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  #101  
Vecchio 13-11-2007, 17:26
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

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Sul più bello della mia immaginazione , mi sentii chiamare da mia madre che, di ritorno dagli acquisti, scusandosi con il titolare per la mia impertinenza, mi trascinò via da lì nonostante facessi opposizione; e solo quando vidi arrivare sul mio viso alcuni poderosi ceffoni che mi fecero immediatamente ritornare alla triste realtà, mi calmai e, me singhiozzante, ce ne tornammo a casa............(continua)

Gondar.

Ciao Gondar! Forte...il video con le lezioni musicali...poi...mi spiace che abbuscasti (che le prendesti da tua mamma)...all'uscita del negozio...anche se ti posso capire...i rovesci e le schiacciate di pallavolo le ho prese anch'io...
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  #102  
Vecchio 13-11-2007, 17:43
Gondar Gondar Non in Linea
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fantastico gondar, sei un'ottimo narratore.
basta chiudere gli occhi, e si ha la sensazione di rivivere accanto a te nel passato.
Grazie, Perlanera. Gondar.
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  #103  
Vecchio 13-11-2007, 17:45
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Ciao Gondar! Forte...il video con le lezioni musicali...poi...mi spiace che abbuscasti (che le prendesti da tua mamma)...all'uscita del negozio...anche se ti posso capire...i rovesci e le schiacciate di pallavolo le ho prese anch'io...
Sarei disposto a ricevere un milione di schiaffi pur di avere mia mamma ancora con me. Gondar.
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  #104  
Vecchio 13-11-2007, 17:52
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Sarei disposto a ricevere un milione di schiaffi pur di avere mia mamma ancora con me. Gondar.

Ti capisco, Gondar, ma sono sicura che la tua mamma è sempre con te!
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  #105  
Vecchio 13-11-2007, 18:06
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Sarei disposto a ricevere un milione di schiaffi pur di avere mia mamma ancora con me. Gondar.
Certo Gondarino...nulla può sostituire un affetto così importante come la propria mamma o il propiro papà!!!! Non si può fare altro che amarli in eterno!!!!
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  #106  
Vecchio 15-11-2007, 16:35
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Giochi proibiti

Oggi, riprendendo la descrizione dei giochi tralasciati qualche posting fa, voglio farvi partecipi di quello del tiro con l’arco, uno dei giochi artigianali ma estremamente pericolosi e capirete poi perché. Ci si procurava un vecchio ombrello, si eliminava la copertura in stoffa e si estraevano tutti i ferri o bacchette di tenuta. Con la prima bacchetta, vi si annodava ad una punta uno spago fino ma robusto, lo si arcuava quanto bastava e si riannodava lo spago nell’occhiellino dell’altra punta fino a formare un arco. Con le altre, si appuntivano con una lima una per una le estremità, dopo aver eliminato l’occhiello, e si divaricavano le altre punte. Così si realizzava l’arco con tante frecce. Muniti poi di un pezzo di gesso, si procedeva a riportare, servendoci, a mo’ di falsariga, di vari coperchi di pentolame, quattro o cinque cerchi concentrici su un portone in legno che dava di solito in una stalla di uno di noi e si riportavano i numeri progressivi corrispondenti ai vari punti. Ed iniziava la gara per il raggiungimento del maggior punteggio. Ponendoci, quindi, alla distanza di circa quattro metri, si iniziava a lanciare ciascuno, a turno, la propria freccia e trascrivendo i vari punteggi ottenuti sulla parte liscia dell’antistante marciapiede o sulla parete attigua. Era compito dei rispettivi titolari delle frecce scoccate estrarre le proprie dal portone. Questo era un gioco che intrigava moltissimo per il fatto che divenire campione a quel gioco significava farsi un nome nel rione. Questo dava titolo per partecipare alle gare inter-rionali. Vediamo cosa ci propone oggi questo tema.



Ebbene un bel giorno, anzi un gran brutto giorno, ci trovammo a sfidarci in quattro amici, protesi tutti all’ottenimento del miglior punteggio. Uno dei quattro, tale Antonio, dopo avere preso attentamente la mira , scoccò la sua freccia quando, improvvisamente, l’altro amico, tale Giacomo, si interpose sulla traiettoria con l'intento di togliere la sua, gli si conficcò nella parte posteriore del cranio quella di Antonio. Fu panico generale . Giacomo si accasciò a terra (erano le 12,30 di quell’estate afosa) gridando come un forsennato, mentre noi, anziché soccorrerlo, ci dileguammo impauriti. Le grida di dolore fecero accorrere tutto il vicinato e fra questi mia madre e, per fortuna, anche il papà del malcapitato che era appena tornato dalla campagna il quale, resosi subito conto della situazione , si procurò una tenaglia e gli estrasse il ferretto dalla testa. Io, come tutti gli altri, vidi tutta la scena in quanto appostato nelle vicinanze. Ero impaurito, tremante e, senza rendermene conto, piangevo piangevo e piangevo . E vi rimasi lì accucciato non so quanto tempo. Temevo che qualcuno avesse chiamato i carabinieri. Certo è che a casa non volli ritornare, né i miei si preoccuparono di cercarmi. Ed il che era peggio. Me ne andai tra i campi e mi sostenni con bacche di carruba, percochi e fichi. Io avevo tanta paura di tornare a casa e non vi tornai fino a notte fonda. Ritenendo che la porta fosse chiusa, feci un flebile tentativo bussandovi e, non ricevendo risposta, preferii scalare l’angolo di casa appoggiandomi ad alcune rientranze, fino a guadagnare il terrazzo superiore. Mi raggomitolai in un angolo, chiusi gli occhi e tentai di prender sonno . Dopo non so quanto tempo, sentii la voce di mia madre che, guardandosi attorno nella notte, mi chiamava quasi con un sussurro e, quando mi affacciai dandole voce, mi esortò di entrare in casa, ma vista la mia titubanza tenne socchiusa la porta e se ne tornò a letto borbottando. Io entrai in casa solo quando alle 5,00 sia mio padre che mio fratello vi uscirono, ed in sella alle rispettive biciclette, si allontanarono dalla mia vista per recarsi al lavoro. Un altro giorno era iniziato e non sapevo ancora quale fosse lo stato del mio amico Giacomo. Per fortuna mia madre, nel rimproverarmi mentre ero intento a fare colazione, si lasciò sfuggire, tra le altre cose, che il medico di famiglia dei vicini di casa aveva ritenuto non serie le condizioni del mio povero amico, dopo avergli applicato un unguento sulla ferita fasciandogli il capo. Ricordo che la fasciatura Giacomo se la portò per oltre un mese e, nonostante sembrasse ridicolo , nessuno di noi ci scherzò sopra nè si azzardò a giocare più con le frecce........continua
Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 18:26
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  #107  
Vecchio 15-11-2007, 18:12
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Oggi, riprendendo la descrizione dei giochi tralasciati qualche posting fa, voglio farvi partecipi di quello del tiro con l’arco, uno dei giochi artigianali ma estremamente pericolosi e capirete poi perché. Ci si procurava un vecchio ombrello, si eliminava la copertura in stoffa e si estraevano tutti i ferri o bacchette di tenuta. Con la prima bacchetta, vi si annodava ad una punta uno spago fino ma robusto, lo si arcuava quanto bastava e si riannodava lo spago nell’occhiellino dell’altra punta fino a formare un arco. Con le altre, si appuntivano con una lima una per una le estremità, dopo aver eliminato l’occhiello, e si divaricavano le altre punte. Così si realizzava l’arco con tante frecce. Muniti poi di un pezzo di gesso, si procedeva a riportare, servendoci, a mo’ di falsariga, di vari coperchi di pentolame, quattro o cinque cerchi concentrici su un portone in legno che dava di solito in una stalla di uno di noi e si riportavano i numeri progressivi corrispondenti ai vari punti.

Gondar.
Mamma mia Gondar...mi hai fatto stare col fiato sospeso...per tutto
il racconto!!!...certo che è proprio vero che un gioco può diventare una tragedia...sono cmq felice che alla fine si sia risolto tutto per il meglio...
Non ho capito bene come si costruivano gli archi però... ricordo che anche i miei fratelli costruirono qualche rudimentale arco...ma ricordo vagamente che si legava alle due estremità del bastone una sottile striscia di copertone gommato che serviva per caricare il tiro...forse i vostri archi erano i prototipi...
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  #108  
Vecchio 16-11-2007, 08:51
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Mamma mia Gondar...mi hai fatto stare col fiato sospeso...per tutto
il racconto!!!...certo che è proprio vero che un gioco può diventare una tragedia...sono cmq felice che alla fine si sia risolto tutto per il meglio...
Non ho capito bene come si costruivano gli archi però... ricordo che anche i miei fratelli costruirono qualche rudimentale arco...ma ricordo vagamente che si legava alle due estremità del bastone una sottile striscia di copertone gommato che serviva per caricare il tiro...forse i vostri archi erano i prototipi...
Non so, Deliziosa, se erano i prototipi. Certo è che non ci costavano una sola lira (d'altronde chi ce l'aveva?). Queste realizzazioni erano frutto dell'ingegno di noi bambini, come gli altri giochi precedenti da me discritti; ma ce ne sono diversi altri. E pensare che oggi c'è un mercato di giocattoli da far paura. Allora non esistevano, almeno in Italia, e giochi e giocattoli erano tutti inventati, primo fra tutti le fionde, poi le pistole realizzate con un pezzo di legno, una molletta per appendere la biancheria, ed un vecchio elastico; stessa cosa per l'antesignano fucile ecc. Ciao. Gondar.
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  #109  
Vecchio 17-11-2007, 19:28
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Memphis Recording Service

Voglio staccare un attimo, giusto per non assopirci più di tanto parlando della mia trascorsa esperienza personale tutta proiettata al micidiale impatto che ebbi con il nostro mito, per riprendere a narrare le vicende umane di Sam Phillips , l’uomo a cui tutti noi di "Grazielvis" dobbiamo essere eternamente riconoscenti per avere egli scandagliato con illuminante caparbietà ed avere scoperto, come solo lui poteva fare, le potenzialità artistiche ed universali dell'E.T. Elvis Presley. Ebbene quest’uomo, proprio perchè, come abbiamo detto, non provava più grandi soddisfazioni nella conduzione della radio, riuscì ad aprire nel gennaio del 1950, in società con tale Jim Bulleit , uno studio di registrazione e di incisione dischi in Memphis, anche se contemporaneamente lavorava alla radio della WREC, con il preciso intento di portare all’attenzione della gente quelle strane e sofisticate performances musicali, marcatamente ancestrali dei neri. Lo slogan “Incidiamo di tutto a chiunque ed ovunque in qualsiasi momento” fece catapultare in quel piccolo studio tanta di quella “gente strana” la maggior parte della quale era proprio popolazione di colore. L’intuito di persona estremamente sensibile quale egli era, lo portava a credere che quella musica da campi di cotone prima o poi avrebbe aperto una breccia nel mondo diffidente della preponderante musica dei bianchi. Iniziò quindi a incidere musica blues e rithm’n’blues, coadiuvato da Marion Keisker che volle seguirlo nell’impresa in quanto innamorata perdutamente di lui. Qualche anno più tardi Sam dovette lasciare la radio, e Marion, verosimilmente, lo seguì a ruota nonostante la sua collaborazione pluriventennale nella WREC, per il reiterato pungente sarcasmo del suo capo redattore Hoyt Wooten con battute come “oggi non puzzi, debbo ritenere che non ti sei visto con i tuoi amici neri”. Lasciando da parte la cattiveria della gente, vediamo insieme quale tipo di produzione uscì inizialmente dal Memphis Recording Service con etichetta della “Sun Records” e che riscosse un discreto successo. Ascoltiamo per prima un brano del 1953 intitolato “Bear Cat”, precursore di “Hound Dog”, cantato da Rufus Thomas.




Ascoltiamo ora “Mistery Train”, eseguito da Little Junior Parker ed uscito con etichetta della "Sun Records" nello stesso anno.


(Little Junior Parker a 78 giri n.192: Mystery Train)

E’ in questa atmosfera che, in un afoso sabato del mese di luglio del 1953, fa il suo timido ed impacciato ingresso alla Sun Records il dipendente dell’M.B. "Parker Machinist Shop" Elvis Presley. Nel prossimo posting sarò in grado di raccontarvi per filo e per segno il colloquio integrale occorso nello storico incontro tra Elvis Presley, Marion Keisker e Sam Phillips.........continua

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 18:29
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  #110  
Vecchio 19-11-2007, 19:03
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Elvis alla "Sun Records"

Elvis, circa due mesi dopo aver ottenuto il diploma, con l’intento di sorprendere sua madre in occasione del suo compleanno, si recò verosimilmente in una delle cabine automatiche del centro della città ove, al costo di 25 cents, registrò una vecchia canzone intitolata “My happiness” accompagnandosi con la chitarra regalatagli tempo prima dalla madre. Per la verità, egli non vedeva l’ora di ascoltare per la prima volta come potesse essere il suo timbro vocale su un vinilico. Giunto a casa e, approfittando di una breve assenza della madre, adagiò il leggerissimo disco sul piatto del grammofono e prese ad ascoltarlo. La riproduzione, però, si rivelò un’amara delusione. Risultò talmente scadente, vuoi per la voce che non assomigliava affatto alla sua, vuoi per il suono della chitarra che era appena percettibile e stridente, vuoi per i fastidiosi rumori di fondo, da indurlo ad accartocciare il vinilico e gettarlo nella spazzatura. Era deluso e profondamente amareggiato. Ma qualche giorno dopo, e precisamente il 15 luglio 1953, gli capitò di leggere sul quotidiano locale “Memphis Press Scimitar” che il gruppo musicale “The Prisoners”, composto da cinque detenuti del non distante Penitenziario di Nashville, aveva registrato presso la sala di incisione del “Memphis Recording Service” un brano con etichetta “Sun Records” intitolato “Just Walkin’ in the Rain”, presso la cui sede erano stati tradotti sotto scorta, con il benestare del direttore di quel carcere, circa un mese prima. Per lui questa notizia rappresentò il classico cacio sui maccheroni. La novità suscitò non poca curiosità nella popolazione ed il disco andò a ruba, almeno in ambito locale. Per la cronaca, questo disco venne ripreso tre anni dopo da Johnnie Ray che ebbe un grande successo negli U.S.A. Ascoltiamo insieme questo interessante brano.

#

Elvis acquistò il giorno stesso quel disco e lo ascoltò molte volte convincendosi sempre di più, forte della convinzione - nonostante tutto - di poter di fare meglio, che doveva assolutamente recarsi presso quella casa discografica che trovavasi al n. 706 della Union Avenue di Memphis. Per due giorni consecutivi ci passò più volte davanti a quella casa discografica senza decidersi di fare il grande passo. Non si sentiva più tanto sicuro di osare, vista la delusione provata con l’incisione “fai da te” attuata qualche giorno prima in quella piccola cabina. Il terzo giorno, e precisamente nella mattinata di sabato 18 luglio 1953, si fece finalmente coraggio e si avviò con la chitarra a tracolla, dopo aver parcheggiato la vecchia Lincoln di famiglia, verso l’ufficio del Memphis Recording Service. Varcò la porta semiaperta che dava direttamente nella sala d’attesa e prese posto accanto ad altre persone che, evidentemente, erano lì per il suo stesso motivo. Elvis, durante le due ore ed oltre di attesa, era tremendamente nervoso e non riusciva a stare fermo. Sebbene facesse molto caldo, egli sudava freddo. Si alzava continuamente con la scusa di osservare sulla parete di fronte le diverse foto incorniciate di musicisti cantanti quali Rufus Thomas, Little Junior Parker e B.B. King o tamburellava con le dita sulle sue ginocchia attirando suo malgrado l’attenzione dei presenti. Aveva la gola secca ed era indeciso se era il caso di scappare via oppure rimanere lì ed affrontare quello che il suo animo gli imponeva. Si chiedeva continuamente cosa si aspettasse dalla vita. Egli sognava il successo, certamente, come tutti. Ma cosa poteva avere lui più degli altri per meritarselo? In cuor suo, però, c’era la risposta ed il suo angelo custode , se mai gli fosse accanto, sicuramente se la rideva di tutto gusto. Intanto il tempo passava ed improvvisamente si rese conto di essere rimasto l’unico in sala, visto che gli ultimi quattro, evidentemente facenti parte di un unico gruppo musicale, erano appena usciti. Era il suo turno . Nell’attesa di essere chiamato, mentre i tasti di una macchina per scrivere facevano sentire il loro battere al di là della porta, si accorse che erano in perfetta sintonia con i battiti violenti del suo cuore. Fece un ripasso veloce con la chitarra dei pezzi che doveva registrare, seppure sottovoce e sfiorando appena gli accordi. Fu proprio in questo frangente che sentì una voce di donna , proveniente dallo studio accanto, che lo invitava ad entrare. Elvis si alzò estraendo il pettine dalla tasca posteriore dei pantaloni e, pettinatosi con la velocità di un fulmine i copiosi capelli color biondo cenere, si sistemò i calzoni, si diede una stiracchiata alla camicia, imbracciò la chitarra, si avvicinò alla porta e aprendola con circospezione con il cuore che gli saliva ormai in gola, vi fece capolino, e chiese quasi con un sussurro e voce strozzata: “Posso entrare, vero?”. “Avanti, si accomodi” fu la risposta.......………….Quale possa essere il dialogo che avvenne quel sabato di fine luglio del 1953 negli studi del Memphis Recording Service, lo potremo appurare con molta probabilità nel prossimo posting……..Gondar.

(continua)

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 18:32
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  #111  
Vecchio 19-11-2007, 19:52
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Cavoli Gondar....ti sei fermato proprio sul più bello !!!! Mi tocca aspettare allora...tu continua e noi leggiamo GRAZIE ciao
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  #112  
Vecchio 19-11-2007, 21:50
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Gondar, grazie, non vediamo l'ora che continui...

Io ormai ho stampato tutto questo topic e lo faccio leggere ai miei amici che rimangono incantati anche loro!

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  #113  
Vecchio 19-11-2007, 22:03
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Caro Gondar...mi sa che un bel provino dovresti farlo anche tu!!!...sei incredibilmente forte!!!! Hai la straordinaria capacità di fare incantare le persone quando scrivi!!! Ho letto tutto...e ti giuro è come se avessi visto un film su Elvis...wow...GRAZIE!!!
continua presto!!!!
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  #114  
Vecchio 19-11-2007, 23:20
perlanera perlanera Non in Linea
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no gondar!!! nn ci puoi tenere sulle spine così!!!!
nn ci fare aspettare troppo!!
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  #115  
Vecchio 21-11-2007, 08:29
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Cavoli Gondar....ti sei fermato proprio sul più bello !!!! Mi tocca aspettare allora...tu continua e noi leggiamo GRAZIE ciao
Sicuro, Rosanna, che continuerò. Grazie. Gondar.
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  #116  
Vecchio 21-11-2007, 08:31
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Gondar, grazie, non vediamo l'ora che continui...

Io ormai ho stampato tutto questo topic e lo faccio leggere ai miei amici che rimangono incantati anche loro!


