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Vecchio 19-08-2007, 06:39
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Da Repubblica.it 16 agosto 2007 alle 19:53

Trent’anni dopo Elvis mito rivive; business alle stelle

Un anniversario a suon di rock e di dollari.
La leggenda di Elvis Presley, trent’anni dopo la sua scomparsa, è ancora una miniera d’oro in gadget, cd, festival, tributi e diritti d’autore. Secondo la rivista Forbes, nella particolare classifica delle star defunte che fanno fare lauti affari agli eredi, ‘The King’ guadagna la seconda piazza dopo il leader dei Nirvana Kurt Kobain, con una stima di 42 milioni di dollari guadagnati tra il 2005 e il 2006. Granceland, la magione coloniale che è stata la sua ultima residenza, è un’attrazione da 600mila visitatori l’anno. Qui sono entrate nel vivo le celebrazioni ufficiali della ‘Elvis Week’ (la settimana di Elvis) con la veglia a lume di candela di 50 mila fan sulla tomba di Presley.
Un rito che si ripete ogni anno, ma questa è stata “la miglior Settimana di Elvis che abbiamo mai avuto”, ha dichiarato Todd Morgan, portavoce della Elvis Presley Enterprises, che ne gestisce i diritti e organizza il calendario di eventi. Tributi sono stati organizzati in tutto il mondo. In Germania, dove Presley fece il servizio militare nel 1958 come autista di jeep dell’esercito, un’associazione di fan organizza ogni anno un festival con imitatori dall’immancabile ciuffo brillantinato, che attira diecimila visitatori. “Elvis, trent’anni dopo sempre nei cuori dei fans”, scrivono i siti italiani dedicati alla leggenda del rock, che, come nel caso di ‘grazielvis.it’ dedicano la home page al trentesimo anniversario dalla scomparsa del re di Memphis.
Altri appassionati si sono dati appuntamento per la mostra “Elvis e’ vivo-remember the King”, a Bassano del Grappa fino al 19 agosto. Il business coinvolge non solo chi vuole ascoltarne ancora la voce calda o piangere sulla sua tomba. C’è una larga fetta di mercato composta da chi vuole essere come lui, sentirsi ‘The King’ almeno per quindici minuti nella vita. A Memphis, Images of the King, un concorso musicale dedicato agli ‘impersonator’ (gli interpreti), gestito dai coniugi Bobbie e Micheal Hoover è un fenomeno che va avanti da 21 anni. Le finali dell’edizione 2007 sono previste il 17 e il 18 agosto, con tanti finti-Elvis provenienti da Canada, Stati Uniti, Regno Unito e perfino giapponesi con gli occhi a mandorla. Fiutato l’affare, la Elvis Presley Enterprise, dopo aver snobbato a lungo gli ‘interpreti’, starebbe ora pensando di far a pagare i diritti d’autore a chi impersona Elvis, prima di salire sul palco e imbracciare una chitarra per cantare “Love me Tender”.
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Vecchio 22-08-2007, 07:16
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[Cult ] - 16/08/2007 (h.13.53)30 anni dalla morte di Elvis Presley

Grandi celebrazioni a Graceland per l'anniversario della scomparsa del re del Rock 'n' Roll



(AGM-LSP) A trent’anni esatti da quel tragico 16 agosto del 1977 in cui il grande Elvis Aaron Presley si spense per aritmia cardiaca, stroncato da un cocktail di farmaci e barbiturici, migliaia di suoi fan in tutto il mondo celebrano il suo mito. Centro di tutte le celebrazioni è naturalmente Graceland, la residenza del cantante che negli anni si è trasformata in un gigantesco mausoleo-museo visitato ogni anno da 600 mila persone, dove sono attese alcune decine di migliaia di fans provenienti da tutto il mondo per sfilare davanti alla tomba del re del rock ‘n’ roll. La grande veglia che si è svolta ieri sera a lume di candela è stata l’apice della Elvis Week, un’intera settimana di eventi dedicati al mito di Elvis organizzata a Memphis e dintorni dalla Elvis Presley Enterprises.

