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Vecchio 16-11-2006, 20:31
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Elvis Golden Fans
 
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Predefinito Re: Storie Sconosciute

STORIA #52

RACCONTATO DA:

CHERYL JOHNSON

In Agosto Elvis si sarebbe di nuovo esibito all’Hilton di Las Vegas, e annullò due spettacoli. Dissero che era perché aveva l’influenza, ma molti fans iniziarono a preoccuparsi per lui.

ED PARKER

Una volta all’Hilton, Elvis chiese ai ragazzi di stare tranquilli a tavola, ma loro niente.
Elvis prese la sua pistola e sparò 5-6 volte in aria. Fece dei buchi al soffitto, ma attirò la loro attenzione! Era un suo modo di liberarsi. Alcune persone cercarono di farlo apparire come qualcos’altro, non era così.
Un’altra volta Elvis chiese ai ragazzi di spegnere la tv perché c’era Robert Goulet in onda. Non lo fecero, così salì al piano superiore e sparò alla tv. Certi dicono che fosse un vizioso – un pazzo, ma non lo era. Era un suo modo strano di attirare l’attenzione.

FRED FRIEDRICK

Elvis sparò alla sua Ferrari. Era successo qualcosa – uscita di strada o bloccata, cose simili insomma, così lui le sparò. Disse: “L’ho uccisa”.
Qualcuno andò a prendere la macchina e la riportò a casa.
Elvis disse: “Riporta quella dannata cosa dove l’ho lasciata. E’ morta!”

STORIA #53

RACCONTATO DA :

PAUL DOUGHER

Eravamo ottimi amici, ma nel tempo era diventato un problema vederlo. E ci ho rinunciato. Potevi chiamarlo e chiedere di passartelo al telefono. Ho sempre potuto parlargli al telefono o incontralo sul viale. Gli facevano sapere che c’ero e lui diceva “fatelo salire”. Più avanti, con così tanta gente che cercava di servirlo, penso che abbia desiderato maggiormente di stare per suo conto, isolandosi. Quando chiamavo, rispondeva Charlie Hodge oppure Joe Esposito. Dicevano: “E’ occupato adesso” Probabilmente non volevano fargli sapere che ero io al telefono. Alla fine ci ho rinunciato e lo vedevo solo quando veniva a trovarmi lui. Quando mi veniva vicino, gli dicevo “Ho cercato di parlare con te” e lui “Digli chi sei” e io gli spiegavo “Questo non sempre aiuta!”

EDDI FADAL

La Memphis Mafia lo isolava. Avevano paura che qualcun altro avrebbe invaso il loro territorio , così facevano di tutto per tenere lontano chiunque. Intorno ad Elvis, c’era un cerchio invalicabile e non credo che Elvis se ne fosse reso conto. C’era un sacco di gente che chiamava e voleva parlare con lui, perché aveva in corso dei business con Elvis. Alcuni erano artisti importanti e tecnici di registrazione che Elvis voleva vedere, ma non era possibile by passare il gruppo.

GEORGE KLEIN

Elvis sapeva che alcuni di noi, come Red West ed io, non eravamo là per i soldi o per godere della sua fama – Eravamo con lui da prima che diventasse famoso. Certamente siamo arrivati sino in cima con lui, ma non eravamo Johnny-come-lately. Eravamo amici suoi quando non era nessuno e lui non l’ha mai dimenticato.

STORIA #54

RACCONTATO DA :

MYRNA SMITH

Probabilmente, a Jerry i cambiamenti di Elvis erano più evidenti, che a me. Mi rendevo conto che certe sere, quando arrivava sul palco, non era lui; praticamente era come se non si fosse svegliato del tutto. Dormiva tutto il giorno e non si alzava fino al tardo pomeriggio. In quel momento faceva colazione e poi si preparava per lo show. Talvolta arrivava che era ancora mezzo addormentato. Anche quando camminava sul palco sembrava semi addormentato. Però faceva il suo spettacolo, perché lo conosceva perfettamente. Durante lo show, comunque si fosse presentato all’inizio, si svegliava completamente. Alcune volte, in cui io ero a conoscenza che stava attraversando un periodo difficile, lo aiutavo a tirar fuori se stesso! Guardava verso di noi, per trovare l’ispirazione. Se guardi i suoi spettacoli, ti accorgi che, spesso, guarda verso di noi, con quegli occhi imploranti. Dovevamo dargli la spinta. Dovevamo creare confusione, in modo tale che si caricasse per andare avanti, c’era qualcosa che doveva superare con se stesso. Alle volte, glielo vedevo, e capivo quanta paura avesse, perché aveva gli occhi vitrei e non era sveglio del tutto. Per me era evidente e pensavo “Adesso cade”.

