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  #1  
Vecchio 21-11-2007, 13:51
Gondar Gondar Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

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no gondar!!! nn ci puoi tenere sulle spine così!!!!
nn ci fare aspettare troppo!!
Ti giuro, Perlanera cara, non lo faccio apposta. Potrei anche inviare i miei post più volte al giorno ma verrebbero "disintassati". Preferisco fare come Elvis: con calma ma redatti (forse) bene. Perdo un po' di tempo per limare ciò che vi propino. Ho troppo rispetto per voi tutti. Grazie di . Gondar.
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  #2  
Vecchio 21-11-2007, 22:30
Gondar Gondar Non in Linea
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GeA119 Re: Elvis: l’Extra Terrestre

My Happiness

La donna che lo invitava ad entrare era simpatica, bionda, dall’aspetto fresco e gradevole in quel vestito di cotone a fiori, sorridente e disponibile sotto gli occhiali a punta, seduta dietro la scrivania, che, dopo aver recuperato il foglio appena finito di battere e con quegli occhi dolci puntati sul nuovo arrivato, chiese con voce suadente: “Cosa posso fare per te?”. Era una domanda ovvia, ma fece uno strano effetto su Elvis da metterlo in seria difficoltà. Teso com’era, qualunque domanda fatta così a bruciapelo gli avrebbe comunque fatto lo stesso effetto. Era come se gli fosse ad un tratto formato un tappo d’aria in gola che gli impedisse di parlare. Non solo, ma sarebbe bastato un nonnulla per defilarsi alla sua vista a gambe levate, talmente era spaventato. Era come se stesse per chiedere qualcosa di indecente. Non trascorsero che due, massimo tre secondi mentre elaborava tutto questo nella sua mente. Alla fine dei quali, però, riuscì a farfugliare qualcosa di incomprensibile che finì per procurare una fugace espressione interrogativa nella sua interlocutrice che incalzò con un “Posso esserti utile?” replicò con molta comprensione la donna. “Ecco”, rispose Elvis “sono venuto qui…….perchè…… sì, insomma, ho pensato….ehm… di fare cosa gradita ad una persona che….amo……….insomma che ho a cuore regalandole un disco con la mia voce”. “Comprendo” rispose la donna, sicura che si riferisse alla di lui ragazza del cuore, e proseguì con aria meno disinvolta “è necessario prima redigere una scheda con i tuoi dati; a proposito, mi chiamo Keisker, Marion Keisker, ma puoi chiamarmi Marion” e gli tese mano per incontrare quella del giovanotto. Elvis trasferì la chitarra alla mano sinistra e con l’altra le strinse la di lei bisbigliando qualcosa che doveva essere il suo nome. Marion infilò nella macchina un cartoncino prestampato e proseguì chiedendo “come hai detto che ti chiami?”, “Elvis Aron Presley”, riuscì finalmente a dire il ragazzo. “Mai sentito un nome così. E’ originale. Davvero". E, guardandolo dritto negli occhi spauriti proseguì dicendo “Mi fai lo spelling?”. Elvis le scandì le lettere. “Dove e quando sei nato? Il tuo indirizzo?” proseguì chiedendo la donna. Alla richiesta del numero telefonico, Elvis le diede quello di un vicino di casa, dal momento che in casa non avevano telefono. Poi ella riprese “che genere di musica fai?”, “tutti i generi, non ho delle preferenze” rispose Elvis. Non era vero, naturalmente, egli era invece più propenso ai gospels ma pensò di non farlo presente temendo una sua reazione. Poi Marion ripartì dicendo “Imiti qualcuno, voglio dire, ti rifai a qualche cantante in particolare?”;no, non credo, non ci ho mai pensato……..anzi a nessuno….” Replicò il giovane. Marion si aspettava questo tipo di risposta; sapeva benissimo che tutti dicevano la stessa cosa . Poi incalzò chiedendo “canti per caso anche l’hillbilly?”. Ed Elvis, di rimando le rispose “sì, certo, canto anche l’hillbilly; i due pezzi che…ahem… vorrei incidere sono però delle ballate pop”. “Mi dici quali sono i titoli?” chiese infine. “il primo brano si intitola My happiness e l’altro That’s when your heartaches begin rispose Elvis. “Il costo delle due incisioni è di 3,98 dollari oltre alle tasse governative” passandogli la ricevuta fiscale nel frattempo compilata. Elvis si alzò dalla sedia, sfilò dalla tasca dei pantaloni una manciata di monete, le contò e le adagiò sulla scrivania mentre Marion si alzò anche lei, dicendo “Bene, io vado un attimo di là a riferire al Signor Phillips. Ah, a proposito, il Signor Phillips sarebbe il responsabile dell'ufficio”, volle precisare Marion scomparendo oltre la porta interna. Elvis si guardò attorno e, facendosi coraggio, emise un lungo sospiro di sollievo. Dopo un po’ Marion tornò e, facendogli cenno di seguirla, lo guidò nella saletta attigua ove c’era un microfono con relativa asta, mentre, in un cabinato della parete di fronte, a mezza altezza, c’era un uomo oltre la vetrata che gli faceva cenno di provare qualche strofa. Elvis si mise a tracolla la chitarra, si avvicinò al microfono, lo sistemò all’altezza dovuta e abbozzò le prime strofe senza perdere di vista l’uomo affaccendato alla consolle. Marion si avvicinò ad Elvis dicendogli di tenere d’occhio la lampadina situata al di sopra della consolle; all’accensione della stessa di color rosso, egli doveva partire con il primo pezzo. A questo punto Elvis era lì, ritto al centro della sala, con le gambe divaricate ed irrequiete, chitarra imbracciata, con lo sguardo fisso quasi allucinato sulla parete di fronte e con il cuore che gli martellava nel petto come un ossesso ed il sudore che gli grondava sul viso e sul collo. La lampadina si accese e fu proprio in quel preciso istante che Elvis intraprese il viaggio verso la storia. Ma lui non poteva ancora saperlo. Gondar.