Questa è davvero bella. Fiuuuuuuuu. Stai allargando la sfera dei miei lettori. Chi più felice di me? Gondar.
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  #117  
Vecchio 21-11-2007, 08:36
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Caro Gondar...mi sa che un bel provino dovresti farlo anche tu!!!...sei incredibilmente forte!!!! Hai la straordinaria capacità di fare incantare le persone quando scrivi!!! Ho letto tutto...e ti giuro è come se avessi visto un film su Elvis...wow...GRAZIE!!!
continua presto!!!!

Per la miseria, Deliziosa, io il provino lo faccio quasi tutti i giorni........con tutti voi. E, credimi, mi basta ed avanza. Ti ringrazio per quello che dici e ne farò tesoro. Gondar.
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  #118  
Vecchio 21-11-2007, 09:06
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Questa è davvero bella. Fiuuuuuuuu. Stai allargando la sfera dei miei lettori. Chi più felice di me? Gondar.

Gondar caro, sei un bestseller prima di aver capito com'è successo!
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  #119  
Vecchio 21-11-2007, 12:51
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no gondar!!! nn ci puoi tenere sulle spine così!!!!
nn ci fare aspettare troppo!!
Ti giuro, Perlanera cara, non lo faccio apposta. Potrei anche inviare i miei post più volte al giorno ma verrebbero "disintassati". Preferisco fare come Elvis: con calma ma redatti (forse) bene. Perdo un po' di tempo per limare ciò che vi propino. Ho troppo rispetto per voi tutti. Grazie di . Gondar.
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  #120  
Vecchio 21-11-2007, 21:30
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GeA119 Re: Elvis: l’Extra Terrestre

My Happiness

La donna che lo invitava ad entrare era simpatica, bionda, dall’aspetto fresco e gradevole in quel vestito di cotone a fiori, sorridente e disponibile sotto gli occhiali a punta, seduta dietro la scrivania, che, dopo aver recuperato il foglio appena finito di battere e con quegli occhi dolci puntati sul nuovo arrivato, chiese con voce suadente: “Cosa posso fare per te?”. Era una domanda ovvia, ma fece uno strano effetto su Elvis da metterlo in seria difficoltà. Teso com’era, qualunque domanda fatta così a bruciapelo gli avrebbe comunque fatto lo stesso effetto. Era come se gli fosse ad un tratto formato un tappo d’aria in gola che gli impedisse di parlare. Non solo, ma sarebbe bastato un nonnulla per defilarsi alla sua vista a gambe levate, talmente era spaventato. Era come se stesse per chiedere qualcosa di indecente. Non trascorsero che due, massimo tre secondi mentre elaborava tutto questo nella sua mente. Alla fine dei quali, però, riuscì a farfugliare qualcosa di incomprensibile che finì per procurare una fugace espressione interrogativa nella sua interlocutrice che incalzò con un “Posso esserti utile?” replicò con molta comprensione la donna. “Ecco”, rispose Elvis “sono venuto qui…….perchè…… sì, insomma, ho pensato….ehm… di fare cosa gradita ad una persona che….amo……….insomma che ho a cuore regalandole un disco con la mia voce”. “Comprendo” rispose la donna, sicura che si riferisse alla di lui ragazza del cuore, e proseguì con aria meno disinvolta “è necessario prima redigere una scheda con i tuoi dati; a proposito, mi chiamo Keisker, Marion Keisker, ma puoi chiamarmi Marion” e gli tese mano per incontrare quella del giovanotto. Elvis trasferì la chitarra alla mano sinistra e con l’altra le strinse la di lei bisbigliando qualcosa che doveva essere il suo nome. Marion infilò nella macchina un cartoncino prestampato e proseguì chiedendo “come hai detto che ti chiami?”, “Elvis Aron Presley”, riuscì finalmente a dire il ragazzo. “Mai sentito un nome così. E’ originale. Davvero". E, guardandolo dritto negli occhi spauriti proseguì dicendo “Mi fai lo spelling?”. Elvis le scandì le lettere. “Dove e quando sei nato? Il tuo indirizzo?” proseguì chiedendo la donna. Alla richiesta del numero telefonico, Elvis le diede quello di un vicino di casa, dal momento che in casa non avevano telefono. Poi ella riprese “che genere di musica fai?”, “tutti i generi, non ho delle preferenze” rispose Elvis. Non era vero, naturalmente, egli era invece più propenso ai gospels ma pensò di non farlo presente temendo una sua reazione. Poi Marion ripartì dicendo “Imiti qualcuno, voglio dire, ti rifai a qualche cantante in particolare?”;no, non credo, non ci ho mai pensato……..anzi a nessuno….” Replicò il giovane. Marion si aspettava questo tipo di risposta; sapeva benissimo che tutti dicevano la stessa cosa . Poi incalzò chiedendo “canti per caso anche l’hillbilly?”. Ed Elvis, di rimando le rispose “sì, certo, canto anche l’hillbilly; i due pezzi che…ahem… vorrei incidere sono però delle ballate pop”. “Mi dici quali sono i titoli?” chiese infine. “il primo brano si intitola My happiness e l’altro That’s when your heartaches begin rispose Elvis. “Il costo delle due incisioni è di 3,98 dollari oltre alle tasse governative” passandogli la ricevuta fiscale nel frattempo compilata. Elvis si alzò dalla sedia, sfilò dalla tasca dei pantaloni una manciata di monete, le contò e le adagiò sulla scrivania mentre Marion si alzò anche lei, dicendo “Bene, io vado un attimo di là a riferire al Signor Phillips. Ah, a proposito, il Signor Phillips sarebbe il responsabile dell'ufficio”, volle precisare Marion scomparendo oltre la porta interna. Elvis si guardò attorno e, facendosi coraggio, emise un lungo sospiro di sollievo. Dopo un po’ Marion tornò e, facendogli cenno di seguirla, lo guidò nella saletta attigua ove c’era un microfono con relativa asta, mentre, in un cabinato della parete di fronte, a mezza altezza, c’era un uomo oltre la vetrata che gli faceva cenno di provare qualche strofa. Elvis si mise a tracolla la chitarra, si avvicinò al microfono, lo sistemò all’altezza dovuta e abbozzò le prime strofe senza perdere di vista l’uomo affaccendato alla consolle. Marion si avvicinò ad Elvis dicendogli di tenere d’occhio la lampadina situata al di sopra della consolle; all’accensione della stessa di color rosso, egli doveva partire con il primo pezzo. A questo punto Elvis era lì, ritto al centro della sala, con le gambe divaricate ed irrequiete, chitarra imbracciata, con lo sguardo fisso quasi allucinato sulla parete di fronte e con il cuore che gli martellava nel petto come un ossesso ed il sudore che gli grondava sul viso e sul collo. La lampadina si accese e fu proprio in quel preciso istante che Elvis intraprese il viaggio verso la storia. Ma lui non poteva ancora saperlo. Gondar.

………(continua)

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 18:36
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  #121  
Vecchio 21-11-2007, 22:42
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

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Ti giuro, Perlanera cara, non lo faccio apposta. Potrei anche inviare i miei post più volte al giorno ma verrebbero "disintassati". Preferisco fare come Elvis: con calma ma redatti (forse) bene. Perdo un po' di tempo per limare ciò che vi propino. Ho troppo rispetto per voi tutti. Grazie di . Gondar.
no Gondar, grazie di cuore a te per quello ke ci posti.
il fatto è ke sono così avida delle notizie di elvis ke ogni volta me li leggo tutte di un fiato e ogni volta mi sembrano sempre così poche.
ma ti assicuro ke vale la pena aspettare e ammiro il lavoro ke fai per noi.quindi ancora grazie grazie grazie!!!!!!
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  #122  
Vecchio 22-11-2007, 12:34
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Che emozione, Gondar, leggere la storia come la scrivi tu è come assistere di persona!!!
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  #123  
Vecchio 23-11-2007, 17:46
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Perdonatemi, amici, se oggi non vi posterò il seguito del mio racconto. Per creare un diversivo nel pomeriggio di domenica 25 novembre ho deciso di leggerlo agli amici che interverranno all'incontro ravvicinato tra fans al Ku Shin Kai. Vorrò dare loro l'esclusiva dello stato d'animo del King mentre si accingeva a cantare quel primo brano che gli permise di entrare nell'Olimpo dei grandi del pianeta. Poi, però, appena sarò di ritorno dall'incontro, previsto per le 22,00 circa, vi prometto che ve lo posterò. Non me ne vogliate per questa decisione. Gondar.
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  #124  
Vecchio 25-11-2007, 09:55
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Stasera alle 22,00 - dopo l'incontro ravvicinato tra fans di questo pomeriggio - sarò in grado di postarvi l'ultimo (solo in ordine di tempo) poderoso pezzo del racconto di "Elvis. L'Extra Terrestre". Appuntamento dunque a questa sera. Gondar.
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  #125  
Vecchio 25-11-2007, 10:01
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Stasera alle 22,00 - dopo l'incontro ravvicinato tra fans di questo pomeriggio - sarò in grado di postarvi l'ultimo (solo in ordine di tempo) poderoso pezzo del racconto di "Elvis. L'Extra Terrestre". Appuntamento dunque a questa sera. Gondar.

Divertitevi !!!!!!!!!!!! Ma dedicate un minuto anche a noi!!!!
Quanto vorrei essere lì con voi mas _icon_cry: Un grande bacio a tutti e a quelli che conosco personalmente, per favore dai 10 baci
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  #126  
Vecchio 25-11-2007, 10:49
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Divertitevi !!!!!!!!!!!! Ma dedicate un minuto anche a noi!!!!
Quanto vorrei essere lì con voi mas _icon_cry: Un grande bacio a tutti e a quelli che conosco personalmente, per favore dai 10 baci

Lo farò senz'altro, Hurt. Lo faccio volentieri. Gondar.
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  #127  
Vecchio 25-11-2007, 13:13
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Stasera alle 22,00 - dopo l'incontro ravvicinato tra fans di questo pomeriggio - sarò in grado di postarvi l'ultimo (solo in ordine di tempo) poderoso pezzo del racconto di "Elvis. L'Extra Terrestre". Appuntamento dunque a questa sera. Gondar.
mi sa ke devo aspettare domani perchè stasera il pc lo usa mio marito
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  #128  
Vecchio 25-11-2007, 21:36
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Ge729 Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Sull'uscio della storia

Perdonatemi, amici miei che mi leggete, se vorrò indugiare soffermandomi su questi momenti particolari della vita di Elvis, di quella vita che non può appartenere a lui soltanto ma che oramai appartiene a tutti noi, elvisiani in testa. Il mio è un cocciuto tentativo di fermare il tempo o quanto meno, ove ciò non fosse possibile, di cercare di sezionarlo, moviolarlo, zoomarlo (si potrà dire?) con certosina tridimensionalità al fine di capire fino in fondo l’evoluzione di quel fenomeno universalmente riconosciuto come tale.
Ebbene, Elvis, appena accesa la luce rossa al di sopra della consolle proprio di fronte a lui, chiuse gli occhi per concentrarsi al massimo, mentre pronunciava le prime parole della canzone “My Happiness”, modulandone la voce con una serie di note musicali, con l’accompagno di accordi, a volte dolci talvolta sferzanti , della sua chitarra. Egli non sapeva, e non avrebbe saputo giammai immaginare, che ciò che stava accadendo in quel momento altro non era che l’inizio di un inconsapevole inimmaginabile, seppur lento infiltrarsi attraverso le pieghe dell’universo musicale che sarebbe sfociato in un nuovo fantastico ed immortale genere musicale. Egli non poteva rendersi conto che la terra delle Americhe, scoperta dall’uomo Cristoforo Colombo , stava ora essa stessa scoprendo l’uomo che l’avrebbe resa preziosa ancor più che con l’oro e con l’argento: Elvis Presley. Ma riascoltiamo, questa volta immaginando di essere tutti assieme nello studio della “Sun Records” in compagnia di Sam Phillips intento all’incisione, di Marion Keisker appoggiata con braccia conserte ad una parete della sala, e del nostro Elvis al centro della sala medesima mentre si accinge ad emettere l’unico vero primordiale autentico ed universale vagito del nascente rock & roll. Silenzio quindi in sala, chiudete anche voi i vostri occhi e buon ascolto.





Evening shadows make me blueWhen each weary day is throughHow I long to be with youMy happinessEvery day I reminisce,Dreaming of your tender kissAlways thinking how I missMy happiness* A million years it seems Have gone by since we shared our dreams But I'll hold you again There'll be no blue memories then** Whether skies are grey or blue Any place on earth will do Just as long as I'm with youMy happiness

Avrete sicuramente memorizzato queste strofe mentre Elvis ce le profferisce per il nostro diletto; e avrete certamente notato che egli non cantava. No, non cantava, “montava” invece letteralmente quelle note, come si può montare un puledro selvatico, riuscendo con magnificenza a portarle al passo, come voleva lui, e non al trotto come avrebbero voluto loro, le note, appunto, e come avrebbe voluto, di riflesso, la sua voce. Sotto quelle dolci note c’era una tempesta di irrequietezza non facilmente descrivibile ed egli le ha saputo domare, addomesticare secondo le circostanze del momento. Non è assolutamente vero, come diversi biografi attestano, che da questa incisione non si denoti la nascita di una nuova era. Tutt’altro. Basti ammettere che comunque era un’altra cosa , che al momento non si conosceva. Indefinibile, incatturabile, non identificabile , come se fosse un “Unidentified Flying Soul”, dal sapore extraterrestre. Appunto. Non si sapeva cosa fosse, quindi, e ciò che sembra fantastico, è che non lo sapesse neanche lui, Elvis. E quel che è ancora più incredibile, è che neanche Sam abbia colto la vera natura dell’esecuzione “live” di quel ragazzo. E questo rimane un mistero ancora da chiarire. Mi sembra perciò strano e addirittura inconcepibile che Sam non avesse saputo subito cogliere l’essenza di quella esecuzione sussurrata che non poteva essere altro che una punta di un grosso iceberg vocale. Certo, rimase in qualche modo colpito anzi stordito da quella ingenua performance, vero è che non si trovò assolutamente in sintonia con lo stato d’animo artistico di quel giovane. Forse era distratto o forse era preso da mille problemi (come pare li avesse con il socio Jim Bulleit). Prendiamoci una pausa.....animata.



La risposta stava appunto sotto quella coltre melodica, seppur mesta malinconica e struggente, che gli faceva vibrare ogni nota, le faceva a tratti - seppur impercettibilmente - singhiozzare. Uno sprovveduto che non fosse Elvis, sarebbe stato non una ma mille volte disarcionato da quelle note. Lui invece le ha tenute a bada, controllandole in ogni istante, gestendole, facendosi scudo, evitando che gli sfuggissero di mano. Modulandole addirittura. Insomma, la chiave di volta del fenomeno presliano stava proprio in quella prima personale incisione. Elvis, inoltre, confidava moltissimo in qualcuno che potesse essere in grado di leggere l’imo artistico del suo animo. E, per dirla con parole semplici, egli sperava tanto di catturare l’attenzione di quell’uomo, Sam Phillips, che aveva saputo portare al successo uno sconosciuto gruppo musicale quale “The Prisoners” solo qualche settimana prima. Ma, al di là di ogni cosa, il sogno di Elvis era quello di riscattare agli occhi della gente la dignità della sua famiglia. Voleva nel contempo con tutte le sue forze dimostrare alla sua mamma ed al suo papà che lui c’era. Questa fu la spinta che lo portò più volte ad osare , nonostante la sua timidezza, buttandosi nella mischia al solo scopo di portare a casa qualcosa di suo, qualcosa di tangibile, che potesse finalmente alleviare i continui sacrifici e le molteplici rinunce dei suoi cari. Sam, dal canto suo, seppur frastornato al ricordo dell’ennesima lite con il socio in affari, non negò in seguito di essere rimasto un tantino turbato da quella esecuzione. E che anzi lo tenne sotto osservazione per tutto il tempo della sua performance, chiedendosi cosa potesse mai essere quella sensazione che quel tizio laggiù in sala riusciva a trasmettergli. Ma non si preoccupò, neppure in seguito, di approfondire la questione. Ad esecuzione avvenuta, Sam gli fece cenno con il pollice della mano alzata facendo capire che tutto era andato bene. Marion si avvicinò a lui con un sorriso di circostanza invitandolo a prepararsi per il secondo pezzo. (continua)

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 18:37
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  #129  
Vecchio 26-11-2007, 08:50
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Gondar, ce lo stai descrivendo talmente bene che sembra di vedere un film!!!

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  #130  
Vecchio 26-11-2007, 12:44
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Cara Lisa, carissimi amici del Forum, stamane ho scoperto che una parte del racconto, giocandoci sabato scorso col motore di ricerca su Elvis, è stato pubblicato sul sito http://caffenews.wordpress.com/category/musica/, dopo che io atesso avevo inviato la seguente mail col racconto medesimo all'amministratore del sito autorizzandolo a renderlo visibile.

Caro Paolo Esposito, prendo spunto dalla simpatica biografia su Elvis Presley tracciata dal tuo collaboratore Antonio Sidari a cui ho già risposto con simpatia. Vorrei offrire al sito di Caffè News uno stralcio del mio racconto di cui all'oggetto, proteso al momento in cui mi imbattei per la prima volta nel 1959 in un suo film "Jailhouse Rock". Per quanto riguarda la parte iniziale ed il seguito del racconto potrà rendersi necessario accedere al sito ufficiale www.grazielvis.it, al cui forum sono iscritto, che possa pubblicarlo. Saluti sinceri e complimenti per il tuo sito. Gondar.

Stamani mi è giunta la risposta che ve la incollo:

"Ciao Gondar, grazie per esserci venuto a fare visita e per i complimenti. Il tuo racconto è davvero coinvolgente, l'ho letto tutto d'un fiato, farebbe appassionare anche quelli più a digiuno su Elvis come me! Magari, quando vuoi ed hai tempo, puoi continuare a raccontarci altre cose. Come vedi Caffè News è un open blog che curo da Napoli con Marianna che vive a Modena, tutti possono scrivervi e senza alcun impegno, e le porte sono aperte naturalmente anche per te. Magari se ci dai qualche informazione su te ti inseriamo anche in Autori!".