“Prima di Elvis non c’era niente” ha detto un giorno John Lennon e probabilmente aveva ragione. Eppure forse in pochi avrebbero scommesso su quel ragazzino originario di Tupelo, nel Mississipi, che a dieci ani strimpellava la chitarra regalatagli dalla madre. Dopo un infanzia trascorsa ad ascoltare la musica nera trasmessa dalle radio di Memphis il giovane Presley incomincia a lavorare svolgendo varie mansioni tra cui anche quella di camionista fino a quando un giorno non decide di entrare al “Memphis Recording Service" per incidere due brani, "My Happiness" e "That's when your heartaches begin", da portare come regalo a sua madre. Nel 1954 Elvis torna in sala di incisione e qui viene notato da Sam Phillips, proprietario della Sun Records. É l’inizio del mito, nel giro di due anni il giovane ragazzo di Memphis diventa il re del Rock ‘n’ Roll. Nel 1958 Presley viene chiamato per il servizio militare e spedito con i suoi commilitoni in Germania e durante questo periodo conosce Priscilla Beaulieu, che diventerà sua moglie e che dieci anni più tardi metterà a al mondo sua figlia Lisa Marie Presley.

Gli anni ’70 segnano la sua consacrazione definitiva davanti al pubblico mondiale con oltre un migliaio di performance dal vivo tenute negli Stati Uniti in poco più di sei anni fino all’apice della sua popolarità con il grandioso concerto alle Hawaii, Elvis: Aloha From Hawai, che venne trasmesso via satellite in tutto il mondo raccogliendo davanti alla tv, si stima, oltre un miliardo di spettatori. Dietro il personaggio pubblico però l’uomo stava incominciando a cedere sotto il peso dello stress eccessivo e preso Elvis si trova schiavo dei farmaci e della droga fino alla sua morte nel 1977. Una morte improvvisa cui ancora oggi molti fan non si rassegnano alimentando leggende che lo vorrebbero ancora vivo con una nuova identità.

Quello che è certo è che Elvis è ancora vivo nel cuore dei suoi fan come aveva previsto dopo la sua morte il suo manager, il colonnello Tom Parker: “Elvis non è morto. È morto il corpo. Questo non cambia nulla”. Una premonizione che a trent’anni di distanza si conferma in tutta la sua veridicità. Il successo raccolto da Elvis in vita è innegabile e a testimoniarlo basterebbe il miliardo di dischi venduti durante la sua carriera ma è altrettanto innegabile che il suo mito sia cresciuto a dismisura dopo la sua morte tanto da portare milioni di dollari nelle casse della società che gestisce l’immagine del cantante scomparso, 42 milioni di dollari tra il 2005 e il 2006 stando a quanto ha stimato la rivista specializzata Forbes. Forse è proprio vero: che Elvis sia morto o meno infondo non cambia nulla.
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Vecchio 30-08-2007, 07:05
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Da Rockol - 29 Ago 2007

Scaduti i diritti, di dominio pubblico le prime incisioni di Elvis

Effetto nostalgia, trent’anni dopo la morte del re del rock&roll: “My baby left me”, versione originale di Elvis Presley datata 1956, è riapparsa nella classifica inglese dei singoli più venduti posizionandosi al numero 19. Il fatto veramente nuovo, però, è che a pubblicare il supporto, acquistabile solo presso i negozi della catena HMV, non è la solita RCA (gruppo Sony BMG) ma la semisconosciuta Memphis Recording Service: il 1° gennaio scorso, infatti, sono scaduti i diritti cinquantennali previsti dalla legge e chiunque può pubblicare la canzone senza pagare royalty all’etichetta che ne deteneva il copyright o agli eredi del defunto artista.
Si tratta, finora, della conseguenza più eclatante e macroscopica del rifiuto opposto dal governo inglese a chi, industria discografica e comunità artistica in primis, chiede a gran voce una estensione dei termini di protezione almeno a settant’anni (vedi News). Joseph Pirzada, managing director della etichetta MRS, ha così potuto agire indisturbato, una volta procuratosi quattro o cinque bobine contenenti master originali e nastri di seconda generazione contenenti vecchie incisioni della rockstar diventate ormai di pubblico dominio. A novembre, ha spiegato, pubblicherà anche un album intitolato “Elvis Presley: The New York RCA Studio One complete series” che sta promuovendo attraverso i fan club e i siti web. Intanto anche la RCA, l’etichetta a cui Presley fu legato per tutta la carriera dopo le prime incisioni per la Sun Records, ha lanciato un programma di ripubblicazioni celebrative: la riedizione del singolo “Blue suede shoes” sembra a sua volta predestinata alla Top 20 britannica.