RONNIE TUTT

Verso la fine, ho visto grossi cambiamenti in Elvis.
C’erano sere in cui avevo la sensazione che fosse stanco e talmente giù, che ritenevo opportuno aumentare la forza dei colpi sulla batteria, battere più forte di quanto facessi normalmente.
C’erano volte in cui, nella mia mente, gli dicevo “Dai, alzati. Vai avanti!” cioè quelle cose che lui avrebbe detto a me. Alle volte gli davo i miei segnali e lui li capiva, ma c’erano alcune sere che sembrava completamente assente, veramente a terra. Ci sono state anche, alcune sere, in cui, vuoi la gente del pubblico era troppo educata, o troppo intimorita o troppo conservativa, o qualsiasi altra cosa, ma quel pubblico non dava il normale riscontro, o almeno quello a cui eravamo abituati. Elvis si sentiva amareggiato, incapace, inutile e camminava avanti e indietro dicendo “Che vada tutto all’inferno” Quello che intendo, è che lui faceva il suo spettacolo - e in questo senso ha sempre rispettato il suo pubblico – ma certamente non se la sentiva di tornare sul palco, fare dei bis o piuttosto di lavorare ancora di più.


TONY BROWN

La band includeva una sezione ritmica, con circa 20 coristi e 12 trombe. Era un grande gruppo. Eravamo seduti nella dressing room e si parlava della situazione. “Perchè qualcuno non affronta Elvis?” “Ce lo ritroveremo che crolla” “Speriamo di poterlo aiutare” Rivolgendoci a Ronnie Tutt, gli dicevamo “Tu lo conosci bene, perché non gli parli??” Però, tutti noi sapevamo che si limitava ad una speranza, visto che Elvis era circondato da quella cerchia di persone, sai, tutti quelli così chiamati amici e tutte quei bodyguards. Se tu ti azzardavi a chiedere “Posso stare 5 minuti da solo con Elvis?” la risposta sarebbe stata “Assolutamente no!!!” Probabilmente pensavano che tu volessi parlare con Elvis, per chiedergli una Cadillac o cose del genere. Se riuscivi ad avere 5 minuti con lui, li avresti visti aprire la porta, ogni minuto, per controllare cosa succedeva. Era assolutamente irreale pensare di passare mezz’ora, da solo con Elvis, per potergli dire: Elvis, amico, potresti seguire un programma che ti permetta di ripulirti e perdere peso. Amico, ti sentiresti molto meglio” Questo tipo di conversazioni non potevano esserci, perché se ti trovavi vicino ad Elvis, lui stesso manteneva un controllo della conversazione, con argomenti futili.

STORIA #55

RACCONTATO DA:

LARRY NIX

La seconda volta che Elvis venne a Stax, (10 - 15 Dicembre 1973), era molto su con il morale. Aveva la figlia con sé e c’era la sua ragazza (Linda Thompson). Assunsero una ragazza per rispondere al telefono. Dovevamo tenere una linea sempre aperta, in modo tale che il Colonnello potesse sempre mettersi in contatto con lui. Una delle cose che mi colpì, fu quando Elvis si girò verso uno dei suoi ragazzi e disse “Hey, Hey, stasera è lunedì sera, vero?” E il ragazzo “Sì” e boom! Tutti sparirono. Non più di 15 minuti dopo, il tipo tornò con un grande vecchio televisore, con tante etichette attaccate. Elvis aveva mandato qualcuno a comprarlo e fatto portare in studio per vedere la partita di football del lunedì. Quando partirono, lasciarono lì quella tv che era servita solo per guardare, una partita, una volta.
Un’altra cosa che mi sorprendeva era che quando un autore, registrava una canzone su un nastro, io dovevo trasferirlo sul disco. Elvis voleva verificare tutte le canzoni sul disco. Forse era perché era più facile ascoltare dei pezzi, in un disco, piuttosto che riavvolgere la cassetta. Non so. Mi portavano la canzone, io facevo l’acetato, che poi lo portavano in studio dove facevano le incisioni. Elvis l’ ascoltava, e la faceva. La canzone doveva essere fatta, identica alla demo. Questo mi lasciava sbalordito. Non c’era immaginazione, nessun “fate un po’ così, qui” Felton Travis era il produttore, ma tutta la produzione era già stata fatta sulle demo. Dovevano limitarsi a copiarla.
La figlia di ELvis stava lì con lui quando cantava. La maggior parte delle volte, alle 10 o 11, si addormentava, così lui la prendeva e la portava a letto. Posso dire che lei era tutto per Elvis. Niente altro aveva importaza. Si prendeva molta cura di lei.

Ultima Modifica di hurt : 08-12-2007 08:53
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