Sembrerebbe che io abbia tradito "grazielvis" ma così, giuro, non è. Fatta questa premessa vorrei sapere innanzitutto da Lisa, ma anche dagli amici del Forum, se posso essere autorizzato ad inviare loro altri spezzoni legati alla vita di Elvis, ma solo dopo almeno una o due settimane che le ho postate al Forum. Ripeto, non consideratelo un tradimento, ma mi intriga moltissimo il fatto che oltre noi ci siano altri siti che siano interessati al King. In ultima analisi, vorrei sapere cosa ne pensate e cosa mi suggerite se continuare ad avere rapporti con altri siti di questo tipo oppure no. Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 26-11-2007 21:16
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  #131  
Vecchio 26-11-2007, 15:00
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

caro colonello,la collaborazione con un sito ke nn ha a che fare con elvis ma ke da l'opportunità di divulgare elvis la vedo un ottima idea,quello ke secondo me si può fare è descrivere elvis in modo diverso dal discorso ke hai cominciato qui.mi spiego,va a raccontare li elvis ,magari in modo diverso,racconta la sua storia vista nn dai tuoi occhi ma da quelli del mondo,cos'è ke ha combinato quel ragazzo,xkè si è arrivati a definirlo re del rock,xkè ancora oggi è il numero 1????

secondo è questo quello ke c'è da fare...metti su righe le emozioni ke elvis ha saputo regalare attraverso la cronologia dei fatti!!!!

sxo di essermi spiegato
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  #132  
Vecchio 26-11-2007, 18:13
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caro colonello,la collaborazione con un sito ke nn ha a che fare con elvis ma ke da l'opportunità di divulgare elvis la vedo un ottima idea,quello ke secondo me si può fare è descrivere elvis in modo diverso dal discorso ke hai cominciato qui.mi spiego,va a raccontare li elvis ,magari in modo diverso,racconta la sua storia vista nn dai tuoi occhi ma da quelli del mondo,cos'è ke ha combinato quel ragazzo,xkè si è arrivati a definirlo re del rock,xkè ancora oggi è il numero 1????

secondo è questo quello ke c'è da fare...metti su righe le emozioni ke elvis ha saputo regalare attraverso la cronologia dei fatti!!!!

sxo di essermi spiegato
Constato, caro Guitarman, che oltre alla tua opinione non sono giunte altre, almeno fino ad ora. Ti ringrazio intanto per il tuo suggerimento. Debbo però farti presente che mi sarebbe difficile se non impossibile descrivere "con gli occhi del mondo" la figura di Elvis. Questo compito spetta ed è degli scrittori professionisti, di coloro che hanno fatto le ricerche in loco avendo accesso a materiale di prima mano. Io quello che posso fare, nel mio piccolissimo, è raccontare la figura di Elvis attraverso "i miei occhi, le mie sensazioni, le mie passioni". Non mi voglio cimentare oltre perchè, come ho già detto in altre occasioni, non mi sento di sostituire un professionista. Senza contare che sono tantissimi quelli che già lo fanno. Insomma io posso soltanto mettere una lente di ingrandimento su una porzione della vita di Elvis da tutti risaputa per leggere ciò che apparentemente appare illeggibile. Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 26-11-2007 18:17
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  #133  
Vecchio 26-11-2007, 18:51
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

il mio suggerimento era ,se possibile ,x separare le cose

anche perchè sono sicuro riusciresti in entrambe le imprese
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  #134  
Vecchio 26-11-2007, 19:17
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il mio suggerimento era ,se possibile ,x separare le cose

anche perchè sono sicuro riusciresti in entrambe le imprese
Non hai tenuto presente che la giornata è fatta di 24 ore. Per fare quello che dici tu dovrei rinunciare a qualcosa. Debbo rinunciare al Forum di grazielvis? L'avrei già fatto se avessi voluto. Comunque, aspetto cosa mi suggeriscono gli altri amici del Forum e poi vedremo il da farsi. Gondar.
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  #135  
Vecchio 26-11-2007, 21:01
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Non hai tenuto presente che la giornata è fatta di 24 ore. Per fare quello che dici tu dovrei rinunciare a qualcosa. Debbo rinunciare al Forum di grazielvis? L'avrei già fatto se avessi voluto. Comunque, aspetto cosa mi suggeriscono gli altri amici del Forum e poi vedremo il da farsi. Gondar.
La mia opinione conosci già: al tuo posto, raccoglierei tutte le puntate del tuo delizioso racconto in un piccolo libro, sarà un'autobiografia divertente e piena di vita vissuta e anche la storia di Elvis visto da quel ragazzo di Apulco.

Voglio dire, la storia di Elvis è stata descritta da tanti, tantissimi. Ma la storia di Gondar che cambia il suo corso (forse, vedremo), la sua vita interiore, i suoi valori e orizzonti per causa di Elvis, questo sì che è una storia interessante! Comunque.... continua!!!
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  #136  
Vecchio 26-11-2007, 21:30
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Gondar, ce lo stai descrivendo talmente bene che sembra di vedere un film!!!

Ed era ciò che mi proponevo di ottenere, Wonder. Renderlo vivo. Gondar.
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  #137  
Vecchio 27-11-2007, 08:08
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Cara Lisa, carissimi amici del Forum, stamane ho scoperto che una parte del racconto, giocandoci sabato scorso col motore di ricerca su Elvis, è stato pubblicato sul sito http://caffenews.wordpress.com/category/musica/, dopo che io atesso avevo inviato la seguente mail col racconto medesimo all'amministratore del sito autorizzandolo a renderlo visibile.

Caro Paolo Esposito, prendo spunto dalla simpatica biografia su Elvis Presley tracciata dal tuo collaboratore Antonio Sidari a cui ho già risposto con simpatia. Vorrei offrire al sito di Caffè News uno stralcio del mio racconto di cui all'oggetto, proteso al momento in cui mi imbattei per la prima volta nel 1959 in un suo film "Jailhouse Rock". Per quanto riguarda la parte iniziale ed il seguito del racconto potrà rendersi necessario accedere al sito ufficiale www.grazielvis.it, al cui forum sono iscritto, che possa pubblicarlo. Saluti sinceri e complimenti per il tuo sito. Gondar.

Stamani mi è giunta la risposta che ve la incollo:

"Ciao Gondar, grazie per esserci venuto a fare visita e per i complimenti. Il tuo racconto è davvero coinvolgente, l'ho letto tutto d'un fiato, farebbe appassionare anche quelli più a digiuno su Elvis come me! Magari, quando vuoi ed hai tempo, puoi continuare a raccontarci altre cose. Come vedi Caffè News è un open blog che curo da Napoli con Marianna che vive a Modena, tutti possono scrivervi e senza alcun impegno, e le porte sono aperte naturalmente anche per te. Magari se ci dai qualche informazione su te ti inseriamo anche in Autori!".

Sembrerebbe che io abbia tradito "grazielvis" ma così, giuro, non è. Fatta questa premessa vorrei sapere innanzitutto da Lisa, ma anche dagli amici del Forum, se posso essere autorizzato ad inviare loro altri spezzoni legati alla vita di Elvis, ma solo dopo almeno una o due settimane che le ho postate al Forum. Ripeto, non consideratelo un tradimento, ma mi intriga moltissimo il fatto che oltre noi ci siano altri siti che siano interessati al King. In ultima analisi, vorrei sapere cosa ne pensate e cosa mi suggerite se continuare ad avere rapporti con altri siti di questo tipo oppure no. Gondar.
Allora, mi dite che ne pensate? Gondar.
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  #138  
Vecchio 27-11-2007, 08:20
hurt hurt Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Leggo solo adesso il tuo post, Gondar.

E' opera tua e quindi sei libero di farne ciò che vuoi.
Peraltro mi sembra di ricordare che Sidari, il giornalista del CafèNews con cui sei in contatto, è proprio quello che pochi giorni fa ha scritto un bell'articolo su Elvis e che ho postato nel topic "Articoli".
Perciò visto il suo modo di vivere Elvis, che esce dal coro degli insulti a cui siamo abituati, ben venga che sappia anche cosa pensiamo noi del GE di questo grande mito.

Non ci tradisci, caro Gondar; tanto se qualcuno vuole fare il furbo, basta che entri qui e si copia bellamente i tuoi racconti, magari anche appropriandose

Benvenga chiunque insegni chi è Elvis Presley e come è entrato nelle nostre vite e cosa ha significato per noi che conoscevamo solo Nilla Pizzi & C.
Rispondi Citando
  #139  
Vecchio 27-11-2007, 08:49
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Gondar carissimo, sono sicura che anche Elvis ne sarebbe felice!!!
Io ho letto i tuoi racconti tutti d'un fiato ma tu sai che adoro Elvis e tutto ciò che lo riguarda..quale maggior favore al Re e quale maggior soddisfazione che portarlo all'attenzione di chi non lo conosce abbastanza?? Perchè non condividere con un pubblico più vasto una cosa così bella??!! Vai Gondar!!!!
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  #140  
Vecchio 27-11-2007, 12:25
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Leggo solo adesso il tuo post, Gondar.

E' opera tua e quindi sei libero di farne ciò che vuoi.
Peraltro mi sembra di ricordare che Sidari, il giornalista del CafèNews con cui sei in contatto, è proprio quello che pochi giorni fa ha scritto un bell'articolo su Elvis e che ho postato nel topic "Articoli".
Perciò visto il suo modo di vivere Elvis, che esce dal coro degli insulti a cui siamo abituati, ben venga che sappia anche cosa pensiamo noi del GE di questo grande mito.

Non ci tradisci, caro Gondar; tanto se qualcuno vuole fare il furbo, basta che entri qui e si copia bellamente i tuoi racconti, magari anche appropriandose

Benvenga chiunque insegni chi è Elvis Presley e come è entrato nelle nostre vite e cosa ha significato per noi che conoscevamo solo Nilla Pizzi & C.
Hai perfettamente ragione, Hurt. Mi consola avere il tuo parere favorevole. Dimenticavo dirti e dire agli amici del Forum che una volta entrato nel sito di Caffè News, bisognerà cliccare sul settore di destra "Musica" ove c'è la ripetizione di una parte del racconto. Ciao, Hurt. Grazie ancora. Gondar.
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  #141  
Vecchio 27-11-2007, 12:27
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

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Gondar carissimo, sono sicura che anche Elvis ne sarebbe felice!!!
Io ho letto i tuoi racconti tutti d'un fiato ma tu sai che adoro Elvis e tutto ciò che lo riguarda..quale maggior favore al Re e quale maggior soddisfazione che portarlo all'attenzione di chi non lo conosce abbastanza?? Perchè non condividere con un pubblico più vasto una cosa così bella??!! Vai Gondar!!!!
La tua opinione, cara Marcy, non fa una piega. Ne farò tesoro. Grazie. Gondar.
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  #142  
Vecchio 27-11-2007, 14:48
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

No Gondar, questo non è tradire!!! I racconti (ottimi!) sono tuoi e puoi usarli come meglio credi! Continua così!!!
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  #143  
Vecchio 27-11-2007, 16:20
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No Gondar, questo non è tradire!!! I racconti (ottimi!) sono tuoi e puoi usarli come meglio credi! Continua così!!!
E' ciò che volevo sentire, Clint, e ti ringrazio per l'incoraggiamento. Gondar.
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  #144  
Vecchio 27-11-2007, 18:15
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Gondar sei un mito
domenica sera ero vicinissimo al ku shin kai....ho un caro amico (nonchè mio testimone di nozze) in quella ridente cittadina, che tra le altre cose amo tantissimo......................purtroppo sono sposato da poco (oggi un mese)..di cui 15 giorni negli states.......è tutto un susseguirsi di zii, cugini suoceri e vabbè.........altrimenti sarei certamente venuto a trovarvi........
un abbraccio..............
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  #145  
Vecchio 27-11-2007, 19:38
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Gondar sei un mito
domenica sera ero vicinissimo al ku shin kai....ho un caro amico (nonchè mio testimone di nozze) in quella ridente cittadina, che tra le altre cose amo tantissimo......................purtroppo sono sposato da poco (oggi un mese)..di cui 15 giorni negli states.......è tutto un susseguirsi di zii, cugini suoceri e vabbè.........altrimenti sarei certamente venuto a trovarvi........
un abbraccio..............

Non mi dire, Pino71. Questa è una notizia shock. Tu guarda! eri a due passi. Altro che sorpresa sarebbe stata se ti fossi affacciato. Peccato. Poi magari mi ragguagli con un msg privato di questo tuo amico. Auguri ancora per il tuo matrimonio e andando negli States, magari sarai andato a visitare il nostro mito a Graceland. Se così fosse, ragguagliaci in merito. Gondar.
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  #146  
Vecchio 28-11-2007, 08:59
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Non mi dire, Pino71. Questa è una notizia shock. Tu guarda! eri a due passi. Altro che sorpresa sarebbe stata se ti fossi affacciato. Peccato. Poi magari mi ragguagli con un msg privato di questo tuo amico. Auguri ancora per il tuo matrimonio e andando negli States, magari sarai andato a visitare il nostro mito a Graceland. Se così fosse, ragguagliaci in merito. Gondar.
questo è un piccolo resoconto del mio viaggio a Graceland
http://www.grazielvis.it/forum/showthread.php?t=4438
per il resto ti mando un pm.....
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  #147  
Vecchio 28-11-2007, 17:33
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Inutile dirti, caro Pino71, che mi sono perso il "live" della tua invidiabile esperienza che, per come ce l'hai descritta, è parso di viverla al tuo fianco. Quindi complimenti anche per la tua coinvolgente "narrativa". Ma quello che mi ha sorpreso in particolare è la tua "certosineria" che, anche grazie al conforto e all'agevolazione da parte della tua sposa, è stata davvero invidiabile. Grazie per quello che hai fatto per tutti noi. Soggiungo per l'altra faccenda che sa di casualità "quanto piccolo è il mondo". Gondar.
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  #148  
Vecchio 01-12-2007, 10:01
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Ge714 Re: Elvis: l’Extra Terrestre

La delusione

Elvis, pur sapendo in cuor suo di non aver dato il meglio di sé, non ebbe il coraggio di chiedere al sig. Phillips di voler ascoltare il pezzo appena inciso, per indurlo magari a ripetere l’incisione. Né da parte di costui c’era stata alcuna manifestazione che gli potesse far capire che era interessato o meno a lui. Lo sconforto si fece sempre più evidente. Elvis non gli toglieva gli occhi di dosso, erano puntati disperatamente su quell’uomo, come un bambino al capezzolo della sua mamma, elemosinandogli uno sguardo , cercando di cogliere un suo pur piccolo gesto, un sorriso, persino un rimprovero , un disappunto. Il Signor Phillips, invece, era testardamente indaffarato, impegnato alla consolle, regolando i tasti, muovendo i vari bottoni e le numerose levette, per il risultato finale di produrre quel disco, uno dei tanti e sembrava addirittura che avesse fretta di concludere dal momento che ogni tanto guardava l’orologio da polso. Ma uno sguardo verso quel povero giovane manco a parlarne. Ciò non fece che accrescere in Elvis la convinzione che c’era sempre un qualcosa che limitasse il suo modo di fare. Sapeva, ad esempio, di non essere in grado di socializzare facilmente, che difficilmente prendeva iniziative anche se in cuor suo aveva tanta voglia di farlo e, come se non bastasse, c’era quella maledetta timidezza che lo attanagliava ogni volta che si trovava o si sentiva sotto esame. Non sapeva né come né perché tutto questo gli succedeva. Sapeva però quando succedeva. Anche a scuola era timoroso ogni volta che veniva interrogato. Non riusciva ad essere spigliato come tanti altri della sua classe. Eppure lui le cose le sapeva, perché a scuola era sempre attento alle lezioni ed avendo una memoria di ferro, non gli veniva difficile studiare quel tanto che bastava a casa per poi tornare in classe preparato come si conveniva. Ma il dramma si svolgeva sempre e puntualmente quando veniva interrogato ove, al cospetto della sua insegnante , si bloccava riuscendo a malapena a tirar fuori un filo di voce fino a diventare un timido sussurro. Non ebbe quindi la forza di dire a quel signore in cabina se era il caso di ripetere la registrazione perché la riteneva invalidante, no, non ce la fece proprio a chiederglielo anche se era lì per li per farlo. E si lasciò cullare dalle onde di quel mare che lo portava alla deriva di se stesso, del suo destino. E rivolse persino alle sue spalle uno sguardo supplichevole ed implorante verso la signora Keisker la quale gli sorrise con approvazione ma nulla di più. Non colse la disperazione che era in lui. Ed Elvis si convinse di affrontare quel momento con le uniche armi che aveva a sua disposizione: la tenacia e la sua voce tremolante. Era con questo stato d’animo che attaccò, al segnale del Sig. Phillips che indicava con la mano la luce rossa appena accesa, il secondo pezzo intitolato “That’s when Your Heartaches Begin”. Fu così che partorì quel secondo pezzo, lato “B” di un acetato qualsiasi, in un giorno qualsiasi, nel bel mezzo di una sala di incisione qualsiasi, in una città del mondo qualsiasi, di un uomo che di “qualsiasi” aveva però solo le sembianze. Silenzio ancora una volta in sala ed ascoltiamo, (per gentile concessione e collaborazione del nostro amico Clint Reno) come se fosse la prima volta, questa seconda ballata del nostro idolo.




If you find your sweetheart in the arms of a friend
That's when your heartaches begin
When dreams of a lifetime must come to an end
That's when your heartaches begin

* Love is a thing you never can share
When you bring a friend into your love affair
That's the end of your sweetheart, that's the end of your friend
That's when your heartaches begin

(Spoken)
If you find your sweetheart in the arms of your best friend
Brother, that's, that's when your heartaches begin
And you know, when all of your dreams, when all of your dreams of a lifetime
Must must all come to an end
Yeah, that's, that's when your heartaches begin
For you see love is a thing that you never can share
And you know ... when you bring a friend, uh, into your love affair

That's the end……………………………………..(of your sweetheart, that's the end of your friend
Well, that's when your heartaches begin)

Anche qui qualche biografo quale può essere, ad esempio, Peter Guralnick, verso il quale nutro grande stima e molta deferenza per come abbia obbiettivamente tracciato la vita di Elvis Presley, si è trovato a dover immaginare, forse più di quanto io stesso stia facendo con questo mio scritto, che Elvis abbia concluso questo brano dicendo “Ho Finito”, come parte staccata dal testo del brano medesimo. Io ritengo invece che sia successo qualcosa di altro e non ci sono che due sole probabilità che potrebbero aver determinato questa strana conclusione. La prima è che Phillips gli abbia fatto segno dalla cabina di regìa di “tagliare” forse perchè la parte parlata la ritenesse piuttosto lunga ed il giovane Elvis sia stato costretto a troncare rimarcando quel “that’s the end”, che altro non erano che le parole testuali della canzone. Ma ciò che personalmente io credo che sia successo, è che Elvis non ne potesse davvero più di continuare quella ballata ritenendola decisamente brutta ed impresentabile. Vero è che, terminata la strofa parlata, abbia voluto sottolineare “that’s the end” come un suo disperato tentativo di farla finita. Conoscendo la perfezione con cui Elvis curava i pezzi da incidere, come abbiamo potuto constatare col senno di poi, sono propenso per questa seconda ipotesi. Infatti, ascoltando il brano più volte, è innegabile dedurne che questa ballata sia stata eseguita come per dovere d’ufficio, con insufficienza, svogliatezza e scarsissimo trasporto. Tutto perché Sam Phillips non si era curato di lui quel tanto che gli potesse infondere un po’ di coraggio e di entusiasmo. Ma sappiamo bene che quella era la giornata sbagliata. Come se non bastasse, il destino volle ancora giocare con l’animo esasperato di Elvis. Sam, infatti, facendo capolino dalla vetrata della cabina di regìa, ebbe a comunicargli, seppure con gentilezza ma con un atteggiamento che non ammetteva repliche, che lo trovava “interessante” e che se si fosse presentata l’occasione lo avrebbero chiamato. Marion Keisker , intanto, che era rimasta tutto il tempo a seguire lo svolgimento dell’incisione, gli si avvicinò con quel sorriso ormai familiare dicendogli di seguirlo alla reception. Qui le sedette di fronte e aspettò che Marion terminasse di battere a macchina le copertine dell’acetato, con i titoli dei brani ed il suo nome. Elvis era spompato . Non si sforzò più di tanto nel voler cercare di intavolare un qualsiasi dialogo con la donna. Ma fu costei , presentendo lo stato d’animo del giovane, ad aprirgli la strada dicendo “sai, Elvis, sei davvero bravo, complimenti”. E lui, risorgendo come dalle ceneri, alzò il capo replicando “pensa davvero che….ehm.. io…ehm….sia stato bravo?”. “Certo” continuò lei “hai qualcosa che gli altri non hanno”. “Davvero?” proseguì il giovane “cos’avrei, secondo lei,…..ehm.. di diverso?”. “Non so, non saprei spiegarmi, ma sento che hai qualcosa di speciale”. Dicendo questo, gli consegnò l’acetato. Elvis si alzò dalla sedia, le diede la mano e guardandola con tenerezza negli occhi, la ringraziò e finì per chiederle se conosceva qualche gruppo di musicisti a cui poteva interessare un cantante. “No, al momento, no, non saprei, però fatti vedere ogni tanto; non è improbabile che capiti qualche gruppo che ne faccia richiesta”. Elvis, la ringraziò ancora una volta ed uscì, tutto frastornato ma stranamente con un non so che di insoddisfazione, all’aria aperta col suo disco tra le mani, allontanandosi dal Memphis Recording Service e dirigendosi verso la sua vecchia Lincoln. "Perchè", si chiedeva, "il Signor Phillips non ha voluto scambiare qualche parola? Oh, quanto avrei dato pur di sentirmi dire da lui qualcosa che mi risollevasse il morale". E stava per tornare indietro. Almeno per salutarlo. Si fermò un attimo. Poi ci ripensò e rigò dritto sconsolato verso il vicino parcheggio. Tutto questo accadeva quando erano le 14,00 di quel sabato di fine luglio del 1953……..continua