(29 Ago 2007)
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  #4  
Vecchio 02-09-2007, 08:54
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Dopo tanta porcheria sui giornali italiani, ecco un bell'articolo per il quale il giornalista merita i nostri complimenti

Da Iniziativa.it

Elvis Presley : Il Camionista che divenne “Re” Scritto da Alessandro Mazzoni

Sunday 02 September 2007



Il sedici agosto di trent’anni fa veniva trovato, riverso in terra, nel bagno della sua casa, a Graceland, il cadavere di un uomo che solo lontanamente somigliava a un ragazzo che ventitre anni prima aveva cominciato una rivoluzione musicale e di costume che avrebbe scosso fin dalle fondamenta il Novecento.
Quel ragazzo si chiamava Elvis Aaron Presley nato quarantadue anni prima in un paesino nel sud degli Stati Uniti. La rivoluzione di cui stavamo parlando: Rock’n’roll.

Famiglia povera ma di fervente passione religiosa. E’ proprio in Chiesa che il giovane Elvis viene a contatto con la musica.
Ben presto la famiglia Presley si trasferisce in quel di Menphis in cerca di fortuna stabilendo la propria residenza nelle vicinanze del quartiere “nero” di Beale Street .
La “formazione” del futuro King avviene ascoltando le radio locali.
Al contrario della ristrettezza di vedute della gente del Sud, Elvis sente senza distinzioni radio bianche e nere…Rimane affascinato in ugual misura da ballate country e da scatenati ritmi neri...
Assorbe come una spugna elementi di B.B King e Howiln’ Wolf ma anche di Bil Monoroe e Hank Williams.
Il futuro Re del rock’n’roll per aiutare i genitori a far quadrare i conti lavora come camionista per la Crown Electric e un giorno passando con il camion sulla Union Street, vede che alla Sun Records di Sam Philips, pagando un dollaro, chiunque può registrare un disco da portarsi a casa.
Quale miglior regalo per il compleanno della mamma?
Alla domanda della segretaria : “Che stile hai?” Elvis risponde :” Uno stile tutto mio”..E c’era da credergli.
La prima session della sua carriera non sembra così memorabile almeno finchè quel giovanotto di Tupelo, accompagnato dal chitarrista Scotty Monroe e il bassista Bill Black, non decide di lanciarsi in un blues dal ritmo veloce That’s all right.
Interpreta il pezzo di Arthur Crudup in maniera del tutto originale, inventando uno stile che prima semplicemente non esisteva.
Il r&b si mischia con il country, il tutto shakerato con una dose di sensualità mai vista prima.
Sam Philips ha trovato quello che stava cercando da una vita.
Un bianco che canta con la stessa intensità di uno di colore.
Elvis è una miscela incendiaria quanto naturale di campagna, chiesa e locali jukebox muniti.
Con la Sun Records realizza altri storici singoli: Blue Moon Of Kentucky, Good Rockin' Tonight , Baby Let's Play House, sono tutti titoli che catapultano il giovane Elvis tra le stelle della musica del sud degli Stati Uniti.
Le apparizioni alla televisione nazionale contribuiscono, poi, a rendere il suo astro ancora più luminoso con tanto di arrabbiatura e sdegno da parte dei “ matusa” dell’epoca irritati dalle mosse “pelviche” del Nostro e scene di isterismo collettivo da parte dei teenager affascinati dal suo essere così fuori dagli schemi.
Nel 1955 Sam Philips , che a quel tempo non se la passava un granchè dal punto di vista economico, cede il contratto e i master di quanto prodotto da Elvis alla Rca per l’allora cifra-record di 35.000 dollari.
Elvis ora è ufficialmente una star nazionale.
Hollywood non tarda a bussare alla sua porta.
Tra il Cinquantasei e il Sessantanove interpreterà più di trenta film (non tutti memorabili per la verità).
Molte storie, infatti, erano solo pretesti per farlo cantare. Oggi li definiremo film di cassetta che tuttavia al botteghino facevano incassi record anche perché agli inizi degli anni ’60 questo era l’unico modo per sentire le canzoni di “The Pelvis”.
La chiamata alle armi del 1958 e la morte della madre a soli 42 anni avvenuta lo stesso anno, sono due eventi che segnano per sempre la vita di Elvis (dal secondo non si sarebbe -forse- più ripreso).
Verso la fine dei Cinquanta molti dei padri fondatori del rock’n’roll non se la passano per niente bene (Jerry Lee Lewis e Chuck Berry hanno guai con la giustizia, il primo sposando la cugina tredicenne, il secondo accusato di violenza su minorenne); Beachboys, Rolling Stones e Beatles, figli in qualche modo della loro musica, sono sul punto di fare il grande salto “approfittando” di questo vuoto di potere.
La popolarità di Elvis tuttavia rimane intatta.
Anzi, il ritorno del Re è atteso come non mai.
Nel 1960, pochi giorni dopo il suo congedo militare, è ospite nello show di Sinatra.



