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  #1  
Vecchio 17-06-2007, 13:11
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queste pers mi stanno proprio simpatiche...finalmente qualcuno che capisce qualcosa di musica!!!!!!
ero stufa della solita gentaglia che parla male di Elvis x ignoranza!!!!!!!!
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  #2  
Vecchio 17-06-2007, 15:32
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E' evidente che sono fans, non giornalisti
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  #3  
Vecchio 17-06-2007, 19:45
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Questo invece è giornalismo!!! da Repubblica. it

Oltre a Morrison, tutti gli altri artisti passati ai raggi X
Anche Josephine Baker tra i sospettati di attività anti Usa
Elvis Presley, quella spia
che sparlava dei Beatles

di GINO CASTALDO

Ma il rock, è stato o non è stato autenticamente sovversivo? Se dovessimo giudicare dall'interesse dell'Fbi sembrerebbe proprio di sì. Basta dare uno sguardo, anche solo nel sito ufficiale aperto al pubblico, per trovare abbondanza di file su Jimi Hendrix, Janis Joplin, i Doors, John Lennon, su Woodstock. Pur con le molte cancellature e omissis si intuisce tra le righe del file dedicato ai Grateful Dead una dichiarata preoccupazione su certi movimenti sospetti di partite di Lsd. Per quanto riguarda Hendrix lo si trova citato in un progetto intitolato "The cospiracy" che legava i rivoluzionari "cattivi" Abbie Hoffman e Jerry Rubin.

Non faceva eccezione la folk music, almeno quella più militante. Ci sono documenti intestati a Woody Guthrie, tanto per andare alle origini, fortemente sospettato di attività comunista, e perfino su nomi a dir poco innocui come i Monkees. Anche loro, chissà, tra una canzonetta e l'altra avrebbero potuto inquinare le menti aperte dei giovani americani. Va da sé che di mezzo non c'è solo il rock. Di pericolosi sovversivi era pieno il mondo dello spettacolo, e allora si indagava anche su Nat King Cole o Josephine Baker, anche lei sospettata di attività antiamericane, tranne poi ammettere con malcelato dispiacere che non si sono trovate prove.

In qualche caso i file sono davvero illuminanti, una controstoria del rock che aggiunge elementi clamorosi, anche se a tratti ridicoli. Si scopre che Elvis Presley faceva di tutto per offrirsi all'Fbi come informatore volontario, che giudicava Edgar Hoover il più grande americano vivente, e malgrado questo continuava ad esser visto con un minimo di sospetto per i suoi atteggiamenti stravaganti. Era pur sempre una rockstar, ma chiese con insistenza di poter visitare gli uffici del bureau, riuscendoci finalmente, e di incontrare di persona Hoover che però con una scusa evitò l'incontro. Fece in tempo, comunque, a segnalare la pericolosità dei Beatles che spargevano veleno nelle menti recettive della gioventù americana.


(12 ottobre 2004)
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  #4  
Vecchio 17-06-2007, 20:07
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  #5  
Vecchio 20-06-2007, 07:29
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Mamma mia........ leggete qui

Elvis Presley

Aloha From Hawaii Via Satellite (reissue 199

1973
BMG


Francesco Donadio
E’ strano come il passaggio del tempo cambi la percezione delle cose, nonché l’importanza delle stesse. Nel 1973, quando il music biz andava pazzo per le varie signore dei canyon e per i dinosauri del prog, tifare per Elvis Presley corrispondeva ad essere considerati dei paria, “out” e nostalgici, né più né meno come i fan di Liberace. All’alba del nuovo millennio, la situazione è totalmente cambiata: l’hippie sound ci appare come un brutto sogno, qualcosa di irrimediabilmente polveroso, e il prog è universalmente disprezzato, almeno fino al prossimo revival. Elvis, al contrario, e in particolare l’Elvis di cui si tratta qua (quello grasso di Las Vegas, per intenderci) oggi è totalmente al passo con il più moderno zeitgeist. Kitsch, stravagante e pomposo come un film di Almodovar, l’Elvis che nel gennaio del 1973 andò ad Honolulu a recitare nell’ultimo grande atto della sua carriera (un concerto trasmesso live via satellite in tutto il mondo) era un uomo a pezzi: separato dalla moglie Priscilla, imbolsito anzichenò e prossimo a quell’annichilimento da pillole che lo avrebbe portato al Creatore di lì a 4 anni. “Aloha from Hawaii” è decadenza pura, la perfetta esemplificazione di quel grande esperimento di crossover di tutti i generi musicali USA che Presley volle tentare, con risultati alterni, fin dai giorni del suo “comeback show” del 1968 alla NBC. Un antesignano, in questo. Nel corso della lunga esibizione Elvis sembra sempre perfettamente in controllo della sua vasta audience. Fin troppo in controllo, distaccato. Anzi: pare proprio che non gliene possa importare di meno. Eppure la sequenza iniziale è travolgente: a partire dal rombo di “Also Sprach Zarathustra”, a cui segue una vivace “CC Rider” e quello che era il singolo del momento, la rockeggiante “Burning Love” (tra parentesi, uno dei migliori episodi dell’Elvis anni ’70). Sono presenti, purtroppo, i momenti strappalacrime di cui “quell’” Elvis era innamorato, come “You Gave Me A Mountain” o “What Now My Love” (di Gilbert Becaud, nientemeno). Elvis prova perfino ad intepretare due cavalli da battaglia di Frank Sinatra, “My Way” e “Something”, e fallisce miseramente nel confronto. E’ un bel fallimento, però, davvero da “beautiful loser”: quell’Elvis, come detto, era un uomo sull’orlo di una crisi di nervi. C’è spazio per un medley in onore dei vecchi tempi del rock’n’roll, per una “Fever” a cui l’artista di Memphis riesce a conferire un tocco d’ironia. C’è una grande, eroica “Suspicious Minds” (un racconto breve sul fallimento del suo matrimonio) e una finale, hawaiana “Can’t Help Falling In Love” da accendini alzati. In questa ristampa sono presenti altri 5 brani che Elvis incise al termine del concerto di Honolulu unicamente per il pubblico USA, tutti tratti dal suo vecchio film “Blue Hawaii” del ’61 tranne l’ultimo, una ottima versione dell’hit folk “Early Morning Rain”, scritta da Gordon Lightfoot e portata al successo da Peter Paul & Mary nel 1965. Also Sprach Elvis…

(08/05/2002) - © 2002 - 2005 Extra! Music Magazine.
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