Gondar

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 18:39
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  #149  
Vecchio 03-12-2007, 09:47
Gondar Gondar Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Un attimo di riflessione

Cari amici del Forum di “grazielvis”, che avete la bontà e la pazienza di sopportare questo mio scritto mentre cerco di tracciare una pennellata di vita che vuole racchiudervi il mio percorso giovanile e quello grandioso del nostro idolo, abbiate altresì la compiacenza di comprendere che non ho assolutamente la pretesa di sostituirmi a coloro che, con grande impegno di tempo, di economia e di ricerche sul territorio, hanno raccontato e tutt'ora raccontano la vita di Elvis. Ho solo cercato di immaginare, come fan e come uomo del suo tempo, dopo essere entrato nel personaggio ed essermi impregnato del suo carattere della sua cultura delle sue esperienze della sua sensibilità della sua educazione e della sua passione, come mi sarei comportato al suo posto in determinati momenti del suo vissuto. Ma che, sia ben chiaro, non possono in alcun modo rispecchiare la realtà vera vissuta da Elvis Presley. Sono soltanto un tizio che, avendo collocato Elvis come punto di riferimento della propria esistenza, vuole cimentarsi nel raccontare con gli occhi della mente il suo vissuto. Tanto per fare qualche esempio, per meglio comprendere quanto io gli sia stato vicino, in tempi non sospetti, con tutto me stesso, debbo confessarvi che diversi sono stati i momenti - ed in tempo reale - in cui ho previsto addirittura, con mia grande preoccupazione, ciò che gli sarebbe poi accaduto. E non parlo di preveggenza, ma di ovvietà, e mai col senno di poi, ve lo giuro. Mi riferisco alla devastazione psicologica di quando gli morì la madre (ho sofferto per lui) , al tradimento di Priscilla ed al successivo forzato divorzio da costei (ho pianto per lui) , allo stress psicologico e fisiologico dovuto ai continui disumani spostamenti per i concerti (ho temuto per lui) , alla esagerata quantità di farmaci che era costretto ad assumere (ho patito per lui) . Fino alla tragica conclusione della sua vita . In cuor mio, l’avevo previsto. E per la mia personale impotenza quale poteva essere l'impotenza di un fan, nulla potetti fare per lui. Tanto, che ancora oggi mi sento dannatamente colpevole. E sono certo di non essere il solo. Tutti noi fans di trent’anni fa, infatti, ci saremo sentiti colpevoli . Questo mi sento di dire, al fine di chiarire la mia posizione di pseudo-biografo e non solo di me stesso. Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 18:40
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Vecchio 03-12-2007, 10:16
wonderofyou wonderofyou Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

GONDAR, SEI GRANDE!!!

La tua empatia per Elvis e la tua grande sensibilità nell'immaginare i suoi sentimenti lo fanno rivivere nel tuo racconto. Continua senza esitazioni, noi ti seguiamo con entusiasmo!
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  #151  
Vecchio 04-12-2007, 08:22
Gondar Gondar Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

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GONDAR, SEI GRANDE!!!

La tua empatia per Elvis e la tua grande sensibilità nell'immaginare i suoi sentimenti lo fanno rivivere nel tuo racconto. Continua senza esitazioni, noi ti seguiamo con entusiasmo!
Il tuo spronarmi, cara Wonder, non mi può che fare un gran bene. E' come ricevere una iniezione di ottimismo indispensabile per seguire il percorso prefissatomi. Grazie di cuore. Gondar.
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  #152  
Vecchio 06-12-2007, 18:07
Gondar Gondar Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

La Preghiera

Elvis aprì lo sportello della vecchia Lincoln, si accasciò rassegnato sul sedile, girò svogliatamente la chiave nel cruscotto e, dopo aver rivolto con amarezza un’ultima occhiata verso la sede della Sun Recording Studio, diresse la vettura verso casa abbozzando sottovoce la canzone “My Happiness” che di felicità in cuor suo non aveva davvero più niente. Egli rimuginava ostinatamente, sensibile quale egli era, sullo svogliato atteggiamento del Sig. Phillips nei suoi confronti. Giunto a casa, e resosi conto che sua madre non era ancora rientrata, pose l’acetato sul grammofono, si sedette sul vicino divanetto e si mise ad ascoltare i due lati del disco. Poi, improvvisamente, ricordandosi che doveva ottemperare a cosa importante, si alzò, spense il grammofono e si diresse verso la stanza da letto dei genitori sulla cui parete era appesa l’immagine del Cuore di Gesù. S’inginocchiò davanti ad essa e, intrecciando le dita tra le mani, sussurrò dicendo: “Ti prego, Signore, io che sono una Tua creatura, ascolta questa mia preghiera che giunge dal profondo del mio cuore. Fa’ che questo mio grande desiderio di cantare possa avverarsi; che le persone a cui mi sono rivolto possano interessarsi al modo con cui mi esprimo con la mia voce. Fa’ che essi scoprano in me qualcosa che li possa convincere che valga la pena aiutarmi a crescere in quella direzione. Tu sai quanto la mia famiglia sia povera e sai anche quanto sacrificio, specie mia mamma, abbia fatto e tutt’ora fa per me. Troppe volte m’è toccato vederla rinunciare a qualche boccone per darlo a me. Dimmi, o mio buon Gesù, come posso ripagare tutto questo loro sacrificio se non esaudendo questo mio desiderio? Ti prometto, o Signore, di impegnarmi con tutte le mie forze affinché non manchi loro mai nulla e nel contempo mi riprometto di elevare, cantando nella Tua casa, le lodi al Signore con più convinzione e passione di quanto non abbia fatto fino ad ora. Ti prego Signore, questo è tutto ciò che io Ti chiedo e che sia fatta la Tua volontà”. Rialzandosi, sentì la voce di sua madre che esclamava “El, dove sei?” “Eccomi, mamma, sono qui”. “Che t’è successo? Hai gli occhi lucidi” chiese preoccupata sua madre. “No, ma’ non ci pensare, non è niente, davvero; piuttosto ho qui un regalo per te, sai per il tuo scorso compleanno. Scusami se te lo faccio solo ora; ma prima non mi è stato possibile, credimi”. Recuperò l’acetato dall’apparecchio, lo infilò dentro la custodia e, consegnandolo a sua madre, le schioccò un gran bacio sulla guancia. “No, El, non c’è bisogno che tu ti scusi. So bene quanto mi ami e questo mi basta, figliolo. Ah, guarda. C’è pure il tuo nome” rispose la donna alquanto divertita; “che bello vederlo stampato sulla copertina. Ma dove sei andato a fartelo incidere? Chissà quanto ti sarà costato!”. “Non molto mamma. Sai, non molto distante da qui, sulla Union Avenue, si è aperta la casa discografica che leggi in copertina. Vedi? Si chiama Memphis Recording Service e sapessi quanto è interessante ed attrezzata. Ma’, vuoi sentire allora il disco?”. “Certo, El”, replicò la donna “fammelo ascoltare mentre ti preparo qualcosa da mangiare”. Elvis azionò l’apparecchio ed echeggiò nella stanza il lato A dell’acetato. La signora Gladys prese nel frattempo il tegame, vi ripose un tocco di burro ed un pezzo di pancetta, adagiò il tegame sul fornello acceso e, dopo aver preso due uova dalla dispensa, ne versò il relativo contenuto, ponendo orecchio a quel brano così dolce di “My Happiness” che le trasmise tenerezza e tanta contentezza. Rivolgendo, poi, lo sguardo verso suo figlio riprese a dire “Veramente bella, El, questa tua interpretazione. Però, figlio mio, mi renderesti ancora più felice se tu ti accasassi, magari con una brava giovane , e regalarci tanti bei nipotini”. “Si, ma’, va bene, intanto una bella e brava ragazza io già ce l’ho e quella ragazza non puoi essere che tu” e dicendo questo l’abbracciò felice. “Dai non scherzare”, incalzò la donna, “tu sai bene cosa intendo. Non vorrai mica deludermi, vero?”. “No, Gladys (ogni tanto gli piaceva chiamarla per nome, specie in assenza di suo padre), non è mia intenzione darti una delusione; però, ogni cosa a suo tempo, anche perchè mi sono riproposto innanzitutto di fare un po’ di soldi perché voglio comprare una bella casa per te e papà”, replicò con una certa baldanza Elvis, spezzando un pezzo di pane e masticandolo assieme ad un tocco di pancetta. E la signora Gladys di rimando: “Smetti di sognare, El, papà ed io abbiamo già una cosa bella e non abbiamo bisogno di altro”. Ed Elvis, intuendo già la risposta, non si fermò dal chiederle “E quale sarebbe questa cosa bella, ma’?” e Gladys, divertita, rispose: “Lo sai bene, la cosa bella che pà ed io abbiamo sei proprio tu. “Grazie, ma’”, disse Elvis dandole ancora un bacio sul collo e scappò di corsa in strada. Nel mentre, qualcuno dal futuro volle rievocare l'amore tra madre e figlio.



Si mise le mani in tasca, si strinse nelle spalle e s’incamminò per la Third Road per riflettere come poter far felice i suoi. Pensava che era indispensabile innanzitutto che trovasse un gruppo orchestrale e fare delle serate in qualche locale di Memphis. Già, un gruppo orchestrale. Era stato sempre il suo sogno, ma mai gli si era presentata l’occasione per poterlo realizzare. Sapeva benissimo che dipendeva principalmente da lui, dalla sua maledetta timidezza, dalla sua incapacità di socializzare, dalla sua introversione. Se avesse avuto, tuttavia, un gruppo tutto suo, pensava, forse sarebbe riuscito a calamitare l’attenzione di quel tipo, di quel signor Phillips , da cui si sentiva snobbato. Quello che, giusto per intenderci. incideva dischi, quello che Elvis anelava disperatamente che incidesse per lui. Inoltre, egli non aveva mai avuto l’opportunità di provare a tirare fuori le reali potenzialità della sua voce proprio perché non aveva né un locale seminterrato né un gruppo con cui provare. Certo, cantava in chiesa inni e lodi al Signore che lui tanto adorava. Ma erano tutti pezzi assorti, profondi, lenti, gutturali, sebbene sublimi e maestosi, ma pur sempre eseguiti statualmente. Che a lui piaceva provare e riprovare a casa, eseguendoli a modo suo, accentuando e vivacizzando il ritmo dei suoi amici di colore, gorgheggiando, giocando e singhiozzandovi su ogni nota. Si piaceva tanto quando li eseguiva, si divertiva da morire, ma temeva di sembrare ridicolo se avesse provato ad eseguirli, egli pensava, alla presenza di persone. Oh, quanto avrebbe inoltre voluto cantare con voce alta, sbrigliata, spigliata e sfrenata come faceva quelle rare volte a casa sua, dopo essersi accertato però che non ci fosse nessuno né in casa né nelle vicinanze. Altrimenti temeva che lo avrebbero preso per matto . Lo sentiva dentro di sé, glielo sollecitava la sua ugola, quindi, ogni volta che gli toccava di gridare per strada per richiamare l’attenzione di qualcuno. Pensava proprio a questo quando gli venne in mente una canzone dei Clovers che aveva sentito più volte alla radio, che eseguì a bassa voce, con un nodo alla gola, dovendola accomunare all’esperienza avuta con la Sun Recording Service di qualche ora fa.



Sì, era stato proprio uno stupido per come aveva eseguito quelle due canzoni alla Sun Records. “Ma la prossima volta” si ripromise “dimostrerò al Sig. Phillips di cosa è capace il vero Elvis Presley” e, come per sottolineare ciò che pensava, scaricò tutta la sua rabbia con un poderoso calcio ad una lattina vuota di coca cola facendola roteare per un tratto della Winchester Road. (continua)

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 18:42
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  #153  
Vecchio 11-12-2007, 17:47
Gondar Gondar Non in Linea
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Geicn 53 Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Nuovo tentativo di Elvis

Passarono giorni e giorni. Tanti. Poi trascorsero anche mesi senza che nulla accadesse. Però Elvis non demordeva perché con scuse o altro non perdeva occasione di recarsi presso lo studio della Sun Records e intrattenersi con la simpatica signora Marion, sempre pronta a regalargli un sorriso affettuoso, persino ad incoraggiarlo. La sua vera intenzione, per la verità, era quella di poter intraprendere un salutare colloquio con il signor Phillips che non aveva però mai tempo, si limitava a rispondere al saluto del giovanotto con fare sbrigativo e rinchiudersi in cabina per incidere dischi. Era chiaro che tale atteggiamento non faceva che aumentare a dismisura la tensione e l’ansia nell’animo di Elvis. Doveva pur esserci un modo, pensava, per indurlo a fermarsi un attimo con lui. Aveva tante cose da dirgli anche se non avrebbe saputo da dove incominciare. L’unica àncora di salvezza era Marion ma che, poverina, non poteva fare null’altro, se non assicurarlo che lo teneva presente ogni qualvolta le capitava di far scivolare il discorso su di lui, sia con Sam, sia con persone facenti parte di gruppi musicali a cui chiedeva se avessero bisogno di un bravo cantante. “Io per la verità” ebbe a dire in seguito la donna, “non mi intendevo molto di musicisti o di talenti, ma una cosa mi fu subito chiara e cioè che un tipo come Elvis non passava inosservato. Era diverso da tutti gli altri, sia per il modo di conciarsi, sia per come cui egli si poneva. Traspariva candidamente tutta la sua ingenuità, mista a timore e timidezza. Ad un tipo così, il destino non poteva che riservare qualcosa di veramente importante”. Intanto passarono diversi mesi ed Elvis incominciò a temere che non sarebbe successo più niente se non trovava un modo per sollecitare il destino. Sapeva bene che bisognava fare qualcosa, tenendo a mente quel detto secondo cui era necessario aiutarsi affinché il buon Dio potesse a sua volta darti una mano. E fu nel gennaio del 1954 quando, messo qualche dollaro da parte, si recò nuovamente al Memphis Recording Service per registrare un altro paio di canzoni, ancora accompagnandosi con la chitarra, sempre la stessa, che produceva, purtroppo, un suono aspro e stridente. Sentiamo insieme questa canzone dal titolo “I’ll never stand in your way” già incisa in passato da Joni James.



Ed ascoltiamo il suo quarto ed ultimo brano intitolato “It wouldn’t be the same without you”, inciso anni prima dal cantanto di ballate Jimmy Wakely.



Nonostante ci avesse messo tutto l’impegno possibile per interpretare questi due motivi, non riuscì a fare meglio dell’altra volta. Anzi fu peggio . Qui addirittura la sua anima non c’era, si era dileguata; ed Elvis non si spiegava il perché. Ma noi, cari amici miei, sappiamo ormai bene cosa gli succedeva. Lo abbiamo spiegato qualche capitolo fa. Quando Elvis si sentiva sotto esame, veniva a galla il lato fragile del suo carattere: l’insicurezza, la paura di sbagliare, il timore di essere criticato o deriso. Ciò nonostante, la voce c’era. Ma lo spirito si era defilato. E, come se non bastasse, anche questa volta il signor Phillips, seppure molto gentile e garbato, fu avaro in parole o incoraggiamenti. Anche se, nel profondo del suo animo, avvertiva qualcosa di sfuggente, di impalpabile, di indefinibile a cui neanche questa volta aveva dato troppo peso. Comunque, questo suo pensiero si trasformò in un nodo che ripose da qualche parte dentro di sé. Prima o poi quel nodo gli servirà per fargli venire in mente quel ragazzo dalla voce un po’ così e da un modo di fare speciale e pressoché insolito. Col senno di poi, possiamo tranquillamente affermare che in quel docile ragazzo non riusciva a cogliere l’essenza, l’evidenza, la trasparenza. Che possiamo tradurre come quel famoso detto, tutto nostrano, che recita “troppa grazia sant’Antonio”. Sam Phillips cercava qualcosa di speciale che era là davanti a lui, ma che non riusciva a vederlo. Era esattamente quello che da sempre andava cercando e lui era testardamente cieco. Al centro della sala di incisione c’era quell’alieno , sì giustappunto un extraterrestre, che era bianco nelle sembianze, ma che non riusciva ancora ad individuare quel nero che c’era nel profondo dell’animo di quel ragazzo, del quale gli era difficile ricordare persino il nome. Aveva il tesoro a portata di mano e lui, sedicente grande superbo scopritore di talenti, non focalizzava il luccichìo che da quell’essere continuamente emanava. Era così evidente da essere sopraffatto dal suo esatto contrario. “Il re è nudo” ebbe a gridare un bimbo nel lontano passato attirando l’attenzione di gente incredula ed impaurita . E il signor Sam Phillips, che tutto era fuor che un infante, ancora si ostinava a tenere basso il suo capo, imprigionata la mente e chiuso sotto chiave tutto ciò di cui gli era assolutamente congeniale: la “trasmissione dati”. Ed il destino, che vivaddio di pazienza ne ha da vendere, si è piegato all’indolenza di quell’uomo che primo o poi però avrebbe finito per aprire finalmente gli occhi. Occhi intesi come quelli del cuore. Oltre che della mente. (continua).