Maturato per alcuni (inbuonito per altri) dall’ esperienza militare ha n un nuovo obbiettivo da raggiungere:
“Se prima sono arrivato solo ai minorenni, ora voglio arrivare anche ai genitori di questi minorenni, forse anche loro non sono cosi vecchi da non poter gradire una canzone”.
Il cantante decide di dare un taglio più “classico” al suo rock’n’roll. Riscoprendo l’amore per il bel canto incide una serie di canzoni melodiche come Are you lonesome tonight e altre addirittura riprese dalla tradizione napoletana come It’s now or never( O sole mio ) e Surrender ( Torna a Surriento ).
Certo, la voce si è un po’ addomesticata, le esecuzioni sono senz’altro più curate e gli arrangiamenti leggermente più sofisticati, ma la grinta è sempre la stessa, a testimonianza di ciò regala agli appassionati di rock un album stupendo: Elvis Is Back contiene gemme del calibro di Dirty dirty feeling, Fever, Reconsider Baby, Such a Night, Solider Boy e Thrill Of Your Love.
Dal ‘61 al ‘68 Elvis viene letteralmente “sequestrato” dal cinema.
Gli impegni sul set limitano il tempo per le sedute di incisione cosicché la produzione discografica di quegli anni è quasi completamente dominata dalle colonne sonore.
Mentre il nuovo rock d’ Oltre Manica si fa sempre più minaccioso alle porte di Graceland , Elvis continua nella routine professionale di tre film l’anno e rispettivi dischi, routine che verso la metà degli anni Sessanta comincia ad annoiare sia lui( che ha voglia di fare cose nuove e di riprendere a fare concerti) che il suo pubblico in rivolta per lo spreco di un talento che avrebbe potuto dare ben altri prodotti.
Nel ’67 la svolta.
Svegliatosi dal torpore artistico che rischiava di paralizzarlo( complice anche il fatto che i contratti con le case cinematografiche stavano per scadere ) decide di rispondere alla British ivasion a modo suo.
Ecco allora How Great Thou Art, un disco di canzoni sacre carico di entusiasmo in cui la voce del Re è al massimo della sua espressività.
Gospel, spiritual, rhytm and blues e country&western sono gli ingredienti presenti nel disco, tutti stili che se miscelati danno un risultato straordinario: il rock’n’roll un invenzione tutt’ altro che inglese di cui Elvis è l’espressione più importante.
Il primo maggio del ’67, a conferma del periodo di intense novità nella sua vita, sposa Priscilla( la sua storica fidanzata).
Il 1 febbraio del’68 Elvis diventa papà di Lisa Marie:
“Ricordo ancora il giorno in cui lo comunicai a Elvis- dice Priscilla- eravamo tornati a vivere a menphis da qualche settimana e una mattina mi recai in città per ritirare le analisi. Sarei diventata mamma! Quando riconobbi il rumore della sua Cadillac in giardino, corsiad abbracciarlo informandolo della grande notizia. Pianse come un bambino”.
Il Sessantotto è l’anno del grande rilancio.
Mentre i giovani sono al centro di un conflitto mai visto in precedenza tra loro e la vecchia classe dirigente rea di aver creato una società capitalistica dove il valore del denaro e del profitto sono messi in primo piano a discapito dell’elemento umano e contestano tutto: dal sistema scolastico a quello familiare (tradizionalmente inteso) a Menphis si lavora al rilancio del Re del rock’n’roll.
Si pensa ad uno spettacolo televisivo.
L’idea iniziale è di far cantare a Elvis canzoni natalizie e gospel visto che lo show sarebbe stato trasmesso a ridosso delle festività ma per fortuna venne accantonata.
Serve ben altro per il “raising” del King.. Il Rock’n’roll delle “origini” forse.
Per farlo vengono chiamati i musicisti che lo hanno accompagnato nei primi anni di carriera.
Gran ritmo, ottime performance e un Elvis al top della forma in completo di pelle nera fanno di questo show un classico della televisione americana.
Il riscontro del pubblico è straordinario: il 45 giri If I Can Dream (lanciato proprio durante lo spettacolo televisivo) scala la vetta delle classifiche di vendita come pure l’album stesso dello show.
Se dal punto di vista professionale le cose sembrano andare a gonfie vele, dal punto di vista sentimentale non è così.
Priscilla si sente annoiata, avvilita e trascurata.
Elvis è sempre impegnato, anzi super-impegnato. Tra film e concerti ha pochissimo tempo da dedicare alla sua vita privata.
Sua moglie tollera questa situazione fino a quando nel ’71 lascia Graceland alla volta della California. Non ci sta a essere la moglie dimenticata del più grande cantante degli Stati Uniti.
Il fatto che lo show-man non avesse fatto nulla per tentare un riavvicinamento diede a Priscilla la triste conferma di quanto pensava da tempo. Prima viene la musica.
È divorzio.
Il Re è di nuovo solo, ma paradossalmente non ha il tempo di sentirsi “solo” tanti sono gli impegni che il colonnello Parker, suo storico impresario, gli ha procurato. Basti pensare alla sua attività concertistica: se nel ’69 tiene 57 concerti, l’anno seguente diventano ben 137 e nel ’71 addirittura 156.
Nel 1972 gli spettacoli registrati furono 164 e nel 1973 ben 168.
C’è da chiedersi cosa spinge Elvis ad un lavoro così stressante.
Certo non i soldi, visto che è la star più ricca d’ America. Certo non la popolarità, non ne ha bisogno. Il mito è più che mai robusto.
Anche se il fisico si è appesantito, anche se gli anni non sono più vedi, quando sale sul palco è sempre il Re.
Forse è proprio la solitudine, il bisogno di esporsi, se non altro con il suo pubblico, a spingerlo verso un simile tour de force.
Le esibizioni e le ovazioni sono le sole cose che possano appagarlo.
Fisicamente comincia a risentire di questa situazione di super-lavoro e stress. Disturbi al fegato, all’ intestino e agli occhi lo costringono a fare spesso uso di farmaci che alla lunga finiscono col distruggere il suo fisico. Se al tutto si aggiunge un’alimentazione sballata che lo porta a ingrassare fino a pesare 120 chili, logico pensare ad un epilogo drammatico. È quello che accade quel famoso sedici agosto.
Il corpo che in passato gli aveva fatto suonare più di qualche campanello d’ allarme, stavolta non lo asseconda, non gli da l’ennesima possibilità di tornare a ruggire sui palcoscenici d’ America (e chissà se quella del ’77 sarebbe stata la tournè giusta che lo avrebbe portato -per la prima volta -in Europa).