………(continua)

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 19:36
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  #3  
Vecchio 21-11-2007, 23:42
perlanera perlanera Non in Linea
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Ti giuro, Perlanera cara, non lo faccio apposta. Potrei anche inviare i miei post più volte al giorno ma verrebbero "disintassati". Preferisco fare come Elvis: con calma ma redatti (forse) bene. Perdo un po' di tempo per limare ciò che vi propino. Ho troppo rispetto per voi tutti. Grazie di . Gondar.
no Gondar, grazie di cuore a te per quello ke ci posti.
il fatto è ke sono così avida delle notizie di elvis ke ogni volta me li leggo tutte di un fiato e ogni volta mi sembrano sempre così poche.
ma ti assicuro ke vale la pena aspettare e ammiro il lavoro ke fai per noi.quindi ancora grazie grazie grazie!!!!!!
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  #4  
Vecchio 22-11-2007, 13:34
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Che emozione, Gondar, leggere la storia come la scrivi tu è come assistere di persona!!!
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  #5  
Vecchio 23-11-2007, 18:46
Gondar Gondar Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Perdonatemi, amici, se oggi non vi posterò il seguito del mio racconto. Per creare un diversivo nel pomeriggio di domenica 25 novembre ho deciso di leggerlo agli amici che interverranno all'incontro ravvicinato tra fans al Ku Shin Kai. Vorrò dare loro l'esclusiva dello stato d'animo del King mentre si accingeva a cantare quel primo brano che gli permise di entrare nell'Olimpo dei grandi del pianeta. Poi, però, appena sarò di ritorno dall'incontro, previsto per le 22,00 circa, vi prometto che ve lo posterò. Non me ne vogliate per questa decisione. Gondar.
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  #6  
Vecchio 25-11-2007, 10:55
Gondar Gondar Non in Linea
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Stasera alle 22,00 - dopo l'incontro ravvicinato tra fans di questo pomeriggio - sarò in grado di postarvi l'ultimo (solo in ordine di tempo) poderoso pezzo del racconto di "Elvis. L'Extra Terrestre". Appuntamento dunque a questa sera. Gondar.
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  #7  
Vecchio 25-11-2007, 11:01
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Stasera alle 22,00 - dopo l'incontro ravvicinato tra fans di questo pomeriggio - sarò in grado di postarvi l'ultimo (solo in ordine di tempo) poderoso pezzo del racconto di "Elvis. L'Extra Terrestre". Appuntamento dunque a questa sera. Gondar.