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 18:46
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  #154  
Vecchio 11-12-2007, 18:31
marcygenny marcygenny Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Gondar carissimo, sto terminando di leggere la 2° parte della biografia di Peter Guralnick, bhe...sai che detto proprio inter nos...nonostante sia bellissima...non mi emoziona tanto quanto i tuoi racconti!!?? Non è per adularti ma dalle tue parole traspare puro e vero l'animo di Elvis, non solo tu conosci alla perfezione i fatti ma li hai elaborati con la mente di Elvis, è come leggere un suo diario!! Grazie e che Dio ti benedica per tanta dedizione e sensibilità d'animo!!
P.S. Secondo me Elvis ti sta dando una mano!!??
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  #155  
Vecchio 12-12-2007, 00:03
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Allora, mi dite che ne pensate? Gondar.

Gondarinooo ciao!!! Come vedi è parecchio che non intervengo...mannaggia...sempre casini...cmq ho letto della tua splendida idea di scrivere su quel sito del nostro mitico Elvis!!! Vai!!!!Sfonda tutto!!! Sono d'accordo anche con Guitarman...scrivi tutte le infinite emozioni che Elvis ha sempre regalato al mondo intero!!! Te lo dissi tempo fa..ricordi? Ti chiesi quando ancora non ti conoscevo...ma per caso fai lo scrittore? Sei bravo Gondar...anche tu hai talento...e usando queste tue speciali capacità di saper descrivere e raccontare nei minimi particolari...e poi grazie anche al tuo infinito amore per Elvis...rendi la sua vita tangibile e visibile a tutti noi...è molto bello quello che fai...è un contributo molto prezioso e ne sono certa (tutti siamo certi) che Elvis...lassù in cielo è immensamente felice per quello che stai facendo per lui...siamo tutti con te Gondar!!!continuaaaaaaaaaaaaa!!!!!!
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  #156  
Vecchio 12-12-2007, 08:19
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Gondarinooo ciao!!! Come vedi è parecchio che non intervengo...mannaggia...sempre casini...cmq ho letto della tua splendida idea di scrivere su quel sito del nostro mitico Elvis!!! Vai!!!!Sfonda tutto!!! Sono d'accordo anche con Guitarman...scrivi tutte le infinite emozioni che Elvis ha sempre regalato al mondo intero!!! Te lo dissi tempo fa..ricordi? Ti chiesi quando ancora non ti conoscevo...ma per caso fai lo scrittore? Sei bravo Gondar...anche tu hai talento...e usando queste tue speciali capacità di saper descrivere e raccontare nei minimi particolari...e poi grazie anche al tuo infinito amore per Elvis...rendi la sua vita tangibile e visibile a tutti noi...è molto bello quello che fai...è un contributo molto prezioso e ne sono certa (tutti siamo certi) che Elvis...lassù in cielo è immensamente felice per quello che stai facendo per lui...siamo tutti con te Gondar!!!continuaaaaaaaaaaaaa!!!!!!
CHE ALTRO DIRE? STRAQUOTO!!!!!
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  #157  
Vecchio 12-12-2007, 08:59
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Gondar carissimo, sto terminando di leggere la 2° parte della biografia di Peter Guralnick, bhe...sai che detto proprio inter nos...nonostante sia bellissima...non mi emoziona tanto quanto i tuoi racconti!!?? Non è per adularti ma dalle tue parole traspare puro e vero l'animo di Elvis, non solo tu conosci alla perfezione i fatti ma li hai elaborati con la mente di Elvis, è come leggere un suo diario!! Grazie e che Dio ti benedica per tanta dedizione e sensibilità d'animo!!
P.S. Secondo me Elvis ti sta dando una mano!!??
E' meraviglioso sentirsi apprezzare in questo modo e specie sotto Natale. E' un regalo bellissimo che mi fai, Marcy. Stai aprendo il mio cuore e ne interpreti il contenuto, come solo un animo sensibile come il tuo può fare. Che dirti, Marcy, di più? Mii fai sentire importante. Gondar.
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  #158  
Vecchio 12-12-2007, 09:11
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

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deliziosa Visualizza Messaggio
Gondarinooo ciao!!! Come vedi è parecchio che non intervengo...mannaggia...sempre casini...cmq ho letto della tua splendida idea di scrivere su quel sito del nostro mitico Elvis!!! Vai!!!!Sfonda tutto!!! Sono d'accordo anche con Guitarman...scrivi tutte le infinite emozioni che Elvis ha sempre regalato al mondo intero!!! Te lo dissi tempo fa..ricordi? Ti chiesi quando ancora non ti conoscevo...ma per caso fai lo scrittore? Sei bravo Gondar...anche tu hai talento...e usando queste tue speciali capacità di saper descrivere e raccontare nei minimi particolari...e poi grazie anche al tuo infinito amore per Elvis...rendi la sua vita tangibile e visibile a tutti noi...è molto bello quello che fai...è un contributo molto prezioso e ne sono certa (tutti siamo certi) che Elvis...lassù in cielo è immensamente felice per quello che stai facendo per lui...siamo tutti con te Gondar!!!continuaaaaaaaaaaaaa!!!!!!
Vedi, Deliziosa, tu mi induci a continuare ed io continuerò a raccontare Elvis. Per me, ma soprattutto per voi tutti, da cui ricevo continuamente sollecitazioni che non possono che farmi bene e farmi sentire gratificato. Gondar.
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  #159  
Vecchio 12-12-2007, 09:19
Gondar Gondar Non in Linea
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CHE ALTRO DIRE? STRAQUOTO!!!!!
Il tuo quotarmi, cara Wonder, mi riempie di gioia e mi aiuta ad avere stima di me stesso. Fino a quando ci sarà anche un solo lettore come te che mi farà sentire importante, io continuerò a raccontare di Elvis. Gondar.
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  #160  
Vecchio 12-12-2007, 09:39
L'avatar di  henry3bel
henry3bel henry3bel Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

ho gli occhi lucidissimi per la commozione caro gondar...grazie,grazie mille per questo tuo racconto...un racconto che sento sempre piu' "mio" per la tenerezza con cui e' narrato e da come fai apparire sempre piu' grande e immenso il mio e vostro elvis...raccontato da te in questo modo,vale piu' di mille autobiografie di mille autori!!!continua cosi' grande gondar!!!
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  #161  
Vecchio 13-12-2007, 08:44
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ho gli occhi lucidissimi per la commozione caro gondar...grazie,grazie mille per questo tuo racconto...un racconto che sento sempre piu' "mio" per la tenerezza con cui e' narrato e da come fai apparire sempre piu' grande e immenso il mio e vostro elvis...raccontato da te in questo modo,vale piu' di mille autobiografie di mille autori!!!continua cosi' grande gondar!!!
Ciao Henry, anche tu con le tue espressioni di calore mi hai prodotto commozione. Ciò significa che sto percorrendo un percorso ideale che solo gli autentici fans di Elvis possono percepire e comprendere. Grazie, amico mio, ti sono veramente grato. Gondar.
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  #162  
Vecchio 16-12-2007, 10:05
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

La disgrazia di papà Vernon

Lasciamo un attimo congelato questo distrattone di Sam Phillips il quale è talmente impegnato nella spasmodica ricerca di fare un disco che fosse unico nel suo genere senza accorgersi che ce lo aveva tra le sue mani, e pigliamoci un attimo di relax facendo mentalmente ritorno ad un non lontano passato. Eh sì, cari amici miei, noi stiamo girando attorno - ma la colpa, debbo ammetterlo, è solo mia - alla figura pressoché adulta del nostro grande mito. Ma, ci siamo mai chiesti, o per lo meno ci siamo qualche volta soffermati a pensare quale possa essere stata l’esperienza o una parte del vissuto del nostro idolo nell’epoca in cui era ancora un cucciolo di uomo? Vogliamo tentare insieme di mettere a fuoco con una immaginaria lente di ingrandimento alcuni momenti episodici ormai noti, anzi arcinoti, della sua infanzia? Vogliamo quindi fermare il tempo e scandagliare a fondo un tratto della sua vita? Proviamo, quindi ad immaginarcelo mentre era appena trascorso il periodo natalizio del 1938, senza però soffermarci nel giorno della nascita del Signore. Sarebbe troppo straziante persino immaginarcelo e non me la sento di proporvelo. Se non di crearne in qualche modo il clima.





Elvis bambino

Elvis aveva giusto quattro anni quando suo padre Vernon, il 6 gennaio del 1939, venne rilasciato, assieme a suo cognato Travis (fratello di sua moglie Gladys) e ad un altro tizio di nome Lether Gable, dal penitenziario di Parchman Farm, a circa cinque ore di macchina da Tupelo. I tre uomini erano stati accusati il 16 novembre 1937 di “emissione illecita di assegno contraffatto” e per la quale il 25 maggio dell’anno dopo erano stati condannati a tre anni di reclusione, in seguito ridotti a circa otto mesi grazie ad una petizione popolare e ad una lettera del loro accusatore signor Orville Bean con la quale veniva chiesta la sospensione della pena. L’importo di quattro dollari riportato sull’assegno a firma del signor Orville Bean ed intestato a Vernon Presley per avergli questi venduto un maiale, era stato grossolanamente corretto a otto dollari e quindi riscosso. Prima di essere internato, la famiglia Presley abitava ad est di Tupelo, sopra l’autostrada, in un minuscolo caseggiato di due sole piccole stanze che Vernon, con l’aiuto di suo padre e del fratello maggiore Vester, aveva costruito accanto alla grande casa dei suoi genitori un anno dopo il suo matrimonio con Gladys. La donna , come sappiamo, era in attesa di Elvis e del fratello gemello Garon poi nato morto, dopo aver contratto un mutuo di 180 dollari con quello stesso Orville Bean e presso la cui azienda casearia lavorava occasionalmente assieme a suo padre. Il contratto di mutuo prevedeva che la proprietà della casa restasse al signor Bean fino al totale rientro del credito. Come era prevedibile, qualche mese dopo l’internamento di Vernon, non potendo più onorare le rate del mutuo, i Presley persero la casa e madre e figlio dovettero essere ospitati in quella dei nonni paterni di Elvis. Ma tale sistemazione si rivelò alquanto inopportuna dato che non mancarono scontri verbali, a volte anche violenti, con il reciproco addossarsi di colpe che avevano portato al disastroso comportamento ed alla condanna di Vernon. A causa di questi continui litigi, Gladys si trasferì, ancora una volta, col figlio a Marple Street nel “down town” di Tupelo presso i cugini Frank e Leona Richards. Questo l’accaduto nudo e crudo, seppur unico episodio così traumatico, sconcertante e devastante che travolse la serenità, ma soprattutto la dignità della famiglia Presley. E fu in questa nuova sistemazione quando giunse suo padre Vernon il 6 gennaio 1939. Tutto questo, ripeto, quando Elvis aveva appena quattro anni .

A questo punto, amici, debbo farvi una proposta che non verrà gradita da tutti ma vi prego di accettare comunque il suggerimento che vi dò e sarebbe quello di tenere acceso il magnifico clip di Celine Dion, possibilmente a basso volume, che servirà a creare l'atmosfera giusta, destinato solamente agli autentici "figli" di Elvis.



Riusciamo, dunque, a immaginare con quale stato d’animo quel tenero passerotto ebbe a sopportare tale situazione? E quali sarebbero poi state le conseguenze psicologiche? Incominciamo col premettere che durante le fasi del processo, il piccolo Elvis si trovò, con tutta la sua innocenza, a vivere l’atmosfera per niente serena dei suoi cari. L’aria diventò addirittura irrespirabile quando erano a casa dei nonni e degli zii, o quando questi venivano a casa loro. Le discussioni erano pressoché quotidiane ed Elvis, suo malgrado, era sempre presente e, nonostante la sua tenera età, aveva incominciato a imparare a convivere con la tristezza e la malinconia che oramai la facevano da padrone nella casa. L’unico suo modo per sfogarsi, sottolineando la propria sofferenza, era quello di piangere, piangere ed ancora piangere, ogni qualvolta che pensava al suo caro papà, del quale sentiva una mancanza infinita. “Daddy, Daddy, voglio Daddy. Dove sei, Daddy? Perché non sei qui? Perché non torni? Non lasciarmi solo, Daddy” singhiozzava Elvis dalla disperazione. Il più delle volte, la sua mamma Gladys, al limite della sopportazione, arrivò a picchiarlo di santa ragione, lo picchiava così tanto da farsi male lei stessa. Per poi finire a piangere con lui, abbracciati, avvinti, stretti stretti l’una all’altro, bagnandosi di tiepide amare lacrime senza fine. Ciò nonostante, Elvis credette che la mamma non gli volesse più bene. Vernon, intanto, era finalmente tornato a casa, sebbene non nella sua, ma in quella dei cugini di sua moglie. Una calma apparente, mista a profonda rassegnazione da parte dei tre, aleggiava in quel mondo fatto di stracci. In quella calma così irreale si registrarono persino episodi di sonnambulismo collettivo che preoccuparono non poco i Richards. Questa era l’autentica seppur irreale atmosfera che si respirava nel 1939 in detta casa di quella piccola comunità di Tupelo quando arrivò quel fatidico giorno, i cui reali particolari ricordi Elvis se li portò per sempre con sé quando ci lasciò. Un giorno come tanti, intendiamoci, ma che sarebbe passato nella memoria storica dei Presley, e non solo della famiglia Presley, anche per le circostanze con cui ed in cui ebbero a svolgersi. (continua)

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 23-01-2008 19:01
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  #163  
Vecchio 17-12-2007, 10:27
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Ge712 Re: Elvis: l’Extra Terrestre

oh dio gondar!!
ho il cuore straziato! ascoltare l'ave maria di celine dion, e avere davanti ai miei occhi l'immaggine di elvis e sua madre piangere abbracciati, è una vera tortura...
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  #164  
Vecchio 17-12-2007, 16:25
Gondar Gondar Non in Linea
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oh dio gondar!!
ho il cuore straziato! ascoltare l'ave maria di celine dion, e avere davanti ai miei occhi l'immaggine di elvis e sua madre piangere abbracciati, è una vera tortura...
Pensa, Perlanera, lo è stato anche per me. Gondar.
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  #165  
Vecchio 17-12-2007, 17:57
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Gondar devo proprio farti i complimenti!!!!! Hai azzeccato la canzone giusta!!!L'Ave Maria per me rimane una delle canzoni più belle e strazianti(ovviamente nel senso positivo del termine), poi insieme al tuo scritto....facevo fatica a finire di leggere..dal magone...
Complimenti davvero!!!!!!
e grazie per i tuoi racconti!!!!!!!
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  #166  
Vecchio 17-12-2007, 18:42
deliziosa deliziosa Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Ciao caro Gondar! Sì...è proprio così...l'intera famiglia Presley(Smith) è stata sempre segnata dal dolore...da prima della nascita di Elvis fino a dopo la sua morte...
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  #167  
Vecchio 17-12-2007, 18:43
hurt hurt Non in Linea
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Grazie Gondar per il video con l'Ave Maria di Celine Dion. L'Ave Maria di Schubert rimarrà sempre bellissima..... e pensare che la Chiesa l'aveva bandita dalle cerimonie perchè Schubert era ateo....mah!!!

Mentre l'ascoltavo ho provato ad immaginare che la cantasse ELvis......... penso che l'avrebbe resa un gioiello ancora più bello!!
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  #168  
Vecchio 17-12-2007, 19:43
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Gondar devo proprio farti i complimenti!!!!! Hai azzeccato la canzone giusta!!!L'Ave Maria per me rimane una delle canzoni più belle e strazianti(ovviamente nel senso positivo del termine), poi insieme al tuo scritto....facevo fatica a finire di leggere..dal magone...
Complimenti davvero!!!!!!
e grazie per i tuoi racconti!!!!!!!
Ti sono grato, caro Crispi, per le tue parole e ti sono ancora più grato per esserti aggiunto ai miei lettori. Inoltre ti do il mio benvenuto più sincero nel meraviglioso mondo del nostro Forum. Gondar.
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  #169  
Vecchio 17-12-2007, 19:46
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Ciao caro Gondar! Sì...è proprio così...l'intera famiglia Presley(Smith) è stata sempre segnata dal dolore...da prima della nascita di Elvis fino a dopo la sua morte...
Ciao, Deliziosa. E' da un pezzo che non ti sentivo. Sì, è vero, Elvis ha sempre sofferto. Secondo me prima e anche dopo il successo. Gondar.
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  #170  
Vecchio 17-12-2007, 19:54
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Grazie Gondar per il video con l'Ave Maria di Celine Dion. L'Ave Maria di Schubert rimarrà sempre bellissima..... e pensare che la Chiesa l'aveva bandita dalle cerimonie perchè Schubert era ateo....mah!!!

Mentre l'ascoltavo ho provato ad immaginare che la cantasse ELvis......... penso che l'avrebbe resa un gioiello ancora più bello!!
Hai ragione, Hurt. Elvis l'avrebbe resa un gioiello. E chissà quante volte avrà rinviato questa esecuzione. Sono certo che nella sua mente l'avrà avuta in programmazione. Per quanto riguarda Schubert, non so se "esternava" il suo ateismo. Una cosa è certa: tutti sanno che l'Ave Maria, la lode la più bella, è di Schubert. Una cosa così non può che nascere dal cuore, per una fede e bellezza immense. E allora? Gondar.
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  #171  
Vecchio 19-12-2007, 18:30
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Questa seconda ed ultima parte di Elvis Presley bambino la voglio dedicare, come promesso, alla cara amica Wonderofyou per il compimento dei suoi anni.

(Si raccomanda di tenere sempre in funzione il clip di Celine Dion mentre si è intenti a leggere questa seconda ed ultima parte del racconto di Elvis bambino.)



