduti con il ritratto del cantante di Memphis, centoventicinque milioni sono stati conservati dal 1993, anno in cui vennero messi in commercio. Intanto molti fan di Presley spediscono lettere con l’affrancatura del "King of rock" a indirizzi inesistenti per ricevere indietro il francobollo con il timbro “Return to sender” (restituito al mittente), titolo di un grande successo di Elvis negli anni Sessanta. (Fonte: La Repubblica) |
#9
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Si un bel articolo degno di essere chiamato articolo su Elvis. Complimenti
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IL NUMERO UNO E' SEMPRE LUI: ELVIS PRESLEY
Le celebrità scomparse che guadagnano di più Nell'ultimo anno il nome del re del rock è fruttato ben 49 milioni di dollari. Kurt Cobain fuori dalla classifica ![]() Di Lea Goldman e Jake Paine Le 13 leggende della settima classifica annuale delle celebrità scomparse di Forbes che guadagnano di più hanno racimolato, in soli dodici mesi, ben 232 milioni di dollari. La maggior parte di loro sono nomi immediatamente riconoscibili (basti pensare a Elvis, Marilyn e Warhol) e che continuano a essere amati in tutto il mondo, per la felicità di coloro che possono sfruttarne i diritti. Tutti i personaggi presenti nella classifica di quest'anno sono l'immagine di imperi commerciali del Elvis Presley (Ap)merchandising estremamente redditizi e in continua crescita. Il nome di Albert Einstein, ad esempio, viene utilizzato per la vendita dei DVD dei Baby Einstein. I libri di Theodor "Dr. Seuss" Geisel sono un must per tutti i bambini del mondo. Centinaia di performance deIl mio amico, Charlie Brownhanno fatto la fortuna di Charles Schulz, creatore di Peanuts, la celebre striscia di fumetti pubblicata in tutto il mondo. Ma anche dopo la morte, il Re è sempre uno. Nell'ultimo anno il nome di Elvis Presley è fruttato ben 49 milioni di dollari, cifra che lo porta al primo posto della classifica. CKX Entertainment, la società che gestisce direttamente l'impero di Elvis (di cui la figlia Lisa Marie Presley detiene il 15%), ha annunciato che quest'estate, nel 30° anniversario della morte del Re, Graceland è stata completamente rinnovata. Tra le novità vale la pena ricordare un nuovo hotel con centro conferenze, un museo multimediale all'avanguardia e un centro visitatori più ricco. |
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