Divertitevi !!!!!!!!!!!! Ma dedicate un minuto anche a noi!!!!
Quanto vorrei essere lì con voi mas _icon_cry: Un grande bacio a tutti e a quelli che conosco personalmente, per favore dai 10 baci
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  #8  
Vecchio 25-11-2007, 11:49
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Divertitevi !!!!!!!!!!!! Ma dedicate un minuto anche a noi!!!!
Quanto vorrei essere lì con voi mas _icon_cry: Un grande bacio a tutti e a quelli che conosco personalmente, per favore dai 10 baci

Lo farò senz'altro, Hurt. Lo faccio volentieri. Gondar.
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  #9  
Vecchio 25-11-2007, 14:13
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Stasera alle 22,00 - dopo l'incontro ravvicinato tra fans di questo pomeriggio - sarò in grado di postarvi l'ultimo (solo in ordine di tempo) poderoso pezzo del racconto di "Elvis. L'Extra Terrestre". Appuntamento dunque a questa sera. Gondar.
mi sa ke devo aspettare domani perchè stasera il pc lo usa mio marito
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  #10  
Vecchio 25-11-2007, 22:36
Gondar Gondar Non in Linea
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Ge729 Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Sull'uscio della storia

Perdonatemi, amici miei che mi leggete, se vorrò indugiare soffermandomi su questi momenti particolari della vita di Elvis, di quella vita che non può appartenere a lui soltanto ma che oramai appartiene a tutti noi, elvisiani in testa. Il mio è un cocciuto tentativo di fermare il tempo o quanto meno, ove ciò non fosse possibile, di cercare di sezionarlo, moviolarlo, zoomarlo (si potrà dire?) con certosina tridimensionalità al fine di capire fino in fondo l’evoluzione di quel fenomeno universalmente riconosciuto come tale.
Ebbene, Elvis, appena accesa la luce rossa al di sopra della consolle proprio di fronte a lui, chiuse gli occhi per concentrarsi al massimo, mentre pronunciava le prime parole della canzone “My Happiness”, modulandone la voce con una serie di note musicali, con l’accompagno di accordi, a volte dolci talvolta sferzanti , della sua chitarra. Egli non sapeva, e non avrebbe saputo giammai immaginare, che ciò che stava accadendo in quel momento altro non era che l’inizio di un inconsapevole inimmaginabile, seppur lento infiltrarsi attraverso le pieghe dell’universo musicale che sarebbe sfociato in un nuovo fantastico ed immortale genere musicale. Egli non poteva rendersi conto che la terra delle Americhe, scoperta dall’uomo Cristoforo Colombo , stava ora essa stessa scoprendo l’uomo che l’avrebbe resa preziosa ancor più che con l’oro e con l’argento: Elvis Presley. Ma riascoltiamo, questa volta immaginando di essere tutti assieme nello studio della “Sun Records” in compagnia di Sam Phillips intento all’incisione, di Marion Keisker appoggiata con braccia conserte ad una parete della sala, e del nostro Elvis al centro della sala medesima mentre si accinge ad emettere l’unico vero primordiale autentico ed universale vagito del nascente rock & roll. Silenzio quindi in sala, chiudete anche voi i vostri occhi e buon ascolto.