Un giorno Elvis si trovava a giocare in giardino, in prossimità del confine con i vicini di casa. Non gli sarà passato inosservato qualche dialogo tra donne che, seppure con fare sommesso, potrebbero verosimilmente aver detto così di lui. Voce 1 “povero bambino, quanto soffrirà in cuor suo; voce 2 “perché, a chi appartiene questo bambino?”; voce 1 “sai, sua madre è una cugina dei Richards e suo padre è stato in galera”; voce 2 “uh, ma davvero? Povero piccolo, ma cos’ha fatto il padre per finire in carcere?”; voce 1 “non so esattamente cosa abbia commesso, ma sicuramente sarà un cattivo elemento, la classica pecora nera della famiglia, un delinquente insomma; poi secondo me sua madre non sarà da meno dato che non fa che picchiarlo, povero bimbo”; voce 2 “ma che ha fatto il padre, ha ammazzato qualcuno?”; voce 1 “non saprei, si dice che abbia, d’accordo con altri malviventi, derubato qualcuno,”; voce 2 “ma di dov’è questa gente, non mi sembra siano di questi parti”; voce 1 “pare che la famiglia di questo bimbo abitasse, lassù, sai, sopra l’autostrada, nella zona est del paese”; voce 2 “ah, questo spiega tutto, sono della zona malfamata di Tupelo. Adesso che ricordo, questa famiglia non è parente del pastore Gains?”; voce 1 “sì, proprio così, la mamma di questo bambino è proprio la nipote del pastore Gains”. Elvis si sarà trovato ad ascoltare ciò che queste donne stavano dicendo tra di loro e provò un senso di vergogna e di paura da farlo fuggire di corsa sul retro della casa. Rannicchiatosi in un angolo, si pose il capo tra le ginocchia e si mise a piangere disperatamente, non sapendo cos’altro fare. “Se tutte quelle brutte cose stanno accadendo”, pensava, “la colpa è solo mia, perché sono un monello e li faccio soffrire. Per questo non mi vogliono più bene”. Beh, forse il piccolo Elvis aveva innocentemente colto il problema dal suo punto di vista. Ma la causa principale del comportamento del padre che lo vide ristretto nelle carceri di Parchman Farm era stato lo stato di estremo bisogno e avrebbe fatto, come purtroppo fece, qualsiasi cosa pur di non far mancare un minimo di sostentamento ai suoi cari. Era inoltre ossessionato dal pensiero che potessero ammalarsi. Sua moglie Gladys e suo figlio Elvis erano tutto ciò che lui aveva al mondo ed era suo preciso dovere badare a loro. Ad ogni costo. Il povero papà Vernon doveva provvedere al mantenimento della famiglia con un lavoro assai precario e poco redditizio da cui doveva tirar fuori mensilmente la quota di quel maledetto mutuo, contratto proprio con il signor Bean che poi lo denunciò alle autorità del paese. Ecco le vere ragioni che portarono Vernon ad accordarsi con suo cognato e con quel tale di nome Gable a commettere quell’unica azione poco pulita della sua vita. Il piccolo Elvis pensava, invece, che fosse solo colpa sua. E fu in quella circostanza che maturò in lui l’idea di scappare di casa e decise di metterla in pratica. Senza farsi vedere dai suoi, la sera preparò due pezzi di pane, li racchiuse in un fagottino e lo nascose sotto il suo lettino. Quando fu sicuro che mamma e papà dormivano , si vestì in tutta fretta senza farsi vedere né sentire, raccolse il fagottino di carta da sotto il letto, aprì pian pianino la porta di casa, la chiuse alle spalle con molta cautela. Era adesso per la strada, inghiottito dal buio, quel buio di cui Elvis aveva tanta paura. Per fortuna c’era uno spicchio di luna che rischiarava un tantino la strada. Doveva assolutamente allontanarsi da quella casa. Non gli volevano più bene e non c’era nessuna ragione al mondo che lui restasse ancora con loro. Papà era cattivo , diceva fra sé, faceva male alle altre persone. E poi non lo portava più al fiume a pescare come faceva di solito, non giocava più con lui e qualche volta gli dava anche le botte. Questa era la prova che non gli volesse più bene. E neanche mamma gli voleva più bene. Lo sgridava spesso, non lo lasciava parlare e quando piangeva, anziché sentire le ragioni del suo pianto, lo batteva pure. Sì, proprio così, anche sua madre non gli voleva più bene. Non c’era davvero nessun motivo per restare a casa. Doveva cercarsi un’altra mamma, pensava con le lacrime agli occhi, e un altro papà che lo amassero per davvero. Non come loro che sono cattivi cattivi cattivi. E giù a piangere in quella notte stellata ma pungente di fine febbraio. Anche gli angeli lassù in cielo piansero quella notte.



Scartò il fagottino, tirò fuori un tozzo di pane e, per farsi coraggio, incominciò ad azzannarlo e a masticarne i relativi pezzi come lui sapeva ben fare. Aveva freddo, tanto tanto freddo. Ed i suoi denti battevano tanto gli uni sugli altri. Ad un tratto sentì alle sue spalle un rombo di un’auto in avvicinamento, scappò verso il ciglio della strada nascondendosi dietro un grosso albero. La macchina gli passò oltre e lui riprese a camminare lungo la strada senza sosta nella notte buia verso l’ignoto, piangendo, sempre piangendo e poi persino urlando alla luna, anch’essa mesta e malinconica, lassù. Poi un dubbio atroce lo assalì. Sì, egli stava andando alla ricerca di una nuova mamma e di un nuovo papà. E se poi questi, oltre a non volergli bene, gli facevano anche del male? In fondo, pensava, non avrebbe rappresentato nulla per loro. Cosa avrebbe potuto fare poi lui, così piccolo ed indifeso, per sottrarvisi? E giù a piangere a dirotto, a squarciagola con tutto il fiato che aveva in corpo. Ora incominciò a guardarsi indietro, nostalgico, si fermò al centro della strada nel tentativo di cogliere un movimento familiare. Ecco, qualcosa si muoveva in fondo alla strada. Vide in lontananza due grandi occhi illuminati che si avvicinavano e lui si mosse impaurito ancora una volta verso il marciapiede, vi salì, si nascose dietro un cespuglio e scrutò quelle due luci ormai vicine. Il rumore del motore, che gli era familiare, era quello prodotto dal camioncino di suo padre che si fermò all’altezza del cespuglio. Lo vide uscire dalla macchina e, guardando verso il cespuglio, si sentì chiamare “Elvis, ehi Elvis, ti ho visto. Avanti, vieni fuori, andiamo a casa”. Di slancio il bimbo si lanciò tra le braccia del padre che lo accolse con dolce ma severa tenerezza. “Andiamo a casa, figliolo. Mamma è in pena per te”. Durante il tragitto, Elvis, imbarazzato, come lo può essere un bimbo di quella età ed in simili circostanze, si mise a rosicchiare l’altro pezzo di pane, giusto per colmare quel vuoto prodotto dal silenzio che si era creato nell’abitacolo del camioncino. Mamma Gladys era sulla veranda della casa, ansiosa e tremolante ad attenderli, e quando vide scendere il suo piccolo, gli andò incontro, lo avvolse in una coperta e, con le lacrime agli occhi e con le braccia aperte, lo strinse a sé forte forte e gli sussurrò dicendo: “grazie al cielo sei qui, Elvis caro. Ti prego, anima mia, se non vuoi farmi morire di crepacuore, non farlo mai più, mai più. Devi promettermelo”. Elvis annuì con decisione. Dopo un po’ il padre ruppe l'incanto con una voce rotta dall’emozione: “Vieni qui, El. Adesso vieni qui da me”. Elvis, divincolatosi dal tenero abbraccio di sua madre e, intuendo le ragioni dell’esortazione di suo padre, gli andò incontro, si fece riporre sulle sue ginocchia e si lasciò sculacciare senza emettere un solo grido. Finita la punizione che altro non era che una carezza, Elvis volle che il suo papà lo prendesse in braccio. Appena sollevato, gli baciò con trasporto più volte la guancia, ormai convinto che mamma e papà non avevano mai smesso, neanche per un solo istante, di volergli bene. Ora potevano tutti e tre finalmente andare a letto. E, recitata per la seconda volta la preghiera della sera assieme alla madre, si addormentò. Felice di essere ancora a casa. Intanto, là fuori, la luna si fece più splendente e le stelle più brillanti. Quel piccolo smarrito soldino di cacio aveva ritrovato la strada di casa. Ora anche loro, lassù, erano più tranquille. (Fine seconda ed ultima parte di Elvis bambino).

Felice Natale, amici miei. Con tutto il cuore.

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 01-02-2008 17:51
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  #172  
Vecchio 19-12-2007, 23:30
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Gondar, grazie di cuore per la tua dedica e per il bellissimo racconto!!! Mi sono commossa per entrambi e sopratutto per la tua grande sensibilità.
Un felicissimo Natale anche a te!!!
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  #173  
Vecchio 19-12-2007, 23:35
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ANCHE A TE CARO GONDAR, AUGURI DI CUORE...
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  #174  
Vecchio 20-12-2007, 11:23
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Appena sollevato, gli baciò con trasporto più volte la guancia, ormai convinto che mamma e papà non avevano mai smesso, neanche per un solo istante, di volergli bene. Ora potevano tutti e tre finalmente andare a letto. E, recitata per la seconda volta la preghiera della sera assieme alla madre, si addormentò. Felice di essere ancora a casa. (Fine seconda ed ultima parte di Elvis bambino).

Felice Natale, amici miei. Con tutto il cuore.

Gondar.

Mamma mia che apprensione e che ansia!!! Poveri mamma e papà e soprattutto povero Elvisino...così angosciato e triste...
Certo...un abbraccio davvero commuovente...
Se Elvis è stato così unico...certamente è stato anche merito della sua cara mamma e del suo caro papà!!!

Buon Natale anche a te, caro Gondar...auguri di tanta serenità e felicità!!!!
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  #175  
Vecchio 20-12-2007, 11:34
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Grazie ancora Gondar per i tuoi racconti così emozionanti...
E ne approfitto anch'io per augurarti un buon Natale!!!!
Rispondi Citando
  #176  
Vecchio 28-12-2007, 19:48
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Grazie ancora Gondar per i tuoi racconti così emozionanti...
E ne approfitto anch'io per augurarti un buon Natale!!!!
Grazie, caro Crispi, per gli affettuosi auguri che ricambio di vero cuore per le festività in corso. Gondar.
Rispondi Citando
  #177  
Vecchio 31-12-2007, 18:53
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Ge743 Re: Elvis Presley: l’Extra Terrestre

Il primo amore di Elvis
(1^ parte)

In concomitanza con l’ultimo vano tentativo di indurre Sam Phillips ad accorgersi di lui, Elvis decise nel gennaio del 1954 di iniziare a frequentare la chiesa “Assembly of God” dislocata a McLemore Avenue a sud di Memphis, recandovisi a volte con la sua Lincoln ed a volte servendosi di uno dei tre autobus, che aveva la fermata proprio davanti a casa sua, che raccoglievano ogni domenica mattina i fedeli che non avevano l’auto. Della Assembly of God facevano parte un coro di cento elementi con a capo il già famoso James Blackwood ed un quartetto denominato “The Songfellows” il cui leader era Cecil Blackwood, nipote di James.



I due gruppi si alternavano con trasporto ed efficacia rendendo le funzioni religiose estremamente piacevoli ed interessanti. Inutile dire che Elvis girava attorno alle due formazioni al fine di cogliere l’occasione per unirsi a loro. Ma le probabilità di poterne fare parte, vuoi per la loro impenetrabilità, vuoi per la vocazione alla timidezza di Elvis, erano piuttosto remote. In compenso, però, ebbe modo di conoscere una bella e brava ragazza di nome Dixie Locke che frequentava lo stesso suo corso seminaristico per l’approfondimento del Libro Sacro della Bibbia. E fu durante questa frequentazione che i due si intercettarono per finire poi per incontrarsi alla pista di pattinaggio del “Rainbow Rollerdrome” nella zona periferica del sud-est di Memphis. Sia per Elvis che per Dixie rappresentò la prima esperienza d’amore. “Era un ragazzo molto diverso dagli altri, tanto da non passare inosservato” ebbe a dire Dixie anni dopo al suo intervistatore, “era decisamente bello, con una capigliatura folta lunga bionda e ribelle, vestiva stravagante secondo la moda “hillbilly” dell’epoca e dai modi accattivanti. Ne rimasi affascinata dalla sua compostezza mentre seguiva le lezioni e dalla sua eleganza espressiva. I nostri sguardi si incrociarono in più circostanze ed ogni volta provavo un sentimento sempre più forte da togliermi il fiato. Mi innamorai di lui ancor prima di parlarvici. Constatando che lui indugiava nel proporsi, mi venne spontaneo fare il primo passo. Infatti, durante una chiacchierata in chiesa tra amiche, sapendolo nei pressi, feci in modo di attirare la sua attenzione mentre concordavo con le amiche di vederci il successivo sabato sera alla pista di pattinaggio. Naturalmente non vidi l’ora che arrivasse quel sabato, non per la sola curiosità ma per appurare se aveva raccolto il mio anelito. E quando finalmente quella sera arrivò, mi venne un tuffo al cuore nel constatare che lui era già lì, con i pattini ai piedi, appoggiato alla sbarra, con un’aria disinvolta e apparentemente distratta. Vestiva un completo nero da torero con due bande laterali rosa pallido sui pantaloni ed una camicia bianca dalla tessitura sgargiante. Nel vedermi, lui non si mosse, anche se i suoi malcelati sussulti lo costrinsero a girare più volte su se stesso, riuscendo a tenersi ben saldo alla sbarra. Non mi ci volle molto a capire che non sapeva pattinare. Provai una indicibile tenerezza e, non pensandoci due volte, mi staccai dalle mie amiche per avvicinarmi a lui con il pretesto di averlo già visto in seminario. Naturalmente ci presentammo, nonostante ognuno di noi già sapesse il nome dell’altro. Ricordo che Elvis fu talmente felice della mia iniziativa che mi propose con un garbato invito di andare a bere con lui una coca cola al bar della pista. Ci sedemmo e parlammo, parlammo tantissimo quel sabato sera da non dare più importanza alcuna alle sessioni di pattinaggio cui io dovevo partecipare. Avrei voluto, nonostante le conseguenze che mi aspettavano da parte dei miei, che la serata non finisse mai. Non esisteva nessuno al mondo al di fuori di noi due in quei magici momenti. Nonostante non avessi mai fatto così tardi prima di quella sera e sebbene fossi al mio primo appuntamento d’amore, accettai senza indugio di recarmi al non lontano Drive-in nella cui Lincoln di Elvis avvenne il primo innocente ed indimenticabile bacio. E fu proprio così che iniziò il nostro meraviglioso rapporto”. Questi i ricordi di Dixie. E quali sarebbero stati invece quelli di Elvis? Occorre dire che Elvis Presley, durante la settimana che precedette quell’incontro, non fece altro che pensare a quella ragazza che gli procurava già da tempo una indescrivibile sofferenza interiore, sino ad allora sconosciuta, che lo faceva stare male ma che nel contempo lo rendeva straordinariamente vivo. Diverse erano state le notti insonni pensando a quella ragazza. Realizzava che il suo cuore gli batteva forte in petto ogni volta che i loro occhi si incrociavano e lui, incapace di reggerne l’intensità, finiva per abbassare per prima lo sguardo . Quegli sguardi gli procuravano uno strano malessere e gli trasmettevano sensazioni mai provate. Tutto questo succedeva per la prima volta; e con lei. Aveva scoperto, inoltre, di essere estremamente geloso, specie quando la vedeva intrattenersi a parlare con i vari ragazzi del corso e nonostante facesse di tutto per attirare l’attenzione, aveva l’impressione che lei non si accorgesse di lui. Ed Elvis per questo soffriva, soffriva così tanto da sanguinargli il cuore. Ogni qualvolta che si trovava in questo stato di atroce sublimazione, gli veniva spontaneo ed indispensabile attaccarsi alla sua chitarra per dare vita a struggenti canzoni molto simili a quella che sarebbe poi stata una delle sue più stupende creazioni interpretative quale “Love me tender”, già latente nel profondo del suo animo, per esprimere le sue più dolci sensazioni d’amore.





Durante tali esibizioni, per le straordinarie emozioni che provava, riusciva a tirar fuori il meglio dalla sua voce, che gli risultò più bella, arrendevole, modulata, carezzevole, nonché dolce e potente. Se Sam, egli pensava, avesse potuto sentirlo in quei magici momenti di alta ispirazione emotiva, forse non sarebbe rimasto indifferente. Come non era rimasta indifferente sua madre Gladys mentre era un pomeriggio in cucina e suo figlio in camera da letto, che si deliziava e la deliziava con quelle canzoni che sprigionavano un particolare stato d’animo che non poteva significare che l’amore era finalmente arrivato per il suo figliolo. Gladys era così felice di questa sua intuizione che non resistette dal chiederglielo con quel tatto che solo una mamma può avere nei confronti di un figlio. Ed Elvis, quasi infastidito dalla precoce scoperta di sua madre, finì per dirle che si sbagliava, ma che se gli fosse capitato di conoscere una ragazza che faceva per lui, lei sarebbe stata ovviamente la prima a saperlo. Elvis, per la verità, dovette mentire per non doverle poi dare un dispiacere nel caso le cose non fossero andate per il giusto verso. Il suo interesse, comunque, per quella ragazza diventò così forte, così prepotente, da indurlo a trascurare, seppure momentaneamente, le sue regolari capatine alla Sun Records. (continua)

Per intanto ai miei cari amici lettori del Forum di Grazie Elvis, ma non solo del Forum di Grazie Elvis, auguro un mondo di bene e di gratificanti soddisfazioni per l'intero rotondo anno 2008.......da trascorrere sempre di più e felicemente con il nostro amato idolo. E di questa fine d'anno? Il mio auspicio è.................................. che non abbia mai fine.

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 19-01-2008 13:01
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  #178  
Vecchio 01-01-2008, 03:07
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GeA109 Re: Elvis: l’Extra Terrestre

grazie gondar... auguro anche a te un mondo di bene, e spero che questo 2008, sia ricco di tante tante storie, raccontate da te.personalmente, leggendo quello che scrivi,mi trasmetti dolcezza e un'infinita tenerezza hai la capacità di farmi isolare la mente da tutto il resto, e immaginare di essere catapultata indietro nel tempo osservando, da un'angolino, quello che accadeva ad elvis attraverso le tue parole. quindi grazie ancora, e ti prego.....non fermarti.
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  #179  
Vecchio 01-01-2008, 08:45
Gondar Gondar Non in Linea
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grazie gondar... auguro anche a te un mondo di bene, e spero che questo 2008, sia ricco di tante tante storie, raccontate da te.personalmente, leggendo quello che scrivi,mi trasmetti dolcezza e un'infinita tenerezza hai la capacità di farmi isolare la mente da tutto il resto, e immaginare di essere catapultata indietro nel tempo osservando, da un'angolino, quello che accadeva ad elvis attraverso le tue parole. quindi grazie ancora, e ti prego.....non fermarti.
Grazie, cara amica Perlanera, per il bene che infondi nel mio animo con le tue parole sempre gentili ed incisive. Credo che mi fermerò solo quando qualcuno me lo chiederà o quando vedrò che scemeranno gli ingressi nel mio topic. Pensa, c'è una media di 50-60 contatti ogni volta che posto un frammento di racconto. Data l'atmosfera che si è prodotta mi piace postare questo dolcissimo duetto tra Andrea Bocelli e Celine Dion "The Prayer". Dedicato agli animi puri e sensibili come te.



Chi più felice di me? Gondar.
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  #180  
Vecchio 01-01-2008, 08:55
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Gondar, grazie di cuore per la tua dedica e per il bellissimo racconto!!! Mi sono commossa per entrambi e sopratutto per la tua grande sensibilità.
Un felicissimo Natale anche a te!!!
Anche se con un po' di ritardo, cara Wonder, mi piace salutarti questa bella prima mattina del nuovo anno auspicandoti solo gioia gioia e ancora gioia per i prossimi 365 giorni e grazie infinite per le tue espressioni piene di gioia e di lacrime per il nostro amato Idolo. Gondar.
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  #181  
Vecchio 01-01-2008, 09:00
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Mamma mia che apprensione e che ansia!!! Poveri mamma e papà e soprattutto povero Elvisino...così angosciato e triste...
Certo...un abbraccio davvero commuovente...
Se Elvis è stato così unico...certamente è stato anche merito della sua cara mamma e del suo caro papà!!!