continua.........
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Vecchio 02-09-2007, 08:55
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........Segue

Ma Elvis aveva cominciato a morire molto tempo prima che il suo fisico lo abbandonasse per sempre. Una star grassa, ricca, malata e sempre più rinchiusa in se stessa. Vittima di una depressione dalla quale non è più riuscito a venirne a capo. Ecco il ritratto del Re gli ultimi anni della sua vita.
C’è una frase molto emblematica che si riferisce al periodo in cui, a causa di un principio di glaucoma, era costretto a portare un paio di occhiali neri per larga parte della giornata:
“ Quando mi infilo i miei grossi occhiali neri, mi sembra di essere isolato dal mondo, di non appartenere più al mondo dei vivi. È una strana sensazione ma devo dire che mi piace. Per qualche ora del giorno ho bisogno di sentirmi solo con me stesso. E il buio mi aiuta. Non so se qualcuno può capirmi”.
E il buio se l’è inghiottito a soli quarantadue anni lasciandoci in eredità una cosa molto preziosa: una musica che è voglia di libertà e abbattimento di barriere ( a quei tempi, la musica proposta da Elvis era così nuova che gli ascoltatori telefonavano ai dj delle radio per chiedere chi fosse quel nero che cantava canzoni country, oppure chi fosse quel bianco che cantava pezzi blues) grazie alla quale i giovani hanno preso per sempre le distanze dai propri genitori per cercare un posto dove dire la propria in seno ad una società che prima non li considerava.

Per farlo dovevano fare “rumore” e il rock’n’ roll gliene diede l’occasione
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