Evening shadows make me blueWhen each weary day is throughHow I long to be with youMy happinessEvery day I reminisce,Dreaming of your tender kissAlways thinking how I missMy happiness* A million years it seems Have gone by since we shared our dreams But I'll hold you again There'll be no blue memories then** Whether skies are grey or blue Any place on earth will do Just as long as I'm with youMy happiness

Avrete sicuramente memorizzato queste strofe mentre Elvis ce le profferisce per il nostro diletto; e avrete certamente notato che egli non cantava. No, non cantava, “montava” invece letteralmente quelle note, come si può montare un puledro selvatico, riuscendo con magnificenza a portarle al passo, come voleva lui, e non al trotto come avrebbero voluto loro, le note, appunto, e come avrebbe voluto, di riflesso, la sua voce. Sotto quelle dolci note c’era una tempesta di irrequietezza non facilmente descrivibile ed egli le ha saputo domare, addomesticare secondo le circostanze del momento. Non è assolutamente vero, come diversi biografi attestano, che da questa incisione non si denoti la nascita di una nuova era. Tutt’altro. Basti ammettere che comunque era un’altra cosa , che al momento non si conosceva. Indefinibile, incatturabile, non identificabile , come se fosse un “Unidentified Flying Soul”, dal sapore extraterrestre. Appunto. Non si sapeva cosa fosse, quindi, e ciò che sembra fantastico, è che non lo sapesse neanche lui, Elvis. E quel che è ancora più incredibile, è che neanche Sam abbia colto la vera natura dell’esecuzione “live” di quel ragazzo. E questo rimane un mistero ancora da chiarire. Mi sembra perciò strano e addirittura inconcepibile che Sam non avesse saputo subito cogliere l’essenza di quella esecuzione sussurrata che non poteva essere altro che una punta di un grosso iceberg vocale. Certo, rimase in qualche modo colpito anzi stordito da quella ingenua performance, vero è che non si trovò assolutamente in sintonia con lo stato d’animo artistico di quel giovane. Forse era distratto o forse era preso da mille problemi (come pare li avesse con il socio Jim Bulleit). Prendiamoci una pausa.....animata.



La risposta stava appunto sotto quella coltre melodica, seppur mesta malinconica e struggente, che gli faceva vibrare ogni nota, le faceva a tratti - seppur impercettibilmente - singhiozzare. Uno sprovveduto che non fosse Elvis, sarebbe stato non una ma mille volte disarcionato da quelle note. Lui invece le ha tenute a bada, controllandole in ogni istante, gestendole, facendosi scudo, evitando che gli sfuggissero di mano. Modulandole addirittura. Insomma, la chiave di volta del fenomeno presliano stava proprio in quella prima personale incisione. Elvis, inoltre, confidava moltissimo in qualcuno che potesse essere in grado di leggere l’imo artistico del suo animo. E, per dirla con parole semplici, egli sperava tanto di catturare l’attenzione di quell’uomo, Sam Phillips, che aveva saputo portare al successo uno sconosciuto gruppo musicale quale “The Prisoners” solo qualche settimana prima. Ma, al di là di ogni cosa, il sogno di Elvis era quello di riscattare agli occhi della gente la dignità della sua famiglia. Voleva nel contempo con tutte le sue forze dimostrare alla sua mamma ed al suo papà che lui c’era. Questa fu la spinta che lo portò più volte ad osare , nonostante la sua timidezza, buttandosi nella mischia al solo scopo di portare a casa qualcosa di suo, qualcosa di tangibile, che potesse finalmente alleviare i continui sacrifici e le molteplici rinunce dei suoi cari. Sam, dal canto suo, seppur frastornato al ricordo dell’ennesima lite con il socio in affari, non negò in seguito di essere rimasto un tantino turbato da quella esecuzione. E che anzi lo tenne sotto osservazione per tutto il tempo della sua performance, chiedendosi cosa potesse mai essere quella sensazione che quel tizio laggiù in sala riusciva a trasmettergli. Ma non si preoccupò, neppure in seguito, di approfondire la questione. Ad esecuzione avvenuta, Sam gli fece cenno con il pollice della mano alzata facendo capire che tutto era andato bene. Marion si avvicinò a lui con un sorriso di circostanza invitandolo a prepararsi per il secondo pezzo. (continua)

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 19:37
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