Buon Natale anche a te, caro Gondar...auguri di tanta serenità e felicità!!!!
Essere sulla stessa frequenza d'onda è cosa davvero indispensabile per meglio comprendere l'animo di Elvis Presley. E tu, cara Deliziosa, non solo sei sulla stessa frequenza, ma ne fai addirittura parte. Elvis ti sarà grato. Di lassù. Gondar.
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  #182  
Vecchio 01-01-2008, 11:56
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Gondar non fermarti mai a scrivere i tuoi racconti!!!!!!!
Grazie ai tuoi racconti mi sento più vicina al nostro Elvis e a ciò che provava e sentiva, cosa che provo anch'io leggendo i tuoi racconti...
Ti auguro un 2008 pieno di amore e felicità che tu possa avere ciò che desideri!!!
Da parte mia non smetterò mai a leggere i tuoi fantastici racconti!!!
P.S. Aspetto con ansia il seguito...
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  #183  
Vecchio 01-01-2008, 13:10
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Gondar non fermarti mai a scrivere i tuoi racconti!!!!!!!
Grazie ai tuoi racconti mi sento più vicina al nostro Elvis e a ciò che provava e sentiva, cosa che provo anch'io leggendo i tuoi racconti...
Ti auguro un 2008 pieno di amore e felicità che tu possa avere ciò che desideri!!!
Da parte mia non smetterò mai a leggere i tuoi fantastici racconti!!!
P.S. Aspetto con ansia il seguito...
Scusami, cara Crispi, se in passato avevo frainteso il tuo essere femminuccia. Sono oltremodo lieto per averti come mia fedele lettrice ed a tale proposito debbo dirti che in un futuro non proprio prossimo il mio racconto riserberà delle gradite sorprese. Grazie per la tua ostentazione riservata al mio modo di raccontare le emozioni di Elvis. E' un modo speciale per incoraggiarmi a continuarle con passione e leale devozione per il nostro impareggiabile Idolo. Il tuo augurio possa per davvero concretarsi nell'avere ciò che desidero: far bene al cuore degli elvisiani. Gondar.
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  #184  
Vecchio 01-01-2008, 14:44
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Buon Anno Nuovo, Gondar! Spero che ti porterà tutto quello che desideri, salute, serenità e gioia, e che porterà a noi tante nuove puntate del tuo splendido racconto!
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  #185  
Vecchio 01-01-2008, 18:42
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Buon Anno Nuovo, Gondar! Spero che ti porterà tutto quello che desideri, salute, serenità e gioia, e che porterà a noi tante nuove puntate del tuo splendido racconto!
Me lo auguro anche io, cara Wonder. E soprattutto auspico di sorprendere me stesso di saper sorprendere tutte le amiche e gli amici del Forum. Felice anno a partire da oggi. Gondar.
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  #186  
Vecchio 04-01-2008, 20:20
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Il mio primo grande amore.

Abbiamo appena assistito allo sbocciare del primo amore di una coppia di giovani in quella parte del sud est degli Stati Uniti, precisamente a Memphis, nel Tennessee quando si era nell’A.D. 1954. Siccome, però, nella prima parte di questo racconto mi sono proposto di creare l’atmosfera ideale per raccontare l’impatto psicologico di un fan (che in questo caso sarebbe il redigente di queste pagine) dislocato a migliaia di chilometri da quel luogo, dall’altra parte dell’Atlantico, cioè in Europa, precisamente nella bassa Italia ed ancora più precisamente in un paesino della Puglia il cui nomignolo è Apulco, allorquando si imbattè, seppure mediaticamente, nell’extraterrestre Elvis Presley. L’organizzazione mentale di tale atmosfera è indispensabile per meglio definire i paralleli di vita vissuta. Pertanto, sebbene rischiassi di dare l’impressione di essere in ritardo rispetto agli avvenimenti del 1954, debbo riportarmi, per forza di cose, a qualche anno più tardi e precisamente negli anni tra il 1955 e il 1956, quando, all’età di 11 - 12 anni, provai la mia prima sofferenza d’amore verso l’altro sesso , anche se in un modo di gran lunga diverso da quello di Elvis. Vediamo, quindi, perchè. Frequentavo la prima media presso un istituto distante circa sei chilometri da Apulco. Proveniente dalle scuole elementari, ove c’era un insegnante unico per tutte le materie, mi ritrovai in una scuola ove c’erano diversi docenti ciascuno dei quali insegnava una o al massimo due materie diverse. Per la prima volta mi ritrovai in una classe promiscua composta quindi di maschi e femmine. Sin da piccolo sono stato un romantico timidone e non mancava occasione, mio malgrado, di diventare rosso come un peperone ogni qualvolta venivo a trovarmi in imbarazzo. Uno di questi insegnanti era la Prof Maria Cimino, insegnante di lettere e storia. Era una donna sulla trentina, esile, dal portamento soave, un faccino simpatico e sorridente, dai modi signorili e da un incedere elegante. Insomma era di una dolcezza infinita. Quotidianamente, ad eccezione del mercoledì, avevamo una o due ore di lezioni impartite da lei. In un religioso silenzio che si veniva a creare quando c’era lei, emergeva deliziosa la sua vocina melodica, tranquilla e delicata mentre ci commentava, ad esempio, l’opera omerica “L’Iliade” dopo che ci faceva leggere a turno le varie strofe. Io mi sentivo cullato dalla sua voce vibrante e carezzevole, a volte sommessa o sussurrata, a volte squillante mentre sognavo di essere Achille. Ogni giorno ne rimanevo affascinato dal suo charme, dal suo metodo di insegnamento, per la sua chiarezza espositiva, tanto da considerare le sue materie le mie preferite. Quando arrivava il mio turno di lettura, riuscivo, senza rendermene conto, a modulare il modo di declamare i relativi versi da stupirmi io stesso. Senza contare poi gli scimmiottamenti che dovevo sopportare da parte dei miei compagni di classe, una volta fuori dalla scuola. Ma a me poco importava. Senza saperlo, mi stavo facendo coinvolgere da un non so che di speciale che quella angelica creatura riusciva a infondermi. Debbo confessare, ma con l’ovvio senno del dopo, che, rivedendo le fotografie dell’epoca, la Cimino non era affatto una bella donna. Anzi era piuttosto bruttina, ma ai miei occhi di fanciullo, ella era il sole le stelle la luna tutto il firmamento. Era insomma un angelo. E finii per innamorarmi perdutamente di quella figura celestiale. Ma avevo io l'età, mi chiedevo, di innamorarmi, per giunta, della mia insegnante?



Anche se qualche anno più tardi dovetti convenire che il mio era un amore decisamente platonico e che lei stette al gioco solo perché rientravo nella casistica. Nel frattempo avvertivo una incontrollabile agitazione per tutto il mio essere senza capire cosa fosse. Dovetti realizzare che di quella presenza io non potevo fare assolutamente a meno. Tutto ciò mi portò pertanto a considerare che non potevo permettermi di fare brutte figure, specie ai suoi occhi, quando mi interrogava. Per questo motivo, ero sempre preparato, e tutte le volte che la Prof chiedeva chi voleva essere interrogato, io ero sempre quello che alzava la mano per primo. Finii per diventare davvero bravo in italiano. Non lo ero ahimè altrettanto nelle altre materie specie la matematica. La ragione era da ricercare, com’è ovvio, nel fatto che non dedicavo molto tempo alle altre discipline quanto a quelle della Cimino. I miei straordinari colloqui con lei avvenivano esclusivamente per via telepatica specie quando avevamo un compito in classe di italiano. Che solitamente prendeva l’intera mattinata. Immagino già che mi chiediate amici cari e fedeli lettori cosa mai potesse avvenire in quelle ore. Beh, per il mio modo di vedere, succedeva davvero di tutto. Infatti, mentre tutti gli altri compagni di classe si concentravano su quel foglio di protocollo, io restavo lì ad inseguirla con il cuore e con la mente, ad osservarla con estasi, a cogliere ogni espressione del suo viso, ogni gesto, ogni movimento delle sue labbra per berne il contenuto. E quando i suoi occhi si posavano su di me, venivo letteralmente investito da un qualcosa di molto simile ad una scossa elettrica che mi costringeva ad abbassare lo sguardo, mentre diventavo rosso in viso come un pomodoro maturo. Fino a quando lei si alzava, gironzolava tra i banchi e quando si trovava nei pressi del mio, io ne avvertivo il profumo, persino il respiro per poi poterne ammirare il suo incedere sensuale ed irresistibile. E il mio cuore si trasformava in un martello pneumatico quando casualmente capitava che mi sfiorasse il gomito al suo passaggio. Dio mio, mi chiedevo, possibile che tutto questo stia succedendo proprio a me? E i battiti del mio cuore diventavano così violenti da avere il timore che mi forassero il petto. Poi, lei ritornava a sedersi scivolando con grazia, dietro la cattedra, regalandomi un sorriso da Monna Lisa. E cominciava la “conversazione” telepatica. Con la mente le parlavo, la supplicavo, la imploravo stando seduto lì, in mezzo a tante facce di cera che oramai non erano altro che fantasmi; non avevano per la mia psiche né lineamenti nè vita. Qualcosa mi induceva a credere che lei colloquiasse con me. Che il suo pensiero mi dicesse delle cose. O per lo meno avevo la sensazione che lei mi trasmettesse impulsi di cui riuscivo a coglierne l’essenza. Ebbi l’impressione che tra di noi si fosse stabilita una formidabile intesa. Intanto si era giunti all’ultima ora e il mio foglio di protocollo era ancora bianco. Senza farmi prendere dal panico, rileggevo più volte la traccia (anche se qualche idea me la ero già fatta durante la sua trascrizione) e, riuscito a configurarne lo sviluppo, ci mettevo poco, anzi meno di poco a completarlo. E qualche volta mi capitava di consegnarlo direttamente in bella copia. Non so come, non so perché, riuscivo comunque tutte le volte a fare un compito mediocre a cui mi veniva dato sistematicamente un sei o un sei e mezzo che io sapevo di non meritare affatto. Una volta mi mise otto, e volle che lo leggessi addirittura in classe, con mia grande sorpresa ma anche con malcelato imbarazzo. Intanto i giorni passavano e non erano mai abbastanza lunghi per il mio spasmodico desiderio di lei. Ma lo strano era che non divenne mai un’abitudine. Anzi. Ogni giorno era come se fosse la prima volta. Col passar dei giorni e dei mesi diventai più temerario. Quasi tutte le mattine, prima che lei giungesse in classe, senza farmi accorgere da nessuno, inserivo una dedica, una poesia, una riflessione dedicate a lei scritta su un foglio di carta che ponevo, senza farmi notare dai compagni di classe all’interno del sottomano. Non m’importava un accidente delle conseguenze. Lo volevo fare e basta. Certo, quando osai la prima volta, per me fu sconvolgente dato che dovetti seguire in diretta il ritrovamento della mia prima poesia. Sapevo che la Prof tutte le mattine, una volta sedutasi, apriva il sottomano per prendere un foglio su cui scriveva alcuni appunti. Quella mattina fece esattamente quello che ho appena descritto. Entrò in classe, il capoclasse bum bum bum diede il “ritti”, lei si diresse verso la cattedra e nell’attimo bum bum bum di sedersi fece cenno al capoclasse di farci sedere. Subito dopo la Prof bum bum bum alzò la cartella bum bum bum bum strinse le palpebre, si aggiustò bum bum bum le lenti mentre puntava qualcosa sotto la cartella bum bum bum mosse il capo bum bum bum trasversalmente, tirò bum bum bum il foglio bum bum bum fuori dalla cartella, lo sollevò a mezz’aria bum bum bum e incominciò a scrutarne il contenuto bum bum bum. Il mio povero cuore era ormai impazzito.



Il suo viso rimase senza espressione per tutto il tempo. Né disse una sola parola. Poi, improvvisamente, il mio cuore mi sembrò che si fosse fermato dal momento che non avvertivo più i battiti, mentre ero lì ad osservarla – un cencio doveva essere il mio viso - in attesa della sentenza. Terminata la tacita lettura, accennò semplicemente ad un sorriso e ripose il foglio nella cartella. Non successe nulla. Tranne che a me. Ero allucinato e del tutto svuotato. Quella mattina, ricordo, non proferii una sola parola tanto che il mio compagno di banco dovette chiedermi se stavo bene. Stetti nel frattempo attento a seguire le mosse della Cimino prima che lei lasciasse la classe. Finalmente, a fine lezione, prese il foglio dalla cartella, lo infilò con nonchalance nella sua borsetta ed uscì. Solo allora mi risvegliai dal mio torpore e mi chiesi cosa sarebbe successo l’indomani. (continua). Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 19-01-2008 13:10
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  #187  
Vecchio 07-01-2008, 12:42
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Ciao caro Gondar, buon 2008!!!
Sono qui zitta zitta, aspettando con ansia il seguito!!!
Nelle feste mi sono letta tutto il tuo racconto dalla prima all'ultima pagina!!!!
Ti rinnovo i miei complimenti!!!
Ieri ti avevo scritto quasi un romanzo di complimenti ma poi al momento di mandarlo il mio pc è saltato ed è successo per quattro volte!!!!!!
E' per questo che scrivo velocemente perchè non vorrei ricapitasse!!!
Ciao. Crispi.
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  #188  
Vecchio 07-01-2008, 12:53
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Ciao caro Gondar, buon 2008!!!
Sono qui zitta zitta, aspettando con ansia il seguito!!!
Nelle feste mi sono letta tutto il tuo racconto dalla prima all'ultima pagina!!!!
Ti rinnovo i miei complimenti!!!
Ieri ti avevo scritto quasi un romanzo di complimenti ma poi al momento di mandarlo il mio pc è saltato ed è successo per quattro volte!!!!!!
E' per questo che scrivo velocemente perchè non vorrei ricapitasse!!!
Ciao. Crispi.
Sì, cara Crispi, anche a me è successo diverse volte che al momento di postare mi ha cancellato tutto. Però ho trovato un sistema per non farlo succedere più. Prima di postare o di rivedere l'anteprima, bisogna fare l'operazione di "copia" per poi fare "incolla" nel caso la permanenza in sito dovesse cessare. Immagino, cara Crispi, cosa avresti voluto dirmi e ti sono grato almeno quanto sarebbe stato il tuo scritto. Grazie.Gondar.
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  #189  
Vecchio 07-01-2008, 16:05
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Essere sulla stessa frequenza d'onda è cosa davvero indispensabile per meglio comprendere l'animo di Elvis Presley. E tu, cara Deliziosa, non solo sei sulla stessa frequenza, ma ne fai addirittura parte. Elvis ti sarà grato. Di lassù. Gondar.


Carissimo Gondar...che tu sia Benedetto!!! Perdonami soltanto adesso ho letto la tua troppo ma troppo generoso pensiero nei miei confronti...ciò che hai scritto non solo è tropo bello ma troppo importante che non sento di meritare...davvero!!! Ma non ti nascondo...che sono tanto commossa per aver letto queste bellissime parole...Elvis è davvero speciale...per tutti noi...lo amiamo da morire e in qualche modo riusciamo ad immaginarci cosa avrebbe potuto provare nel suo tanto buono e generoso cuore...da lassù immagino che sia grato soprattutto a te che hai un cuore tanto simile al suo riuscendo per questo a cogliere tutti i momenti più importanti della sua vita e a raccontarceli con tanta passione e amore...regalandoci ogni giorno mille emozioni...Grazie Gondar!!! Grazie per ciò che hai scritto...te ne sono riconoscente...ma ti ripeto è troppo per me...Grazie per tutto ciò che scrivi...quando tu ci racconti Elvis... lo sentiamo tutti più vicino!!! Grazie di cuore Gondar!!!
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  #190  
Vecchio 07-01-2008, 18:00
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Carissimo Gondar...che tu sia Benedetto!!! Perdonami soltanto adesso ho letto la tua troppo ma troppo generoso pensiero nei miei confronti...ciò che hai scritto non solo è tropo bello ma troppo importante che non sento di meritare...davvero!!! Ma non ti nascondo...che sono tanto commossa per aver letto queste bellissime parole...Elvis è davvero speciale...per tutti noi...lo amiamo da morire e in qualche modo riusciamo ad immaginarci cosa avrebbe potuto provare nel suo tanto buono e generoso cuore...da lassù immagino che sia grato soprattutto a te che hai un cuore tanto simile al suo riuscendo per questo a cogliere tutti i momenti più importanti della sua vita e a raccontarceli con tanta passione e amore...regalandoci ogni giorno mille emozioni...Grazie Gondar!!! Grazie per ciò che hai scritto...te ne sono riconoscente...ma ti ripeto è troppo per me...Grazie per tutto ciò che scrivi...quando tu ci racconti Elvis... lo sentiamo tutti più vicino!!! Grazie di cuore Gondar!!!
Non avrai letto a tempo dovuto la mia replica, ma in compenso l'hanno letta gli altri amici del Forum, cara deliziosissima Deliziosa. Quando ciascuno di noi scrive, è come se scrivesse o rispondesse a tutti i cuori sensibili. Sono dei messaggi che vengono recipiti da tante "Deliziosa" come te. Tuttavia, ti sono ancora una volta debitore per le tue accorate espressioni, anche a nome della platea elvisiana. Gondar.
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  #191  
Vecchio 07-01-2008, 18:11
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Non avrai letto a tempo dovuto la mia replica, ma in compenso l'hanno letta gli altri amici del Forum, cara deliziosissima Deliziosa. Quando ciascuno di noi scrive, è come se scrivesse o rispondesse a tutti i cuori sensibili. Sono dei messaggi che vengono recipiti da tante "Deliziosa" come te. Tuttavia, ti sono ancora una volta debitore per le tue accorate espressioni, anche a nome della platea elvisiana. Gondar.


NON SO COME INGRANDIRLO!!!
TU LO HAI GRANDE
GRANDISSIMO!!!
GRAZIE!!!
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  #192  
Vecchio 07-01-2008, 18:33
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Grazie Gondar per tutti i bei racconti che scrivi! (sei bravissimo e ci fai emozionare) TI AUGURO BUON ANNO !!!!.....e buona continuazione!
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  #193  
Vecchio 07-01-2008, 18:47
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Il mio primo grande amore.


Ciao di nuovo caro Gondar...come sempre hai il dono di incantare chi legge ciò che scrivi...che tenera questa storia!!! La tua prima cotta!!! Wow mica male per un ragazzino!!! Fin da piccolo era evidente quanto fossi romantico e sentimentale...complimenti!
Certo che la Prof Maria Cimino è stata proprio fortunata!!! Penso che sia bello sapere che sentimenti così puri e profondi provengano da un cuore di un fanciullo...io ne sarei lusingata e al tempo stesso intenerita...
Poi Gondarino...alla fine la tua poesia l'ha conservata nella sua borsetta...quindi l'avrà più che gradita!!!
Ti stiamo facendo troppi complimenti? Ma caro Gondar...tutto ciò che racconti è molto bello e coinvolgente!!! Soprattutto perché tutti i tuoi racconti sono ricchi di emozioni...non ti fermare mai Gondar!!! Ciao!!!
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  #194  
Vecchio 07-01-2008, 21:40
Gondar Gondar Non in Linea
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Ge729 Re: Elvis Presley: l’Extra Terrestre

Il mio primo grande amore.
(Parte 2^)

L’indomani non successe nulla. E neanche il giorno successivo. Neppure nei giorni e nelle settimane a venire. Un paio di cosette mi confortarono. Una era che nessuno seppe mai niente e l’altra era che la Prof fece sempre finta di nulla, né cercò in alcun modo di avvicinarmi. Si comportò come si era sempre comportata. Cioè con deferente indifferenza, come se non avesse mai letta quella poesia anche se in sostanza era una dichiarazione d’amore. E questo mi fece un gran male al cuore. Ma non disperai, sebbene furono tante le notti che non riuscii a chiudere occhio pensando a quella creatura troppo avanti negli anni rispetto a me. E quando dormivo, varie sono state le volte che l’ho sognata in atteggiamenti intimi ma mai osceni. Voglio dire che sognavo che mi accarezzava i capelli, con dolcezza, e che mi baciava sulla bocca, teneramente, come avevo molte volte visto fare in numerosi film.



E fu proprio con l’immagine di lei che scoprii il sesso, che incominciai ad esaminare a fondo i cambiamenti del mio corpo, soffermandomi su alcune parti sino ad allora ritenute proibite. In casa non si era mai parlato di sesso, in quanto era considerato vergogna, oscenità. Era insomma tabù. Ma penso che ancora oggi sia ancora un po’ così, almeno dalle mie parti. Sono, perciò, cose che finisci per scoprirle piano piano, e quando sei in luoghi appartati con amici, quasi per gioco. Fino a quando, incuriosito dal sentito dire, finisci per scoprirlo da te quando sei in totale solitudine, in compagnia dell’oggetto del tuo desiderio. Ed è in quella solitudine che scopri l’America . E ti rendi conto quanto importante e stupenda possa essere da quel momento in poi la tua esistenza. Solo che hai bisogno di tempo, di più tempo per capire a pieno che quella meravigliosa condizione puoi condividerla con un’altra persona, già, con una donna, ma non con una qualsiasi, bensì con una compagna ideale che ti aiuti a toccare il cielo con un dito. Bene, ci conviene adesso uscire da queste divagazioni anche se divagazioni non sono in quanto sono alla base della continuità della specie umana. Diamo quindi una strizzatina alle palpebre della mente e poggiamo i nostri piedi ben saldi per terra. In quella scuola ubicata a sei chilometri da Apulco. Questo mio soffermarmi sulla Prof, i cui sentimenti li ho sempre tenuti per me e mai raccontato ad alcuno, perdurò per tutte le vacanze estive. Le quali furono ben diverse dalle precedenti, nel senso che incominciai a guardarmi attorno con una nuova vitalità e ad interessarmi non tanto ai giochi con gli amici del rione, quanto alle mie coetanee, delle quali incominciai ad apprezzarne forme e rotondità. Congelando, incomprensibilmente, il mio interesse per la Prof. Con la rinascita della mia nuova condizione, cominciai a notare i miei profondi cambiamenti organici, estetici e psicologici direttamente proporzionati ai turbamenti che provavo alla vista di zone sensibili femminili appena esposte che, per tramandato pudore, dovevano invece rimanere assolutamente coperte. Per ovvi motivi voglio sorvolare sui cambiamenti organici anche perché sono stati già trattati, seppure marginalmente. Per quanto attiene l’estetica, debbo confessare che prima di allora dipendevo in linea di massima dalla volontà di mia madre, nel senso che mi obbligava quando e come dovevo lavarmi nonché quando e come dovevo vestirmi. Incominciai ad essere più esigente verso me stesso nel senso che ebbi più cura della mia persona, anche se questo significò dare delle imbarazzanti spiegazioni alla mia genitrice che, per fortuna, accondiscese con comprensione alle mie richieste. Mi lavavo pertanto più spesso rispetto a prima, anche se questo mi comportò più faticosi pendolarismi alla non proprio vicina fontanella. Il corteggiamento è il passo successivo a questo nuovo stato di cose.



E questo avveniva di domenica e nei giorni festivi. Lo si attuava passeggiando avanti e indietro, di solito con un amico più o meno fisso, lungo la strada principale della cittadina che nei predetti giorni veniva interdetta all’uso dei mezzi di trasporto. A questo proposito, debbo dire che per mezzi di trasporto nel 1956-58 si intendono autobus, macchine per trasporto di più persone ma anche traini agricoli trasportati da muli, carretti a mano e quant’altro. Si adocchiavano, quindi, un paio di ragazzine assolutamente piacenti, stabilita a priori la reciproca selezione, e via ad inseguirle modulandoci con il loro stesso passo. Il mio amico ed io ci sorprendevamo ogni volta di più circa le nostre capacità di aggancio discutendo stando dietro di loro, con un timbro di voce tale da essere uditi, di varie banalità tutte mirate alla conquista della rispettiva “Venere”. Soffermiamoci su uno dei tanti approcci e di cui ho ancora viva memoria, anche se riferito a qualche episodio accaduto qualche anno più tardi nelle medesime circostanze. I retro dialoghi furono più o meno questi: “Hai visto Nicola, che le abbiamo ritrovate queste due bambole? Te lo dicevo io di non disperare”. “Si Gondar, in effetti, ero piuttosto pessimista, ma ora, ringraziando il cielo, sono qui davanti a noi”. “Che sogno di ragazze, potevi mai sperare di più?”. “Pensa te, stavo per dirti di tornarcene a casa, tanto la serata poteva considerarsi conclusa. Meno male che mi hai convinto a restare”. “Senti Nicola, loro sanno i nostri nomi, ma tu hai idea come si possano chiamare?”. “Io penso sia sufficiente chiederglielo. Non ci sarebbe alcun male se ci dicessero come si chiamano. Almeno questa notte, al momento di addormentarci, potremo pensare a loro chiamandole per nome”. “E’ un’ottima osservazione, Nicola, sarebbe bello. Pensa, sarebbe ancora più bello poterci addormentare immaginando che anche loro si addormentassero con i nostri nomi. Non sarebbe fantastico?”. “Allora, gentili fanciulle, ci dite, vi prego, i vostri nomi? Io mi chiamo Gondar ed il mio amico si chiama Nicola”. Dopo un breve concitato dialogo sottovoce tra le due, finalmente la prima ci accontentò dicendo “Io sono Maria”. “Io sono Rosalba” le fece eco l’altra. Rotto il ghiaccio, ci affiancammo, felici, ai rispettivi lati e giù a parlare, a dire, a discorrere, ad esporre, a conversare, a cincischiare, a concionare. Tutto questo, nella lingua italiana o pseudo tale appena appresa tra i banchi di scuola. Debbo dire che questa lingua ancora “sconosciuta” faceva presa, addomesticava, affascinava, ammaliava, incantava, confondeva. Insomma era come quell’apriti Sesamo dei famosi quaranta ladroni. Funzionava. Ed il bello è che le parole uscivano dalle nostre labbra come un fiume in piena, in giusta sintonia con il ritmo forsennato del battito cardiaco che lavorava a più non posso. Intanto l’estate stava finendo e l’apertura delle scuole era ormai prossima. E l’incontro con il mitico personaggio Elvis Presley era anch’egli sulla soglia dei miei occhi. (continua)

Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 14-01-2008 08:58
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Vecchio 13-01-2008, 20:37
Gondar Gondar Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis Presley: l’Extra Terrestre

Il primo amore di Elvis
(2^ parte)

(1^ Parte a pag 18 post.n. 177)

Tutti i timori e le trepidazioni di Elvis ebbero termine, come già ampiamente descritto dalla stessa Dixie, con il tanto atteso incontro della sera prima alla pista di pattinaggio del “Rainbow Rollerdrome” di Memphis. Rientrò a casa quella fredda domenica notte quando si erano fatte le 1,30 del mattino. Elvis non prese facilmente sonno quella notte pensando alla sua Dixie, a quanto fosse bella, per come era stata affettuosa, carina e deliziosa in quel primo fantastico incontro e di quanto ella si dimostrasse ben disposta ad ascoltarlo. E quel che gli fece emettere un sospiro di sollievo e di gratitudine fu che ella pendesse completamente dalle sue labbra. Gli piaceva, inoltre, quel suo sguardo arrendevole , quel sorriso luminoso, quel suo modo di entusiasmarsi, quel modo di approcciarsi, di stringersi e di offrirsi a lui.
E poi quella bocca voluttuosa modellata a forma di cuore che gli faceva venire una voglia indicibile di coprirla di baci, di carezze, di succhiarne l’essenza per abbandonarsi poi alle innocenti trepidazioni di lei. “Oh Dio mio”, si chiedeva, “se questo è l’amore, fa’ che io possa affogare in questo dolce sentimento e per l'immensa felicità che mi pervade”. E finalmente a notte fonda si addormentò cullato dalla mano di Cupido. Il mattino si svegliò quando erano ormai le 11,30. Nonostante mamma e papà avessero fatto di tutto per non svegliarlo quando uscirono per recarsi a messa, Elvis era ormai già sveglio, realizzando che non faceva più in tempo a recarvici anche lui. Nonostante sapesse che era già pronta la colazione preparata con amore dalla cara mamma, Elvis volle indugiare mettendosi a sedere al lato del letto. Senza accorgersene e con un movimento meccanico, imbracciò la chitarra e si mise ad accarezzarne le forme, facendo scivolare la mano destra sulle sue curve, mentre le dita dell’altra si appuntarono sulle corde producendo nel silenzio della stanza un sottofondo musicale di meravigliosi accordi dettati da un cuore colmo d’amore. Era praticamente in estasi quella fredda domenica mattina di gennaio. Con la visione di Dixie nella mente, si mise a cantare il brano “Little Girl Blue” che aveva sentito diverse volte dalla famosa cantante Jony James, che lui adorava e le cui parole gli erano rimaste impresse, e che gli venne quasi automaticamente di eseguirla. Ascoltando Joni, sforziamoci di immaginare come l'avrebbe eseguito Elvis.





Era talmente preso da tali sentimenti che dimenticò di fare colazione. Rimediò subito versando del latte in una tazza e lo bevve tutta d’un fiato, tornando a sedersi sul suo letto. “Chissà cosa avrà pensato Dixie” si chiese Elvis, “non vedendomi a messa questa mattina”. Un improvviso pensiero lo assalì e, dopo aver guardato l’orologio che segnava le 12,15, si precipitò al telefono e chiamò la zia di Dixie, dato che la famiglia Locke non aveva il telefono. I Presley invece si erano fatto installare l’apparecchio telefonico qualche mese prima e da allora tutto sembrò molto più semplice risolvere taluni problemi. Gli rispose appunto la zia di Dixie che si mise a chiamarla bussando alla porta accanto. Dixie si precipitò all’apparecchio scrollandosi di dosso tutti i timori che l’avevano sino a quel momento pervasa e la delusione provata non avendolo visto in chiesa. Senza rendersene conto, stettero oltre mezz’ora a parlare sottovoce dichiarando reciprocamente tutto l’amore che provavano l’uno verso l’altra. Nel notare sua mamma Gladys entrare in casa, mentre suo padre Vernon si era fermato a parlare con un suo amico all’uscita dalla chiesa, Elvis credette opportuno salutare con una certa apprensione la sua amata, non prima di essersi assicurato che si sarebbero visti in serata per andare a cinema. Appoggiò il telefono sulla cornetta e, mentre rifletteva sul fatto che era giunto il momento di informare sua madre circa gli ultimi accadimenti, andò ad abbracciarla con il solito slancio. Gladys, intercettando il pensiero di suo figlio, gli chiese con dolcezza: “Sei rientrato piuttosto tardi questa notte, El, non ho chiuso occhio fino al tuo rientro. C’è qualcosa che mi devi dire a proposito?”. “Oh, sì, mamma”, rispose con eccitazione suo figlio. “Sai, ieri sera sono stato in compagnia di una ragazza che ho conosciuto al corso sullo studio della Bibbia. Forse questa volta ho trovato la ragazza che fa per me e sono sicuro che ti piacerà”. “L’avevo immaginato sin da ieri” gli fece eco la madre, “quando ti ho visto lustrare la macchina come tu non avevi mai fatto prima. E poi sei stato in silenzio per tutta la giornata, senza contare che prima di uscire ieri sera avrai cambiato “look” due o tre volte e dedicato tanto di quel tempo per metterti a posto quei tuoi capelli. A parte questo, sai bene quanto io desideri che ti trovi una brava ragazza. A proposito, El, come si chiama?”. “Si chiama Dixie. Dixie Locke, e non abita tanto lontano da noi. Comunque, mamma, non mi va che tu mi stia a controllare in ogni momento. Non sono più un bambino e so badare come si conviene a me stesso”. “Vabbè’ come vuoi”, rispose imbronciata Gladys, “se ti dà tanto fastidio, vorrà dire che d’ora in poi guarderò da tutt’altra parte” e gli girò le spalle, ritenendosi offesa. “Ma no, mamma, che hai capito”, riprese Elvis molto preoccupato ed amareggiato per averle procurato dolore e stringendola a sé le sussurrò “su, non ti crucciare e se puoi scusami. Tu puoi badare a me come hai sempre fatto, solo che a volte vorrei che tu ti renda conto che ormai sono grande. Che sono insomma un uomo, mamma” e la baciò teneramente sul collo. Gladys, ripresasi dal breve rincrescimento, lo guardò negli occhi e riprese domandando: “Quando pensi di presentarla a me e a tuo padre? Sai, tuo padre ti vuole bene forse più di me, ci tiene molto a te anche se non te lo dà molto a vedere. Quando non ci sei, non fa che parlarmi di te, del tuo nuovo lavoro, se ne sei contento. Poi debbo confessarti e, bada bene che questo che ciò sto per dirti deve rimanere un segreto fra me e te, a lui dispiace molto che tu debba dare tutta la paga a noi ed essere l’unico in questo momento a provvedere al nostro fabbisogno e si dispera per il fatto che non possa lavorare per questi benedetti dolori che ha alla schiena. Spero che tutto questo finisca presto, figlio mio”. E si sedette al tavolo reggendosi la fronte con una mano. “Ascolta, mamma”, fece Elvis sedendole accanto “è meglio chiarire una cosa una volta per tutte. Io sto bene, non mi manca nulla. Dalla paga settimanale mi trattengo un dollaro e mezzo e, credimi, mi bastano e mi avanzano pure parecchi centesimi. E poi, se certi miei progetti dovessero andare per il verso giusto, tutti questi sacrifici avranno termine, te lo giuro mamma”. Gladys considerò: “Tu sogna quanto vuoi, figlio mio, ma se questi sogni dovessero significare la messa in atto di cattive azioni, ricordati che perderesti per sempre me e tuo padre, senza contare che mi faresti sanguinare il cuore”. Elvis precisò: “No, Love, non giocare sulle mie parole, ho parlato di progetti leciti, anche se difficili da perseguire, e non di quelle brutte cose che stai pensando, mamma. Lo sai che non ne sarei mai capace. Stai tranquilla ed abbi solo fiducia, esattamente come hai sempre fatto sino ad ora”. Arrivato nel frattempo papà Vernon, Elvis lo salutò e si misero a tavola e, dopo aver tutti e tre in piedi proferito la preghiera di ringraziamento al Signore, consumarono il solito essenziale pasto domenicale. Il pomeriggio, dopo aver dato un’ultima lustratina alla sua Lincoln, si sedette con la chitarra nel cabinato della vettura e si mise a strimpellare un gioioso motivo di Eddy Arnold, uno dei suoi cantanti preferiti, molto in tema alla sua trepidazione dato che non vedeva l’ora di poter incontrare la sua dolce Dixie. Ascoltando Arnold immaginiamo come l’avrebbe eseguito il futuro mito.





Si erano fatte le 17,00. Chiuse la portiere della Lincoln, si precipitò in bagno ad imbellettarsi avendo particolare cura nel distribuire tra i suoi capelli ribelli due ed anche tre tipi di olio vegetale indispensabili per tenerli raccolti come piaceva a lui, per poi pettinarli ripetutamente. Doveva essere più che mai presentabile agli occhi della sua bella Dixie Locke. Terminato l’inevitabile ma indispensabile rituale, dopo essersi dato un’ultima accurata occhiata nello specchio, si proiettò nella macchina e si dileguò nell’oscurità della sera al grido di “sto arrivando, dolcissimo amore mio”. (Continua).


Gondar.

Ultima Modifica di Gondar : 14-01-2008 09:01
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Vecchio 13-01-2008, 21:21
wonderofyou wonderofyou Non in Linea
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WOWW Gondar, sei proprio un poeta!!! Grazie!!!Comincia bene quest'anno nuovo!!!Continua, ti prego.
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Vecchio 14-01-2008, 09:07
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WOWW Gondar, sei proprio un poeta!!! Grazie!!!Comincia bene quest'anno nuovo!!!Continua, ti prego.
Ne avevo davvero bisogno. Grazie, Wonder cara. Gondar.
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Vecchio 15-01-2008, 12:10
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

Bravo Gondar!!!!!!!!!!
Finalmente il racconto continua!!!!!!

Non posso fare altro che spronarti sempre nel continuare a scrivere perchè ormai questo topic è diventato per me tappa fissa!!!
Sicura di trovare sempre un bellissimo racconto che a volte mi emoziona così tanto che non nego che perdo qualche lacrimuccia.
P.S. grazie di avermi suggerito il copia, incolla... io non ci avevo mai pensato!!!
Aspettando il seguito... ti faccio ancora i miei più sinceri complimenti!!! E ricorda c'è una ragazza al di qua dello schermo sempre ansiosa di leggere i tuoi bellissimi racconti. Ciao. Crispi.
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  #199  
Vecchio 15-01-2008, 15:25
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Predefinito Re: Elvis Presley: l’Extra Terrestre

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Elvis non prese facilmente sonno quella notte pensando alla sua Dixie, a quanto fosse bella, per come era stata affettuosa, carina e deliziosa in quel primo fantastico incontro e di quanto ella si dimostrasse ben disposta ad ascoltarlo. E quel che gli fece emettere un sospiro di sollievo e di gratitudine fu che ella pendesse completamente dalle sue labbra. Gli piaceva, inoltre, quel suo sguardo arrendevole , quel sorriso luminoso, quel suo modo di entusiasmarsi, quel modo di approcciarsi, di stringersi e di offrirsi a lui.
E poi quella bocca voluttuosa modellata a forma di cuore che gli faceva venire una voglia indicibile di coprirla di baci, di carezze, di succhiarne l’essenza per abbandonarsi poi alle innocenti trepidazioni di lei. “Oh Dio mio”, si chiedeva, “se questo è l’amore, fa’ che io possa affogare in questo dolce sentimento e per l'immensa felicità che mi pervade”.


Gondar.

Carissimo Gondar...qua c'è davvero da rabbrividire...di passione!!!
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Vecchio 15-01-2008, 18:31
perlanera perlanera Non in Linea
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Predefinito Re: Elvis: l’Extra Terrestre

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crispi Visualizza Messaggio
Bravo Gondar!!!!!!!!!!

Non posso fare altro che spronarti sempre nel continuare a scrivere perchè ormai questo topic è diventato per me tappa fissa!!!
SONO D'ACCORDO CON TE CRISPI!! I TOPIC "ELVIS:L'EXTRA TERRESTRE" DI GONDAR E "IL DIARIO DI ELVIS" DI HURT, SONO I PRIMI DUE TOPIC CHE VADO A VISITARE OGNI GIORNO!!
CONTINUATE COSI' AMICI!!!!
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